sabato 26 dicembre 2009

Abusi sugli alunni del doposcuola. Arrestati ex maestra e il bidello



Orrore in un paesino del Salento:
molestie su una decina di bambini
LECCE
Un bimbo che ascolta un tg televisivo e sente parlare di abusi sessuali nei confronti di altri bambini, il racconto alla sorella maggiore di qualcosa di simile che accade anche a lui, la denuncia dei genitori, le indagini che confermano che è tutto vero e che, tra maschietti e femminucce di scuola elementare e media, sono una decina le vittime. Così un paesino del Salento ha scoperto che tra le pareti di un istituto scolastico, concesse per lezioni di doposcuola privato ma estraneo alla vicenda, si consumava la violenza di due pedofili.

Una coppia di conviventi - lui 70 anni, lei 65 - è finita in carcere con l’accusa di violenza sessuale ai danni di minori, su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Lecce Ercole Aprile e richiesta dal pm Angela Rotondano. Lui, in quelle ore di doposcuola, avrebbe dovuto fare da bidello e invece avrebbe abusato degli studenti; lei, insegnante in pensione, avrebbe accettato passivamente che le violenze si consumassero in una stanza attigua a quella in cui si impartivano lezioni di recupero scolastico. Già da diverse settimane i bambini sono stati ritirati dal doposcuola e alle famiglie è stato dato sostegno con assistenti sociali e psicologi per ridurre al minimo nelle vittime le conseguenze della loro terribile esperienza.

La prima denuncia nei confronti della coppia di conviventi risale al 31 agosto scorso. Poi, quando gli accertamenti sono entrati nel vivo, si è capito che non si trattava di un caso isolato ma che la vicenda era ben più ampia. Secondo gli investigatori, gli abusi andavano avanti da almeno un anno. Alcuni bambini sarebbero stati violentati, altri sarebbero stati palpeggiati o costretti a denudarsi per soddisfare i desideri del finto bidello, che peraltro sarebbe recidivo perchè finito sotto inchiesta in passato per fatti analoghi quando lavorava in Sicilia. Le voci su presunti abusi ai danni di bambini si erano già diffuse da alcune settimane nel piccolo centro salentino, e il tam-tam tra le famiglie aveva fatto sapere che la coppia era stata iscritta nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Lecce. Oggi, con l’arresto dei due conviventi, la conferma che l’incubo di quei bambini era drammatica realtà.
la stampa 26 dicembre 2009

Vignola, prete omicida:giallo sul movente

Il movente resta oscuro, ma secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri di Modena che indagano, don Panini, il prete fermato a Vignola nel modenese per l'omicidio di Sergio Manfredini e piantonato all'ospedale, ha "verosimilmente sorpreso le vittime nel sonno".



Don Giorgio Panini

Don Giorgio Panini

Modena, 25-12-2009

Il movente resta oscuro, ma secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri di Modena che indagano, don Panini, il prete fermato a Vignola nel modenese per l'omicidio di Sergio Manfredini e piantonato all'ospedale, ha "verosimilmente sorpreso le vittime nel sonno". E' quanto emerge anche grazie alla testimonianza del figlio della vittima.

Tutto è avvenuto intorno alle tre e mezzo della notte tra il 23 e il 24 dicembre, il sacerdote avrebbe sorpreso Sergio Manfredini 67 anni e sua moglie Paola Bergamini, 60 anni nel sonno, uccidendo a coltellate il primo e ferendo gravemente la seconda: le due vittime infatti sono state trovate nel sangue "in pratica nella camera da letto che però dà su un salone", alle grida è intervenuto dall'appartamento del piano superiore il figlio Davide, 42 anni, rimasto ferito anche lui ad una mano.

Anche don Panini, 57 anni, è stato colpito più volte alla testa con un oggetto contundente, forse in un estremo tentativo di difesa delle vittime. Resta sconosciuto ancora il movente: il prete viveva da molto tempo in casa con Sergio Manfredini e la consorte, ed è un mistero che cosa sia accaduto per sconvolgere quella che sembrava una convivenza tranquilla. Domani, spiegano i militari, saranno ascoltati di nuovo i testimoni, la moglie della vittima, operata alla gola e ora fuori pericolo, e il figlio.

