sabato 31 maggio 2008

Arrestato "amico di famiglia" per abusi su una bambina


Siracusa - Era il classico "amico di famiglia" che proprio grazie a questo stretto rapporto era riuscito più volte a farsi affidare la figlia di dieci anni da una coppia di amici. La piccola avrebbe invece subito abusi sessuali da parte dell’uomo, arrestato adesso dai carabinieri con l’accusa di violenza sessuale. Dalle indagini è emerso inoltre che il pedofilo avrebbe intrattenuto una relazione sessuale con un’altra ragazzina, oggi tredicenne.
Secondo gli investigatori l’uomo, R. M., di 50 anni, avrebbe ammesso le proprie responsabilità dopo essere stato fermato su disposizione del sostituto procuratore della Repubblica di Siracusa Antonio Nicastro. L’inchiesta dei carabinieri della Tenenza di Floridia ha preso le mosse dalla denuncia presentata dai genitori della bambina, dopo che quest’ultima aveva confidato gli abusi subiti dall’amico di famiglia.
Le intercettazioni telefoniche disposte nei confronti dell’uomo hanno consentito inoltre di accertare che quest’ultimo da circa tre anni intratteneva una relazione con un’altra minore, oggi tredicenne, con la quale ha avuto sin dall’inizio rapporti sessuali.

30 maggio 2008 Il Giornale

Violenza sessuale sulla figlia, confermata la condanna a 9 anni e mezzo

La Corte di Appello di Campobasso, presieduta dalla dott.ssa Iesulauro, ha integralmente confermato la sentenza emessa nel marzo 2003 con la quale un uomo residente in Termoli è stato condannato alla pena detentiva di nove anni e mezzo di reclusione per aver commesso abusi sessuali sulla figlia all'epoca dei fatti minorenne.

La vicenda aveva preso le mosse dalla denuncia presentata dalla minore, per il tramite dei servizi sociali, con la quale si rappresentavano atti di violenza subiti per oltre tre anni tra le mura domestiche e la gravità della vicenda aveva dato luogo alla più rigida sentenza di condanna pronunciata dal Tribunale frentano.
La parte offesa, costituitasi parte civile e difesa dall'Avv. Laura Carfagnini, ha ottenuto la conferma della sentenza di 1° grado di condanna a fronte della richiesta di assoluzione formulata dall'Avv. Luigi Greco per conto dell'imputato.
28 maggio 2008 Altromolise

giovedì 29 maggio 2008

Arrestato a Palermo il violentatore di una bambina di 10 anni già arrestato per stesso reato



Il pedofilo e' un parente della vittima

Un quarantenne di Palermo e' stato arrestato per violenza sessuale su una bimba che all'epoca dei fatti aveva 10 anni e alla quale e' legato da vincoli di parentela. L'uomo e' stato ammanettato dagli agenti della polizia di Stato della Squadra mobile di Palermo, Sezione specializzata nei reati in danno di minori e reati sessuali, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di violenza sessuale aggravata. Avrebbe, almeno in due occasioni, abusato della piccola che ha raccontato agli investigatori quanto le e' accaduto, intimandole di mantenere il silenzio. Il 40enne era gia' stato arrestato lo scorso anno per violenza sessuale aggravata e lesioni gravi nei confronti di un'altra minore anche in quel caso di pochi anni.

SARDEGNA/ SASSARI,ABUSI SESSUALI SU COMPAGNO RITARDATO:2 ARRESTI

I fatti avvenuti 4 anni fa a scuola, ripresi con il cellulare

Roma, 29 mag. (Apcom) - Avevano costretto sotto minaccia e con la forza un loro compagno di classe, affetto da un deficit cognitivo, a subire atti sessuali: per questo gli agenti della Squadra Mobile di Sassari hanno arrestato con l'accusa di violenza sessuale due 22enni del posto, C.P. e U.A. Le violenze nei confronti della vittima avvenivano con cadenza settimanale e si sono consumate negli spogliatoi dell'Istituto Ipia nell'anno scolastico 2003/2004, quando i due arrestati erano minorenni. In qualche occasione, gli abusi sono stati filmati con un telefono cellulare munito di fotocamera e mostrati ad altri compagni di classe.

Violenza sessuale: Don Mauro Stefanoni condannato a otto anni di reclusione


otto anni al prete pedofilo di Laglio

Don Mauro abusava di un ragazzino, all'epoca dei fatti minorenne. Il giovane lo denuncia. Lui si dice innocente ma i siti e le chat frequentate dicono il contrario

Don Mauro Stefanoni abusava di un ragazzino che all'epoca dei fatti era minorenne. Nel 2004 il giovane, un parrocchiano affetto da una lieve disabilità, lo denuncia. Il prete, ex parroco di Laglio, viene accusato di violenza sessuale. Oggi la condanna del tribunale di Como: otto anni di reclusione.
Il prete, che oggi non era presente in aula per la sentenza finale, si è sempre dichiarato innocente. Ma secondo i fatti ricostruiti in aula dal pm, appare il contrario: "La videocassetta omopornografica trovata nella casa parrocchiale, la tipologia dei film acquistati sulla tv via satellite, i siti internet navigati, le chat line frequentate, i soprannomi utilizzati per farlo e i rapporti intrattenuti con un suo ex parrocchiano di Ponte Tresa costituiscono una cornice perfetta per il quadro dipinto dalla vittima".
A dar risalto alla vicenda è pure la notizia emersa poco tempo fa della "soffiata" che monsignor Alessandro Maggiolini, all'epoca dei fatti vescovo emerito di Como, fece a don Mauro Stefanoni nel 2004 per riferirgli dell'indagine in corso nei suoi confronti. Al Corriere della Sera, l'ex vescovo ha negato di aver ostacolato le indagini. “Come avrei potuto - si chiede monsignor Maggiolioni - visto che intervenni solo quando il fatto era ormai risaputo?”. Termina l'ex vescovo: "Se poi sono stati commessi abusi sessuali, è un fatto gravissimo. Lo è per una persona laica, figuriamoci per un religioso".
Dopo tre ore di dibattimento, è giunta la sentenza: otto anni e risarcimento alle parti civili per un totale di 180'000 euro (120.000 al ragazzo, 30 mila ciascuno ai due genitori).

Pedofilia: adescava le bambine dello scuolabus

PEDOFILIA NEL MIRINO

Mario Bertoldi
Cinquantenne patteggia: tre anni per violenza e molestie al cellulare
Lo scorso anno l’uomo era stato arrestato
Per un caso è stato accusato anche di sequestro di persona

BOLZANO. Tesido, in val Pusteria, è un paese di mille anime ma Walter Peter Totmoser di 53 anni è riuscito a colpire indisturbato per sette anni prima di finire in manette e poi davanti ad un magistrato. E’ una storia quasi incredibile quella che è stata ricostruitra ieri davanti al giudice dell’udienza preliminare Carla Scheidle. L’imputato, accusato di atti di pedofilia (che in un caso sono sfociati anche in sequestro di persona) ha patteggiato 3 anni e 3 mesi.Nonostante in paese si mormorasse da tempo delle inclinazioni maniacali dell’imputato, c’è voluto del tempo perchè la magistratura decidesse di intervenire. Fu l’episodio più grave ad incastrare Walter Peter Totmoser che pare avesse l’abitudine di scegliere le proprie vittime alla fermata dello scolabus di Tesido. L’obbiettivo era sempre uno solo: addocchiare e riuscire ad instaurare un contatto con alcune delle bambine o ragazzine che rientravano a casa dopo una mattinata trascorsa a scuola. In un caso l’imputato non sarebbe riuscito a controllare i propri bassi istinti al punto da arrivare a costringere una dodicenne a seguirlo sotto la minaccia di un coltello. La bambina, notevolmente impaurita, accettò e una volta nella sua abitazione venne denudata e costretta a subire palpeggiamenti e a toccare l’uomo nelle parti intime.Per tentare di convincere la piccola a non raccontare a nessuno quanto accaduto, il pedofilo decise in primo luogo di minacciare la piccola di pesanti ritorsioni, regalandole poi un «memory stick» (cioè una cosiddetta chiavetta salva memoria) per computer. Fu la madre della piccola a trovare la chiavetta facendo il bucato. Dato che la bambina non aveva mai posseduto un computer la madre chiese spiegazioni alla figlioletta la quale scoppiò in lacrime raccontado cosa le fosse accaduto. La denuncia dettagliata sporta ai carabinieri fece finalmente emergere il caso e fu così che altri episodi (in un primo tempo sottovalutati in paese) vennero a galla. L’uomo venne arrestato su ordine di custodia cautelare. Ieri Walter Peter Totmoser ha chiesto e ottenuto di chiudere la vicenda direttamente in sede preliminare con un patteggiamento a tre anni e tre mesi di reclusione. La condanna è stata limitata, sotto il profilo della quantificazione, per effetto degli sconti previsti dal codice per il rito scelto. Il conto finale presentato dalla giustizia è risultato decisamente soft nonostante l’uomo sia stato chiamato a rispondere di due episodi di violenza sessuale (in un caso con sequestro di persona) e altri sei episodi di molestie. E’ emerso infatti che l’uomo riusciva spesso ad ottenere dalle ragazzine il numero di telefono cellulare con cui poi iniziare una martellante azione di pressione psicologica a contenuto osceno. (29 maggio 2008)

