venerdì 30 novembre 2007

Don Mario Neva in tribunale per diffamazione

Venerdì, 30 Novembre 2007


Don Mario Neva in tribunale


Sacerdote a processo:l'accusa è diffamazione



Rinvio a giudizio con l'accusa di diffamazione per Don Mario Neva, il sacerdote bresciano noto per essere sceso in piazza anni fa per difendere i religiosi e le insegnanti di due scuole materne accusati di pedofilia, poi assolti. Il processo a carico del sacerdote si svolgerà, in rito abbreviato, il 18 aprile. A renderlo noto con un comunicato stampa è stata la stessa ssociazione Prometeo lotta alla pedofilia che fa capo alla presunta vittima della diffamazione, Massimiliano Frassi.

«La denuncia - ha spiegato Frassi - è stata presentata per i feroci attacchi che ci sono stati mossi dal sacerdote bresciano».

Due posizioni opposte quelle di Frassi e don Neva per affrontare il delicato tema della pedofilia.

Don Neva è considerato «l'innocentista»: quando scoppiò il caso dei presunti abusi negli asili bresciani, parlò di una sorta di epidemia che aveva fatto diffondere «la falsa accusa di abuso». Più colpevolista Frassi. Don Neva, però, è sempre andato avanti a difesa di chi secondo lui è stato accusato ngiustamente mettendo in conto calunnie, sospetti, e illazioni.

(da: Il Brescia)

Stralcio di un articolo de La Repubblica del 18 ottobre 2004

LA DIFESA PUBBLICA DEI SACERDOTI. Molti bresciani lo ricorderanno fin che vivranno quel 13 luglio del 2004, quando due parroci si difendono dal pulpito rendendo noto ai loro fedeli di aver ricevuto un avviso di garanzia. Molti bresciani ricorderanno che quel giorno ci fu un grande e lungo applauso di solidarietà a partire dai primi banchi dove sedeva il sindaco. E ricorderanno di aver pensato: come possono uomini con un passato e un presente di prima grandezza nel volontariato, negli oratori, nella vita della città essere anche lontanamente coinvolti in accuse così infamanti? "Non voglio essere ricordato come un prete pedofilo, perché non lo sono", diceva il parroco di San Faustino invocando "una giustizia con le lettere maiuscole che a Brescia spero sia ancora di casa". Da questo preciso momento Brescia, tutta Brescia, è costretta a schierarsi

LA CROCIATA.
E c'è chi prende molto sul serio questo appello. Uno dei protagonisti del processo di piazza si chiama don Mario Neva, amico degli indagati, ma soprattutto assistente spirituale all'Università Cattolica e nello stesso tempo prete di frontiera che ha tolto le prostitute dalla strada. La sua crociata per difendere gli indagati passa dalle lettere ai giornali, all'organizzazione di fiaccolate di solidarietà al carcere dove sono rinchiuse le due maestre, alla mailing list che, a detta sua, raggiunge un migliaio di persone, alle interviste. "In questi mesi ho preparato un dossier - spiega - in cui ho ricostruito tutta la vicenda. Una contro-inchiesta. Il primo errore giudiziario è incominciato con il primo processo (quello alla prima scuola ndr). Non nego che ci siano preti pedofili, ma nego che ci siano qui a Brescia". Ma allora come è potuto accadere? "Alcuni genitori hanno perso la testa, le perizie e gli incidenti probatori fatti sulle testimonianze dei bambini sono stati viziati da prestazioni psicologiche disastrose e qualche forza politica ha cercato di strumentalizzare la vicenda". Don Neva ha ricevuto anche un richiamo del Garante della privacy per aver fatto pubblicamente i nomi dei genitori di alcuni bambini coinvolti. "Lo sapevo, ma intanto quando mi fermeranno avrò già comunque raggiunto il mio scopo". Quale? "Dimostrare che a Brescia non è successo nulla, salvare la comunità da una ferita che non si sanerebbe neanche in una generazione.
Note: Nel 2004 Don Mario Neva rivolse varie accuse all'Associazione Prometeo di Massimiliano Frassi che aveva offerto supporto ad alcune famiglie coinvolte nel processo all'Asilo Sorelli, e questi lo querelò per diffamazione.

giovedì 29 novembre 2007

Cassazione: basta con la demonizzazione dei genitori in caso di abusi su minori

Nelle ipotesi di abuso su minori anche quando i piccoli rendono versioni discordanti, non significa che stiano mentendo e che siano stati in qualche modo condizionati. Va quindi detto stop alla "demonizzazione" dei genitori delle piccole vittime di abusi sessuali. E' quanto scrive a chiare note la Corte di Cassazione in una sentenza (la n. 42984/2007) che ha voluto mettere un punto fermo sull'attendibilita' dei racconti fatti in merito alle violenze subite da minori. La Corte nel confermare la condanna nei confronti di un uomo accusato di aver abusato della nipotina di 5 anni ha chiarito che il "modo congetturale di adombrare la rispettabilita' delle persone dei genitori e parenti, che e' ormai una forma consueta di demonizzazione delle dichiarazioni di quei famigliari in queste dolorose vicende, sarebbe solo un disdicevole espediente dialettico, di nessuna utilita' probatoria, se non si esemplificano le circostanze e le ragioni che possono avere indotto quelle persone ad operazioni tanto riprovevoli". In particolare la Suprema Corte ha respinto la tesi dell'imputato secondo cui la bambina sarebbe stata "condizionata" dai parenti piu' stretti e il suo racconto "snaturato ed esasperato dai parenti". I giudici di Piazza Cavour hanno rimarcato che "discettare della inattendibilita'" delle piccole vittime "solo perche' le loro versioni non sono tutte omogenee, ma in parte discordanti rispetto a quelle che forniscono successivamente e' insignificante". Allo steso tempo la Corte evidenzia che vi è troppa disinvoltura nel fare ricorso a perizie psicologiche e richiama la più "consolidata letteratura psichiatrico-infantile che e' unanime nello stabilire che la variabile del racconto di un vissuto dipende dalla storia personale dei singoli bambini, e dalla modificabilita' dei fattori che possono modulare il loro interesse e la loro attenzione in un certo momento". In altri termini secono la Corte "non e' agevole pensare a quei piccoli come a persone capaci di sofisticate bugie e fantasticherie". In merito poi alla necessità di fare ricorso ad una perizia psichiatrica la Corte aggiunge che "non ci sono deroghe al libero convincimento del giudice nell'ambito di un rigoroso riscontro della logicita' della sentenza" e pertanto "eventuali eccezioni di supporto tecnico e tecnologico, non condizionanti la decisione stessa, sono consentite -avverte la Suprema Corte- solo se il giudice ne apprezzi l'assoluta necessarieta'". (Data: 26/11/2007 - Autore: Roberto Cataldi)


Fonte: www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/66

mercoledì 28 novembre 2007

PEDOFILIA: BRESCIA, VICERETTORE SEMINARIO AI DOMICILIARI

Novembre 28, 2007

Brescia, 22:19

Don Marco Baresi, il vicerettore del seminario di Brescia, ha lasciato il carcere. Per il sacerdote, arrestato ieri dalla Mobile con l’accusa di violenza sessuale ai danni di un ex seminarista all’epoca dei fatti 14enne e detenzione di materiale pedopornografico, il gip Silvia Milesi ha disposto gli arresti domiciliari. La decisione e’ stata presa dopo l’interrogatorio di garanzia, svoltosi stamani in carcere, nel corso del quale don Baresi, 38 anni, si e’ dichiarato innocente.

La Repubblica

Fratelli Gravina, il pm: "Il padre socialmente pericoloso"

E' tra le motiviziani principali che hanno portato all'arresto di Filippo Pappalardi, accusato di aver sequestrato e ucciso i due figli scomparsi. Il magistrato di Bari: "Potrebbe commettere altri fatti di violenza''

Bari, 28 nov. (Adnkronos/Ign) - ''L'indagato è una persona socialmente pericolosa perché potrebbe commettere altri fatti di violenza, soprattutto all'interno del nuovo nucleo familiare, per due ordini di motivi''. Lo scrivono il procuratore della repubblica del tribunale di Bari, Emilio Marzano, e il sostituto procuratore, Antonino Lupo, nella loro richiesta di custodia cautelare accolta dal gip Giuseppe De Benedictis che ha ordinato l'arresto di Filippo Pappalardi, il padre dei due fratellini di Gravina in Puglia, scomparsi dal 5 giugno del 2006, con le terribili accuse di duplice omicidio volontario con dolo d'impeto, aggravato dal vincolo di parentela, sequestro di persona, occultamento di cadaveri, e subornazione di testimoni. Per questo secondo gli inquirenti sussistono le esigenze cautelari di una sua detenzione in carcere, accolte dal gip.

'In primo luogo - scrivono i magistrati - viene in considerazione la possibilità che in futuro anche le figlie della Ricupero (la compagna di Pappalardi, ndr) possano trasgredire alcune delle regole imposte dal capo famiglia nell'ambito della vita domestica, nei confronti delle quali potrebbe esplodere nuovamente l'ira incontrollabile del Pappalardi. E' appena il caso di accennare al rapporto fra la figliasta più grande, e l'indagato che, come è emerso più volte, è sempre stato difficile e pieno di contrasti''.

L'indagato ha dato inoltre prova "in numerose occasioni di sviare il corso delle indagini tentando di inquinare le prove, agendo con la sua condotta sia su persone esterne al nucleo familiare sia all'interno dello stesso nucleo, soprattutto con le figliastre''.

Brescia/Arresto sacerdote:i commenti della rete

1) Perchè finchè arriva una denuncia di violenza su minori ... ne abbiamo gia viste di denunce false ma se ad essa si collega del materiale come quello trovato in casa cari miei ragazzi non ci sono di santi che lo salvano o lo giustificano

2)Non capisco ancora come si faccia a sottovalutare tanto il problema del reclutamento dei fanciulli nei seminari minori che è una tragedia che coinvolge 102.000 bambini in tutto il mondo, quasi 3.000 in Italia.

3)Il pedoseminarismo è causa di enormi problemi, tra i quali la pedofilia sui seminaristi e il mancato sviluppo della sfera affettiva e sessuale, che causa la pedofilia nei futuri preti.

4)Inoltre è profondamente disumano avviare al sacerdozio bambini dagli 8-9 anni in sù, che non sanno niente delle rinunce che faranno.

5)Il pedoseminarismo crea anche futuri preti pedofili.

6)Ricordo che la Convenzione Onu di New York sui diritti del fanciullo (ratificata dallo stato italiano, ma non firmata dal Vaticano) proibisce espressamente il reclutamento dei minori.

7)E tolleriamo ancora questa barbarie?
smettila sen non sai quello che dicida quando in seminario entrano bambini di 8-9 anni ti rendi conto di quello che stai dicendo e pertanto da come parli sarai anche un comunista che sta li solo a criticare e a gettare benzina sul fuoco rifletti prima di scrivere cazzate.


8)ASSOLUTAMENTE IMPOSSIBILE!!!
mi aggrego a coloro che affermano di lasciar fare alla giustizia e di non demolire un uomo solo su accuse non ancora provate.... io sono un suo parente e fichè la cosa non sarà accertata continuo a vantarmene come ho sempre fatto intanto invito tutti a pregare per lui e la sua famiglia che in questo momento stà soffrendo moltissimo dato che gli è stato anche vietato di andarlo a trovare i carcere!!!!! pregate, pregate e pregate dato che siamo tutti nelle mani di Dio e non accusate acusate accusate.............

9)..tutto è possibile
Vorrei solo vedere la sua faccia se quel ragazzino di 14 anni fosse suo figlio o suo fratello, poi vediamo cosa risponderebbe e come si vanterebbe. Alcuni e ormai troppi sacerdoti prendono quella strada senza prima affrontare realmente i propri problemi e chi li fa diventare preti dovrebbe aprile un pò gli occhi, soprattutto nei seminari.