Il sacerdote, ferito ma anche lui fuori pericolo, è piantonato dai militari al nuovo ospedale civile Sant'Agostino - Estense di Baggiovara. Nei prossimi giorni l'interrogatorio di garanzia per la convalida del fermo.

rai news 24 25 dicembre 2009

Liam Mc Carty su Facebook

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LA STORIA DI LIAM GABRIELE MCCARTY
SU FACEBOOK

Tutti gli articoli e i video di "Chi L'ha Visto?" sulla storia di Liam Gabriele McCarty e della sua mamma Manuela Antonelli, potrete trovarli sulla pagina di Facebook "DALLA PARTE DI LIAM"

martedì 22 dicembre 2009

Liam McCarty: Chi L'ha visto, 14 dicembre 2009

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GUARDA IL VIDEO DELLA PUNTATA

Leone, (Liam Gabriele McCarty)un bambino conteso tra due sponde dell’oceano

Una donna italiana, Manuela, è ricercata perché ha rapito suo figlio. Di questo l’accusa il suo ex marito americano che ha dato vita ad una campagna mediatica tra networks, giornali, video, duecento siti web che pubblicano foto e nome del bambino. Una guerra giudiziaria combattuta tra Italia e Stati Uniti. Lui, il padre, dice che lei ha rapito il figlio e lo ha manipolato per sottrarlo a lui. Lei, la madre, accusa lui di aver abusato del bambino che, ascoltato dagli psichiatri, direbbe cose terribili di suo padre. Alla fine un decreto ha disposto il collocamento in una casa famiglia del bambino, che non ci vuole stare. Chiede alla mamma di portarlo via e lei lo fa. Ora madre e figlio sono fuggiaschi, si nascondono. Manuela non sa più cosa fare è disperata. Nel frattempo il padre è volato in Italia…

lunedì 21 dicembre 2009

Pedofilia, Usa: Arrestato pediatra per abusi su 26 bambini

Pedofilia, in manette pediatra Usa
Avrebbe abusato di almeno 26 minori
Il Delaware si trova in ginocchio e non solo a causa del freddo polare. Nei giorni scorsi è stato arrestato un medico-pediatra che avrebbe abusato di almeno 26 minori, di età compresa tra i 3 mesi e i 13 anni. Il giorno prima la polizia si era presentata nel suo studio con un mandato di perquisizione, gli agenti avevano sequestrato diverse cartelle mediche oltre al personal computer.


Non c'è voluto molto agli inquirenti per ottenere un atto di accusa e un mandato di arresto: la visione dei filmati contenuti nell'hard disk ha shoccato anche il più navigato degli investigatori forensi che, nel commentare l'arresto, ha detto di aver visto "uno degli attacchi sessuali più violenti della mia carriera". L'indagine era partita lo scorso mese di ottobre, dopo che le autorità avevano ricevuto diverse segnalazioni da parte di alcuni genitori allarmati dai racconti dei propri figli che lamentavano imbarazzanti e ripetuti controlli fatti dal medico alle zone genitali dei bambini.

Tutti gli abusi avvenivano nella stanza "Pinocchio", dove il medico faceva esami ai piccoli pazienti ed era il medico stesso, con una telecamera, a filmare gli orrori a cui li sottoponeva. In un video girato il 7 agosto, sottolinea un investigatore, si vede anche un bimbo di due o tre anni che, urlando, cerca di scappare. La tecnica balorda del medico consisteva nel muovere gli abusi più pesanti ai bimbi più piccoli, e di fare visite troppo osé a quelli in grado di raccontare l'accaduto.

Lo Stato del Delaware ha già affiancato degli specialisti ai bimbi e ai loro, al fine di dare supporto soprattutto psicologico. Nel contempo le autorità invitano i genitori di quei bambini che, in passato, hanno avuto a che fare con il medico anche solo in modo saltuario, a farsi avanti, poiché non si esclude che anche in un passato abbastanza remoto, Bradley si sia macchiato di simili orribili crimini. Non è solo la cittadina di Lewes, che conta poco più di 16mila abitanti, ad essere sotto shock, l'America tutta è indignata.

Giuditta Mosca
tg com 21 dicembre 2009

Pedofilia, Forlì: Assolte le dirigenti del caso Pascarella

Forlì - Caso Pascarella: assolte dirigenti


Rossella Ibba e Maria Lora Mingozzi, dipendenti comunali del Servizio sociale, erano accusate di falso e omissione d'atti di ufficio nella gestione degli affidi estivi di minori (compreso quello riguardante il molestatore condannato). Per il tribunale il fatto non sussiste

FORLI’ - Il fatto non sussiste, quindi assolte. Si è conclusa con l’assoluzione la vicenda giudiziaria di Rossella Ibba e Maria Lora Mingozzi, le due dirigenti comunali del Servizio sociale accusate di falso e omissione d’atti d’ufficio per aver gestito gli affidi estivi di minori (compreso quello riguardante Michele Pascarella, condannato per aver molestato il minore a lui assegnato) bypassando la legge in materia.