Baby squillo, processo a Franco Livraga: incidente probatorio per la vittima

Si è chiuso dopo quattro ore l' incidente probatorio voluto dalla Procura di Parma per cristallizzare alcune accuse nei confronti di Franco Livraga Pilizzotti, l'idraulico parmigiano di 61 anni finito in carcere a settembre con l'accusa di aver messo in piedi un giro di baby-squillo nella città emiliana.Di fronte al Gip Pietro Rogato, uno dei clienti e una delle ragazze che accusano l'idraulico di essere state sfruttate, violentate e drogate. La ragazza, che figura anche tra gli indagati dell'inchiesta per favoreggiamento, ha dichiarato di essere stata letteralmente ''imbottita di droga'' e di aver accondisceso alle richieste dell'idraulico per anni perche', in qualche modo, innamorata del principale indagato. Nel dire questo, la ragazza - che aveva 16 anni all'epoca del primo rapporto con l'imputato - ha aggiunto che ''attualmente non prova piu' niente'' per l'uomo che, secondo l'accusa, l'avrebbe costretta a prostituirsi. A questa affermazione Franco Livraga ha dato in escandescenze in aula e si è messo ad urlare in preda ad una crisi di gelosia. ''Voglio tornare in carcere'', ha detto Livraga al colmo della crisi. L'episodio è stato riportato dai legali dell'indagato e confermato dalle altre parti presenti nel corso dell'incidente probatorio. Secondo la difesa di Livraga, dopo aver assistito alla sfuriata la ragazza avrebbe parzialmente corretto la propria dichiarazione d' indifferenza. Livraga è accusato di una ventina di imputazioni che vanno dalla violenza sessuale individuale e di gruppo, anche nei confronti di ragazze minori, allo sfruttamento della prostituzione, dalla cessione di stupefacenti alla produzione e detenzione di materiale pedopornografico. Quindici le persone indagate a diverso titolo (per la maggior parte clienti del giro messo in piedi da Livraga) nell'inchiesta condotta dalla Pm Lucia Russo.
(La Repubblica Parma 29 maggio 2008)

martedì 27 maggio 2008

Save The Children:in Italia un minore su quattro è a rischio povertà


Un minore su quattro in Italia è a rischio povertà. E’ quanto emerge dal Rapporto su “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia”, redatto dalle 73 organizzazioni del gruppo Crc coordinato da Save the Children e presentato oggi alla vigilia dell’anniversario della ratifica della Convenzione Onu da parte dell’Italia, avvenuta il 27 maggio 1991. Secondo il dossier circa 900mila giovani abbandonano prematuramente gli studi e permangono, anche se sommersi, fenomeni di sfruttamento e abuso, quali lavoro minorile, prostituzione e pedo-pornografia on line. Ma che cosa si intende nel rapporto quando si evidenzia che il 24% dei minori in Italia è a rischio povertà? Paolo Ondarza lo ha chiesto ad Arianna Salvini, coordinatrice del gruppo Crc .

Bruxelles ai paesi europei: strategia comune a difesa dei minori scomparsi


Bruxelles ai paesi europei: strategia comune a difesa dei minori scomparsi
Non dimenticare i più deboli. Bruxelles torna a chiedere ai paesi europei di armonizzare i sistemi di allerta nei casi di minori scomparsi. I Ventisette hanno adottato un numero telefonico comune, 116mila, ma per ora solo una minoranza di stati l'ha messo in funzione.Francis Jacob, presidente di Missing Children Europe, auspica interventi più decisi: "Il mio messaggio è che in un'Europa senza frontiere, dove Internet è ovunque e dove è possibile spostarsi liberamente e velocemente tra uno stato e l'altro, la piaga del sequestro di minori e degli abusi a cui sono sogetti richiede ora più che mai un approccio a livello europeo. Servono fatti, non parole".I sistemi di allerta, dove sono stati resi operativi, permettono di inviare segnalazioni rapide su autostrade, stazioni, radio e tv: un aiuto che può rivelarsi determinante per ritrovare un minore poche ore dopo la sua scomparsa.
Euro news 26 maggio 2008

Lecce: violenza sessuale condannati padre, madre e amico



I giudici della prima sezione del Tribunale di Lecce hanno condannato i componenti della cosiddetta “banda degli orchi” e, dopo una camera di consiglio protrattasi fino a tarda sera, hanno inflitto pene esemplari per il padre, la madre e l’amico di famiglia, colpevoli di aver violentato, percosso e fatto prostituire con dieci conoscenti, le loro figlie di nove e dieci anni nell’arco di otto anni. Teatro della vicenda un paesino del Salento. Al padre e all’amico è stata inflitta il massimo della pena, 21 anni di carcere a testa, mentre la madre, colpevole di non aver fatto nulla per impedire le violenze sulle figlie, è stata condannata a 18 anni. Le figlie, affidate legalmente all’avvocato Maria Grazia Maraschi, stanno seguendo un programma di recupero. I reati contestati sono: per il padre, violenza sessuale, favoreggiamento della prostituzione e maltrattamenti in famiglia. La madre è accusata di omissione colposa, perché non avrebbe impedito che le figlie divenissero merce di scambio. L’amico avrebbe avuto una relazione con la madre delle bambine e nel contempo avrebbe approfittato di tutte e due le figlie con il consenso del padre. Questa orribile storia è emersa nel 2006 . La vendita delle bambine consentiva all’uomo di comprare alcolici, sigarette e di pagare i debiti di gioco. Purtroppo, i legali delle tre persone condannate hanno fatto sapere di voler ricorrere in appello…Forse sperano che qualche “circostanza attenuante” sfuggita ai giudici di primo grado, possa diminuire di qualche anno la pena?

Cuneo: violenta minorenne, arrestato. Si cercano altre vittime

CUNEO - Violenza sessuale continuata su una minorenne. Con quest'accusa un trentaduenne di Savigliano è stato arrestato e rinchiuso nel carcere Morandi di Saluzzo. La Procura della Repubblica ritiene che l'indagato "sia responsabile di altri episodi di molestie ai danni di giovani donne di Savigliano e dei centri vicini" e quindi invita "eventuali altre vittime di simili episodi a mettersi in contatto con i carabinieri o la polizia municipale di Saviglianò'. (Agr)
26 maggio 2008 Agi

venerdì 23 maggio 2008

Lucca, 23 indagati per un anno di abusi su una ragazzina di 14 anni

Inizialmente la Procura aveva puntato l'attenzione su 80 giovani della zona
14enne violentata dal branco per un anno

Gli stupri di gruppo sono avvenuti in provincia di Lucca. Adesso ci sono 23 ragazzi indagati
LUCCA - La Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Firenze ha sottoposto a indagine 23 ragazzi, tra cui alcuni maggiorenni, che per un anno, tra il 2003 e il 2004, avrebbero abusato sessualmente di una ragazzina non ancora 14enne; violenze che sarebbero proseguite anche dopo il compimento dei 14 anni da parte della vittima. Lo scrive oggi l'edizione fiorentina de «La Repubblica». In origine la Procura aveva sospettato di violenza sessuale sulla ragazzina ben 80 giovanissimi.
LE INDAGINI - La violenza da parte del branco sarebbe stata compiuta in una localitá della provincia di Lucca. L'inchiesta è partita quando, nella notte di Pasqua del 2004, i carabinieri hanno trovato la 14enne seminuda in un'automobile, con quattro adolescenti. La piccola vittima scrive una lettera alla madre, che denuncia i fatti, dando il via alle indagini. E così emergono dieci mesi di abusi.
QUINDICI EPISODI - In almeno quindici episodi, la giovane sarebbe stata violentata da cinque-sei coetanei alla volta. In occasione del primo stupro di gruppo, i ragazzi l'hanno filmata e hanno utilizzato il video per ricattarla nei mesi seguenti. Ai carabinieri, la maggiorparte degli indagati avrebbero risposto che la 14enne era consenziente.
Corriere della Sera 20 maggio 2008

giovedì 22 maggio 2008

Ascoli Piceno,Polizia Municipale:nuovo servizio anticrimine diretto ai minori

Ascoli Piceno Il Servizio per i Minori, di supporto alle attività della Polizia Municipale, sarà caratterizzata anche da funzioni di prevenzione della devianza, di educazione alla legalità e protezione dei minori. La direzione è affidata al dr. Nello Giordani.
L'Amministrazione comunale di Ascoli Piceno ha istituito un nuovo, innovativo, Servizio presso il Settore della Polizia Municipale.Si tratta del Servizio per i Minori, quale unità specialistica di supporto alle attività della Polizia Municipale, ma caratterizzata anche da funzioni più ampie di prevenzione della devianza, di educazione alla legalità e protezione dei minori, affidandone la direzione al dr. Nello Giordani, sociologo e criminologo clinico, ex Giudice onorario minorile, già coordinatore delle Attività per l'Infanzia presso il Comune di Ascoli.Il Servizio è stato attivato nel quadro delle politiche volte a garantire una maggiore sicurezza e, pertanto, una migliore qualità della vita, attraverso il potenziamento e qualificazione dei servizi della vigilanza urbana. Si è voluto, in particolare, istituire una unità specialistica che si occupi della tutela delle fasce più esposte e più deboli della cittadinanza. Non dimentichiamo che in anni recenti si sono registrati cambiamenti nelle forme di delinquenza giovanile ed un rilevante incremento di comportamenti irregolari, sia di devianza comune di giovani minori e sia di maltrattamento ed abusi verso i minorenni, oltre ai fenomeni di immigrazione, spesso irregolari, che hanno portato nuove forme di microcriminalità ed anche di sfruttamento minorile."Da anni - ha commentato l'assessore alla Pubblica Istruzione, Gianni Silvestri - la problematica minorile è in primo piano. I problemi minorili vanno affrontati adeguatamente e concretamente: dai fenomeni dell'abuso alcolico alle tossicodipendenze, dai maltrattamenti fisici e psicologici agli abusi sessuali, dalla microcriminalità e vandalismo al bullismo ed ancora i fenomeni di fanatismo e violenza negli stadi. Il Comune, quindi, come Ente principale per le politiche locali, deve avviare interventi mirati, privilegiando azioni preventive ed educative, attraverso azioni progettuali in collegamento con gli altri servizi minorili esistenti".Il Servizio Minori della Polizia Municipale, si configura come servizio anticrimine e svolge compiti volti alla prevenzione e al controllo della delinquenza, al fine di garantire una maggiore sicurezza urbana e contribuire a migliorare la qualità della vita cittadina. Tale servizio costituisce una unità specialistica di supporto alle attività della Polizia Municipale, ma caratterizzata anche da funzioni più ampie e qualificate di prevenzione della devianza giovanile, di educazione alla legalità e di protezione dei minori, di studi e ricerche scientifiche sui fenomeni inerenti le tematiche sicurezza sociale .L'assessore alla Polizia Municipale, Giulio Natali ha posto in rilievo come "il problema di una maggiore e migliore sicurezza urbana è un tema oggi molto sentito.