10)Nel sito del seminario di Brescia, di cui don Marco Baresi è vicerettore, c'è scritto esplicitamente che ci sono attività vocazionali per chierichetti dalla 4a elementare in poi. Insomma reclutano bambini dalla 4a elementare in sù per farli diventare preti. E' una violazione dei più elementari diritti del fanciullo, sanciti nella Convenzione di new York del 1989, ratificata dall'italia nel 1992.
non ci credo non puo' essere vero

11)Don marco noooo, non posso crederci.
Sono un suo carissimo amico e lo conosco molto bene, non farebbe male ad una mosca...davvero...non puo' essere vero.Adesso lo sbattono in prima pagina e la sua vita e' rovinata anche se la magistratura appurasse che e' innocente...e per me e' innocente..mi fido di lui come di me stesso....Comunque io non lo abbandonero' e anche se dovesse aver sbagliato cerchero' di stargli vicino.Don marco conta su di me e di tanti che ti vogliono bene.E se hai sbagliato la giustizia fara' il suo corso perche' e' una cosa gravissima ma niente ledera' la nostra amicizia


12) Vorrei sapere se qualcuno, oltre della sorte del prete, si preoccupa anche della sorte del minore di 14 anni e di quelli delle foto trovate nel suo p.c.

Fonte:Wikio

Salò: Cinque anni al bidello pedofilo

mercoledì 28 novembre 2007

Fabio Bertazzi, ex bidello di 48 anni, finito in manette il 10 agosto 2006 per alcuni episodi di violenza sessuale su ragazzi che frequentavano l’istituto tecnico Battisti di Salò, è stato condanato ieri con il rito abbreviato dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Brescia presiduta da Roberto Spanò a cinque anni e due mesi di carcere, con interdizione perpetua dai pubblici uffici e dalle scuole.L’uomo, difeso dall’avvocato Veronica Zanotti, dovrà anche versare una provvisionale di 10 e 20 mila euro ai due ragazzi che si sono costituiti parte civile.Oltre alle accuse di molestia ai danni di un alunno e di violenza sessuale nei confronti di uno studente con problemi psicologici, nel computer a casa del bidello gli inquirenti avevano trovato anche 530 files con immagini oscene di bambini.L’indagine era stata provocata da una lettera del preside dell’istituto, che dava voce ai sospetti sul comportamento ambiguo tenuto dall’uomo dentro e fuori la scuola e alle lamentele di molti ragazzi e dei loro genitori.I carabinieri hanno sentito una quarantina di studenti, anche se solo due di loro si sono costituiti parte civile.Nel 1992 Bertazzi aveva già subito una condanna per atti di libidine compiuti cinque anni prima sui bambini di una scuola elementare.
Fonte: qui Brescia

martedì 27 novembre 2007

Le manette su un pezzo di Cielo

Martedí 27.11.2007 16:11


L’arresto di un sacerdote è sempre traumatico. Come tutti gli arresti, certo: ma anche e soprattutto per quel senso di tradimento che si prova nel vedere una persona come il prete portato via tra due carabinieri o poliziotti. Perché, laicizzata o meno quest’epoca che sia, alla figura del religioso attribuiamo qualcosa di importante. È come se queste persone, in virtù di una chiamata venuta da Qualcuno così lontano e così vicino, fossero al di là dell’uomo comune. Le sentiamo, per certi versi, più vicine a Dio. E vederle in manette è come assistere alla caduta di un pezzo di Cielo. Almeno, per chi ci crede. Per chi non ci crede è uno spettacolo desolante. Di preti in manette ne abbiamo visti pochi. Il vicedirettore del Seminario di Brescia è forse il primo ad essere ritratto in questo modo. Se le accuse contro di lui, di violenza sessuale su un ragazzino di appena 14 anni, fossero vere, ci sarebbe poco altro da aggiungere. Sarebbe venuto meno qualcosa di sacro che spinge tutti a vedere nel prete una figura per nulla losca e pronta a farsi in quattro per tutti. Se ad abusare di un bambino è un sacerdote incaricato di amare come un padre quei ragazzi che liberamente hanno scelto di abbracciare Cristo e il suo messaggio, incluse le dure parole su chi “scandalizza i bambini” (“Meglio sarebbe per lui che non fosse mai nato”), allora è ancora più grave. Perché viziare una giovane pianta, con una crescita fisica, psichica e spirituale in formazione con l’abuso sessuale è qualcosa che non ammette giustificazioni. Domani quel bimbo abusato potrebbe diventare, a sua volta, un prete che abusa di altri bambini. Ma se il sacerdote fosse invece innocente, sarebbe l’ennesimo colpo – involontario? – all’immagine ed alla missione della Chiesa. Perché dopo i flash dei fotografi e l’Alfa Romeo che puntualmente schizza via a sirene spiegate, subentra il silenzio della presunta macchia. Che però, se si è innocenti, non sempre scompare con lo stesso clamore con cui si è manifestata. Non è la prima volta che sacerdoti accusati di abusi sessuali poi rivelatisi inesistenti abbiano scelto di suicidarsi per la vergogna. La Chiesa cattolica ha il coraggio di affrontare la piaga degli abusi sessuali da parte del proprio clero. Non ha prigioni, ma norme di diritto canonico da applicare. Per il resto, in Italia oggi i vescovi attendono sempre il giudizio della magistratura per poi procedere all’irrogazione di eventuali pene canoniche.

Parlando con Affari, il cardinale Ersilio Tonini è stato chiaro: se affido mio figlio ad un sacerdote, devo poterlo fare nella massima sicurezza. E parlando dei preti che abusano di bambini, aveva detto: sono figli di una pietà empia. Non si possono consacrare delle persone nella speranza che tanto un giorno riusciranno a modificare appetiti sessuali o tendenze di vario genere. Non si possono usare finte tolleranze con chi violenta un bambino. Peggio ancora se dentro, da prete, porta una promessa di gioia e non il sozzo della violenza.

Brescia,arrestato vicerettore seminario per violenza su minore

martedì, 27 novembre 2007 2.27

MILANO (Reuters) -
Il vice rettore del seminario di Brescia è stato arrestato oggi con l'accusa di violenza sessuale aggravata su un minore di 14 anni.

Lo hanno riferito fonti investigative, precisando che per il sacerdote, l'accusa è anche di detenzione di materiale pedopornografico.

"La situazione mi lascia assolutamente allibito...mi è mancato il fiato quando me l'hanno detto. E' una cosa fuori da ogni pensiero, conosco l'ambiente e la persona ed è impensabile", ha commentato Mario Sberna, amministratore del Seminario di Brescia.

IL CASO RIGNANO AIUTA L'ARTE

di Wildgreta fonte:vivicentro

Il mondo non finisce di stupire. Facendo una ricerca su internet per vedere se era uscito qualcosa su Rignano Flaminio, mi sono imbattuta in questo "ibrido".Ovvero un articolo in cui si annuncia una mostra di pittura, una successiva conferenza sul tema della mostra e, dulcis in fundo, sempre nell'ambito della mostra, credo, anche un bel convegno sull'abuso sui minori. Cosa c'entra? Non si sa. Non so perchè, ma non mi fido, quindi continuo a leggere. Ed ecco il titolo della mostra: “Bambini violati, fantasia o realtà? Come riconoscerlo dai disegni” .
Con tutti i dati tragici pubblicati dall'Unicef in questi giorni (Un bambino su dieci in Europa è vittima di violenza), con la giornata mondiale dell'infanzia appena passata, come si fa a dare un titolo del genere a un convegno? E perchè farlo nell'ambito di una mostra di pittura? Ma il bello deve ancora venire. Infatti, poco più avanti leggo: "interverrà la dottoressa Marisa Aiola che, avvalendosi, tra gli altri, dei disegni dei bambini dell’asilo di Rignano Flaminio, episodio recentemente balzato in prima pagina, dimostrerà come sia difficile distinguere i veri dai presunti abusi sui minori". Cosa? I disegni dei bambini di Rignano? E come li ha avuti? E come può mostrare qualcosa che è oggetto di un'indagine giudiziaria? E come può dare lei una valutazione pubblica? E' lecito? Anche se due o tre disegni sono stati mostrati in passato da Rai 3, questo non vuol dire che siano diventati pubblici e che li si possa valutare pubblicamente con una indagine in corso. E chi è la dottoressa Aiola? Una docente di grafologia che vanta numerosi titoli accademici, ha due siti internet, scrive e mostra, fra le numerose icone dei suoi siti, anche una con scritto:"Falsi Abusi".....E finalmente... capisco. "Ovunque, purchè se ne parli". Non mi stupirei, in futuro, di sentire parlare di Rignano anche alla Fiera di Milano, nella settimana della Moda, o al Motorshow di Bologna, durante la presentazione della nuova Ducati. Per gli aspetti legali che riguardano l'uso dei disegni, spero che gli avvocati si preoccupino di scoprire se sia lecito o meno..


Al Palazzo di Vetro in mostra le trasparenze di Annamaria Buonamici
cultura e Spettacolo:

del 22/11/2007

PORCARI (Lucca) - “I segni della terra In trasparenza: aria, acqua, fuoco”. E’ questo il tema della personale della pittrice lucchese Annamaria Buonamici, che sarà inaugurata al Palazzo di Vetro sabato 24 novembre alle 17.30. Ache due incontri in programma alla fondazione; il 30 novembre si parlerà di abusi sui minori, il 7 dicembre invece una conferenza in tema con la mostra dal titolo "I segni della terra". Per utti gli eventi, ingresso libero.
Una raccolta di circa trenta opere che hanno per soggetti il fiume e la palude con gli animali, i tronchi, i rami e gli arbusti che la popolano, dipinti su pannelli in vetroresina con una tecnica particolarissima che solo l’artista sa proporre. Un aspetto che lega la pittura della Buonamici al nostro territorio, ma non solo.
I temi della terra, dell’aria, dell’acqua e del fuoco che la sua mostra evoca, sono anche i protagonisti di un incontro in calendario durante la personale dell’artista.
Venerdì 7 dicembre, infatti, con una conferenza dal titolo “I segni della terra”, coordinata dalla curatrice della mostra Daniela Bartolini, alla quale parteciperanno la filosofa Luisa Ferrari, Ismaele Ridolfi presidente del Consorzio di bonifica Auser-Bientina e Vincenzo Moneta che presenterà un video sul tema, Porcari con gli scavi di Fossanera e con il suo patrimonio archeologico diventeranno anche il palcoscenico ideale dove questi elementi si animano, si muovono, prendono forma.
Venerdì 30 novembre, invece, si è voluto affrontare un argomento non correlato al tema dell’evento ma di strettissima attualità: il problema degli abusi sui minori, con la conferenza dal titolo “Bambini violati, fantasia o realtà? Come riconoscerlo dai disegni” a cura della dottoressa Marisa Aloia, psicologa e psicoterapeuta già conosciuta al pubblico della Fondazione, che, avvalendosi, tra gli altri, dei disegni dei bambini dell’asilo di Rignano Flaminio, episodio recentemente balzato in prima pagina, dimostrerà come sia difficile distinguere i veri dai presunti abusi sui minori. Entrambi gli incontri si svolgeranno alle 21 e sono ad ingresso libero.
La mostra di pittura sarà aperta dal martedì alla domenica dalle 17 alle 19.30 con ingresso libero.

Asilo Vallo della Lucania: Suor Soledad, accuse confermate

Presunti abusi sui bimbi della scuola materna, ieri la chiusura dell'incidente probatorio con la relazione dei 4 periti nominati dal gip che tra settembre 2006 e gennaio 2008 hanno eseguito l'esame protetto di circa 40 minori in audizione assistita. La seduta-fiume di ieri, svoltasi davanti al gip Emma Conforti, è partita alle 10 ed è andata avanti fino al tardo pomeriggio, con l'esposizione delle conclusioni del collegio peritale sull'attendibilità o meno di ogni bambino. Per i periti, infatti, al di là del dato della suggestionabilità dei bambini («cosa diversa dalla suggestione» ha fatto notare l’avvocato Lorenzo Lentini, avvocato di parte offesa) ci sono comunque anche le diagnosi effettuate sui bambini al centro dle processo. Ai periti, infatti, il giudice aveva chiesto di valutare, da un lato, quale era il grado di maturazione psicologica rapportata all'età di ciascuno dei piccoli e, dall'altro, se si poteva escludere che nel loro racconto ci fossero state aree emotivamente cariche. In pratica, agli esperti era stato chiesto di verificare se i minori avevano subito interferenze nel loro modo di rappresentare la realtà, con suggestioni legate a fattori socio-ambientali. Il risultato è un corposo elaborato, formato da 4 volumi per complessive 500 pagine, che parte da un'introduzione sull'ambiente in cui si sono verificati i presunti abusi e poi prende in esame ogni singolo bimbo. L'esito, complesso e tutto da interpretare, fa ritenere alcuni minori più credibili di altri. Caso per caso, i periti Ugo Sabatello, Elisa Spizzichino, Patrizia Pes e Renzo di Coli ieri hanno illustrato al gip le loro conclusioni e hanno risposto alle diverse domande poste dai legali e dai consulenti della difesa della suora, della Procura che ieri era rappresentata in aula dal sostituto Katia Cardillo. Presente in udienza ieri anche il noto psichiatra Francesco Bruno, cui si sono rivolti i legali di suor Soledad, Vincenzo Cannavacciuolo e Guglielmo Gulotta. Come consulente di alcune famiglie è intervenuto invece il docente Enrico de Notaris dell'Università Federico II. La Procura, dal canto suo, ha incaricato gli specialisti Stefano Caruson, Annanaria Nazzaro, Francesca Luaro e Cristina Salvato. Con la chiusura dell'incidente probatorio, gli atti ora tornano alla Procura guidata dal procuratore Alfredo Greco che dovrà valutare se proseguire le indagini oppure chiedere al gip il rinvio a giudizio o l'archiviazione.