La linea difensiva impostata dagli avvocati (Nanni di Bologna per Ibba, Mancini di Forlì e Valgimigli di Faenza per Mingozzi), in buona sostanza, era che i trentanove affidi estivi avvenuti nel quadro di un progetto sociale partito nel 2005 non sarebbero in realtà affidi, ma “misure di sostegno alle famiglie”, e in quanto tali non andavano regolati secondo la legge 184 del 1983. Mingozzi lo sostenne il 4 novembre scorso quando fu ascoltata dal pubblico ministero Fabio Di Vizio nella prima udienza del processo. Così come lo sostenne nella stessa aula Loretta Bertozzi, ex assessore al Welfare. Ma Ibba, incalzata dalle domande del Pm, si lasciò andare: “Sì, quelli erano affidi, ma non ritengo di essermi discostata dalle normative”. Le normative prevedono che i test per determinare l’attitudine della famiglia affidataria a ricevere il minore siano effettuati dal servizio sociale. A Forlì, invece, erano delegati a cooperative sociali vicine al Comune.

Sull’altro capo d’imputazione, l’apparentemente immotivato “bypass” del giudice tutelare, Ibba cercò di dribblare le responsabilità: “La mia collega Mingozzi aveva parlato col giudice, la dottoressa Maria Colomba Giuliano, e da questo colloquio era emerso che gli affidi estivi non necessitavano della sua firma”. Confermò Mingozzi: “Con il giudice Giuliano ebbi un colloquio rapidissimo, io in piedi e lei seduta. Alla fine di quel veloce incontro credetti di interpretare la sua volontà in questo senso: quelli non erano affidi e non necessitavano di firma”.

romafnanoi,17 dicembre 2009

Pedofilia:legislazione arretrata e scempio di bambini

Non è un paese a misura di bambini

Bambini vittime di abusi, foto e video comprati e venduti on-line, tragedie quotidiane nel quadro di una legislazione ancora inadeguata e arretrata
di Ilaria Biancacci
“Il lupo cattivo” è dentro casa, nascosto tra i sorrisi e gli abbracci di uno zio, un nonno, un cugino o addirittura è mascherato da papà e mamma. Nel nostro paese sono migliaia i bambini che ogni giorno spariscono, vengono sottratti alle loro famiglie, maltrattati e torturati. I carnefici sono delle persone malate che, pur di soddisfare il loro perverso desiderio sessuale, si accaniscono sui più piccoli, perchè indifesi e più facili da raggirare. Non esistono scusanti per tutti coloro che si macchiano di questo delitto.