Il problema della sicurezza sociale è un bene primario, indefettibile, irrinunciabile ma la sicurezza non va intesa come repressione, bensì come controllo sociale efficace per garantire una migliore qualità di vita urbana. E' un argomento - ha proseguito l'assessore Natali - che il nostro Comune sta affrontando in più direzioni, anche attraverso la concretizzazione dei proposti contenuti nel "Protocollo d'Intesa per la sicurezza" stipulato con la Prefettura del 2003, nel quale ci impegnavamo, attraverso la Polizia Municipale, a promuovere molteplici azioni in direzione sia dell'educazione alla legalità che di prevenzione e controllo della devianza minorile». Tra i compiti e le funzioni del servizio minori: intervento diretto nelle situazione di emergenza e nelle azioni delittuose; monitoraggio costante dei fenomeni di violenza (violenza privata, reati giovanili, abusi, sfruttamento sessuale di minori, spaccio e intossicazioni voluttuarie, maltrattamenti familiari, pedofilia); studi e ricerche scientifiche dei fenomeni criminosi locali, e rilievo degli indicatori per la qualità della vita urbana. Ed ancora analisi ed elaborazioni statistiche sulle violazioni più diffuse (da quelle automobilistiche alle sanzioni amministrative ai reati più gravi), progettazione e implementazione di attività di educazione alla legalità, nonché di informazione e sensibilizzazione per migliorare il rapporto con la popolazione, programmazione di piani di prevenzione dalla criminalità minorile per migliorare la qualità della vita cittadina e l'organizzazione di corsi di aggiornamento per il personale di Polizia Municipale."Il Servizio - ha detto il sociologo Nello Giordani - si occuperà di minori autori e vittime di reato, pertanto di maltrattamenti e abusi subiti ma anche agiti dal minore verso altri, comportamenti frutto della crescente all'aggressività giovanile. Penso anche alle E-generation, così chiamate dalla Comunità europea per indicare le "generazioni elettroniche", ai "bambini monitor" per cui lo schermo (play station, telefonini, computer) diviene un secondo compagno di giochi nelle solitudini di casa ed allora i disagi giovanili prendono forme nuove e più eclatanti perché siamo di fronte ad un'opera di diseducazione culturale da parte dei media di massa e di talune agenzie di socializzazione".
21/05/2008

CASSAZIONE: SE MINORE FILMA STUPRO COMPIE VIOLENZA GRUPPO

Riprendere uno stupro con un telefonino rientra nel reato di violenza sessuale di gruppo. Lo sottolinea la Cassazione, confermando la misura cautelare della permanenza in casa disposta nei confronti di 5 minorenni dal tribunale del Riesame per i minorenni de L'Aquila. I giovani risultavano indagati perche', nel febbraio 2006, avevano costretto una ragazza di 14 anni ad avere rapporti sessuali con uno di loro, minacciando di divulgare il video, realizzato con un telefono cellulare, in cui si mostravano gli amplessi che la giovane aveva avuto con loro in precedenza. Il Riesame aveva disposto la misura cautelare, richiesta dalla Procura ma respinta dal gip, ritenendo che la ragazza aveva avuto tali rapporti "non liberamente ma solo per effetto della minaccia di diffusione del video". La Suprema Corte (terza sezione penale, sentenza n.20551) ha confermato la misura cautelare, ricordando che "nell'ordinanza impugnata si osserva che non solo tutti gli imputati parteciparono all'episodio della notte del 26 febbraio, ma tutti insieme usarono le immagini di quell'episodio filmate con il cellulare per ricattare la ragazza". L'argomento decisivo per supportare l'affermazione di un'avvenuta violenza di gruppo, spiegano ancora i giudici "e' fornito dalla circostanza incontestata che nel momento in cui gli abusi sessuali si consumavano gli altri stazionavano nei pressi". Esclusa "l'ipotesi, neppure adombrata dai diretti interessati, del voyeurismo - aggiunge la Cassazione - e' agevole concludere, in consonanza con il ragionamento del tribunale, che quella presenza non potesse che rafforzare la determinazione del compartecipe che materialmente compiva l'atto sessuale", nonche' "intensificare la coazione gia' esercitata sulla volonta' della vittima delle precedenti minacce".
La REPUBBLICA 22 MAGGIO 2008

mercoledì 21 maggio 2008

Fermate chi arma la mano dei bambini


“Mi hanno dato una pistola e mi hanno detto: andiamo a combattere i tutsi, perché sono nostri nemici e dobbiamo ucciderne il più possibile”. Un quattordicenne racconta così il suo arruolamento nel movimento hutu delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (Fdlr). A guidarlo sono alcuni responsabili del genocidio che ha sconvolto il piccolo paese africano nel 1994 e che ora, dalla vicina Repubblica democratica del Congo, stanno preparando la vendetta contro il governo a maggioranza tutsi di Kigali. Attaccando e saccheggiando, nel frattempo, i villaggi dell’est del Congo. Lo fanno servendosi anche di piccoli profughi e orfani che in molti casi non hanno mai vissuto in Ruanda e vengono semplicemente educati a odiare tutti quelli che appartengono a una diversa etnia. Questi giovanissimi vengono usati, denuncia il nuovo Rapporto globale sui bambini soldato, negli scontri contro le milizie fedeli al comandante congolese e tutsi Laurent Nkunda. Che a loro volta compiono raid nei campi profughi del Ruanda per convincere altri ragazzini, dietro la promessa di un lavoro e di qualche spicciolo, a rientrare nel Kivu (in Congo) devastato dalla guerra e imbracciare le armi.
Decine di migliaia di bambini soldato nel mondo. Secondo la Coalizione “Stop all’uso dei bambini soldato”, che comprende numerose associazioni internazionali e dieci italiane tra le quali Save the Children e Amnesty International Italia, Intersos, Coopi, Alisei, e Telefono Azzurro (rapporto completo e lista delle associazioni su bambinisoldato.it), sono ancora decine di migliaia i bambini che restano nelle file di gruppi armati non governativi in almeno 24 nazioni. E questo nonostante il numero dei conflitti nei quali erano coinvolti sia passato dai 27 del 2004 ai 17 della fine del 2007. Più limitati i progressi sul fronte dei governi che arruolano minorenni, scesi dai 10 del 2004 ai 9 di fine 2007.
Myanmar, Iraq, Ciad, Israele… Il Myanmar (ex Birmania), denuncia il rapporto, si conferma il paese che da più tempo e su più ampia scala si avvale di bambini, alcuni di soli 11 anni, integrati soprattutto nelle truppe governative anti sommossa impegnate contro una serie di gruppi etnici armati. Ragazzini vengono impiegati dagli eserciti di Ciad, Repubblica democratica del Congo, Somalia, Sudan, Uganda e Yemen, ma un’associazione israeliana che si occupa di diritti umani nei territori occupati ha denunciato l’utilizzo da parte delle forze armate di Tel Aviv di ragazzini palestinesi come scudi umani, mentre enorme scalpore ha anche suscitato la decisione della Gran Bretagna di schierare, sebbene per poco tempo, alcuni minorenni tra i soldati impegnati in Iraq.
“Ideali perché non si lamentano”. Come ha dichiarato senza alcuna vergogna a Human Rights Watch un ufficiale dell’esercito nazionale ciadiano “i bambini soldato sono ideali perché non si lamentano, non si aspettano di essere pagati e se dici loro di uccidere, loro uccidono”. Spesso sotto l’effetto di droga o alcol. Numerosi eserciti regolari ricorrono ai bambini come spie e informatori, mentre i piccoli associati a gruppi paramilitari catturati dai governi subiscono maltrattamenti e torture nelle carceri del Burundi, dell’Afghanistan e del Myanmar, ma anche, sottolinea il rapporto in quelle di Israele e Stati Uniti, in particolare Guantanamo.
Proprio le milizie “rappresentano la sfida maggiore” secondo Fosca Nomis, portavoce della Coalizione italiana “Stop all’uso dei bambini soldato”. “Molti di questi gruppi armati non attribuiscono alcun valore agli standard internazionali e il bisogno di crescere e rafforzare i propri contingenti prevale su ogni altra considerazione, prima fra tutte la tutela e la protezione dei bimbi”. In Afghanistan, Pakistan, Iraq e territori occupati adolescenti sono stati perfino impiegati in attacchi suicidi. Troppo scarsi, osserva la Coalizione, i successi ottenuti dai programmi di disarmo, smobilitazione e reinserimento (Ddr), pensati per gli adulti ed estesi nel 1997 anche ai bambini: mancano i finanziamenti e un supporto di lungo periodo per gli ex bambini soldati, che per superare le atrocità vissute e commesse hanno bisogno di moltissimo tempo.


Bambine soldato. Le più penalizzate sono le bambine, spesso ridotte al rango di schiave, vittime di abusi e violenze sessuali e costrette a volte a fare le mogli dei soldati. Come Ester, 14 anni che adesso è ospite del campo di Gusco in Uganda, sostenuto da Save The Children. A causa della guerra nel nord del paese i sistema sanitario e scolastico sono collassati costringendo un milione di bambini a vivere nei campi per sfollati: in uno di questi Ester è stata rapita in pieno giorno e costretta a lavorare per i ribelli. È stata fortunata, dopo due mesi ha potuto scappare e ora sogna soltanto di tornare a scuola. La maggior parte delle bambine soldato, rivela il Rapporto globale, non viene identificata e registrata nei programmi ufficiali di smobilitazione, a cui si stima accedano a malapena il 15 per cento delle vittime. Le altre tentano un difficile ritorno in famiglia, o nella comunità di origine con tutto il peso dei problemi medici (molte sono affette da malattie sessualmente trasmissibili), psicologici, ed economici, con figli nati dalla violenza di cui prendersi cura, tra i pregiudizi e le ostilità della gente. L’unico modo per impedire che ci siano ancora bambini costretti a combattere secondo il rapporto è eliminare le possibilità di reclutamento. A partire dalla scuola: spesso nei paesi più poveri e mal governati diventa più un luogo di arruolamento che un posto dove si educano i più piccoli. Ma nel rapporto, sul banco degli imputati, finiscono tutti: persino il nostro Paese che, contrariamente agli standard sui diritti umani, non ha mai riconosciuto - denuncia Amnesty nel 2006 - asilo politico ai bambini soldato probabilmente sbarcati sulle coste italiane. La stessa mancanza di procedure trasparenti nel decidere le detenzioni temporanee nei Cpt ha spesso impedito una chiara identificazione dei molti minorenni che ogni anno, fuggendo dalla fame e dalle guerre, arrivano in Italia su mezzi di fortuna.

Processo al cantante R.Kelly per sesso con minorenne



di Daniele Particelli
Quando c’è di mezzo un personaggio famoso, si sa, le notizie acquistano un peso maggiore sui media nazionali e internazionali. Se a questo aggiungiamo accuse di pornografia minorile le notizie vengono amplificate ulteriormente.
Il caso in questione riguarda il compositore, cantante e produttore americano Robert Kelly, 41 anni, noto ai più per il singolo tormentone “I Believe I Can Fly”, incluso nella colonna sonora del film Space Jam. La storia risale a circa sei anni fa, quando fu spedito al quotidiano Chicago Sun Times un video del cantante mentre faceva sesso con due donne.
Fin qui siamo nella “normalità” dei cosiddetti celebrity sex tape che tanto servono a risollevare carriere ormai in declino, se non fosse che una delle protagoniste del video è ben sotto la soglia della maggiore età, così il video finisce nelle mani della polizia e da lì all’accusa di pornografia minorile il passo è breve.
L’opinione pubblica americana si accanisce contro il cantante, che in passato l’aveva già scossa sposando la baby cantante Aaliyah, allora 15enne, morta nel 2001 in un incidente aereo. Ad aggravare la già delicata situazione si aggiungono le accuse di abusi su minori rivolte a Kelly da tre donne diciassettenni da lui sedotte e costrette a partecipare ad orge.

