martedì 20 novembre 2007


Pedofilia/ Don Di Noto ad Affari: Procurato allarme? Non ho bisogno di farmi pubblicità
Lunedí 19.11.2007 18:15

"Mi occupo di abusi sessuali e pedofilia da 15 anni. Credo di non essere uno sconosciuto in Italia e all'estero per quanto riguarda l'impegno a tutela dell'infanzia. Non credo che la finalità di questo comunicato fosse quella di accreditarmi la solidarietà della società civile perché sono un emerito sconosciuto. Anzi, al contrario. Né tantomeno di turbare l'ordine pubblico". Don Fortunato Di Noto, il sacerdote antipedofilia fondatore di Meter (www.associazionemeter.org), è stupefatto dall'incriminazione per procurato allarme da parte della Procura di Catania. E ne parla con Affari: "A me sembra veramente: 'Sogno o son desto?', ancora non riesco a capacitarmi della motivazione. Certo, ognuno vede quello che vuole leggere, per carità, ma mi addolora e rammarica. Ancora oggi non riesco a capire le ragioni, e soprattutto le ragioni di un tale danno. Non riesco a capire le ragioni per cui la Procura abbia pubblicizzato il fatto che fossi indagato. Mi sono trovato sulle prime pagine di tutti i giornali: per un semplice comunicato di solidarietà nei confronti dei miei ragazzi".
Comunicato in cui parlava di "raid vandalico", la messa a soqquadro dello sportello Meter di Acicastello (Ct). Definizione che secondo il sostituto procuratore Enzo Serpotta, che ha iscritto don Fortunato nel registro degli indagati, sarebbe stata alla base del "procurato allarme" per cui il sacerdote è ora indagato. Avrebbe cioè diffuso un comunicato esagerato per accattivarsi la solidarietà di istituzioni e gente comune. "Ieri sono stato ad una conferenza dei Lions cui era presente tutto il foro della città etnea, magistrati della Procura di Catania, che hanno tutti solidarizzato per questo - dice don Di Noto - . E ancora non riescono a capacitarsi di quello che è successo".


Già. Certo è che oggi i legali di don Fortunato si sono recati in Procura, come racconta il sacerdote ad Affari, ma il dottor Serpotta era assente. E nel frattempo gli insulti si scatenano: c'è chi scrive che l'incriminazione di don Fortunato "Mette in luce l'immondizia sociale della sua azione e ci permette di comprendere il male che ha fatto alla società civile per i suoi propositi eversivi". Ancora una volta insulti come ai tempi della partecipazione di don Di Noto ad Annozero in occasione della puntata dedicata ai preti pedofili.
Ma il sacerdote si dice sereno: "e tranquillo, non ho niente da nascondere a nessuno e - lo ripeto - questo è un fatto secondo me un po' brutto. E' brutto quello che è accaduto, e lo dico con molto amore e sincerità nei confronti di una persona che fa il proprio dovere. Credo di essere un buon parroco, di vivere con generosità io e i miei 250 volontari in Italia e nel mondo che rendono un servizio all'infanzia, ai bambini, alle famiglie".

Ecco l'intervista:

Don Fortunato, che è successo?
"E' successo che la sera del 5 novembre la nostra responsabile dello sportello di Acicastello ha verificato uno scasso presso la sede. Un furto di due contenitori di soldi che erano stati raccolti per i bambini bisognosi, e del soqquadro, il disordine sparso nella stanza. La sede di Acicastello si compone di una stanza e un bagno antistante: abbiamo fatto una debita denuncia".

E quindi?
"Come presidente e membro della sede centrale di Avola (Sr), l'indomani ho pensato di recarmi a solidarizzare con i nostri volontari di Acicastello, che erano impauriti e abbastanza agitati per la faccenda. E ho comunicato il fatto al sindaco di Acicastello (Silvestra Raimondo, N.d.R.), che sostiene con le sue risorse questo nostro sportello per quel che riguarda l'affitto".