Il sesto principio della Dichiarazione dei diritti del fanciullo recita:”Il fanciullo, per lo sviluppo armonioso della sua personalità, ha bisogno di amore e di comprensione. Egli deve, per quanto è possibile, crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in atmosfera d’affetto e di sicurezza materiale e morale“. Ma questi concetti sono estranei a chi, come una bestia, si approfitta di loro, piccoli esseri indifesi.
In Italia il codice penale prevede alcune norme descriventi le tipologie che ledono l’incolumità psichico-fisica dei minori. Per quanto riguarda invece il tema specifico delle violenze sessuali va sottolineato che la recente legge n. 66/1996 permette il superamento della precedente e limitata normativa. Il nuovo strumento legislativo è il frutto di un lunghissimo iter che ha avuto inizio nel 1979, anno in cui furono presentati i primi progetti di riforma. La prima rilevante differenza tra vecchia e nuova normativa è costituita dalla collocazione del reato di violenza sessuale fra i delitti contro la libertà personale invece che tra quelli contro la moralità pubblica ed il buon costume. Ciò rappresenta un cambiamento importante di significato ideologico-culturale, già diffuso nella coscienza sociale ancor prima dell’approvazione definitiva della nuova legge, che mira a proteggere i minorenni, in particolar modo quelli più piccoli (tra i 10 e i 14 anni).
Il 60,9% degli autori di violenza sessuale nel nostro paese è di nazionalità italiana. Il 7,8% sono romeni, il 6,3% marocchini. La stragrande maggioranza delle vittime sono donne, seguono bambini e bambine. Lo dicono i dati del Viminale che, nonostante l’evidenza dimostri il contrario, sottolineano anche una riduzione delle violenze grazie alle forze dell’ordine.
Il “Tredicesimo Rapporto Annuale sulla pedofilia on line” di Telefono Arcobaleno (febbraio 2009) denuncia l’agghiacciante scempio di bambini che si è consumato in questi anni, che non ha nulla di virtuale ma si realizza con quell’abominevole violenza che la furia criminale dei pedofili vuole fotografare e filmare per perpetuare quell’orrore infinite volte nel tempo e nello spazio. Uno scempio di bambini che si è nutrito e avvantaggiato del silenzio spaventoso delle persone oneste, oltre che delle speculazioni economiche che continuano a prevalere con forza su quelle etiche, morali e umanitarie. Venti miliardi di scambi nel web hanno scandito la circolazione di oltre un milione e settecentomila immagini dello strazio di 36.149 bambini, il 42% dei quali ha meno di 7 anni e il 77% ne ha meno di 9.
Stati Uniti d’America, Germania, Russia, Regno Unito, Italia, Francia, Canada e Giappone, ovvero quel “G8” composto dai cosiddetti ‘Paesi industrializzati’, insieme a Spagna e Polonia, rappresentano i tre quarti dei clienti del pedo-business, dell’unico mercato al mondo capace di porsi al di sopra della morale, al di fuori della coscienza e di disporre impunemente della vita altrui. Un mercato formalmente illegale ma di fatto libero, com’è vero che chiunque di noi in questo momento può estrarre dal portafogli la propria carta di credito, scegliere razza, età, genere di perversione sessuale, tratti somatici della bambina preferita e acquistare, pressoché impunemente, la propria collezione fotografica o il proprio film pedofilo. Un giro d’affari che non conosce crisi, che è cresciuto del 149% negli ultimi sei anni.
Uno scenario che disintegra la credibilità delle istituzioni nazionali e sovranazionali, che annienta i valori di libertà e dignità della persona umana e persino la credibilità di ciascuno di noi.
fonte:http://www.wakeupnews.eu/public/wordpress/?p=6335

DICEMBRE - 18 - 2009

Liam Gabriele McCarty, l'avvocato:" Il pm sbaglia, la madre riporterà Liam"

Parla l’avvocato Girolamo Andrea Coffari difensore della mamma del bimbo di 8 anni affidato alla casa famiglia.

ROMA - «La mamma di Liam è pronta a riportare il figlio nella casa famiglia, ma è sconcertante la decisione del pm Eleonora Fini di consentire la pubblicazione della foto e delle generalità del bimbo. L’appello della polizia poi è una sorta di assurdo 'wanted'». Così l’avvocato Girolamo Andrea Coffari, avvocato della madre del bimbo ita lo- americano di 8 anni scomparso da alcune settimane, interviene nella vicenda del piccolo Liam Gabriele McCarty, che il Tribunale dei minori aveva affidato il 18 novembre scorso a una casa famiglia dove però non è mai arrivato.«Domani denunceremo al Csm e al ministro della Giustizia il giudice Iannello e il presidente del Tribunale dei minorenni Melita Cavallo - aggiunge il legale, che è anche presidente nazionale del Movimento per l’infanzia - .

Il 18 novembre Liam fu sentito dai giudici e urlò loro che non voleva vedere il padre. Ci hanno detto che il bambino era stato manipolato, ma noi abbiamo accettato che il padre (denunciato dall’ex moglie per abusi sul figlio e poi prosciolto il Italia) possa vederlo nel l’ambito di un percorso terapeutico». In attesa che il bimbo venga riconsegnato dalla madre, ricercata negli Usa dall’Fbi, la battaglia legale ricomincerà il 4 gennaio prossimo. «Depositeremo una nostra memoria davanti a un altro collegio del Tribu nale dei minori e sarà il giudice a decidere la sorte del bambino». Sugli ultimi sviluppi della vicenda le polemiche non mancano. La presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia, Alessandra Mussolini, ha annunciato che solleciterà «la task force della Farnesina che si occupa di bambini contesi. Diffondere foto di persone scomparse è ormai una metodologia d’indagine diffusa». Corrado Alvaro, garante regionale per la tutela dei minori, chiede invece di «evitare un trauma in più a un innocente». Corriere della Sera 20 dicembre 2009

domenica 20 dicembre 2009

Pedofilia,Campobasso: prete condannato, deve andare via

Lo dice comitato paese molisano dopo aver appreso condanna
20 dicembre, 19:47

(ANSA) - CAMPOBASSO, 20 DIC - 'Don Felix deve andare via da Cercemaggiore': e' quanto chiedono un centinaio di abitanti del Comune in provincia di Campobasso.