Inizia il processo e nel 2005 Kelly viene assolto in primo grado per insufficienza di prove.Ora a distanza di quasi 3 anni continua il processo a R.Kelly. E’ spuntato, infatti, un personaggio chiave, la seconda ragazza del video, pronta a testimoniare per l’accusa che un componente dell’entourage del cantante l’avrebbe pagata per far sparire quella registrazione. La presunta ragazza minorenne, oggi 23enne, salirà invece sul banco dei testimoni della difesa affermando di non essere lei quella del video.
Ovviamente il cantante si dichiara innocente e afferma di essere stato incastrato da qualcuno che voleva stroncare la sua carriera, ma il processo è ancora in corso e se le accuse dovessero risultare fondate, R.Kelly rischia fino a 15 anni di prigione.
Vero o no, la sua carriera è ben lontana dal tornare in carreggiata e la sua immagine ne uscirà comunque fortemente danneggiata. Non ci resta che attendere gli sviluppi e sperare che sia fatta giustizia. Nel bene o nel male.

Crime blog 20 maggio 2008

Pedofilia: La Monica esce di cella, è ai domiciliari



Il gip Beretti accoglie l’istanza della difesa Il 35enne era in carcere da due mesi
di Tiziano Soresina

Il maestro di teatro Pino La Monica - accusato di pedofilia da 11 sue ex allieve - è stato scarcerato ieri pomeriggio. Ha lasciato la cella di Modena, dov'era rinchiuso da due mesi, e ora attenderà la fine delle indagini agli arresti domiciliari nell'abitazione di famiglia, a San Bartolomeo. La misura restrittiva più «soft» è stata decisa dal gip Cristina Beretti che ha accolto l'istanza presentata dai due legali dell'insegnante-attore, cioè gli avvocati Vainer Burani e Mario Di Frenna. Non si conoscono ancora le motivazioni che stanno alla base del provvedimento emesso dal gip Beretti.Nell'istanza - depositata sabato alla cancelleria del gip - i due difensori si sono concentrati in particolare sul pericolo di inquinamento delle prove, cioè sul «rischio» che, a fine marzo, aveva mantenuto in carcere La Monica.Per la difesa questo pericolo non sussiste più in quanto le dieci ragazzine che accusano il 35enne sono già state sentite in forma protetta tramite altrettanti incidenti probatori (quindi con validità di prova in un futuro processo).Ma non solo, perché sempre la difesa ha sostenuto nell'istanza che l'inquinamento delle prove è ora inesistente visto che sono stati sequestrati i due computer dell'indagato (ma anche quelli del padre e della sorella) e i vestiti del 35enne su cui sono stati fatti degli accertamenti alla luce di quanto esposto nelle denunce dalle ragazzine. «Io non mi opporrei» aveva detto la settimana scorsa l'avvocato Marco Scarpati - che tutela diverse minorenni che hanno presentato denuncia - commentando l'intenzione dei difensori di La Monica di chiedere gli arresti domiciliari per il loro assistito. Invece il sostituto procuratore Maria Rita Pantani - che coordina le indagini - non aveva volouto sbilanciarsi sul parere non vincolante inoltrato al gip: «Vedremo quando avrò l'istanza in mano».Comunque sia, il gip Beretti ha ieri ritenuto più adeguata la misura cautelare degli arresti domiciliari e in serata il maestro di teatro ha potuto riabbracciare i suoi familiari.Venerdì si è chiusa, nell'apposita struttura dell'Ausl, la serie di dieci interrogatori riguardanti le minorenni che accusano di abusi sessuali La Monica (vi è anche un'undicesima denuncia presentata però da una maggiorenne).I casi affrontati riguardano ragazzine di Correggio, di Reggio e di un paese della Val d'Enza. Quanto emerso negli interrogatori protetti confluirà in una perizia.
(Gazzetta di Reggio 20 maggio 2008)





Pedofilia Cambogia: condannato a 10 anni un austriaco



A 10 anni per pedofilia, l'uomo ha 64 anni(ANSA) - PHNOM PENH, 20 MAG - Un tribunale cambogiano ha condannato un austriaco di 64 anni a 10 anni di reclusione per aver abusato sessualmente di due ragazzini.Le vittime avevano 13 e 14 anni. Lo hanno detto il giudice e l'avvocato che hanno partecipato al processo. Olaf Achleitner, di Salisburgo, arrestato nel mese di settembre, ha respinto l'incriminazione e ha accusato la polizia di averlo incastrato. 'Erano in casa mia, ma non ho fatto nulla di male', ha detto. 20 Mag 13:55

martedì 20 maggio 2008

Floridia(Siracusa). Abusi su minori, arrestato finto radiologo


Ancora presunte violenze su bambini

Abusi su minori: un arresto a Siracusa
L'uomo lavorava come segretario ma diceva di avere competenze mediche

Siracusa, 19 mag.- E' stato arrestato a Siracusa Francesco Siringo, 33 anni, con l'accusa di violenza sessuale su minori.

Il Gip ha disposto gli arresti domiciliai dopo una denuncia arrivata a Febbraio. L'uomo lavorava in uno studio di radiologia come segretario e aveva il compito di contattare i pazienti. Millantando capacità terepeutiche convinceca i piccoli pazienti a sottopporsi a sedute di massaggi.

La Voce 19 maggio 2008


Siracusa, 19 mag.- E' stato arrestato a Siracusa Francesco Siringo, 33 anni, con l'accusa di violenza sessuale su minori.

Il Gip ha disposto gli arresti domiciliai dopo una denuncia arrivata a Febbraio. L'uomo lavorava in uno studio di radiologia come segretario e aveva il compito di contattare i pazienti. Millantando capacità terepeutiche convinceca i piccoli pazienti a sottopporsi a sedute di massaggi.




Lavorava come segretario in un studio di radiologia e millantando competenze tecnico mediche offriva a giovani pazienti la sua esperienza, ma in realtà era un tentativo di approccio e avrebbe tentato di abusare di un minorenne. È l'accusa contestata dai carabinieri della tenenza di Floridia a un uomo di 33 anni, F. S., arrestato per violenza e atti sessuali con minorenne in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal Gip di Siracusa, che gli ha concesso gli arresti domiciliari. Le indagini dei militari dell'Arma erano state avviate dopo la denuncia di un minorenne che ha accusato l'uomo di molestie sessuali. Gli accertamenti dei carabinieri, condotti anche con intercettazioni telefoniche, avrebbero evidenziato i comportamenti illegali del sospettato, che frequentava una comunità religiosa di Floridia. Durante una perquisizione nell'abitazione dell'uomo sono stati trovati e sequestrati numerosi Dvd dal contenuto pornografico.

lunedì 19 maggio 2008

Abusi sessuali sulla figlia minorenne - Sette anni a un autotrasportatore



Casale - 19/05/2008


Sette anni 4 mesi di reclusione. È la pena inflitta ieri in Tribunale a un autotrasportatore monferrino accusato di violenza sessuale continuata ai danni della figlia minorenne. L'uomo, che ha 46 anni - di lui non indichiamo né generalità né luogo di residenza per evitare che venga identificata la ragazzina vittima delle violenze - è stato giudicato con rito abbreviato davanti al gup Rosanna La Rosa.

Una vicenda iniziata nel 2004, quando la figlia aveva solo 15 anni, che aveva avuto il suo epilogo nel settembre scorso con l'ordinanza di custodia cautelare che aveva spedito dietro le sbarre il genitore, il quale si è sempre difeso sostenendo che si trattava di una montatura ideata dalla ex moglie: dichiarazioni rese anche davanti al giudice che lo aveva interrogato in carcere a Vercelli, dove si trova tuttora rinchiuso.

Un episodio maturato non in un ambiente di degrado ma in un contesto famigliare apparentemente normale. Stando agli elementi acquisiti dagli inquirenti nel corso delle indagini, l'uomo avrebbe abusato della figlia in modo sistematico, avendo con lei rapporti sessuali completi. Diviso da alcuni anni dalla moglie, l'autotrasportatore, una volta al mese, come da accordi stabiliti dal Tribunale in fase di separazione, passava il fine settimana con i tre figli che erano stati affidati alla madre. Proprio durante questi momenti l'uomo, secondo l'accusa, avrebbe costretto la ragazzina ad avere rapporti intimi con lui, allontanando i fratelli con una scusa in modo da rimanere soli. La giovane avrebbe sempre taciuto la situazione alla madre, chiudendosi in sé, maturando nel contempo un rapporto di amore odio nei confronti del genitore.

Il primo ad accorgersi che quella ragazza custodiva un terribile segreto era stato, circa un anno e mezzo fa, un suo insegnante. Aveva capito che c'era qualcosa che non andava e l'aveva convinta a confidarsi, invitandola a scrivergli se non avesse avuto il coraggio di esprime direttamente i suoi problemi.

E così tra la studentessa e il suo professore era iniziato un rapporto epistolare con il quale lentamente la ragazza aveva reso noto il malessere che la affliggeva. Era stata informata la madre della giovane la quale aveva spiegato di essere all'oscuro dei fatti ed era stata avviata un'indagine. Ad agosto dello scorso anno l'ultimo episodio che aveva indotto il p.m. Alessio Marangelli a chiedere un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell'autotrasportatore, dopo che in seguito ad incidente probatorio, erano emersi elementi positivi di accusa. Una sera l'uomo avrebbe atteso che la figlia, ora maggiorenne, rientrasse a casa e minacciandola, l'avrebbe obbligata a salire in auto con lui, costringendola poi a un rapporto orale. Il gip Enrica Bertolotto aveva accolto la richiesta del magistrato della Procura firmando il provvedimento restrittivo.