Il Mattino edizione di Salerno 17 novembre 2007


Dal sito: www.bambinicoraggiosi.com

domenica 25 novembre 2007

Avvocato piacentino per monsignor Stenico:«Il prelato respinge decisamente ogni accusa»


LIBERTA' di sabato 24 novembre 2007 >
Piacenza
Un contestato filmato
Un avvocato piacentino assiste monsignor Tommaso Stenico nella battaglia per la difesa dei suoi diritti. Monsignor Stenico era salito alla ribalta delle cronache per un filmato televisivo che avrebbe descritto il suo presunto incontro con un gay. Monsignor Stenico si è sempre difeso dicendo di aver voluto solo raccogliere materiale per un'inchiesta. La notizia era stata ripresa su un settimanale dove si scriveva che secondo le autorità Vaticane monsignor Stenico sarebbe stato d'accordo con gli autori del programma televisivo e lo dimostrerebbero le qualità delle riprese. Quanto pubblicato la scorsa settimana dal settimanale è stato smentito sul numero di ieri dall'avvocato Michele Morenghi: «quale difensore di monsignor Tommaso Stenico, smentisco categoricamente gli eventi attribuiti al mio assistito perché destituiti da ogni fondamento».
(er.ma)

Pedofilia, prete in attesa del giudizio

Rinviata l'udienza al 5 dicembre

È stata rinviata al 5 dicembre l’udienza, prevista per ieri mattina, del processo al prete accusato di violenze sessuali (atti di libidine, molestie, atti non completi) su una decina di bambine che frequentavano la scuola materna della sua parrocchia. Il sacerdote, 60 anni, che ora vive in una stuttura religiosa del Bolognese, era stato denunciato da una educatrice che lavorava all’interno della struttura e che insieme ad altre 27 persone aveva testimoniato per l’accusa e per le parti civili nel giugno scorso, quando sono stati sentiti anche i 10 testimoni della difesa. Ieri sarebbe dovuta essere la volta della requisitoria del pm Filippo di Benedetto, rimandata ai primi giorni di dicembre, poi, una volta sentiti gli avvocati delle parti civili e delle difese, la parola passerà ai giudici per la sentenza che presumibilmente arriverà nel marzo prossimo.

Estense.com Notizia inserita il 22/11/2007

sabato 24 novembre 2007

Violenze nell’asilo, il vescovo come Pilato

Questo è il primo degli articoli usciti sul caso di presunti abusi ai danni di 36 bambini che frequentavano l'asilo di Vallo della Lucania. Pochissima pubblicità è stata data a questo caso, lo stesso criminologo Francesco Bruno che è consulente di parte della suora indagata per abusi, non ne ha mai fatto menzione. Neppure l'avvocato Gulotta, che difende Suor Soledad, ne ha mai parlato. Essendo terminato l'incidente probatorio, mi sembrava giusto ripercorrere le tappe di questa terribile vicenda che fra pochissimi giorni arriverà all'epilogo: rinvio a giudizio o archiviazione. Ricordo che, oltre alla suora, ci sono altre sei persone indagate.

Dal Quotidiano Il Mattino:

Lettera di una mamma di Vallo della Lucania inviata al quotidiano Il Mattino:
ANTONIO MANZO
«Sono la mamma di una bimba di cinque anni che porta sulla sua carne i segni della violenza subìta…». È la drammatica lettera di una mamma di Vallo della Lucania, Rita Pellegrino che ieri pomeriggio arriva nella nostra redazione.
La figlioletta di cinque anni sarebbe stata violentata da suor Soledad, la suora peruviana agli arresti con la terribile accusa di aver violentato ventisette bambini tra le mura dell’asilo Paolo VI di Vallo della Lucania. L’accusa è terribile: la Chiesa locale è in silenzio. Nessuna parola di conforto, anzi perfino accuse di «isterismi familiari» nell’incredibile storia di ventisette bambini vittime degli abusi sessuali che avrebbe compiuto una suora peruviana. Bambini vittime - ventisette - che insieme alle loro famiglie, finora in un dignitoso silenzio, finiscono per diventare fantasmi che agitano la quiete troppo sospetta di una cittadina del Sud. Papa Ratzinger a Roma condanna i religiosi pedofili, a Vallo nessuno ne vuole più parlare. Nessuna forma di vicinanza e solidarietà ai bambini coinvolti e alle loro famiglie, atteggiamenti «pilateschi» addebitati ad un vescovo capace solo di «poche e scarne dichiarazioni ufficiali» e «silenzi assordanti». Ora basta, il dramma delle famiglie vittime delle storie di abusi sessuali compiuti da una suora peruviana - secondo l’accusa del procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania che ha retto fino in Cassazione - esplode in pubblico. È la lettera, drammatica, della mamma di una bambina vittima.
È l’appello a Benedetto XVI che non ha avuto timore a denunciare la gravità degli atti compiuti da uomini di Chiesa, siano essi sacerdoti o suore, con abusi sessuali in danno di minori. Ha parlato ai vescovi irlandesi ma è come se quelle parole fossero state pronunciate anche per la drammatica vicenda di Vallo della Lucania: un asilo, una suora, un’accusa di violenza sessuale in danno di ventisette bambini, le accuse di favoreggiamento per le conseorelle della suora arrestata. Sembra che avessero progettato di farla partire per il Perù pochi giorni prima che arrivassero le manette. Prima di decidere di spedire la lettera al nostrogiornale, Rita Pellegrino, ci ha pensato bene ed ha riflettuto. Perchè quando ieri ha spedito la lettera via fax, erano passati già quindici giorni in attesa di una prima risposta da parte del vescovo di Vallo, monsignor Rocco Favale, e poi da papa Benedetto XVI protagonista di una dura denuncia sui responsabili di abusi sessuali sui minori, specie se commessi da uomini di Chiesa, preti o suore.
Rita Pellegrino è la mamma di una delle bambine vittima delle violenze sessuali della suora peruviana nell’asilo di Vallo della Lucania, tuttora agli arresti domiciliari a Roma nella casa generalizia dell’ordine delle suore delle ancelle di santa Teresa del Bambin Gesù. Suor Soledad, venticinque anni, è accusata di aver compiuto abusi sessuali in danno di ventisette bambini della scuola materna Paolo VI di Vallo della Lucania. Su di lei pesa come un macigno l’accusa della procura della Repubblica di Vallo della Lucania intenzionata ad ampliare il giro delle indagini fino agli ultimi accertamenti compiuti dal Ris dei carabinieri per un presunto giro di pedofilia collegato proprio alla suora peruviana.
L’accusa per la suora ha sostenuto già il vaglio del tribunale del Riesame e successivamente della Cassazione. «Questa donna va fermata» scrisse sintenticamente, ma efficacemente, il procuratore dlela Repubblica Alfredo Greco nella seconda richiesta di custodia cautelare. E, probabilmente, poche ore prima che la suora fuggisse in Perù e facesse perdere le sue tracce. Un mese fa l’incidente probatorio, con i bambini interrogati nell’aula del tribunale trasformata in sala giochi per «cristallizzare» le prove dell’accusa. Poi, nel pieno della seconda tranche dell’inchiesta con i sette indagati per il presunto giro di pedofilia, la delibera del consiglio comunale di Vallo: non denigrate il nostro paese.
Questo il link dove abbiamo prelevato l’articolo: clicca qui

18 Novembre 2006
Abusi nell’asilo di Vallo della Lucania
Postato da info in Notizie Flash
In questi giorni Cilentando ha fatto presente, in alcuni post, il problema delle violenze sessuali, tema che ogni giorno si presenta almeno su un quotidiano o un tg.
Bene oggi Cilentando vi racconterà cosa è successo a Vallo della Lucania….
Il 29 maggio i genitori di alcuni bambini, che frequentavano l’asilo “Paolo VI” di Vallo della Lucania, denunciano in Procura casi di violenza sessuale sui loro bambini. Sotto accusa finisce una suora peruviana di 23 anni, suor Soledad, che opera nell’asilo.
Il 17 giugno Suor Soledad viene arrestata per evitare che la suora fugga all’estero.
Il 21 giugno il giudice interroga la suora per le indagini preliminari.
Il 23 giugno alla suora sono concessi gli arresti domiciliari presso la casa romana della congregazione delle Ancelle di S.Teresa del Gesù Bambino
Il 22 settembre vengono sentiti in sede di incidente probatorio i bambini e per evitare dei traumi il Tribunale viene trasformato in asilo.
Il 13 ottobre scatta un nuovo filone dell’inchiesta, teso ad appurare il coinvolgimento di alcune persone, appartenenti alla categoria delle persone “per bene” di Vallo della Lucania, in un giro pedo-pornografico.
Ad oggi la Corte di Cassazione ha confermato la decisione assunta dal giudice del Tribunale del Riesame che aveva concesso gli arresti domiciliari alla suora.
I giudici della Cassazione osservano che il contenuto delle dichiarazioni dei bambini e i modi di rappresentarle, anche mediante la simulazione dei gesti compiuti appaiono indicativi della partecipazione ad un vissuto effettivo, inoltre tra gli altri elementi concorrenti atti a far ipotizzare il reato di pedofilia ci sarebbero anche i fenomeni di disagio psicologico rilevati in alcuni bambini e infiammazioni degli organi genitali e anali degli stessi. “Tutto questo” serve solo a concedere gli arresti domiciliari alla suora?….a voi le considerazioni.
Questa è la situazione ad oggi e come in ogni brutta vicenda di violenza sessuale c’è sempre chi si nasconde dietro una maschera, una maschera che nasconde il mostro, la bestia….basta un abito da suora, un camice bianco, un vestito da prete, un lavoro “per bene”, un vestito da padre premuroso o da nonno, da mamma, da zio, per nascondere quello che siamo veramente?….Oggi si!! Giudichiamo e veniamo giudicati per quello che sembriamo e non per quello che siamo e non vediamo la verità.
Segue un’esperienza personale dolorosa resa pubblica per diffondere conoscenza sul fenomeno della pedofilia e lanciare, senza allarmismi, un segnale alle mamme che spesso ne ignorano i segnali e le modalita’. Un articolo che ha sollevato polemiche e ha visto gli interventi di Livia Pomodoro ed Ernesto Caffo.