La richiesta e' stata inoltrata dopo avere appreso che il sacerdote nel 2004 e' stato condannato per molestie sessuali nei confronti di alcuni bambini di un paese in provincia di Grosseto. Gli abitanti affermano di non avere piu' fiducia in lui visto che fino a qualche tempo fa avrebbe negato di essere lui il prete condannato.

sabato 19 dicembre 2009

Pedofilia, Bolzano: maestro elementare condannato

enerdì 18 dicembre 2009

Pedofilia, quasi tre anni al maestro

Alto Adige, 18 dic 09

Era stato filmato mentre toccava i propri alunni nelle parti intime

Il docente potrà evitare di scontare la pena in carcere. Farà appello

di Mario Bertoldi

Bolzano - Il maestro accusato di atti di pedofilia in classe ai danni dei propri alunni non andrà in carcere ma non potrà nemmeno più insegnare. Ieri la giudice Silvia Monaco lo ha condannato (con la riduzione prevista per il rito abbreviato) a due anni e otto mesi di reclusione. Per gli avvocati difensori (Nicola Nettis e Alberto Valenti) si tratta di un risultato processuale di tutto rilievo se si pensa che l’obbiettivo, al di là delle richieste assolutorie per lo più formali, era comunque quello di ottenere una sentenza che permettesse all’insegnante (di 48 anni) di evitare il ritorno in carcere. Il verdetto di ieri non permette la sospensione condizionale della pena, non applicabile per condanne superiori ai due anni. Ma aver ottenuto una condanna al di sotto dei tre anni di reclusione permetterà ai legali dell’insegnante di puntare sull’affidamento ai servizi sociali in prova. Il pubblico ministero Donatella Marchesini aveva chiesto una condanna a tre anni e mezzo di reclusione: per il docente (che insegnava matematica ed educazione fisica in una scuola elementare vicino a Bolzano) sarebbe cambiato tutto, in peggio ovviamente, dato che l’entità della pena non avrebbe permesso misure alternative al carcere. Ecco perchè gli avvocati difensori Valenti e Nettis hanno accolto con un mezzo sorriso la sentenza di ieri pomeriggio. E’ vero che l’insegnante è stato riconosciuto colpevole di violenza sessuale nei confronti dei propri alunni, ma è anche vero che lo stesso giudice ha riconosciuto la sussistenza dell’ipotesi più lieve del reato. Con una considerazione finale importante: i bambini, vittime di toccamenti solo apparentemente casuali, non avrebbero mai avuto la sensazione di essere oggetto di attenzioni morbose o innaturali da parte del loro maestro. Anche per questo la quantificazione del risarcimento riconosciuto ai genitori (che si erano costituiti parte civile) è rimasta ancorata a cifre tutto sommato modeste. A tutti le famiglie coinvolte l’imputato aveva offerto 2500 euro. In quattro avevano accettato e si erano ritirati dal processo. Sei famiglie avevano ritenuto insufficiente la somma. Il giudice Silvia Monaco ha fatto chiarezza anche su questo. Per una delle famiglie ancora in giudizio ha ritenuto congrua l’offerta di 2500 euro, per le altre cinque il risarcimento è stato raddoppiato. Pertanto ad ogni coppia di genitori andranno 5000 euro, stesso importo che l’insegnante dovrà sborsare a favore della scuola (a cui peraltro non è stato riconosciuto il danno di immagine).Il risarcimento complessivo che l’insegnante dovrà liquidare raggiunge dunque i 37.500 euro. Il maestro, comunque, non potrà più fare ritorno in classe dato che la sentenza prevede anche l’interdizione dai pubblici uffici. L’imputato se lo aspettava e aveva già messo in preventivo che per campare, in futuro, avrebbe dovuto trovarsi un altro lavoro. Un impegno in tal senso era stato espresso apertamente in aula dallo stesso insegnante prima che il giudice si chiudesse in camera di consiglio. Gli avvocati difensori hanno comunque annunciato ricorso in appello. I due legali si dicono convinti che il maestro non sia un pedofilo. E’ vero che agli atti ci sono filmati che documentano questa innaturale propensione dell’insegnante a mettere la mani addosso ai bambini (una volta sul sedere, un’altra volte sulle parti intime ecc.), ma è anche vero - sostengono i difensori - che il processo non avrebbe risolto il dubbio sulla reale consapevolezza dell’imputato. In altre parole gli avvocati difensori ritengono che l’inchiesta non abbia assolutamente chiarito se l’insegnante avesse un comportamento anomalo e molto confidenziale con i bambini al fine di appagare i propri istinti sessuali. Ricordiamo che nel computer in uso, l’imputato non possedeva foto proibite.