Ieri, assistito dai suoi legali - gli avvocati Pier Enrico Arduino e Paolo Panattoni di Casale e Roberto Scheda di Vercelli - è comparso all'udienza preliminare. Il p.m. Valeria Fazio ha chiesto una condanna a 8 anni di reclusione mentre il collegio di difesa l'assoluzione, sostenendo la mancanza di riscontri, scientifici e non, in merito alle accuse mosse all'autotrasportatore. La dott. La Rosa si è presa 45 giorni di tempo per depositare la motivazione della sentenza, contro la quale la difesa ha già annunciato ricorso in appello. Nei prossimi giorni lo stesso magistrato dovrà decidere anche in merito alla richiesta di arresti domiciliari avanzata dai legali dell'autotrasportatore.

sabato 17 maggio 2008

Filma la baby-fidanzata.In carcere ventenne

Lui ha 20 anni, lei 13. Insiste per avere rapporti sessuali con lei, la filma
con il cellulare e invia il filmato agli amici. Per sbaglio finisce anche allo zio



L'audio del video: "Fai così e fammi vedere che sei una donna e non una bambina"


PALERMO - Lui ha 20 anni, lei 13. Sono stati insieme, almeno un po'. Lui ha girato un filmino col telefonino invitandola ad assumere pose pornografiche: "Fammi vedere che sei una donna e non una bambina". La bambina in pose hard e mentre faceva sesso con il giovanotto è poi finita, in formato video, sui cellulari di una serie di amici. Tra cui, per sbaglio, anche l ozio della ragazzina. Oggi il ragazzo, dopo un'indagine lunga e penosa, è stato arrestato per violenza sessuale e per aver prodotto materiale pornografico col proprio telefonino. Accuse per cui il giovane adesso rischia fino a quattrodici anni di carcere.

L'indagine, condotta dagli agenti della squadra mobile di Palermo, è stata avviata dopo la denuncia presentata dai genitori della minore che erano venuti a conoscenza di un video che circolava sui cellulari di numerosi ragazzi, tra cui anche lo zio della baby-fidanzata, in cui la protagonista era proprio la loro figlia.

Sono state raccolte, con l'ausilio di una psicologa, le dichiarazioni della ragazzina che, con grande difficoltà, ha trovato la forza di riferire della breve relazione sentimentale che l'aveva legata ad Gianfranco Scarpaci. Così gli investigatori sono riusciti a risalire al giovane, descritto dalla minorenne come affidabile e dalle buone maniere, ma che, in realtà, piu' volte ed insistentemente aveva preteso rapporti sessuali e, in un' occasione, l'aveva anche filmata con il proprio cellulare.

Non solo: nel video spedito via telefonino, lo zio ha riconosciuto anche l'auto in cui sono avvenute "le riprese". Auito che per l'appunto lui stesso ha venduto a Scarpaci.

Il giovane e' stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Palermo, Mario Pino, su richiesta del pm, Adriana Blasco.

(16 maggio 2008)

mercoledì 14 maggio 2008

NISCEMI - PER LA RAGAZZA UCCISA E GETTATA IN UN POZZO, ARRESTATI TRE MINORENNI

Maggio 14, 2008

I carabinieri hanno arrestato tre minorenni per l’omicidio di Lorena Cultraro, di 14 anni, trovata morta ieri a Niscemi. Il provvedimento di fermo è stato disposto dai magistrati della procura dei minorenni di Catania e riguarda tre ragazzi del paese di 15, 16 e 17 anni.I tre minorenni sono stati interrogati per tutta la sera dai carabinieri e dai magistrati della procura del tribunale dei minorenni. Gli inquirenti hanno trovato diversi indizi che proverebbero la loro colpevolezza. I carabinieri del Ris, che hanno effettuato rilievi nel casolare in cui Lorena è stata uccisa, hanno individuato diverse impronte dei tre indagati. Per i ragazzi arrestati l’accusa è di omicidio plurimo aggravato in concorso. Per gli inquirenti, gli indagati avrebbero premeditato e organizzato l’omicidio di Lorena avvenuto il 30 aprile scorso, il giorno in cui la ragazza è scomparsa e i genitori ne hanno denunciato l’allontanamento da casa.

MINORENNI ARRESTATI RICOSTRUISCONO DELITTO
E’ stato un omicidio premeditato, organizzato in fretta e furia dai tre minorenni arrestati stamani perché volevano far tacere la quattordicenne Lorena Cultraro. Volevano evitare che dicesse in giro che uno di loro l’aveva messa incinta. E’ quanto emerge dalla ricostruzione che hanno fatto ai magistrati i tre minorenni arrestati. I ragazzi avrebbero ammesso il coinvolgimento nel delitto. Il movente sarebbe legato al fatto che Lorena, come anticipato oggi dal Corriere della Sera, aspettava un bimbo e indicava in uno dei tre ragazzi arrestati il padre. Sarebbe stata questa la motivazione che ha fatto scattare il piano omicida messo a punto nel pomeriggio del 30 aprile scorso.

I tre minorenni arrestati raccontano ai magistrati di aver dato appuntamento a Lorena Cultraro nel pomeriggio del 30 aprile, il giorno in cui é scomparsa. La ragazza li aveva informati che poteva essere incinta, che “aveva un ritardo”, e che il padre era uno di loro e per questo motivo doveva prendersi le proprie responsabilità. Ma i tre ragazzi non ne volevano sentire. A questo punto gli indagati hanno dato appuntamento a Lorena, come spesso era avvenuto in passato. L’hanno presa a bordo di un motorino e si sono allontanati verso la periferia del paese, in aperta campagna, fino ad arrivare ad un casolare abbandonato. Quello è un posto conosciuto molto bene da uno degli indagati, perché il nonno possiede un appezzamento di terreno proprio accanto al casolare in cui Lorena è stata assassinata. La quattordicenne è stata fatta spogliare e insieme ai tre ragazzi ha iniziato a giocare. Poi uno di loro le ha stretto una corda attorno al collo, mentre gli altri due la tenevano ferma. E così è stata uccisa. Il corpo è stato trascinato per circa cinquanta metri fino ad una vasca d’irrigazione. I ragazzi hanno quindi legato un grosso masso al corpo di Lorena e l’hanno buttata in fondo alla cisterna. Prima di lasciare il posto, i tre minorenni hanno bruciato i vestiti della vittima e poi sono tornati a casa. (Ansa)

Abusi sui minori: secondo Telefono Azzurro i più colpiti sono i maschi

14 maggio 2008


ROMA - Nel 2007 su un totale di 3.495 casi gestiti il centro nazionale di ascolto di Telefono Azzurro ha accolto 923 segnalazioni di bambini e adolescenti vittime di abuso, individuando complessivamente 1.155 forme di abuso.

Questi i dati ricordati ieri dall'associazione in occasione dell'accordo con Legautonomie siglato nell'ambito del Forum Pa. La maggior parte degli abusi segnalati sono di tipo fisico (32,5%) e psicologico (34,5%), ma sono tanti anche i casi di abuso sessuale (12,2%) e grave trascuratezza (20,8%).

I dati relativi al Servizio Emergenza infanzia 114 permettono di rilevare inoltre che i bambini e gli adolescenti maschi sono maggiormente coinvolti in situazioni di abuso fisico (55,1% a fronte del 44,9% delle femmine) e abuso psicologico (58,3% contro 41,7%), mentre le femmine sono più frequentemente vittime di abusi sessuali (65,4% contro 34,6%) e patologia delle cure, che fa riferimento all'incapacità del genitore di fornire cure adeguate (62,3% contro 37,7%).

Il presunto responsabile, nella maggioranza dei casi, è uno dei due genitori, nei casi di abuso fisico, psicologico e di patologia delle cure, mentre per l'abuso sessuale sono identificati come responsabili anche altri componenti del nucleo familiare come nonni (7,8%), amici e conoscenti (7,8%), vicini di casa (5,2%) o persone estranee (13%).

Rovigo.Filmava le violenze sulla figlia:Condannati a sedici anni anni il padre e a dieci la madre

LA DONNA AVREBBE SAPUTO DEGLI ABUSI SENZA INTERVENIRE


Il gup del tribunale di Rovigo, Alessandra Testoni, ha condannato un padre di 46 anni a 16 anni di carcere per violenza sessuale aggravata nei confronti della figlia. Alla madre della ragazza, che oggi ha 22 anni, il giudice ha inflitto una pena di 10 anni. La donna (una 41enne del Ferrarese) doveva rispondere di omessa tutela, per aver saputo e taciuto delle violenze del marito sulla figlia.
Pur al corrente di tutto ciò che faceva il marito, la donna non avrebbe fatto nulla per aiutare la figlia. La vicenda è venuta alla luce dopo la denuncia fatta in questura a Rovigo da un’amica della giovane. Il padre della vittima è stato condotto nella casa circondariale di Rovigo, mentre la moglie è agli arresti domiciliari a Ferrara, a casa di familiari. La condanna è stata inflitta ieri con rito abbreviato dal giudice per l’udienza preliminare che ha accolto le richieste del pubblico ministero Sabrina Duò. La coppia - che viveva in un paese del Rodigino - risarcirà la figlia anche col passaggio di proprietà dell’abitazione. «Una condanna che riteniamo pesante ed eccessiva - hanno commentato gli avvocati difensori Aldo Guarnieri e Gilberto Tommasi -. Per certi omicidi sono state inflitte anche pene inferiori. Non è stato tenuto in minimo conto il passato di pesanti abusi sessuali subiti dall’imputato, che non giustificano il gesto, ma avrebbero dovuto predisporre a un maggiore atteggiamento di pietas».
La sentenza di primo grado chiude così una drammatica vicenda emersa quando la squadra mobile di Rovigo ha arrestato l’uomo, circa un anno fa, per le violenze, gli stupri, i condizionamenti psicologici inflitti alla figlia per circa 15 anni. Da quando aveva 7 anni fino ai 21. Alla fine la ragazza aveva trovato il coraggio di raccontare tutto alla polizia dopo la segnalazione effettuata dall’amica, con la quale si confidava tramite sms. L’uomo avrebbe violentato la figlia per tutto questo tempo e l’avrebbe costretta ad avere rapporti sessuali con altri uomini. Il padre, secondo la tesi dell’accusa, ha cominciato a usarle violenza obbligandola pure al silenzio e si divertiva a riprendere le scene hard della figlia con una videocamera. E di questo sarebbe stata consapevole anche la madre.
La ragazza viveva in uno stato di forte condizionamento psicologico: in due circostanze aveva raccontato tutto alle forze dell’ordine, ma poi, pressata da padre e da parenti, aveva ritrattato. La giovane era stata pure assegnata a una famiglia affidataria, ma al compimento della maggiore età aveva fatto ritorno a casa e il padre aveva ripreso a perseguitarla.
(Espresso local 14 maggio 2008)

