martedì 13 novembre 2007

Parabita: parla la difesa


Giovedì, 08 Novembre 2007 - 10:00
(fonte: Il Gallo: Il Giornale del Salento)

L'avvocato Luigi Corvaglia è il legale difensore di Anna Simona D’Aquino, l'omicida della maestra d'asilo Jole Provenzano.

L'avv. Corvaglia ci tiene innanzitutto a sgombrare il campo da ogni sorta di equivoco che possa essere scaturito “da antipatiche inesattezze lette su alcuni organi di informazione, peraltro nazionali, e che comunque poi sono state correttamente rivisitate”. E le elenca: “Beh, la primissima notizia aveva addirittura la caratteristica del passionale, visto che si diceva che la signora D’Aquino avesse ammazzato l’amante di suo marito. Poi, che la signora D’Aquino assumesse psicofarmaci e che fosse in cura presso il Cim (Centro di Igiene Mentale, Ndr). Tutto assolutamente falso!”. L’8 novembre l’interrogatorio da parte del Gip Vincenzo Scardia ad Anna Simona D’Aquino. “Che dire, è una persona che in queste ore si sta rendendo conto di quello che ha fatto”, racconta l’avv. Corvaglia, il quale poi, ma stavolta da padre di famiglia più che da professionista, spiega il gesto dell’omicida “come un raptus di follia dovuto al suo precario stato d’animo venutosi a creare dopo aver ricevuto le confidenze dal proprio bambino (le avrebbe raccontato che Luigi Compagnoni, marito della vittima, rimasto ferito, lo molestava durante il doposcuola; il 9 novembre l’interrogatorio del piccolo, alla presenza degli psicologi, Ndr). Un brutto colpo per la mia assistita, anzi un doppio tremendo colpo: l’enorme dolore per quanto capitato al figlioletto ed il profondo senso di delusione in quanto era stata proprio lei a portarlo in quella casa”. Si dice che le due famiglie fossero amiche? “Non è vero, la frequentazione era limitata al fatto che il bambino andasse a studiare con la signora Iolanda Provenzano”. Le reazioni dell’opinione pubblica? “Al di là della gravita del gesto che ha compiuto, c’è nei confronti della mia assistita grande solidarietà in relazione ai motivi che l’hanno spinta a fare questo”. Però, moltissima gente sostiene anche che siano assurde le voci in riferimento ad abusi sessuali che potrebbe aver commesso il Compagnoni. “Dico solo che generalmente si è convinti di conoscere a fondo il vicino di casa”. Quale la strategia difensiva? “Intanto attendiamo gli accertamenti, poi vedremo di studiare l’iter per la libertà della mia assistita. Ho in animo di chiedere anche una consulenza psichiatrica per stabilire se nel momento in cui ha consumato il reato fosse nel pieno delle sue facoltà mentale, quindi se lo stato d’ira abbia potuto o meno alterarne le capacità intellettive”. Corrisponde al vero il particolare che la signora D’Aquino avesse sorseggiato dell’whisky prima di recarsi a Parabita? “Sì, ma attenzione: non per farsi coraggio per andare ad ammazzare, bensì per affogare il suo dolore per le confidenze del bambino, per essere rimasta delusa da questa coppia e per l’incapacità di affrontare e risolvere in breve i problemi del figlio, che da giorni ormai si dimostrava frustrato e, piangendo, si rinchiudeva in camera senza parlare e mangiare. Poi, forse, anche lo stato determinato dall’uso dell’alcol potrebbe averla aiutata a compiere l’insano gesto”. Sempre a livello di strategie, punterà sull’accertamento se in quella casa vi possano essere stati altri casi? “Senza dubbio, e comunque questo lo sta già facendo la Procura. E’ un fattore fondamentale”. Così come l’autopsia sul corpo della vittima, la signora Jole Provenzano (l’8 novembre nell’obitorio del “Fazzi” di Lecce), per stabilire se sia morta per le coltellate inferte dalla D’Aquino oppure per aver sbattuto la testa sui gradini della scala dove è precipitata a seguito del corpo a corpo. “Anche questo accertamento avrà la sua importante per la dinamica processuale”, conferma e conclude l’avv. Luigi Corvaglia, “e per quella che sarà la nostra condotta difensiva”.

Federico Scarascia

Il Fatto

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