venerdì 23 novembre 2007

Testimonianza di un ex bambino






“Ciao, il mio nome è Step, ho scelto questo nome
perché voglio essere io per una volta l’amatissimo
personaggio di “Tre metri sopra il cielo”, voglio essere io per una volta il sex-symbol Riccardo Scamarcio…Non vi dirò il mio nome, né di dove sono, e nemmeno la mia età (anche se in linea di massima posso dirvi che non supero i 35…), sono dettagli insignificanti rispetto a ciò che sto per raccontarvi, una storia cruda, triste, ma che va raccontata, così chi leggerà potrà davvero capire cosa significa essere vittima della pedofilia, vengono i brividi solo a nominarla, sembra una malattia incurabile o forse lo è…Ho deciso di aprire questo blog per consentire a tutti coloro che si ritengono miei “fratelli” o mie “sorelle” di sventura di aprirsi e non aver più paura o, ancora peggio, vergogna di parlarne.
Ricordo ancora nei minimi dettagli quella giornata che mi ha cambiato la vita o che forse me l’ha tolta dalle mani, giorno dopo giorno, festivi compresi, non dimentico mai, è un po’ come quando “devi” ricordarti di lavare i denti, o di mangiare, o di bere, ecco per me ha la stessa cadenza.”Così inizia il mio blog, il mio libro scoinvolgente con il quale ho deciso di combattere contro la pedofilia.
Con le mie parole voglio far entrare nelle persone adulte le mie emozioni, ciò che mi ha cambiato la vita, voglio far capire quali sono i segnali che un genitore deve cogliere per fermare il tutto e far aggrappare a sé il proprio figlio prima che cada nel nulla.
Sono in contatto con molte associazioni tra cui Prometeo ed Aquilone Blu, cercherò di pubblicare il libro della mia storia e di dare loro parte del ricavato, è la mia rivincita verso il falco.
Il link del mio blog è stepbimbo.blogspot.com, sacrifico me stesso per migliaia di piccoli angeli…perché non succeda mai più.
Step
23 novembre 2007

giovedì 22 novembre 2007

Haiti: arrestato vodese condannato in Svizzera per pedofilia



PORT-AU-PRINCE - Un insegnante e animatore radiofonico vodese di 59 anni è stato arrestato ieri sera a Haiti per pedofilia. L'uomo, che viveva da alcuni anni nell'isola, era interessato da un mandato di cattura internazionale, spiccato nei suoi confronti dopo una condanna in contumacia a due anni di reclusione pronunciata nel dicembre del 2005 dal tribunale correzionale di Losanna. La corte lo aveva riconoscuiuto colpevole di abusi su diversi allievi: la pena andava ad aggiungersi ad altri due anni, inflittigli per reati analoghi commessi nel 1996 su minori nello Sri Lanka e a Haiti.

La notizia del fermo, avvenuto alla presenza di un funzionario di polizia elvetico, è stata fornita da fonti delle forze dell'ordine di Haiti. Da parte sua l'Ufficio federale di polizia ha già presentato una domanda di estradizione. Il rimpatrio sotto scorta dovrebbe essere ora solo una formalità.

PRIMATE CANADESE CHIEDE PERDONO PER ABUSI DEL CLERO SUI MINORI

PRIMATE CANADESE CHIEDE PERDONO PER ABUSI DEL CLERO SUI MINORI

In un'inatteso 'mea culpa' pubblico il primate della chiesa canadese e l'arcivescovo del Quebec, il cardinale Marc Ouellet, ha chiesto "perdono" ai fedeli per i casi di abusi sessuali e discriminazioni commessi dal clero canadese. Con una lettera aperta ai giornali francofoni il prelato, che parlava a titolo personale e non per conto della Santa Sede, ha detto che e' giunta "l'ora di voltare pagina. Sono stati commessi errori che hanno danneggiato l'immagine della Chiesa e per i quali chiedo umilmente perdono". Il cardinale Ouellet ha fatto menzione tra l'altro delle violenze commesse sui piu' giovani da preti e delle "vedute ristrette" che prima del "1960 hanno favorito la diffusione tra i cattolici canadesi dell' anti-semitismo, di razzismo, discriminazioni verso le donne e gli omosessuali" Lo scandalo delle molestie sessuali da parte del clero negli Stati Uniti ha portato alla bancarotta alcune diocesi condannate a risarcimenti multimilionari. (AGI) - Montreal, 22 nov

mercoledì 21 novembre 2007

ZIO MOLESTA NIPOTE PER 8 ANNI, CONDANNATO A BERGAMO

PEDOFILIA
(AGI) - Bergamo, 21 nov. - Ha molestato la nipote per otto anni, da quando era una bambina di dieci anni fino a quando ha raggiunto la maggiore eta'. E ora e' stato condannato solo perche' la ragazza ha avuto il coraggio di raccontare l'accaduto al fidanzato. Secondo il racconto della vittima, che vive in un paese dell'hinterland di Bergamo, lo zio l'avrebbe toccata e baciata nelle occasioni in cui la piccola veniva ospitata a casa dello zio (un professionista oggi 68enne). Per tutto questo tempo la ragazza si e' tenuta dentro tutto, fino a due anni fa, quando ha deciso di raccontarlo al proprio ragazzo. E' stato lui a riferirlo ai familiari, che hanno convinto la ragazza a rivolgersi alla magistratura. La ragazza ha poi confermato il proprio racconto al giudice e lo zio e' stato rinviato a giudizio per violenza sessuale. In udienza preliminare l'imputato ha scelto il rito abbreviato e ha sempre negato tutto. Ma il Gup Giovanni Petillo lo ha condannato a due anni e mezzo. (AGI)

Battipaglia:Violenze all’asilo, chiesto il processo




Battipaglia. Chiesto il rinvio a giudizio per Teodoro Loffredo e la moglie Filomena Labanca per i presunti maltrattamenti subiti dai bambini della scuola materna privata "Gnomi e Folletti" di via Garigliano. Ieri mattina l'udienza preliminare, giudice la dottoressa Loretta Zarone, con la richiesta di rinvio a giudizio della pubblica accusa. Per l’avvocato difensore Cecchino Cacciatore «solo dal dibattimento si potrà accertare la verità su quanto avvenuto nella scuola materna privata di Battipaglia». Concluso l'intervento delle parti, la decisione processuale sull'intricata vicenda è stata comunque rinviata al 20 dicembre prossimo per una notifica non regolare ad una insegnante dell'asilo.

Nel procedimento contro i coniugi Loffredo si sono costituite tra l'altro parte civile 5 famiglie dei bambini della "Gnomi e Folletti" che avrebbero subito i presunti maltrattamenti e 2 ufficiali di polizia giudiziaria, che sarebbero stati ingiuriati da Teodoro Loffredo e dalla consorte Filomena Labanca durante il corso delle indagini. La vicenda prende l'avvio agli inizi del mese di giugno del 2005. Secondo la denuncia di una insegnante, Tiziana Nicolino, nella scuola materna privata "Gnomi e Folletti" di Battipaglia in via Garigliano,

I bambini sarebbero stati maltrattati per punizione e rinchiusi nel bagno, e lei stessa sarebbe stata malmenata al punto da dover ricorrere alle cure ospedaliere «per aver chiesto al Loffredo il pagamento di spettanze arretrate». Dopo la denuncia della Nicolino, il gip Emma Conforti emise un ordine di custodia cautelare in carcere per Teodoro Loffredo, responsabile del settore pubblica istruzione del Comune, ma per la Procura della Repubblica di Salerno, gestore di fatto dell'asilo insieme alla moglie Filomena Labanca, indagata nell'ambito della stessa inchiesta.

A loro volta i coniugi Loffredo presentarono, con il difensore dell'epoca, l'avvocato Laura Toriello, denuncia per calunnia nei confronti della Nicolino e anche di un poliziotto del locale commissariato per omissione nei verbali degli interrogatori dei genitori dei bambini che frequentano la scuola materna. Un terremoto giudiziario nel quale finiscono anche altre insegnanti, indagate per maltrattamenti o favoreggiamento nei confronti dei coniugi Loffredo e con l'intervento di una psicologa a sentire le versioni dei piccoli ospiti dell'asilo.

Una inchiesta complessa, intricata, delicatissima per vicende che coinvolgono bambini in tenera età e che lascia sgomenta la città anche per la notorietà del funzionario del Comune rispetto alle accuse che gli vengono formulate e con le indagini che si allargano sempre più in generale al di là della stessa vicenda, interessando anche l'appalto per il servizio di trasporto degli alunni e presunte false certificazioni igienico-sanitarie delle scuole materne private cittadine.

RENATO DI LASCIO Fonte:IlMattino.it[venerdì 16 novembre 2007]

Usa, missionari pedofili tra gli eschimesi:I gesuiti pagheranno i danni



La somma, 50 milioni di dollari, è la più alta mai pattuita da un ordine religioso

L'avvocato delle vittime: "I preti problematici venivano confinati in Alaska"
Usa, missionari pedofili tra gli eschimesi
I gesuiti pagheranno i danni


La Repubblica dal nostro corrispondente MARIO CALABRESI


Thomas Cheemuk visita la tomba del fratello, vittima dei missionari pedofili e morto suicida nel 1999
NEW YORK - La Compagnia di Gesù pagherà 50 milioni di dollari per risarcire 110 eschimesi che subirono abusi sessuali da religiosi gesuiti quando erano bambini o adolescenti, tra il 1961 e il 1987.
Gli scandali nella Chiesa americana continuano a rivelare nuove e inaspettate storie, cominciati nel 2002 a Boston, sembravano dover finire con il grande accordo di quest'estate tra la diocesi di Los Angeles e 508 persone che erano state molestate o stuprate negli ultimi settant'anni.

Ma ora dall'Alaska arriva la notizia che per tre decenni in 15 minuscoli villaggi, tra i più isolati e remoti al mondo, abitati dagli Yupik, che insieme agli Inuit formano il popolo eschimese, si sono ripetute violenze e abusi da parte di una decina di preti e da tre missionari della Compagnia fondata da Ignazio di Loyola.

Da quattro anni erano cominciate le denunce, ma prima del processo si è arrivati ad un'offerta di risarcimento che eviterà il dibattito in tribunale. Secondo l'avvocato degli eschimesi, Ken Roosa, si tratta di una cifra record per un ordine religioso, grazie all'accordo extragiudiziale ogni vittima riceverà oltre mezzo milione di dollari, in cambio nessuno dei gesuiti verrà incriminato e non è richiesta alcuna ammissione di colpevolezza.

La Compagnia di Gesù, attraverso il padre provinciale dell'Oregon, John Whitney, responsabile per l'Alaska, ha mostrato fastidio per la pubblicità data all'accordo, ha definito l'annuncio prematuro e ha negato che i gesuiti abbiano inviato per anni "in esilio" in Alaska sacerdoti di cui conoscevano le tendenze sessuali, come invece sostengono alcune delle vittime. Lo stato nel nord-ovest del continente americano viene invece definito dai gesuiti come "una delle terre di missione più difficile" e per questo la Compagnia sostiene di inviarvi i missionari più coraggiosi e preparati.

A St. Michael, un'isoletta lunga 15 chilometri che si trova nel Norton Sound, la baia del mare di Bering scoperta dal capitano James Cook nel 1778, il diacono Joseph Lundowski abusò di quasi tutti i bambini di Stebbins e St. Michael, i due minuscoli villaggi abitati da 150 famiglie.

Accusato da 34 persone, che nelle testimonianze raccontano delle violenze avvenute in una minuscola chiesa, dopo il catechismo, durante i bui pomeriggi dell'inverno dell'Alaska, Lundowsky era un gigante con la testa pelata e gli occhi blu, lavorava come diacono per la diocesi anche se i gesuiti hanno negato alcun legame con il loro ordine e ufficialmente non sapevano chi fosse. Lasciò l'isola nel 1975 e ora si è scoperto che è morto una decina di anni fa a Chicago alla Pacific Garden Mission, un ricovero religioso con mensa e dormitorio. La maggior parte dei sacerdoti accusati sono ormai morti e le vittime, scelte nel tempo tra chi aveva tra i cinque e i quindici anni, oggi hanno tra i trenta e i sessant'anni.

In questa causa, come nel caso di Los Angeles, i gesuiti pagano per un mancato controllo e per aver tenuto nascosto per anni lo scandalo, nel 2004 si erano poi aggiunte accuse di aver bruciato e distrutto documenti che dimostravano il comportamento dei religiosi. Tra i sacerdoti sotto accusa il reverendo James Poole, fondatore della radio cattolica del Nord dell'Alaska, che oggi vive in una casa di riposo. Secondo l'accusa i gesuiti sapevano fin dal 1960 che teneva "comportamenti sessuali inappropriati" ma anche quando lo richiamarono a Portland lasciarono che continuasse ad insegnare ai bambini.