Lei allora perché è stato inquisito per procurato allarme?
"Perché abbiamo fatto, a firma mia come presidente, parroco, "papà" di Meter, un comunicato stampa il cui titolo era molto semplice, perché ritenevamo e riteniamo che si sia trattato di un atto vandalico. Un atto vandalico nella sede di Acicastello e, virgolettato, 'Solidarietà per quanto accaduto'. Nella mia dichiarazione emergeva semplicemente che 'se sono stati dei balordi' che hanno prelevato i soldi, 'noi li perdoniamo'. Speriamo abbiano usato i soldi per i loro bambini, e dall'altra parte abbiamo aggiunto: 'Non vorremmo - scritto col condizionale - pensare a qualcosaltro. Andiamo avanti, coraggio'. Era semplicemente un comunicato della sede centrale a firma del presidente, del fondatore dell'associazione Meter, a solidarizzare con il fatto accaduto ai nostri volontari di Acicastello".

Però secondo il dottor Serpotta, lei lo avrebbe fatto per accattivarsi la solidarietà delle istituzioni e della cosiddetta società civile. Da quanto tempo è che lei si occupa di pedofilia?
"Mi occupo di abusi sessuali e pedofilia da 15 anni. Credo di non essere uno sconosciuto in Italia e all'estero per quanto riguarda l'impegno a tutela dell'infanzia. Apparteniamo ai più grandi e importanti organismi istituzionali e non - come il Copercom, Coordinamento di associazioni della comunicazione sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana - non credo che la finalità di questo comunicato fosse quella di accreditarmi la solidarietà della società civile perché sono un emerito sconosciuto. Anzi, al contrario. Né tantomeno di turbare l'ordine pubblico. Perché era - e lo ripeterò fino alla fine della mai vita, se vivrò - un comunicato di solidarietà e nel racconto dei fatti, nella concitazione di quello che era successo (è successo la sera, io mi sono recato di mattina urgentemente a constatare i fatti), se poi ovviamente gli organi di stampa hanno dato un risalto o un'enfatizzazione diversa di quello che io intendevo... non sono mica il direttore di tutti i giornali del mondo".
Stamattina si è recato in procura a Catania?
"No, non dovevo comparire. Ci sono andati i miei legali ma per motivi probabilmente molto personali il dottor Serpotta era assente. Comunque noi siamo disponibilissimi ulteriormente. Vorrei ripeterlo: non c'è alcuna acredine nei confronti di nessuno. Nessuna intenzione di fare ulteriori 'acidità'. Lo dico con tutto il cuore: noi lavoriamo con la Procura di Catania, per le inchieste. Segnaliamo alla polizia postale catanese, e collaboriamo con decine di procure in Italia. A me sembra veramente: 'Sogno o son desto?', ancora non riesco a capacitarmi della motivazione. Certo, ognuno vede quello che vuole leggere, per carità, ma mi addolora e rammarica. Ancora oggi non riesco a capire le ragioni, e soprattutto le ragioni di un tale danno. Non riesco a capire le ragioni per cui la Procura abbia pubblicizzato il fatto che fossi indagato. Mi sono trovato sulle prime pagine di tutti i giornali: per un semplice comunicato di solidarietà nei confronti dei miei ragazzi".

E' un colpo alla lotta contro la pedofilia?
"Assolutamente no! Sono estremamente sereno e tranquillo, non ho niente da nascondere a nessuno e - lo ripeto - questo è un fatto secondo me un po' brutto. E' brutto quello che è accaduto, e lo dico con molto amore e sincerità nei confronti di una persona che fa il proprio dovere. Credo di essere un buon parroco, di vivere con generosità io e i miei 250 volontari in Italia e nel mondo che rendono un servizio all'infanzia, ai bambini, alle famiglie. Stamattina, proprio a Catania, abbiamo presentato in una sala piena di bambini, assistenti sociali, insegnanti, il progetto 'Nessuno è escluso', per i bambini. Ieri sono stato ad una conferenza dei Lions cui era presente tutto il foro della città etnea, magistrati della Procura di Catania, che hanno tutti solidarizzato per questo. E ancora non riescono a capacitarsi di quello che è successo".

Ha ricevuto solidarietà?
"Da tutta l'Italia. Dal mondo sociale, dalle famiglie, dalle forze dell'ordine, una solidarietà che mi rincuora. Da parte della Chiesa, soprattutto: Radio Vaticana stessa mi ha fatto una lunga intervista su richiesta di Padre Lombardi. Per dire: non riesco ancora a capire che cosa stia succedendo: sono qua, faccio il mio piccolo dovere e non so che cosa dire. Piuttosto, vorrei parlare di pedofilia, della prostituzione minorile. Come ha fatto oggi il ministro dell'Interno Giuliano Amato".

Antonino D'Anna

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