venerdì 18 dicembre 2009

Pedofilia, Sanremo: rinviato a giudizio padre stupratore

Vicenda emersa grazie a confidenze tra madre e figlia

SANREMO (IM) – Un padre di circa 40 anni, accusato di avere ripetutamente abusato sessualmente della propria figlia di 10 anni è stato rinviato a giudizio dal gip Eduardo Bracco, del tribunale di Sanremo, con l’accusa di violenza sessuale aggravata.
L’uomo che abita in provincia d’Imperia, dovrà comparire a giudizio solo il prossimo 12 febbraio 2010.
La drammatica vicenda familiare è emersa grazie alle confidenze della bambina alla mamma che ha denunciato il marito.
Successivamente, anche riscontri sanitari hanno provato la fondatezza della accuse, la bambina è stata sottoposta ad una perizia medica, per poter ricostruire al meglio la vicenda che dura da oltre un anno.
fonte

giovedì 17 dicembre 2009

Pedofilia, si dimette vescovo irlandese. Il Papa: «Tradimento e vergogna»


Benedetto XVI ha accolto oggi le dimissioni del vescovo irlandese Donald Brendan Murray, accusato dal Rapporto del Governo di Dublino di aver coperto sacerdoti pedofili.

All'epoca dei fatti, mons. Murray, attuale vescovo di Limerick, era ausiliare di Dublino. Il Rapporto Murphy lo accusa di aver reagito in modo «imperdonabile» («inexcusable»), nascondendo di fatto le informazioni relative ai preti pedofili che venivano spostati da una parrocchia all'altra.

«Scosso e addolorato» dalla lettura del Rapporto governativo, le cui risultanze gli sono state confermate dai vertici dell'Episcopato Irlandese, Papa Ratzinger aveva assunto la settimana scorsa impegni precisi verso le vittime degli abusi sessuali perpetrati su minorenni da parte di membri del clero dell'arcidiocesi di Dublino: i responsabili pagheranno, aveva assicurato annunciando anche una sua imminente Lettera Pastorale sulla dolorosa vicenda. Ad aumentare lo sdegno del Papa è il fatto che i sacerdoti colpevoli (una cinquantina) sono spesso stati semplicemente ammoniti e trasferiti dai loro vescovi. «Il Santo Padre - affermava la nota diffusa dalla Sala Stampa della Santa Sede venerdì 11 dicembre - condivide l'oltraggio, il tradimento e la vergogna percepiti da così tanti fedeli in Irlanda, e si è unito a loro nella preghiera in questo momento difficile nella vita della Chiesa», invitando allo stesso tempo i cattolici irlandesi e in tutto il mondo «ad unirsi a lui nella preghiera per le vittime, le loro famiglie e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini efferati».

Inoltre, prosegue il comunicato, Benedetto XVI «assicura tutti gli interessati che la Chiesa continuerà a seguire la grave questione con la massima attenzione, al fine di meglio comprendere come tali vergognosi eventi siano accaduti e il modo migliore per sviluppare strategie efficaci così da evitare il loro ripetersi». La Santa Sede, ribadisce la nota letta e approvata dal Pontefice, «prende molto sul serio le questioni centrali sollevate dalla relazione, ivi comprese le questioni relative alla guida dei responsabili della Chiesa locale che hanno la responsabilità ultima nella cura pastorale dei bambini».

Il Papa esprime una volta di più «il proprio rammarico per le azioni di alcuni membri del clero che hanno tradito le loro solenni promesse a Dio», aveva aggiunto venerdì scorso il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, che oggi si è limitato invece a comunicare la notizia dell'accettazione delle dimissioni senza ulteriori commenti.

Mentre la sala stampa vaticana annunciava le dimissioni del vescovo irlandese Donal Murray dalla guida della diocesi di Limerick, in seguito allo scandalo dei preti pedofili, lui stesso ha chiesto «umilmente» scusa in un incontro con i dipendenti nella cattedrale di St. John.