L'avvocato delle vittime, da Anchorage dove ha lo studio, racconta che nessuno aveva mai avuto il coraggio di denunciare finché non arrivò notizia dello scandalo che aveva investito la diocesi di Boston, allora a poco a poco emersero storie di disperazione, alcolismo e suicidi. "In alcuni villaggi eschimesi - sostiene Roosa - è difficile trovare un adulto che non sia stato sessualmente abusato. Ma nessuno ha ammesso che i preti problematici venivano confinati in Alaska. Ora per i nostri clienti questo accordo significa che le loro storie di abusi, sempre negate, sono finalmente riconosciute".

(20 novembre 2007)

martedì 20 novembre 2007


Pedofilia/ Don Di Noto ad Affari: Procurato allarme? Non ho bisogno di farmi pubblicità
Lunedí 19.11.2007 18:15

"Mi occupo di abusi sessuali e pedofilia da 15 anni. Credo di non essere uno sconosciuto in Italia e all'estero per quanto riguarda l'impegno a tutela dell'infanzia. Non credo che la finalità di questo comunicato fosse quella di accreditarmi la solidarietà della società civile perché sono un emerito sconosciuto. Anzi, al contrario. Né tantomeno di turbare l'ordine pubblico". Don Fortunato Di Noto, il sacerdote antipedofilia fondatore di Meter (www.associazionemeter.org), è stupefatto dall'incriminazione per procurato allarme da parte della Procura di Catania. E ne parla con Affari: "A me sembra veramente: 'Sogno o son desto?', ancora non riesco a capacitarmi della motivazione. Certo, ognuno vede quello che vuole leggere, per carità, ma mi addolora e rammarica. Ancora oggi non riesco a capire le ragioni, e soprattutto le ragioni di un tale danno. Non riesco a capire le ragioni per cui la Procura abbia pubblicizzato il fatto che fossi indagato. Mi sono trovato sulle prime pagine di tutti i giornali: per un semplice comunicato di solidarietà nei confronti dei miei ragazzi".
Comunicato in cui parlava di "raid vandalico", la messa a soqquadro dello sportello Meter di Acicastello (Ct). Definizione che secondo il sostituto procuratore Enzo Serpotta, che ha iscritto don Fortunato nel registro degli indagati, sarebbe stata alla base del "procurato allarme" per cui il sacerdote è ora indagato. Avrebbe cioè diffuso un comunicato esagerato per accattivarsi la solidarietà di istituzioni e gente comune. "Ieri sono stato ad una conferenza dei Lions cui era presente tutto il foro della città etnea, magistrati della Procura di Catania, che hanno tutti solidarizzato per questo - dice don Di Noto - . E ancora non riescono a capacitarsi di quello che è successo".


Già. Certo è che oggi i legali di don Fortunato si sono recati in Procura, come racconta il sacerdote ad Affari, ma il dottor Serpotta era assente. E nel frattempo gli insulti si scatenano: c'è chi scrive che l'incriminazione di don Fortunato "Mette in luce l'immondizia sociale della sua azione e ci permette di comprendere il male che ha fatto alla società civile per i suoi propositi eversivi". Ancora una volta insulti come ai tempi della partecipazione di don Di Noto ad Annozero in occasione della puntata dedicata ai preti pedofili.
Ma il sacerdote si dice sereno: "e tranquillo, non ho niente da nascondere a nessuno e - lo ripeto - questo è un fatto secondo me un po' brutto. E' brutto quello che è accaduto, e lo dico con molto amore e sincerità nei confronti di una persona che fa il proprio dovere. Credo di essere un buon parroco, di vivere con generosità io e i miei 250 volontari in Italia e nel mondo che rendono un servizio all'infanzia, ai bambini, alle famiglie".

Ecco l'intervista:

Don Fortunato, che è successo?
"E' successo che la sera del 5 novembre la nostra responsabile dello sportello di Acicastello ha verificato uno scasso presso la sede. Un furto di due contenitori di soldi che erano stati raccolti per i bambini bisognosi, e del soqquadro, il disordine sparso nella stanza. La sede di Acicastello si compone di una stanza e un bagno antistante: abbiamo fatto una debita denuncia".

E quindi?
"Come presidente e membro della sede centrale di Avola (Sr), l'indomani ho pensato di recarmi a solidarizzare con i nostri volontari di Acicastello, che erano impauriti e abbastanza agitati per la faccenda. E ho comunicato il fatto al sindaco di Acicastello (Silvestra Raimondo, N.d.R.), che sostiene con le sue risorse questo nostro sportello per quel che riguarda l'affitto".

Lei allora perché è stato inquisito per procurato allarme?
"Perché abbiamo fatto, a firma mia come presidente, parroco, "papà" di Meter, un comunicato stampa il cui titolo era molto semplice, perché ritenevamo e riteniamo che si sia trattato di un atto vandalico. Un atto vandalico nella sede di Acicastello e, virgolettato, 'Solidarietà per quanto accaduto'. Nella mia dichiarazione emergeva semplicemente che 'se sono stati dei balordi' che hanno prelevato i soldi, 'noi li perdoniamo'. Speriamo abbiano usato i soldi per i loro bambini, e dall'altra parte abbiamo aggiunto: 'Non vorremmo - scritto col condizionale - pensare a qualcosaltro. Andiamo avanti, coraggio'. Era semplicemente un comunicato della sede centrale a firma del presidente, del fondatore dell'associazione Meter, a solidarizzare con il fatto accaduto ai nostri volontari di Acicastello".

Però secondo il dottor Serpotta, lei lo avrebbe fatto per accattivarsi la solidarietà delle istituzioni e della cosiddetta società civile. Da quanto tempo è che lei si occupa di pedofilia?
"Mi occupo di abusi sessuali e pedofilia da 15 anni. Credo di non essere uno sconosciuto in Italia e all'estero per quanto riguarda l'impegno a tutela dell'infanzia. Apparteniamo ai più grandi e importanti organismi istituzionali e non - come il Copercom, Coordinamento di associazioni della comunicazione sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana - non credo che la finalità di questo comunicato fosse quella di accreditarmi la solidarietà della società civile perché sono un emerito sconosciuto. Anzi, al contrario. Né tantomeno di turbare l'ordine pubblico. Perché era - e lo ripeterò fino alla fine della mai vita, se vivrò - un comunicato di solidarietà e nel racconto dei fatti, nella concitazione di quello che era successo (è successo la sera, io mi sono recato di mattina urgentemente a constatare i fatti), se poi ovviamente gli organi di stampa hanno dato un risalto o un'enfatizzazione diversa di quello che io intendevo... non sono mica il direttore di tutti i giornali del mondo".
Stamattina si è recato in procura a Catania?
"No, non dovevo comparire. Ci sono andati i miei legali ma per motivi probabilmente molto personali il dottor Serpotta era assente. Comunque noi siamo disponibilissimi ulteriormente. Vorrei ripeterlo: non c'è alcuna acredine nei confronti di nessuno. Nessuna intenzione di fare ulteriori 'acidità'. Lo dico con tutto il cuore: noi lavoriamo con la Procura di Catania, per le inchieste. Segnaliamo alla polizia postale catanese, e collaboriamo con decine di procure in Italia. A me sembra veramente: 'Sogno o son desto?', ancora non riesco a capacitarmi della motivazione. Certo, ognuno vede quello che vuole leggere, per carità, ma mi addolora e rammarica. Ancora oggi non riesco a capire le ragioni, e soprattutto le ragioni di un tale danno. Non riesco a capire le ragioni per cui la Procura abbia pubblicizzato il fatto che fossi indagato. Mi sono trovato sulle prime pagine di tutti i giornali: per un semplice comunicato di solidarietà nei confronti dei miei ragazzi".

E' un colpo alla lotta contro la pedofilia?
"Assolutamente no! Sono estremamente sereno e tranquillo, non ho niente da nascondere a nessuno e - lo ripeto - questo è un fatto secondo me un po' brutto. E' brutto quello che è accaduto, e lo dico con molto amore e sincerità nei confronti di una persona che fa il proprio dovere. Credo di essere un buon parroco, di vivere con generosità io e i miei 250 volontari in Italia e nel mondo che rendono un servizio all'infanzia, ai bambini, alle famiglie. Stamattina, proprio a Catania, abbiamo presentato in una sala piena di bambini, assistenti sociali, insegnanti, il progetto 'Nessuno è escluso', per i bambini. Ieri sono stato ad una conferenza dei Lions cui era presente tutto il foro della città etnea, magistrati della Procura di Catania, che hanno tutti solidarizzato per questo. E ancora non riescono a capacitarsi di quello che è successo".

Ha ricevuto solidarietà?
"Da tutta l'Italia. Dal mondo sociale, dalle famiglie, dalle forze dell'ordine, una solidarietà che mi rincuora. Da parte della Chiesa, soprattutto: Radio Vaticana stessa mi ha fatto una lunga intervista su richiesta di Padre Lombardi. Per dire: non riesco ancora a capire che cosa stia succedendo: sono qua, faccio il mio piccolo dovere e non so che cosa dire. Piuttosto, vorrei parlare di pedofilia, della prostituzione minorile. Come ha fatto oggi il ministro dell'Interno Giuliano Amato".

Antonino D'Anna

Pedofilia, chiuse le indagini sul critico d'arte Alessandro Riva



L'ex collaboratore dell'Assessorato alla Cultura rischia ora il processo per violenza sessuale aggravata

MILANO (19/11/2007) - Sono terminate le indagini a carico del critico d'arte Alessandro Riva, dallo scorso giugno agli arresti domiciliari per presunti abusi su quattro bambine minori di 10 anni. Le accuse, dunque, sono di violenza sessuale aggravata.

In base alle accuse, infatti, Alessandro Riva, 43enne ex collaboratore dell'Assessorato comunale alla Cultura, dal 2002 avrebbe approfittato delle "condizioni di inferiorità psichica o fisica" delle bambine che osptitava a casa propria perchè amiche della figlia.

Tra le motivazioni alla base degli arresti domiciliari in un'abitazione diversa da quella della sua famiglia, si legge: " coinvolgendole apparentemente in giochi e, sfruttando tali momenti di giovialità, inducendo le medesime a subire atti sessuali (consistiti in palpeggiamenti e toccamenti delle parti intime)".

Nei giorni scorsi, interrogato dal Pubblico Ministero, il critico d'arte ha respinto ogni accusa, dichiarandosi innocente. Ad avvalorare le tesi difensiva, quindi l'innocenza, l'esito negativo delle analisi svolte dalla Polizia Postale sui tre computer sequestrati al momento dell'arresto.

Nella memoria cancellata e nella posta elettronica, infatti, non ci sarebbe traccia di fotografie che possano avere qualche relazione con la pedofilia e il reato di violenza aggravata, ma solo immagini a carattere personale o di opere d'arte. Inoltre non risulta che Alessandro Riva abbia frequentato su internet siti a carattere pedopornografico, nè che abbia scambiato files compromettenti con altri utenti.

Ora però l'ex collaboratore comunale rischia il processo per violenza sessuale aggravata, un reato che comprende anche gli abusi sessuali su minori. Secondo alcune indiscrezioni, Riva avrebbe chiesto di poter tornare a lavorare, ma il pm avrebbe espresso parere sfavorevole.

