Si chiama «Freeway», è nato a Milano ed è unico al mondo. È un filtro che si installa nei computer aziendali e che blocca gli accessi ai siti pedo-pornografici. È stato realizzato da Telefono Arcobaleno, una associazione Onlus che dal 1996 è impegnata contro gli abusi sui minori. Freeway è un dispositivo hardware che si collega e si aggiorna in tempo reale con la banca dati di Telefono Arcobaleno che contiene gli indirizzi di migliaia di siti pedofili. Quando un computer della rete aziendale tenta di collegarsi a uno di questi siti, il filtro blocca la connessione e segnala il tentativo di accesso.L’obiettivo di questo sistema è sia proteggere le imprese da gravi conseguenze di natura penale sia di smascherare eventuali usi proibiti dei computer.Si tratta, per il momento, di un progetto pilota, svolto con il patrocinio del movimento dei Giovani imprenditori di Assolombarda, che ha visto coinvolte tre aziende con sede nel Milanese: Epson Italia, Computer Sharing e Gruppo DoreMi che hanno applicato con successo il filtro alle proprie reti informatiche. L’auspicio di Telefono Arcobaleno è che molte altre aziende seguano l’esempio o, almeno, sensibilizzino i propri dipendenti. I dati che emergono dallo studio effettuato nel 2007 da Telefono Arcobaleno sono impressionanti: le denunce effettuate nell’anno in questione sono state quasi 40mila (più di cento al giorno), con un incremento del 230 per cento rispetto al 2006; l’età media stimata dei bambini sfruttati è passata dai dieci anni del 2003, ai sette anni del 2007, con punte di età assai più basse; un sito pedofilo a pagamento frutta mediamente 34mila dollari al giorno e lo sfruttamento sessuale dei bambini da parte della criminalità su Internet a livello mondiale ha un valore stimato di quattro miliardi di dollari l’anno, con l'Italia al quinto posto dopo Usa, Germania, Russia e Regno Unito. Seicentoventi sono state le perquisizioni effettuate negli ultimi anni nel nostro Paese dal Nucleo investigativo telematico, su segnalazione di Telefono Arcobaleno, di cui il 20 per cento in Lombardia. In generale, il 10 per cento ha interessato imprese di medie e grandi dimensioni, implicate inconsapevolmente nello scambio illegale di file a carattere pedo-pornografico.L’obiettivo degli ideatori di Freeway è estenderne l’efficacia a monte dell’utenza aziendale e cioè di interessare al progetto i cosiddetti provider di Internet, Google e Yahoo in testa. Nell’ultimo biennio, infatti, si è estesa a macchia d’olio la contaminazione pedofila dei cosiddetti sistemi di peer to peer (da pari a pari), quelli utilizzati per lo scambio e la condivisione di file tra computer remoti. Il pericolo è enorme perché una delle tecniche utilizzate dai pedofili per sfuggire alle intercettazioni delle forze dell’ordine è quella di inserire scene pedo-pornografiche in mezzo a file di tutt’altra natura, compresi cartoni animati e film per bambini. Speriamo che, almeno in Italia, qualcuno di questi colossi informatici raccolga l’invito e, soprattutto, che la nostra civiltà faccia un ulteriore passo avanti considerando la pedofilia un crimine contro l'umanità.
Il Giornale 16 febbraio 2008
sabato 16 febbraio 2008
Pedofilia su Internet: arriva il filtro che blocca i computer aziendali
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