«Ho incontrato lunedì 7 dicembre - ha detto il presule a quanto riportato in una nota sul sito della diocesi - il Cardinale Prefetto della Congregazione per i Vescovi. Gli ho chiesto di portare le mie dimissioni come Vescovo di Limerick a Papa Benedetto. Il Santo Padre ha accettato le mie dimissioni che hanno effetto immediato da questa mattina. Ho sentito le opinioni di molti sopravvissuti - ha aggiunto il vescovo - soprattutto nei giorni successivi alla pubblicazione del Rapporto Murphy. Alcuni hanno espresso il desiderio affinché rassegnassi le mie dimissioni, altri mi hanno chiesto di non farlo. So bene che le mie dimissioni non possono annullare il dolore che le vittime di abuso sopravvissute hanno sofferto in passato e continuano a soffrire ogni giorno. Chiedo umilmente scusa ancora una volta a tutti coloro che sono stati abusati quando erano bambini piccoli. A tutti i sopravvissuti ripeto che la mia principale preoccupazione è quella di aiutare in ogni modo possibile, il loro cammino verso la sperata serenità».

«Un vescovo - ha proseguito il vescovo Murray - è chiamato ad essere una persona che cerca di guidare e ispirare tutto il popolo della diocesi a vivere come una comunità unita nella verità e nell'amore di Cristo. Ho chiesto al Santo Padre accogliere le mie dimissioni e di nominare un nuovo vescovo per la diocesi, perché credo che la mia presenza possa creare difficoltà ad alcuni dei sopravvissuti, che devono avere il primo posto nei nostri pensieri e preghiere». Il vescovo ha poi espresso il desiderio che le sue «ultime parole come vescovo di Limerick» fossero quelle pronunciate il 29 novembre scorso: «Siamo persone che credono che la misericordia di Dio e la salvezza di Dio sono senza limiti. Siamo chiamati ad essere portatori di quella speranza l'uno all'altro e in particolare a coloro la cui fiducia è stata tradita quando erano solo bambini piccoli e che hanno vissuto il terrore, l'impotenza e le sofferenze inflitte da adulti spaventosi e dominanti. Essi dovrebbero avere sempre un posto speciale nelle nostre preghiere».

La nota della diocesi di Limerick si conclude con le seguenti parole: «Né il vescovo Murray né alcun portavoce della diocesi farà altri commenti».

L'Unità 17 dicembre 2009

17 dicembre 2009

Pedofilia, si dimette vescovo irlandese Il Papa: «Tradimento e vergogna»


Benedetto XVI ha accolto oggi le dimissioni del vescovo irlandese Donald Brendan Murray, accusato dal Rapporto del Governo di Dublino di aver coperto sacerdoti pedofili.

All'epoca dei fatti, mons. Murray, attuale vescovo di Limerick, era ausiliare di Dublino. Il Rapporto Murphy lo accusa di aver reagito in modo «imperdonabile» («inexcusable»), nascondendo di fatto le informazioni relative ai preti pedofili che venivano spostati da una parrocchia all'altra.

«Scosso e addolorato» dalla lettura del Rapporto governativo, le cui risultanze gli sono state confermate dai vertici dell'Episcopato Irlandese, Papa Ratzinger aveva assunto la settimana scorsa impegni precisi verso le vittime degli abusi sessuali perpetrati su minorenni da parte di membri del clero dell'arcidiocesi di Dublino: i responsabili pagheranno, aveva assicurato annunciando anche una sua imminente Lettera Pastorale sulla dolorosa vicenda. Ad aumentare lo sdegno del Papa è il fatto che i sacerdoti colpevoli (una cinquantina) sono spesso stati semplicemente ammoniti e trasferiti dai loro vescovi. «Il Santo Padre - affermava la nota diffusa dalla Sala Stampa della Santa Sede venerdì 11 dicembre - condivide l'oltraggio, il tradimento e la vergogna percepiti da così tanti fedeli in Irlanda, e si è unito a loro nella preghiera in questo momento difficile nella vita della Chiesa», invitando allo stesso tempo i cattolici irlandesi e in tutto il mondo «ad unirsi a lui nella preghiera per le vittime, le loro famiglie e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini efferati».