Articolo sull'arresto del critico d'arte nel mese di giugno 2007

L´INCHIESTA È PARTITA DALLE MAESTRE DI QUATTRO BAMBINE, CHE DIETRO IL LORO COMPORTAMENTO HANNO INTUITO LE MOLESTIE SUBITE

Abusi su minori, arrestato critico d´arte

È Alessandro Riva, consulente del Comune per le mostre

Frasi raccolte nei corridoi di una scuola elementare nella zona ovest della città. Confidenze tra bimbe di giochi strani e di situazioni anomale, per quell´età. Frasi che hanno subito scatenato nelle maestre il dubbio che quelle bambine avessero subito abusi sessuali da un adulto, dal padre di una loro compagna. Dalla denuncia di quelle maestre, finita alla sezione reati contro i minori della squadra Mobile, ha preso avvio due mesi fa l´inchiesta della procura a carico di Alessandro Riva, il noto critico d´arte braccio destro dell´assessore Vittorio Sgarbi, da lunedì agli arresti domiciliari con l´accusa di violenza sessuale aggravata dall´età delle vittime.
Quattro casi, quelli ipotizzati dal pm Laura Amato, a danno di quattro bambine di circa dieci anni che avrebbero frequentato negli anni la casa del critico d´arte per feste e pomeriggi di gioco. Nell´ordinanza firmata dal gip Giorgio Barbuto - che ha stabilito per Riva gli arresti domiciliari in una casa diversa da quella dove risiede la sua famiglia, mentre la procura aveva chiesto la custodia cautelare in carcere - si chiarisce che le accuse sarebbero di abusi sessuali - quindi di palpeggiamenti e sfregamenti - escludendo violenze più profonde. In ogni caso, il quadro delineato dall´indagine a suo carico sarebbe suffragato dalle stesse testimonianze delle bambine, sentite dalla polizia in un ambiente protetto, alla presenza di psicologi. Testimonianze registrare e riportate su un dvd. Anche i genitori delle bambine coinvolte e di altre che avrebbero frequentato la casa del critico sono stati sentiti. Poche settimane fa la casa di Riva fu anche perquisita e in quella occasione la polizia portò via, tra altro materiale, il suo computer per le perizie informatiche. I fatti contestati andrebbero dal febbraio del 2002 a oggi, e quindi parlerebbero di abusi ripetuti nel tempo. Le indagini della squadra Mobile avrebbero accertato diverse situazioni in cui l´uomo avrebbe approfittato del suo ruolo di adulto e della possibilità di restare solo con le bambine senza destare sospetti. Ma, almeno fino a quando le maestre non hanno sentito le bambine parlare di situazioni che a quell´età non dovrebbero conoscere, nessuno dei loro genitori si sarebbe accorto di qualcosa di strano. Martedì il gip Barbuto sentirà Riva per l´interrogatorio di garanzia, mentre dagli ambienti investigativi trapela che le indagini sono sostanzialmente chiuse.
«Riva è una persona che lavora in un ambiente particolare, nel mondo dell´arte, della cultura, del cinema, del giornalismo. Ha anche realizzato dei filmati pubblicitari con bambini come protagonisti. Questo, unito a uno stile di vita sicuramente diverso da quello di molti altri genitori, potrebbe aver creato quello che noi riteniamo essere un brutto equivoco», spiega l´avvocato Michele Gentiloni, che con il collega Marco Marzari difende Riva. E aggiunge: «Il nostro cliente ha piena fiducia nei magistrati e collaborerà per chiarire tutto e per dimostrare la sua assoluta innocenza».

Oriana Liso(06 giugno 2007)

lunedì 19 novembre 2007

A vigevano, dal 2004, l'asilo è sul computer.

Pensate, questo articolo è del 2004. In America, dopo gli innumerevoli casi di pedofilia negli asili, è proprio quello della telecamera in ogni aula, il sistema che è stato adottato. E da noi? Vigevano è rimasto un caso isolato o ha fatto proseliti? Se qualcuno avesse informazioni a riguardo, ci sarebbe molto utile conoscerle.

15-4-2004 Matteo de Matteis w w w. guidagenitori. it

A Vigevano la prima struttura con web-cam: grazie ad Internet i genitori possono vedere cosa fanno i figli. Sei al lavoro ed il pensiero corre a tuo figlio: “Cosa starà facendo ora all’asilo?”. Ai genitori dei bambini che frequentano l’asilo nido “Pollicino” di Vigevano, in provincia di Pavia, bastano un paio di clic per scoprirlo. La struttura è infatti dotata di un sistema di web-cam che permette ai genitori che sono al lavoro di seguire, attraverso il computer ed un collegamento ad Internet, cosa stanno facendo i bambini. L’obbiettivo non è, ovviamente, quello di offrire ai genitori un sistema di controllo, ma di assicurare alle mamme e ai papà una occasione di partecipazione alle attività dei figli. L’accesso alle immagini diffuse da web-cam è riservato, attraverso una password, ai soli genitori, che sono, per lo più, dipendenti dell’amministrazion e comunale di Vigevano.

L’asilo nido “Pollicino” non è infatti un asilo privato e neppure, semplicemente, un asilo comunale. E’, e questo il suo secondo primato, il primo asilo nido pubblico interaziendale, ossia aperto da un’amministrazione comunale, nella propria sede, ma utilizzabile grazie ad apposite convenzioni, ai lavoratori di banche, negozi e uffici limitrofi al Palazzo Comunale. Aperto dal lunedì al venerdì, dalle ore 7,30 alle 18,00, l’asilo, costato 62mila euro, ospita sedici bambini, tutti con età compresa tra i 3 mesi e i 3 anni. Fra questi c’è anche Giulio, otto mesi e mezzo, figlio dell'assessore alle pari opportunità del Comune Antonella Mairate.

All’inaugurazio ne dell’asilo nido è intervenuta nei giorni scorsi anche il ministro per le Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, secondo la quale quella di Vigevano “è un’esperienza simbolo, un modello - ha detto il ministro - che risponde alla promozione di servizi flessibili e moderni che vanno incontro alle donne, che si adeguano alle esigenze delle famiglie e non il contrario”. Gli asili nido aziendali, ha osservato la Prestigiacomo, “non permettono solo a madri e padri di stare vicino ai figli ma anche ai figli di stare vicino ai genitori. E' un modo che consente alle donne una maggiore serenità e una migliore possibilità per svolgere fino in fondo il proprio ruolo di madre senza rinunciare all'impegno lavorativo.

Polizia di Stato: I dati degli abusi sessuali sui minori


Questo articolo è sul sito della Polizia di Stato. Ci sono dei dati del 2006. Presumiamo che nel 2007 i numeri siano superiori, visto l'allarme lanciato anche a livello europeo. Questi dati rispondono al "convegno" (?) organizzato dall'Associazione Genitori Separati di Foggia a cui ha partecipato anche il responsabile del sito "Falsi Abusi" V. Apolloni. Secondo i dati forniti in quella sede, l'80 per cento degli abusi in famiglia denunciati sarebbe falso. Su quali basi si sia stilata questa casistica, non è dato a sapersi. Ho l'impressione che possa basarsi più sulle dichiarazioni degli indagati e, magari, il dato potrebbe essere che l'80 per cento degli accusati di abuso sui minori, si dichiara innocente. Ecco, questo potrebbe essere un dato vero. Dico "potrebbe", naturalmente, perchè non lo so. Mi fa piacere, però, che esistano persone così fiduciose negli esseri umani. E quanto si potrebbe risparmiare se fosse davvero così. Si potrebbero chiudere tutte le strutture pubbliche specializzate e i reparti di polizia che si occupano di abuso sui minori. Si potrebbero anche smantellare le stanze per l'audizione protetta, tanto non servirebbero più. E i bambini potrebbero finalmente dormire sonni tranquilli, certi che nessun adulto potrà mai nutrire per loro strane attenzioni. Il mondo dorato proposto da queste persone è solo un sogno che,purtroppo, difficilmente si avvererà.

Dal sito della Polizia di Stato

Hanno un’età compresa tra 0 e 14 anni, sono di nazionalità italiana e, nella maggior parte dei casi, conoscono la persona che li molesta, spesso appartenente al nucleo familiare o ad esso vicina. Questa la fotografia dei minori vittime di abusi sessuali emersa dai dati della Direzione Centrale della polizia criminale. Le informazioni, provenienti dalle segnalazioni giunte agli uffici o ai Comandi delle Forze di Polizia, fanno parte di un database nel quale vengono inserite tutte le notizie riguardanti la vittima del reato. Questo ha permesso di tracciare un quadro ben definito del fenomeno secondo alcuni criteri specifici: nazionalità delle vittime e dei loro aggressori, fascia di età dei bambini abusati e distribuzione territoriale.
I dati dimostrano un costante aumento del fenomeno e, per quanto riguarda la nazionalità delle vittime, rilevano che nella maggior parte dei casi gli abusi sono stati fatti su bambini italiani: 453 su 598 nel 2002, 677 su un totale di 749 nel 2003, 717 su 845 nel 2004. Appartengono sempre di più al nostro Paese anche le persone che commettono il reato: nel 2002 le segnalazioni nei confronti di italiani sono state 502 su un totale di 587; nel 2003 590 su 666 e nel 2004 gli italiani autori di abusi su minori sono stati 716 su un totale di 813. I restanti episodi hanno coinvolto cittadini stranieri.
Nella lettura delle informazioni, un dato che emerge riguarda la fascia di età delle piccole vittime. Nel 2002 la categoria maggiormente coinvolta è risultata quella tra gli 11 e i 14 anni con 233 vittime seguita dalla fascia 0-10 anni con 215 bambini abusati, nel 2003 si assiste ad un inquietante avvicinamento delle fasce: 295 vittime comprese tra gli 11 e 14 anni e 294 quelle comprese tra 0 e 10 anni. Nel 2004 invece si le vittime più piccole sono state 294 contro le 345 di età compresa tra 11 e 14 anni.
Nella distribuzione territoriale del fenomeno negli ultimi 3 anni considerati spicca il Nord che nel 2004 ha fatto registrare 386 casi contro 356 del Sud e isole e i 103 del Centro. Tra le regioni in testa la Lombardia per maggior numero di casi (168 nel 2004), seguita dalla Campania con 111 casi e Sicilia con 96 casi. Molise e la Valle d’Aosta sono le due regioni dove il fenomeno è meno sviluppato e nel 2004 non hanno fatto registrare nessuna denuncia.
27 marzo 2006

domenica 18 novembre 2007

A DON HANSJORG RIGGER, INSEGNANTE DI TEOLOGIA, INFLITTI UN ANNO E MEZZO DI RECLUSIONE


Fonte: L’Alto Adige

Immagini pedofile, prete condannato
Fu denunciato due anni fa a seguito di connessioni internet con scaricamento di foto


BOLZANO. Un noto sacerdote altoatesino è stato condannato ieri dal tribunale di Siracusa ad un anno e mezzo di reclusione (pena sospesa) per detenzione di immagini pedopornografiche. Si tratta di don Hansjorg Rigger, decano dello studio teologico accademico di Bressanone dove è professore ordinario di «Nuovo testamento» e «Sacra scrittura». Il religioso era finito nei guai due anni fa a seguito di indagini dei carabinieri sugli scambi di materiale pedopornografico via internet. Gli inquirenti erano riusciti a individuare un sito proibito identificando e denunciando 186 utenti dotati di password d’accesso.

Don Hansjorg Rigger non ha mai voluto entrare nel ruolo di indagato prima e di imputato poi. Si è sempre comportato come se l’accusa formulata dalla Procura di Siracusa non lo riguardasse, anche se aveva dovuto prendere atto che proprio sul suo computer (che all’epoca del blitz dei carabinieri era stato sequestrato) erano state rinvenute un centinaio di foto pedopornografiche, cioè di bambini e ragazzini in pose sessuali. I carabinieri del nucleo investigativo telematico erano arrivati al suo computer seguendo la connessione al sito proibito con password con contestuale «scaricamento elettronico» delle immagini. Il sito conteneva anche filmati di abusi sessuali, maltrattamenti e torture nei confronti di bambine di età compresa tra i 4 e gli 8 anni.

La storia di questa complessa inchiesta condotta dalla magistratura (che ha coinvolto altri due sacerdoti italiani) non ha però mai visto il prete altoatesino impegnato a difendersi in maniera adeguata. Don Rigger non ha neppure ritenuto opportuno o necessario nominare un avvocato difensore di fiducia e non ha mai voluto presenziare ad alcuna udienza ritenendo, probabilmente, di non essere toccato dall’imputazione. In realtà tutti gli accertamenti di carattere tecnico hanno permesso di appurare che effettivamente nella memoria del computer in uso al sacerdore erano state scaricate immagini proibite. La sentenza di ieri ha accolto in pieno le richieste del procuratore aggiunto di Siracusa Giuseppe Toscano e del sostituto Antonio Nicastro. Oltre alla pena detentiva, don Rigger è stato anche condannato al pagamento di una multa di 2 mila euro. Dovrà anche risarcire il danno e le spese sostenute dall’associazione «Telefono arcobaleno» che si è costituita parte civile nel procedimento.

L’inchiesta dei carabinieri era stata denominata «video prive’» ed aveva riguardato uno «stato profondo» della rete cui erano in grado di accedere soltanto gli utenti ben inseriti nei sodalizi internazionali di promozione e scambio di immagini pedopornografiche. A questo punto si attende la reazione di don Hansjorg Rigger che anche ieri non ha rilasciato alcuna dichiarazione ma che dovrà a questo punto decidere come affrontare l’eventuale processo di secondo grado.
(ma.be.)