Niscemi 14enne scomparsa:Morta nel casolare degli orrori

Niscemi, in un pozzo il corpo della quattordicenne scomparsa

Sergio Nigrelli
NISCEMI - L´hanno ritrovata, povera Lorena. L´hanno ritrovata nuda, legata a un masso, morta in fondo a un pozzo cisterna a pochi chilometri da casa. L´hanno cercata per 13 giorni, dal 30 aprile, da quando il suo cellulare ha smesso di squillare. Speravano in una fuitina. La realtà è che si è trattato di un omicidio. Lorena Cultraro, 14 anni, è stata condotta dal suo assassino in un casolare in ristrutturazione in contrada Vallo Giummarra e lì uccisa, forse, come sostiene il medico legale dopo un primo esame, strangolata. Il suo carnefice o i suoi carnefici, forse ne hanno anche approfittato, di certo hanno tentato di cancellare ogni traccia dando fuoco al corpo. Non ci sono riusciti e così hanno tentato di disfarsene gettandolo nel pozzo vicino. È stato il proprietario del fondo ad accorgersene e ad avvertire subito i carabinieri. I vigili del fuoco di Caltanissetta ancora a tarda ora cercavano di recuperare il cadavere.
Per tredici giorni le ricerche di Lorena hanno mobilitato tutto il paese, una comunità di 35 mila abitanti al centro, in passato, di gravi vicende di mafia. Tredici giorni di tensione, di attesa, di speranza. Ma anche di paura.
C´era fibrillazione nell´aria ieri mattina. I carabinieri, che fin dal primo momento hanno condotto le indagini, tagliavano corto. «Nessuna novità. Stiamo lavorando al caso con tutto il nostro impegno», dicevano il comandante della stazione del paese Giuseppe Tigano e il capitano Saccone, responsabile della Compagnia di Gela. Poi, per il resto della mattinata non è più stato possibile mettersi in contatto con loro. Telefoni irraggiungibili.
Alle 11,30, appena due ore prima del macabro ritrovamento, il papà di Lorena, Giuseppe Cultraro, 36 anni, vigile del fuoco volontario, dalla sua casa al 48 di via Vittorio Veneto, rispondeva al telefono con la voce spezzata dall´emozione: «Io e mia moglie Lidia siamo a pezzi - diceva - e non vediamo l´ora di potere rivedere mia figlia. Era una ragazza tranquilla Lorena, senza grilli per la testa, non aveva alcun problema ed era una giovane molto allegra a tranquilla. Non ha portato via nulla da casa, né soldi né abiti. E, poi, c´è quel cellulare che non dà alcun segno di vita. Temiamo che possa esserle accaduto qualcosa di grave e che non si sia allontanata da casa di sua volontà».
Lorena frequentava il primo anno dell´istituto tecnico commerciale di via Bandiera. Era scomparsa il 30 aprile scorso. «Vado a trovare la nonna», aveva detto ai genitori. Ma le sua compagne di scuola l´avevano sentita parlare al cellulare. Qualcuna di loro avrebbe ascoltato una frase precisa: «Vienimi a prendere subito».
Con chi parlava Lorena? Chi avrebbe dovuto passare a prenderla? Forse il ragazzo dalla Golf grigia con cui di tanto in tanto era stata vista? Oppure un misterioso ragazzo di Vittoria? E, proprio nel grosso centro del Ragusano le indagini si erano originariamente dirette. Poi, il giovane era stato individuato ma era di Niscemi. Interrogato due giorni fa ha ammesso di essere uscito qualche volta con la ragazza ma di non sapere più nulla di lei. Indagini, quindi al punto di partenza.
Poi l´arrivo di speleologi e sommozzatori per scandagliare anfratti, pozzi e laghetti artificiali. Avevano battuto tutte le campagne vicine, quelle di Pirillo e Benefizio di Banco e Canalicchio. E pure quelle di Scaffiaccio.
«I carabinieri - diceva sempre ieri mattina Giuseppe Cultraro - stanno lavorando giorno e notte per ritrovare la mia ragazza. Spero proprio che ci riescano». Ma Lorena, purtroppo, era già morta. Probabilmente il giorno stesso della sua scomparsa. Mentre in caserma le indagini proseguivano con l´audizione di alcuni giovani del paese, i carabinieri hanno condotto minuziosi rilievi nel casolare alla ricerca di tracce utili. (14 maggio 2008)

Imperia: Abusi sulla figlia 12enne, udienza rinviata. Il padre le diceva "Meglio io che un altro"




E' stata rinviata al prossimo 2 Luglio l'udienza odierna del processo che vede alla sbarra G.G., 50enne di Imperia, separato dalla moglie, che è accusato di abusi sessuali ai danni della figlia, all'epoca dei fatti 12enne. L'uomo, tutelato dall'Avvocato Marcello Ferrari, deve difendersi dalla terribile accusa sostenuta dal Pm Filippo Maffeo in seguito alla denuncia che la stessa ragazzina (che ora ha 14 anni e frequenta un Liceo del capoluogo) fece alla madre dopo aver subito la prima violenza.

L'uomo, dipendente di una cooperativa di trasporti, venne fatto seguire dagli agenti della squadra mobile imperiese, coordinati dal Commissario Raffaele Mascia, che sistemarono anche un registratore per intercettare le conversazioni con la figlia. Provocato appositamente dalla giovane, il 50enne cascò nel tranello e continuò ad abusare sessualmente della ragazzina sembra utilizzando anche frasi che, contestualizzate, risultano veramente agghiaccianti: "Meglio io, che un altro.."


Francesco Parrella


Sanremo News Mercoledì 14 Maggio 2008 ore 14:15

martedì 13 maggio 2008

Maggiolini, ex vescovo di Como indagato per favoreggiamento in un caso di pedofilia



Il Vescovo emerito di Como, Monsignor Alessandro Maggiolini è sul registro degli indagati della procura della città, accusato di favoreggiamento nei confronti dell’ex parroco di Laglio, don Mauro Stefanoni, attualmente sotto processo per violenza sessuale ai danni di un ragazzino disabile mentale, 14enne all’epoca dei fatti.

Secondo quanto emerso Monsignor Maggiolini, il 16 novembre 2004, avrebbe convocato don Mauro per avvisarlo delle indagini in corso, permettendogli quindi di “mantenere un comportamento tale da sviare le indagini”.

Stefanoni respinge ogni accusa, ma stando alle dichiarazioni del pm “la videocassetta omopornografica trovata nella casa parrocchiale, la tipologia dei film acquistati sulla tv via satellite, i siti internet navigati, le chat line frequentate, i soprannomi utilizzati per farlo, e i rapporti intrattenuti con un suo ex parrocchiano di Ponte Tresa costituiscono una cornice perfetta per il quadro dipinto dalla vittima».

Maggiolini chiaramente non è della stessa opinione e in passato si era già esposto in prima persona diffondendo un un comunicato in cui attaccava gli organi di stampa che si stavano occupando del caso e aggiungeva che “la gente semplice e pacata guarda a don Mauro nella speranza di vederlo reintegrato pienamente nell’attività del ministero sacerdotale. Il resto è chiacchiera non sempre del tutto benevola. Per don Mauro prego. A lui sono vicino con affetto“.

Una presa di posizione criticata da molti, soprattutto quando Stefanoni non fu sospeso in attesa di chiarire la sua posizione e, dopo un periodo di arresti domiciliari e l’autosospensione “per ragioni di salute”, fu trasferito in un paesino in provincia di Lecco come coadiutore a contatto con bambini.

L’iscrizione del vescovo è emersa a seguito della requisitoria del viceprocuratore della Repubblica di Como Maria Vittoria Isella, che ha sottolineato come durante le indagini preliminari l’imputato fosse stato avvisato dell’esistenza delle stesse e come a causa di ciò le tali indagini fossero state intralciate. Inoltre lo stesso Stefanoni ha dichiarato di essere stato convocato in Curia e avvisato da Maggiolini della denuncia a suo carico.

A tutt’oggi è stata chiesta una condanna a 8 anni di reclusione, ma sarà necessario attendere le arringhe difensive nella nuova udienza di oggi.
13 maggio 2008

Niscemi, trovata morta 14enne scomparsa. Trovata in fondo a un pozzo, carbonizzata


Caltanissetta, la ragazza si era allontanata di casa per andare dalla nonna
Rinvenuta cadavere in un pozzo, sarebbe stata uccisa in un casolare. Il corpo era carbonizzato

Una recente immagine di Lorena Cultraro, tratta dal sito della trasmissione televisiva «Chi l'ha visto»

CALTANISSETTA - Inizialmente era stata interpretata come una fuga d'amore, alla fine si è trasformata in una tragedia la scomparsa di una 14enne a Niscemi nel Nisseno. I carabinieri hanno trovato in un pozzo il corpo carbonizzato della giovanissima Lorena Cultraro, di cui non si avevano notizie dal 30 aprile scorso. Lorena, secondo quano accertato fino a questo momento, sarebbe stata uccisa prima in un casolare e poi il corpo sarebbe stato parzialmente bruciato e gettato in un pozzo. La giovane sarebbe stata dunque assassinata prima di essere gettata nel pozzo. Nel capannone agricolo situato a poche decine di metri dal luogo in cui è stato trovato il corpo, gli investigatori hanno trovato molti elementi che fanno ritenere che la quattordicenne sia stata uccisa in quel luogo.

LA SCOMPARSA - La scomparsa di Lorena, studentessa dell'istituto commerciale di Niscemi, era stata denunciata dal padre, Giuseppe Cultraro, vigile del fuoco volontario. Del fatto si era occupata anche la trasmissione «Chi l'ha visto?». Il papà di Lorena era molto preoccupato e diceva di temere che quello della figlia non fosse un allontanamento volontario. Nell'esposto presentato ai carabinieri il genitore aveva detto che Lorena era uscita di casa per andare a far visita alla nonna ma non sarebbe mai arrivata a destinazione. Il padre della ragazzina aveva affisso la foto della figlia in tutti i negozi di Niscemi ma anche a Vittoria, dove la quattordicenne aveva alcuni amici.

L'INCHIESTA - La procura di Caltanissetta aveva aperto un'inchiesta chiedendo al gestore telefonico la trasmissione dei tabulati del cellulare per cercare di ricostruire gli ultimi contatti della ragazzina. Il telefonino era spento dal 30 aprile scorso. Dalle indagini sarebbe emerso che la vittima il giorno della sua scomparsa si sarebbe incontrata con un uomo che sarebbe passato a prenderla nei pressi della scuola, in via Bandiera. I carabinieri nei giorni scorsi avevano ascoltato tre ragazzi, amici di Lorena, che alle 15.45, del 30 aprile scorso, avevano assistito, in parte, alla telefonata ricevuta dalla studentessa. La ragazzina, secondo quanto è stato riferito ai carabinieri, avrebbe detto all'interlocutore: «Sbrigati a venirmi a prendere».