Inoltre, prosegue il comunicato, Benedetto XVI «assicura tutti gli interessati che la Chiesa continuerà a seguire la grave questione con la massima attenzione, al fine di meglio comprendere come tali vergognosi eventi siano accaduti e il modo migliore per sviluppare strategie efficaci così da evitare il loro ripetersi». La Santa Sede, ribadisce la nota letta e approvata dal Pontefice, «prende molto sul serio le questioni centrali sollevate dalla relazione, ivi comprese le questioni relative alla guida dei responsabili della Chiesa locale che hanno la responsabilità ultima nella cura pastorale dei bambini».

Il Papa esprime una volta di più «il proprio rammarico per le azioni di alcuni membri del clero che hanno tradito le loro solenni promesse a Dio», aveva aggiunto venerdì scorso il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, che oggi si è limitato invece a comunicare la notizia dell'accettazione delle dimissioni senza ulteriori commenti.

Mentre la sala stampa vaticana annunciava le dimissioni del vescovo irlandese Donal Murray dalla guida della diocesi di Limerick, in seguito allo scandalo dei preti pedofili, lui stesso ha chiesto «umilmente» scusa in un incontro con i dipendenti nella cattedrale di St. John.

«Ho incontrato lunedì 7 dicembre - ha detto il presule a quanto riportato in una nota sul sito della diocesi - il Cardinale Prefetto della Congregazione per i Vescovi. Gli ho chiesto di portare le mie dimissioni come Vescovo di Limerick a Papa Benedetto. Il Santo Padre ha accettato le mie dimissioni che hanno effetto immediato da questa mattina. Ho sentito le opinioni di molti sopravvissuti - ha aggiunto il vescovo - soprattutto nei giorni successivi alla pubblicazione del Rapporto Murphy. Alcuni hanno espresso il desiderio affinché rassegnassi le mie dimissioni, altri mi hanno chiesto di non farlo. So bene che le mie dimissioni non possono annullare il dolore che le vittime di abuso sopravvissute hanno sofferto in passato e continuano a soffrire ogni giorno. Chiedo umilmente scusa ancora una volta a tutti coloro che sono stati abusati quando erano bambini piccoli. A tutti i sopravvissuti ripeto che la mia principale preoccupazione è quella di aiutare in ogni modo possibile, il loro cammino verso la sperata serenità».

«Un vescovo - ha proseguito il vescovo Murray - è chiamato ad essere una persona che cerca di guidare e ispirare tutto il popolo della diocesi a vivere come una comunità unita nella verità e nell'amore di Cristo. Ho chiesto al Santo Padre accogliere le mie dimissioni e di nominare un nuovo vescovo per la diocesi, perché credo che la mia presenza possa creare difficoltà ad alcuni dei sopravvissuti, che devono avere il primo posto nei nostri pensieri e preghiere». Il vescovo ha poi espresso il desiderio che le sue «ultime parole come vescovo di Limerick» fossero quelle pronunciate il 29 novembre scorso: «Siamo persone che credono che la misericordia di Dio e la salvezza di Dio sono senza limiti. Siamo chiamati ad essere portatori di quella speranza l'uno all'altro e in particolare a coloro la cui fiducia è stata tradita quando erano solo bambini piccoli e che hanno vissuto il terrore, l'impotenza e le sofferenze inflitte da adulti spaventosi e dominanti. Essi dovrebbero avere sempre un posto speciale nelle nostre preghiere».

La nota della diocesi di Limerick si conclude con le seguenti parole: «Né il vescovo Murray né alcun portavoce della diocesi farà altri commenti».

L'Unità 17 dicembre 2009

17 dicembre 2009

martedì 15 dicembre 2009

Liam Gabriele McCarthy: "Chi l'ha visto?" 14 dicembre 2009


Leone, un bambino conteso tra due sponde dell’oceano

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Una donna italiana, Manuela, è ricercata perché ha rapito suo figlio. Di questo l’accusa il suo ex marito americano che ha dato vita ad una campagna mediatica tra networks, giornali, video, duecento siti web che pubblicano foto e nome del bambino. Una guerra giudiziaria combattuta tra Italia e Stati Uniti. Lui, il padre, dice che lei ha rapito il figlio e lo ha manipolato per sottrarlo a lui. Lei, la madre, accusa lui di aver abusato del bambino che, ascoltato dagli psichiatri, direbbe cose terribili di suo padre. Alla fine un decreto ha disposto il collocamento in una casa famiglia del bambino, che non ci vuole stare. Chiede alla mamma di portarlo via e lei lo fa. Ora madre e figlio sono fuggiaschi, si nascondono. Manuela non sa più cosa fare è disperata. Nel frattempo il padre è volato in Italia…

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