(16 novembre 2007)

Con le Iene la tv si sostituisce alle istituzioni (con video)

Come i poliziotti della serie Law and Order, quelli delle lene si dedicano alla pedofilia e ci prendono gusto. Morboso, però. Gusto nel beccare il pedofìlo, fargli confessare i dettagli più sconci, farglieli ripetere, braccarlo nella notte, costringerlo alla confessione, obbligarlo alla flagellazione. I fatti - Un gestore di un sito erotico riceve una strana richiesta: qualcuno vuole una ragazza dai 10 anni in giù. Da bravo cittadino fa quello che tutti i bravi cittadini fanno: avvisa la polizia postale e quella mediatica. In questo caso, le Iene (forse quelli di Striscia erano impegnati a festeggiare il ventennale). Così, la iena arriva dal bravo cittadino gestore di sito di prostituzione maschile, e insieme contattano il presunto pedofìlo per vedere un po' l'effetto che fa. Il bravo cittadino si fa dire tutto ma proprio tutto dal presunto pedofìlo, e la iena commenta per lo spettatore ogni singolo passaggio. Bravo Cittadino: «Non le devi fare male». Presunto Pedofìlo: «No, uso la vasellina. È vergine?». Iena: «Vedete? Il linguaggio è crudo, e lui non esita ad entrare nei minimi particolari». P.P. «Io voglio bene alle bambine come un fidanzatino». B.C: «Ma come fanno a piacerti le bambine?». P.P: «Non lo so, sarà la f*** stretta. Ma io al massimo ho avuto una ragazza di 17 anni, ce l'aveva stretta, ma le è piaciuto». B.C. ride : «Ah beh, bello, ma magari non ce la fai con la bambina...». Iena: «Avete sentito?». Eh sì che abbiamo sentitoProcesso in diretta - Le Iene vogliono farci sentire fin a che punto l'aberrazione dell'uomo può arrivare. Ma è una scusa. Questa è pura morbosità. Tanto che la telefonata ci viene riproposta altre due volte: la prima quando viene fatta ascoltare alla psicologa Maria Rita Parsi, la seconda quando tutto ciò tocca al P.P. Eh sì: quelli delle Iene sono più celeri della polizia. Sono già andati a beccarlo, quel bastardo. Gli assicurano che non lo stanno riprendendo, e invece sì. Certo stanno oscurando il suo volto, ma le notizie che lui ha fornito al bravo cittadino e che le Iene hanno utilizzato per acchiapparlo sono di dominio pubblico, sono molto particolari, lo rendono perciò facilmente riconoscibile. Con arroganza gli intimano di confessare, che le coincidenze sono troppe, che deve essere lui, quel bastardo. Tutto senza che la polizia postale abbia mosso un dito, e chissà se potrà farlo, perché è diffìcile che contestare un reato non messo in atto. E poi ora il P.P., vedendosi braccato, avrà fatto sparire il materiale compromettente. Tutto questo è sconcertante. Un processo a mezzo tv per un telefonata sudicia, ma pur sempre una telefonata, fatta a un tizio che gestisce un sito di escort. La tv non vuole sostituirsi alle altre istituzioni (Law and Order), pretende ormai di esserlo. E con morbosa arroganza. Stefania Cariniper "Europa" Ecco il filmato "incriminato", la cui visione è consigliata solo ad un pubblico adulto: http://www.digital-sat.it/new.php?id=11621

News del 17.11.2007 ore 18:49 Inserita da Giorgio Scorsone (Giosco) Fonte: Europa

Fu violentata da sei uomini Condannata a 200 frustate

Riad. Sei mesi di carcere e 200 colpi di frusta: questa la condanna inflitta in appello da un tribunale saudita a una ragazza vittima di una violenza di gruppo. Lo ha denunciato il suo ex avvocato, Abdelrahmane al-Lahem, militante di una organizzazione per i diritti dell’uomo, al quale il tribunale di Al-Qatif, città dell’est dell’Arabia Saudita, ha ritirato la licenza.
La ragazza, che all’epoca dei fatti aveva 19 anni, era stata stuprata da sei uomini ai quali è stata comminata una pena variante da 2 a 9 anni di reclusione. La sua colpa, agli occhi del tribunale, è stata quella di essersi fatta trovare dagli stupratori appartata con un uomo, reato grave in Arabia.
L’avvocato aveva contestato un primo verdetto emesso lo scorso anno con riferimento agli stessi fatti. La ragazza era stata condannata a 90 frustate. In appello la condanna per la vittima dello stupro di gruppo è stata aggravata.

di Redazione - venerdì 16 novembre 2007, 07:00

POTENZA, ARRESTATO ANZIANO MOLESTATORE DI BAMBINE

Potenza, 17 nov. - (Adnkronos) -

Un uomo di 83 anni residente in provincia di Potenza e' stato arrestato dai carabinieri per il reato di violenza sessuale aggravata e continuata. I carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di misura cautela agli arresti domiciliari emessa dal gip del Tribunale di Potenza. Secondo l'accusa nel luglio scorso l'uomo si sarebbe reso responsabile di molestie, atti osceni e di libidine nei confronti di alcune bambine. Data la delicatezza del caso, c'e' riserbo sulla vicenda.

sabato 17 novembre 2007

Don Di Noto indagato per falso


Don Di Noto indagato per falso

«E' un attacco al cuore di Meter» risponde il sacerdote che da anni combatte la pedofilia senza risparmio. L'accusa per il furto di 100 euro nella sede dell'associazione

PALERMO – «E' un attacco al cuore dell’associazione. Non riesco a darmi altra spiegazione». Don Fortunato di Noto, presidente dell’associazione antipedofilia Meter commenta così l’indagine su di lui per procurato allarme.
«Do due notizie – continua – un gruppo di deputati presenterà un’interrogazione parlamentare e chiederà un’ispezione alla procura di Catania. E io denuncerò tutto al Csm: è ingiusto che lo Stato invece di proteggermi mi attacchi».
«Sono entrati – prosegue – il 5 novembre nella sede dell’associazione di Acicastello. Hanno rubato 126 euro e hanno messo in disordine. Io ho dato la solidarietà ai volontari e ho denunciato il caso specificando che mi auguravo che si trattasse solo di un furto e non di altro. Che allarme avrei procurato?».

Don Di Noto, prete di Avola (Siracusa), venne alla ribalta della cronaca con diverse iniziative pubbliche contro le armi (organizzò falò in cui venivano bruciate pistole e fucili giocattolo) e poi intraprese la via dell’associazionismo, prima con Telefono Arcobaleno (di cui ora non vuole sentir parlare, dice) e poi con Meter per combattere la pedopornografia indagando sul web e denunciando migliaia di siti. Per questo, nel tempo, è stato consulente di diversi ministeri. Ora dirige una struttura che ha 250 persone che lavorano in Italia.
«Due persone – dice don Di Noto – a Vercelli e Brescia sono state condannate perchè mi hanno minacciato di morte: erano pedofili che avevo denunciato. Meter subisce un furto con scasso e io sono indagato per procurato allarme. Perchè non indagano su chi ha procurato l’allarme a Meter?».

LA MOTIVAZIONE
La guardia di finanza, su disposizione della Procura della Repubblica di Catania, ha perquisito la sede di Avola (Siracusa) dell’associazione antipedofilia Meter, presiedutia da don Fortunato di Noto, nell’ambito di un’inchiesta su diffusione di notizie false e tendenziose.
Il procuratore aggiunto Enzo Serpotta ha iscritto nel registro degli indagati il sacerdote perchè, secondo l’ipotesi dell’accusa, il 6 novembre scorso, all’indomani di un furto di 100 euro nella sede di Aci Castello (Catania) di Meter, avrebbe diffuso un comunicato stampa nel quale si accreditata falsamente la tesi che era stato un raid vandalico, un grave gesto intimidatorio ai danni di un’associazione fortemente esposta nella lotta contro la pedofilia. Dopo la diffusione della notizia a don Di Noto e Meter arrivarono attestati pubblici di solidarietà da personalità della politica e delle istituzioni.

17/11/2007

venerdì 16 novembre 2007

Abusi su minore,arrestato musicista



La obbligava anche a guardare film porno durante lezioni

(ANSA) - BRINDISI, 16 NOV - Un musicista di 40 anni e' stato arrestato dai carabinieri di Francavilla Fontana per abusi sessuali su una bambina di sette anni. L'uomo, che era entrato in confidenza con la famiglia della bimba cui impartiva lezioni, riusciva a restare solo con lei e spesso, secondo l'accusa, la obbligava a guardare con lui film pornografici. Il reato contestatogli e' di violenza sessuale continuata:la bimba ha taciuto per mesi fino a che ha raccontato tutto a una cugina che ha informato i genitori

Rignano, prelevato Dna ai 7 indagati e a 19 bimbi

Rignano, prelevato Dna ai 7 indagati e a 19 bimbi

ROMA (14 novembre) - Ieri è toccato a 19 bambini della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio, oggi è stato il turno dei 7 indagati nell'inchiesta sui presunti abusi sessuali. A tutti il Ris di Messina ha prelevato campioni di saliva per isolare i Dna e comparare i codici genetici con quelli che gli stessi carabinieri hanno trovato durante le indagini su capelli, peli e altro materiale biologico trovato nelle abitazioni, sui peluche, e nelle auto di alcuni dei sette indagati, come disposto dal gip del Tribunale di Tivoli, Elvira Tamburelli. La discussione sull'esito delle analisi è prevista il 18 dicembre.

A svolgere gli accertamenti tecnici sui reperti sono il capitano Carlo Giovanni Romano biologo, comandante della sezione di biologia del Ris di Messina, il maresciallo Salvatore Spitalieri biologo, il maresciallo Iagnazi Ciuna biologo, il maresciallo Giuseppe Polimeni dattiloscopista. Il gip aveva disposto che gli esperti del Ris procedessero «nelle forme dell'incidente probatorio ad accertamenti tecnici sulle cose in sequestro, consistenti in rilevamento e/o prelievo di impronte e/o tracce presenti sulle cose stesse ed eventuali impronte papillari utili per confronti sulle cose rinvenute - si legge nell'ordinanza - e, in caso di esito positivo, se le citate impronte appartengano a quelle dei minori parti offese e degli indagati per le ipotesi di reato per cui si procede; nonchè a verifiche circa la natura del materiale presente nelle tracce di sospetta origine organica (rinvenute, rispettivamente, nella vettura in uso a Pucci Marisa e nella taverna ed abitazione di Del Meglio Patrizia), compresi orsetti, peluche ed altri giocattoli in sequestro, indicando, in caso affermativo, il tipo di traccia presente (pelo, sperma, sangue) e tutti gli elementi tecnici utili alla sua identificazione in una con la compatibilità genetica con minori parti offese ed indagati».

Pedopornografia: condannato il prete teologo


SIRACUSA (15 novembre) - Arriva la prima condanna per la vasta operazione del Nucleo investigativo telematico della Procura della Repubblica di Siracusa contro la pedofilia denominata Video privè, che nel 2005 aveva coinvolto 186 indagati in tutto il territorio nazionale.
Il tribunale di Siracusa ha condannato alla pena di un anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa, e a duemila euro di multa uno dei tre sacerdoti indagati, don Rigger Hansjorg, decano dello studio teologico accademico di Bressanone, dove è professore ordinario di Nuovo testamento e Sacra scrittura. Il sacerdote dovrà anche risarcire l'associazione Telefono Arcobaleno, parte civile nel processo. Il Tribunale, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Toscano e del sostituto Antonio Nicastro, ha anche disposto la vendita del computer sequestrato al prelato e la distruzione delle immagini pedopornografiche che erano state rinvenute nell'abitazione dell'imputato.

