martedì 27 novembre 2007

Le manette su un pezzo di Cielo

Martedí 27.11.2007 16:11


L’arresto di un sacerdote è sempre traumatico. Come tutti gli arresti, certo: ma anche e soprattutto per quel senso di tradimento che si prova nel vedere una persona come il prete portato via tra due carabinieri o poliziotti. Perché, laicizzata o meno quest’epoca che sia, alla figura del religioso attribuiamo qualcosa di importante. È come se queste persone, in virtù di una chiamata venuta da Qualcuno così lontano e così vicino, fossero al di là dell’uomo comune. Le sentiamo, per certi versi, più vicine a Dio. E vederle in manette è come assistere alla caduta di un pezzo di Cielo. Almeno, per chi ci crede. Per chi non ci crede è uno spettacolo desolante. Di preti in manette ne abbiamo visti pochi. Il vicedirettore del Seminario di Brescia è forse il primo ad essere ritratto in questo modo. Se le accuse contro di lui, di violenza sessuale su un ragazzino di appena 14 anni, fossero vere, ci sarebbe poco altro da aggiungere. Sarebbe venuto meno qualcosa di sacro che spinge tutti a vedere nel prete una figura per nulla losca e pronta a farsi in quattro per tutti. Se ad abusare di un bambino è un sacerdote incaricato di amare come un padre quei ragazzi che liberamente hanno scelto di abbracciare Cristo e il suo messaggio, incluse le dure parole su chi “scandalizza i bambini” (“Meglio sarebbe per lui che non fosse mai nato”), allora è ancora più grave. Perché viziare una giovane pianta, con una crescita fisica, psichica e spirituale in formazione con l’abuso sessuale è qualcosa che non ammette giustificazioni. Domani quel bimbo abusato potrebbe diventare, a sua volta, un prete che abusa di altri bambini. Ma se il sacerdote fosse invece innocente, sarebbe l’ennesimo colpo – involontario? – all’immagine ed alla missione della Chiesa. Perché dopo i flash dei fotografi e l’Alfa Romeo che puntualmente schizza via a sirene spiegate, subentra il silenzio della presunta macchia. Che però, se si è innocenti, non sempre scompare con lo stesso clamore con cui si è manifestata. Non è la prima volta che sacerdoti accusati di abusi sessuali poi rivelatisi inesistenti abbiano scelto di suicidarsi per la vergogna. La Chiesa cattolica ha il coraggio di affrontare la piaga degli abusi sessuali da parte del proprio clero. Non ha prigioni, ma norme di diritto canonico da applicare. Per il resto, in Italia oggi i vescovi attendono sempre il giudizio della magistratura per poi procedere all’irrogazione di eventuali pene canoniche.

Parlando con Affari, il cardinale Ersilio Tonini è stato chiaro: se affido mio figlio ad un sacerdote, devo poterlo fare nella massima sicurezza. E parlando dei preti che abusano di bambini, aveva detto: sono figli di una pietà empia. Non si possono consacrare delle persone nella speranza che tanto un giorno riusciranno a modificare appetiti sessuali o tendenze di vario genere. Non si possono usare finte tolleranze con chi violenta un bambino. Peggio ancora se dentro, da prete, porta una promessa di gioia e non il sozzo della violenza.

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