L'IPOTESI DELLA «FUITINA» - Dopo la scomparsa di Lorena le prime ipotesi parlavano della possibilità di una «fuitina», come chiamano in Sicilia la fuga d'amore di giovanissime coppie di ragazzi. Gli stessi genitori della 14enne lo avevano ipotizzato quando nei loro appelli, rivolgendosi alla figlia, avevano detto: «Torna, accoglieremo te e il tuo ragazzo». «Sono andato a trovare i genitori di Lorena domenica scorsa. Il padre non c'era. C'erano al madre, la zia e la nonna - racconta il sindaco di Niscemi Giovanni Di Martino -. Erano tutte molto preoccupate perché la loro prima ipotesi col trascorrere del tempo andava perdendo consistenza. Tutta la cittadina si è mobilitata e molti sono i volontari che hanno partecipato alle ricerche». «Lorena - aggiunge - era una ragazza normalissima, un pò esuberante ma che non aveva mai destato preoccupazioni. In famiglia non c'erano stati litigi. Questa notizia ci lascia sgomenti».


Corriere della Sera 13 maggio 2008

Abusi sulle tre sorelline di Amandola.Pensionato 69enne rinviato a giudizio


Secondo l'accusa l'uomo, un operaio in pensione, avrebbe compiuto atti di libidine violenta sulle bambine in cambio di pochi euro o di regali. Nell'inchiesta sono coinvolte altre dieci persone, italiani e stranieri

Ascoli, 13 maggio 2008 - A.R., il pensionato 69enne di Amandola accusato di aver abusato sessulamente delle tre sorelline di Amandola, macedoni e minorenni, è stato rinviato a giudizio dal Gup di Ascoli.

L'uomo era stato denunciato dai carbinieri nell'ambito nell'ambito dell'inchiesta su un più vasto giro di pedofilia, che nel 2007 ha condotto in carcere altre dieci persone, italiane e straniere. A.R. (ora agli arresti domiciliari), verrà processato il prossimo 30 giugno.

Secondo l'accusa il pensionato avrebbe compiuto atti di libidine violenta sulle minori in cambio di poche decine di euro o di qualche regalo.

Ora le tre ragazzine sono state affidate a un'istituto, così come il loro fratellino più piccolo. Alcune indagini sono ancora in corso per verificare quale fosse il ruolo dei genitori delle piccole macedoni.

Nell'ambito della medesima inchiesta poi è già stato condannato con rito abbreviato a otto anni e otto mesi di carcere G. Z., un macedone di 43 anni, che avrebbe violentato per anni due delle tre minori, nipoti paterne. In carcere, per violenze commesse in epoche diverse sulla più grande delle tre sorelle, ci sono anche sette indiani e due italiani, tutti residenti nella zona di Amandola.
Quotidiano.net 13 maggio 2008

Bari: abuso' di minorenne disabile psichica, condannato a quattro anni

13 mag 16:47

BARI - I giudici del tribunale di Bari hanno condannato un ventenne a quattro anni di reclusione con l'accusa di aver abusato sessualmente di una quattordicenne affetta da disturbi mentali. La sentenza e' stata emessa al termine di un processo celebrato con rito abbreviato. Secondo l'accusa, l'imputato avrebbe minacciato anche di morte la ragazzina per indurla a non rivelare a nessuno gli abusi subiti, tutti nel 2007, in un comune alle porte di Bari. (Agr)

domenica 11 maggio 2008

RAGAZZA ROM TENTA RAPIRE BIMBA 6 MESI A NAPOLI, ARRESTATA

Una sedicenne di etnia rom ha tentato di rapire una bambina di 6 mesi ed e' stata arrestata. Il fatto e' successo in Via Principe Di Napoli, nel quartiere Ponticelli, poco distante da uno dei campi rom nel capoluogo partenopeo. La ragazza si e' introdotta in un appartamento ed e' stata sorpresa dalla madre della probabile vittima di sequestro, allarmata dall'aver trovato la porta di casa aperta, mentre si allontanava con la bimba che fino a quel momento era tranquilla sul suo seggiolone. Gli agenti del commissariato Ponticelli sono intervenuti subito ed hanno arrestato la ragazza, che poi e' risultata essersi allontanata da una comunita' di Monte Di Procida nella quale era arrivata il 26 aprile, con una accusa di furto. La sedicenne ora e' stata portata nel carcere di Nisida con l'accusa di sequestro di persona e violazione di domicilio. I poliziotti hanno anche avuto problemi di ordine pubblico perche' la gente del quartiere ha minacciato di dare fuoco al campo rom, e hanno dovuto effettuare servizi di sorveglianza. La sedicenne sostiene di non aver genitori. Oltre quello di Ponticelli, nel napoletano ci sono altri due grandi insediamenti di rom, a Scampia e a Casoria.

Genova: stupra tredicenne, arrestato

11 mag 17:16 Cronache

GENOVA - I carabinieri di Genova hanno arrestato un ecuadoriano di vent'anni con l'accusa di avere stuprato una ragazzina di 13 anni, sua connazionale. La violenza carnale e' avvenuta nell'abitazione della vittima, il violentatore e' figlio di amici di famiglia della giovane. (Agr)

giovedì 8 maggio 2008

Sciaffusa: insegnate licenziato, immagini pedoporno sul PC



Un insegnante 48enne di Sciaffusa è stato licenziato per aver scaricato immagini pornografiche da Internet sul PC di casa sua. Fra di esse figurano anche foto di bambini in pose esplicite. Le indagini non hanno evidenziato sospetti di abusi su minori, precisa la polizia in una nota.
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Ad informare la polizia sciaffusana sui sospetti contro l'insegnante è stata alla fine di marzo la polizia criminale federale. Le indagini hanno confermato la presenza delle immagini pornografiche. Quelle che coinvolgono bambini non sono state relizzate durante atti sessuali con adulti, ha precisato l'inquirente competente. L'insegnate ha riconosciuto i fatti ed è stato licenziato.
Swisscom 8 maggio 2008

Canossa, abusi e stupri in una comunità per minori

REGGIO EMILIA, 6 MAGGIO - Una comunità per minori trasformata in un inferno. Una struttura che, in teoria, avrebbe dovuto avere il compito di proteggere le vittime di trascorse violenze, divenuta invece il covo di abusi sessuali ed episodi di nonnismo.

Tutto avviene tra le colline matildiche del reggiano, in una delle più giovani comunità di accoglienza per minori: la cooperativa sociale Laboratorio Lesignola, a Roncaglio di Canossa.

Ad accendere una luce sinistra sulla struttura positivamente nota per i successi ottenuti con la pet-therapy, la denuncia choc di due genitori, alla radice dell'avvio delle indagini.

Le accuse contro un gruppo di minorenni - gli ospiti più grandi - sarebbero pesantissime. Nei loro confronti prosegue l’indagine del sostituto procuratore Eufemia Mirelli la quale, proprio nei giorni scorsi, ha chiesto la chiusura preventiva della comunità. Per i gestori della struttura, i reati contestati sarebbero invece legati all’omessa vigilanza e all’abbandono dei minori.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, gli abusi sui bambini, da parte di altri ragazzini, si sarebbero perpetrati a lungo. Tra gli indagati, anche un giovane finito in comunità in quanto presunta vittima di abusi sessuali da parte di un parente. Il processo, in quel caso, aveva riservato non poche sorprese: il parente, condannato per altre violenze su ragazzini, era infatti stato assolto dall'episodio per mancanza di prove. Ora ci si domanda se il comportamento del minorenne non sia frutto, come spesso avviene in questi casi, del ricordo dei terribili abusi a sua volta subiti in passato.


(Ver.Fer.)
Parma ok 06/05/2008

Pedofilia - Condannato il maestro di musica



Un anno e 6 mesi di reclusione, più un risarcimento danni da calcolarsi in sede civile. Così ha deciso il Tribunale di Grosseto per B.C., 70 anni, salentino, accusato di abusi sessuali su una dozzina di alunne delle medie

GROSSETO - Un anno e sei mesi di reclusione, più un risarcimento danni che dovrà però essere calcolato in sede civile. E’ questa la condanna pronunciata dal Tribunale di Grosseto per un maestro di musica, B.C., 70 anni, originario della provincia di Lecce, accusato di abusi sessuali su una dozzina di alunne di una scuola media le quali, stando alla ricostruzione fatta dall’accusa, sarebbero state palpeggiate e accarezzate nelle parti intime durante le sue lezioni di musica.
I fatti contestati risalgono ai primi anni del Duemila quando l'uomo insegnava in una scuola media della provincia maremmana. All’epoca furono due compagni di scuola delle ragazzine a segnalare al dirigente scolastico lo strano atteggiamento del professore durante le lezioni che si svolgevano nell’aula magna quando l’uomo, ballando insieme alla ragazzine danze latino-americane accompagnate dalla musica del flauto, le avrebbe accarezzate nelle parti intime. L’uomo è stato assolto dall’accusa di essersi anche masturbato in presenza delle stesse adolescenti. Gli avvocati del professore (che non insegna più in quella scuola) hanno preannunciato ricorso.

8/5/2008
La Gazzetta del Mezzogiorno

Interpol pubblica una sua foto sul web: trovato negli Usa e arrestato un ricercato per pedofilia



E' stato localizzato e arrestato negli Stati Uniti, Wayne Nelson Corliss, il cinquantanovenne accusato di reati di pedofilia e ricercato da due giorni dall'Interpol.

L'organismo di coordinamento delle polizie mondiali, che ha sede a Lione, in Francia, aveva diffuso alcune foto dell'uomo sulla rete web, permettendo così la sua cattura.

E' la seconda volta che Interpol decide di lanciare un appello pubblico. Nello scorso ottobre una analoga iniziativa aveva portato all'arresto in Tailandia di un altro ricercato per abusi sui minori.
Euro news 8 maggio 2008

domenica 4 maggio 2008

La madre cedeva i figli per i festini,quattro arresti a Palermo

La vicenda emerge da indagini della polizia, che hanno portato all'arresto di 4 persone, tra le quali la donna, che ha 30 anni, un 17enne e due uomini adulti. La mamma avrebbe condotto i tre piccoli in casa dei coniugi, dove si sarebbero svolti giochi erotici



Palermo, 30 aprile 2008 - Tre bambini, tutti di età inferiore a 10 anni, subivano abusi sessuali durante festini pedofili realizzati con la partecipazione della loro madre a Palermo. La vicenda emerge da indagini della polizia, che hanno portato all'arresto di 4 persone, tra le quali la donna, che ha 30 anni, un 17enne e due uomini adulti. La vicenda si è consumata in un contesto di estremo degrado nel quartiere storico di Ballarò.