L'operazione aveva riguardato uno strato profondo della rete cui erano in grado di accedere soltanto gli utenti ben inseriti nei sodalizi internazionali di promozione e scambio della pedofilia. Il sito conteneva filmati di abusi sessuali, maltrattamenti e torture nei confronti di bambine di età compresa tra i 4 e gli 8 anni. Le indagini del Nit permisero di identificare 186 italiani che avevano una password d'accesso

mercoledì 14 novembre 2007

Abusava della figlia della compagna: arrestato un dipendente comunale

Palermo. Le indagini iniziate nel febbraio di quest'anno
L'uomo, un incensurato palermitano di 39 anni, adesso dovrà rispondere dell'accusa di "atti sessuali con minore" e "violenza sessuale aggravata". A denunciarlo è la sua stessa vittima, una ragazza che all'epoca dei fatti aveva solo 13 anni. La giovane ha raccontato l'accaduto alla madre che, dopo averlo allontanato da casa, lo ha denunciato alle forze dell'ordine

Fuori casa conduceva una vita irreprensibile, un dipendente comunale come tanti altri, anzi perfino un animatore presso la "Città dei ragazzi". In privato, invece, potrebbe essere uno di quelli che la cronaca definisce "mostro", un uomo che ha approfittato della figura paterna per poter abusare della figlia della propria compagna, al tempo ancora tredicenne.
Il presunto pedofilo in questione, un incensurato palermitano di 39 anni, è stato arrestato oggi da militari della Compagnia del capoluogo siciliano di piazza Verdi, dando così esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Donatella Puleo, su proposta del sostituto procuratore Marcello Viola. I carabinieri gli contestano i reati di "atti sessuali con minore" e "violenza sessuale aggravata". Il provvedimento rappresenta l’ultimo atto di una attività di indagine iniziata nel febbraio di quest’anno, partita grazie alla confessione della ragazza, oggi sedicenne.

Tutto ha avuto inizio nell’agosto del 2004. Secondo il racconto della ragazza una notte il patrigno è entrato nella sua camera da letto e rassicurandola del fatto che non le avrebbe fatto del male, l’avrebbe violentata sul divano del salone. Dopo quella volta, gli abusi si sono svolti quasi sempre in casa, con maggiore frequenza i primi nove mesi per diminuire successivamente. Solo di rado, invece, l’uomo avrebbe preferito consumare le violenze all'interno di un magazzino che aveva preso in affitto.
Come spesso accade, "il patrigno avrebbe approfittato della figura paterna che aveva assunto e, instaurando una vera e propria sudditanza psicologica su di una ragazzina orfana di padre da tre anni e, con forti sensi di colpa, è riuscito ad abusarne", scrivono i carabinieri.
Crescendo però, la giovane si è resa conto di quanto le stava accadendo. Ha iniziato ad opporsi ai tentativi di violenza e ha anche deciso di raccontare tutto alla madre. La donna, credendo alle parole della figlia, ha subito allontanato il compagno e lo ha denunciato ai carabinieri. L’uomo adesso si trova nel carcere dell’Ucciardone, dove è a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Ateneonline Elisabetta Cannone (13 nov 2007

Il "gioco del dottore" è un reato anche se è solo un abuso psicologico

Cassazione/ Il "gioco del dottore" è un reato anche se è solo un abuso psicologico

Martedí 13.11.2007 18:07

Con sentenza 22 ottobre 2007, n. 38962 la Corte di Cassazione, Sezione Sesta, penale ha ritenuto sussistente il delitto di maltrattamento in famiglia o verso fanciulli di cui all’art.572 c.p., nella ipotesi in cui un padre “ha tenuto ripetutamente nei confronti della figlia minore atteggiamenti diretti e idonei a stimolare in lei un'impropria e precoce inclinazione erotico-sessuale, con palese turbamento (acclarato con perizia) della sua equilibrata evoluzione psichica”. In particolare il genitore , peraltro psicologo di professione, e quindi presumibilmente informato dei danni che arrecava alla minore, si era intrattenuto con lei più volte facendo il “gioco del dottore”, intrattenimento tradizionalmente deputato alla ispezione di “parti intime” della finta paziente.
Risulta rilevante nella decisione, il riconoscimento della sussistenza del reato anche nelle ipotesi in cui il danno si concretizzi in un abuso psicologico ai danni della vittima ,danno di per sé è idoneo a produrre effetti gravemente nocivi circa il regolare sviluppo della personalità della minore.
Maria Pia Pinucci



SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE
SEZIONE VI PENALE
Sentenza 22 ottobre 2007, n. 38962

Diritto

Il ricorso è infondato.
Dalla motivazione della sentenza impugnata, letta in doverosa congiunzione con quella di prime cure, emerge, invero, che l'imputato ha tenuto ripetutamente nei confronti della figlia minore atteggiamenti diretti e idonei a stimolare in lei un'impropria e precoce inclinazione erotico-sessuale, con palese turbamento (acclarato con perizia) della sua equilibrata evoluzione psichica. Egli infatti, oltre a girare nudo e con fare esibizionista per casa, usava videoriprendere la piccola in pose seducenti e provocanti e faceva con lei il "gioco del dottore", toccandola nelle parti intime.
Tale quadro trascende all'evidenza una situazione di mero "stile di vita", che può indirettamente aver influenzato la minore, in quanto si sostanzia in condotte specificamente dirette verso di lei: condotte di cui l'A. era desideroso e consapevole, e che ha continuato a porre in essere, pur rendendosi perfettamente conto (come ben evidenziato dal giudice di primo grado), egli che era laureato in psicologia, degli effetti altamente "devianti" che provocavano nella piccola.
A fronte di tali chiare e logicamente ricostruite risultanze, sicuramente comprovanti la sussistenza degli estremi oggettivi e soggettivi del reato contestato, che, essendo a forma libera, può sicuramente essere integrato anche da condotte consapevolmente perturbatrici dell'equilibrio e dell'evoluzione psichica di un soggetto minore, il ricorrente non ha opposto che rilievi generici, meramente negatori o comunque diretti a fornire una valutazione o interpretazione alternativa dei fatti.
P.Q.M.
La Corte, visti gli artt. 615 e 616 c.p.p., rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali

martedì 13 novembre 2007

Parabita: parla la difesa


Giovedì, 08 Novembre 2007 - 10:00
(fonte: Il Gallo: Il Giornale del Salento)

L'avvocato Luigi Corvaglia è il legale difensore di Anna Simona D’Aquino, l'omicida della maestra d'asilo Jole Provenzano.

L'avv. Corvaglia ci tiene innanzitutto a sgombrare il campo da ogni sorta di equivoco che possa essere scaturito “da antipatiche inesattezze lette su alcuni organi di informazione, peraltro nazionali, e che comunque poi sono state correttamente rivisitate”. E le elenca: “Beh, la primissima notizia aveva addirittura la caratteristica del passionale, visto che si diceva che la signora D’Aquino avesse ammazzato l’amante di suo marito. Poi, che la signora D’Aquino assumesse psicofarmaci e che fosse in cura presso il Cim (Centro di Igiene Mentale, Ndr). Tutto assolutamente falso!”. L’8 novembre l’interrogatorio da parte del Gip Vincenzo Scardia ad Anna Simona D’Aquino. “Che dire, è una persona che in queste ore si sta rendendo conto di quello che ha fatto”, racconta l’avv. Corvaglia, il quale poi, ma stavolta da padre di famiglia più che da professionista, spiega il gesto dell’omicida “come un raptus di follia dovuto al suo precario stato d’animo venutosi a creare dopo aver ricevuto le confidenze dal proprio bambino (le avrebbe raccontato che Luigi Compagnoni, marito della vittima, rimasto ferito, lo molestava durante il doposcuola; il 9 novembre l’interrogatorio del piccolo, alla presenza degli psicologi, Ndr). Un brutto colpo per la mia assistita, anzi un doppio tremendo colpo: l’enorme dolore per quanto capitato al figlioletto ed il profondo senso di delusione in quanto era stata proprio lei a portarlo in quella casa”. Si dice che le due famiglie fossero amiche? “Non è vero, la frequentazione era limitata al fatto che il bambino andasse a studiare con la signora Iolanda Provenzano”. Le reazioni dell’opinione pubblica? “Al di là della gravita del gesto che ha compiuto, c’è nei confronti della mia assistita grande solidarietà in relazione ai motivi che l’hanno spinta a fare questo”. Però, moltissima gente sostiene anche che siano assurde le voci in riferimento ad abusi sessuali che potrebbe aver commesso il Compagnoni. “Dico solo che generalmente si è convinti di conoscere a fondo il vicino di casa”. Quale la strategia difensiva? “Intanto attendiamo gli accertamenti, poi vedremo di studiare l’iter per la libertà della mia assistita. Ho in animo di chiedere anche una consulenza psichiatrica per stabilire se nel momento in cui ha consumato il reato fosse nel pieno delle sue facoltà mentale, quindi se lo stato d’ira abbia potuto o meno alterarne le capacità intellettive”. Corrisponde al vero il particolare che la signora D’Aquino avesse sorseggiato dell’whisky prima di recarsi a Parabita? “Sì, ma attenzione: non per farsi coraggio per andare ad ammazzare, bensì per affogare il suo dolore per le confidenze del bambino, per essere rimasta delusa da questa coppia e per l’incapacità di affrontare e risolvere in breve i problemi del figlio, che da giorni ormai si dimostrava frustrato e, piangendo, si rinchiudeva in camera senza parlare e mangiare. Poi, forse, anche lo stato determinato dall’uso dell’alcol potrebbe averla aiutata a compiere l’insano gesto”. Sempre a livello di strategie, punterà sull’accertamento se in quella casa vi possano essere stati altri casi? “Senza dubbio, e comunque questo lo sta già facendo la Procura. E’ un fattore fondamentale”. Così come l’autopsia sul corpo della vittima, la signora Jole Provenzano (l’8 novembre nell’obitorio del “Fazzi” di Lecce), per stabilire se sia morta per le coltellate inferte dalla D’Aquino oppure per aver sbattuto la testa sui gradini della scala dove è precipitata a seguito del corpo a corpo. “Anche questo accertamento avrà la sua importante per la dinamica processuale”, conferma e conclude l’avv. Luigi Corvaglia, “e per quella che sarà la nostra condotta difensiva”.

Federico Scarascia

Il Fatto

domenica 11 novembre 2007

Pedofilia alla Sorelli: una bidella a processo

Qui Brescia

venerdì 09 novembre 2007

(red.) Continua con il rito abbreviato davanti al gup Luciano Ambrosoli (dopo che è stata accettata la decisione della difesa di ricusare il gup Alessandra Ramon) il processo contro una bidella della scuola materna comunale Sorelli, accusata di abusi sessuali su alcuni bambini.Sei maestre, un sacerdote e un bidello della stessa scuola sono già stati assolti nell’aprile scorso dalle medesime accuse (perché il fatto non sussiste) dalla seconda sezione penale, presieduta da Francesco Maddalo (leggi qui).Questa bidella è ancora in attesa del processo di primo grado poiché per lei e per una sua collega era stata chiesta l’archiviazione, che però era stata accolta solo per l’altra. Nell’udienza di ieri il gup ha acquisito gli atti del processo a carico degli altri otto, contro la cui assoluzione la Procura di Brescia ha già presentato appello (leggi l'articolo).

Pedofilia al Sorelli, si va in appello

Qui Brescia mercoledì 03 ottobre 2007

(red.) La Procura della Repubblica di Brescia farà ricorso in appello per ribaltare la sentenza sui presunti atti di pedofilia subiti da un gruppo di bimbi della scuola materna Sorelli. In primo grado il processso si concluse con l'assoluzione di sei maestre, un bidello e un sacerdote (leggi l'articolo). Secondo il procuratore capo Giancarlo Tarquini, la scelta di riaprire il caso è un atto "indispensabile per dare la possibilità alla Corte d'appello di una rivalutazione, con approfondimenti che finora sono mancati. Questa è una materia complessa e delicata - ha detto Tarquini -, sia sul piano umano, sia su quello storico-processuale, sia per quanto riguarda la lettura delle acquisizioni operate". Il procuratore ha parlato anche di nuovi riscontri medico legali che vanno approfonditi.Anche le famiglie dei bambini che avrebbero subito le violenze si sono organizzati per il ricorso. I legali che sosterranno le motivazioni dei genitori sono Giuseppe Pesce, del Foro di Brescia, ed Elena Zazzeri de Santis, da Firenze, presidente dell'Unione nazionale delle Camere minorili. Anche Renato Bianchi, con il suppporto di Carlo Taormina, assisterà un'altra delle famiglie coinvolte.

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