Agli indagati la polizia ha notificato provvedimenti restrittivi emessi dai Gip del Tribunale per i Minorenni di Palermo, Valeria Spatafora e del Tribunale ordinario Maria Pino. Le indagini della sezione Reati sessuali in danno dei Minori della Squadra mobile di Palermo sono state coordinate dai sostituti procuratori Francesca Lo Verso per i Minori e Alessia Sinatra.

Le violenze avvenivano in casa di una coppia di coniugi di 24 e 25 anni, che sono tra gli arrestati. L'attività investigativa è stata avviata dopo una segnalazione degli assistenti di una casa famiglia dove era ospite una delle bambine vittime degli abusi, che aveva raccontato il suo dramma agli operatori e ai responsabili del Servizio di Neuropsichiatria Infantile.

Secondo quanto ricostruito, la madre avrebbe condotto i tre figli in casa dei coniugi, dove si sarebbero svolti giochi erotici. I piccoli venivano sottoposti agli abusi con una sorta di "gioco della verita" condotto dagli adulti con l'uso di una bottiglia. La principale vittima era la bambina, mentre i suoi fratellini nella maggioranza dei casi sarebbero stati solo testimoni obbligati. Gli adulti, inoltre, avrebbero consumato hashish davanti ai tre bambini, che in alcuni casi avrebbero anche loro fumato le "canne".

Roma, cinque anni di reclusione per violenza sessuale continuata e aggravata su una bimba di sei anni


Disposta l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per l'imputato ed anche l'interdizione legale per la durata della pena
Roma, 30 apr. - (Adnkronos) - Cinque anni di reclusione per violenza sessuale continuata e aggravata su una bimba di 6 anni. E' la condanna inflitta oggi dai giudici del Tribunale di Roma presieduto da Anna Argento a Marco Abbatiello accusato di violenza sessuale su una bambina figlia di amici. Per l'imputato il pubblico ministero Sergio Colaiocco aveva chiesto 7 anni di reclusione ma il Tribunale ha inflitto una condanna minore disponendo l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per l'imputato ed anche l'interdizione legale per la durata della pena. La vicenda aveva avuto alla fine del gennaio scorso un risvolto imprevisto. Sui fatti il Tribunale aveva ascoltato la convivente di Abbatiello e questa dopo aver fatto le sue dichiarazioni in aula era uscita scagliandosi contro la madre della bambina violentata riproverandole di aver accusato Abbatiello "per far soldi". C'era stata poi una rissa a stento sedata dalle forze dell'ordine e l'aggredita ebbe lesioni. Le violenze secondo la ricostruzione degli investigatori avvennero nel 2005. Abbatiello avrebbe abusato in diverse occasioni della bambina durante gli incontri avuti in casa sua con la coppia di amici. L'imputato avrebbe portato la piccola nella stanza dei giochi delle sue figlie e qui l'avrebbe costretta a subire atti sessuali.

Cyberdipendenza e sessodipendenza – cosa si può fare?

Sessodipendente? Agite!
Consumo pornografico
Ci sono persone che per molte ragioni detestano la pornografia. Altri si sentono estremamente attratti da tali immagini, in maniera incessante. Il codice penale svizzero non condanna il consumo della pornografia. E’ consentito osservare e scaricare le immagini e i video anche quando questi mostrano ogni tipo di sesso, in ogni dettaglio.
Il codice penale svizzero vieta la pornografia solo in quattro casi:
1. pedopornografia
2. immagini pornografiche con azioni violente
3. sesso tra persone ed animali
4. atti pornografici correlati ad escrementi umani

Forum nelle Chat su Internet
Molti utenti di Internet sono affascinati dai forum delle chat dove si incontrano persone, con cui si può parlare di argomenti personali nel massimo anonimato. Alcuni in chat trovano una persona che li ascolta e li comprende; nascono così rapidamente dei legami. Alcuni credono di avere trovato un’amicizia profonda, anche se non conoscono realmente il loro interlocutore; infatti quest’ultimo si descrive in maniera completamente diversa da come è in realtà.
Cyberdipendenza, pornomania, sessodipendenza
Molti finiscono in balia della Rete e dei suoi contenuti allettanti. Dai sondaggi inglesi risulta che Internet, negli uomini, provoca una dipendenza dal sesso. Le donne di solito sono più attratte dalle chat. La maggior parte delle persone riescono a cavarsela. In altri desta un forte interesse nel consumo della pornografia, del cybersesso, dei forum delle chat. Col tempo diventa noioso e rivolgono il proprio interesse nuovamente alle altre cose. Una minoranza di gente viene attratta da immagini sessuali presenti in Internet. Tali persone diventano dei maniaci sviluppando una forte dipendenza da Internet e dal cybersesso; cercano, come spinte, sempre di più il porno ed immagini di sesso estremo. Si interessano improvvisamente ad immagini che sono vietate dalla legge (ad esempio immagini pornografiche di violenza). Oppure si fanno assorbire completamente dal chattare come se si trovassero in un mondo alternativo. Incominciano dunque a superare i limiti del consentito. Gli uomini accedono alle chat degli infanti, li molestano e li tartassano di domande sulla loro sessualità, cercano adolescenti che vogliono fare nuove esperienze, chiedono della loro sessualità, vogliono fare sesso virtuale, eventualmente con la web cam.
Come nasce la dipendenza?
La cyberdipendenza e la mania per la pornografia si sviluppa lentamente. Prima ci si trova in una fase di pericolo. Qui Internet esercita un grosso potere. Chattare rende felice e desiderabile, oppure si va alla ricerca di pagine pornografiche e si tenta di accedere a tutte le possibili varianti del cybersesso. In questa fase costoro riescono ancora a tenere sotto controllo, più o meno, il proprio comportamento. Nella fase critica invece si evidenzia chiaramente la costrizione. Per costoro diviene sempre più difficile staccarsi da Internet. Trascorrono tanto tempo a navigare in Internet e spendono quindi anche dei soldi. Nella fase cronica costoro sono fortemente dipendenti. Il comportamento maniacale determina la loro vita. La persona in questione si sente vivo solo quando naviga in Internet, cerca tutta la notte immagini pornografiche, si trova quasi permanentemente in chat. Le persone sentono che i rapporti in Rete sono più importanti di quelli stretti nel mondo reale. Il cybersesso in tutte le sue forme diviene un’espressione essenziale della propria vita sessuale.Le seguenti caratteristiche si evidenziano in tutte e tre le fasi della cyberdipendenza e della pornomania. S'intensificano di fase in fase fino a diventare alla fine una sola.
I contenuti sessuali in Internet esercitano un forte fascino.
Si visitano le pagine di sesso in Internet oppure in chat e spesso il tempo trascorso è maggiore di quanto si vuole in realtà.
Si controlla questo consumo di sesso in Internet: si desidera smettere, essere meno presente, ma non ci si riesce.
Si diventa irritabili e nervosi, anche quando uno ha deciso di smetterla. Non appena si naviga in Rete, ritorna la calma e l'appagamento.
Il cybersesso diventa una soluzione per sbarazzarsi di brutte sensazioni o problemi. Ci si sente meglio, meno depressi, le paure della vita scompaiono.
Si naviga in Internet per ore notte e giorno alla ricerca di esperienze sessuali più intense oppure più rischiose.
Si cela questa attività alle persone intime, alla famiglia, ad un terapeuta. Ci si nasconde dietro menzogne quali: “non navigo così tanto“, “non mi dice niente, voglio solo dare un’occhiata in giro“.
Si superano i limiti: si diventa aggressivi con il partner in chat che tenta di spingervi a compiere fantasie sessuali, vuole fare del cybersesso con la videocamera. Oppure non disprezza il fatto di mettersi alla ricerca di immagini pedopornografiche oppure di violenze carnali. Si ha bisogno sempre di maggiori stimoli anche quando questi sono vietati.
Il rapporto con il partner entra in crisi, sul posto di lavoro vi interessa il cybersesso, venite avvertiti, perdete persino eventualmente il posto di lavoro.
Per colpa di Internet la vostra vita è completamente sconvolta. Questa mania vi provoca anche dei problemi economici.
Sono dipendente? Ho un problema?
Eseguite il seguente test! Riflettete sul risultato onestamente e facendo autocritica! Come avviene per ogni mania e dipendenza, l’inizio a dipendere da Internet e dalla pornomania avviene in maniera onesta. Il maniaco ammette di avere un problema e riconosce di avere bisogno di un aiuto.Test: cyberdipendenza, pornomania e sessodipendenza, sono a rischio? »»Se rispondete con Sì alla maggior parte delle seguenti domande, siete ad alto rischio di dipendenza: cyberdipendenza, pornomania e sessodipendenza. Potete comunque fare qualcosa, non ignorando il vostro problema e rivolgendovi a qualcuno che vi aiuti. Un buon terapeuta sa indicarvi come riprendervi in mano la vostra vita. In questo modo la vostra vita sarà più appagata.
Cosa posso fare contro la mia dipendenza?
Se avete problemi riguardo alla cyberdipendenza oppure alla pornomania, avete bisogno di un’assistenza specifica. Se tendete fortemente alla pornografia fino al limite della legalità, avete bisogno di un consulente e terapeuta specifico. Rivolgetevi ad un ufficio di consulenza competente, ad un apposito psicoterapeuta oppure ad uno psichiatra. Ci sono diversi uffici che sono a vostra disposizione per aiutarvi a debellare questa mania. »»Se avete già avuto a che fare con la pedopornografia ed altre forme di pornografia perseguibili, avete già violato la legge. Tempismo per smettere e richiedere un’adeguata assistenza! Agite ora! Per molti infatti è la prima denuncia ufficiale che chiarisce le idee: così non si può andare avanti! Non aspettare finché sei in tempo! Imparate ad autocontrollarvi e non solo per un breve periodo di tempo. Vedrete che funzionerà, anche se ve ne viene di nuovo “voglia”. I prossimi passi: Sistemare il computer in un luogo sorvegliato Rivolgetevi subito ad un terapeuta specialista »»

sabato 3 maggio 2008

PEDOFILIA: ANCORA ABUSI NEL MERCATO DOVE 'VENDEVANO' BIMBI

(ANSA) - PALERMO, 30 APR - Il giro di abusi sessuali di cui
sono state vittime tre fratellini minorenni ha avuto come
scenario il popolare mercato di Ballaro', dove dieci anni fa la
polizia scopri' che con poche migliaia di vecchie lire, i
bambini erano costretti a fare i protagonisti di video a ''luci
rosse''.
Adesso, nella stessa zona, si scopre che una mamma avrebbe
messo a disposizione i propri figli per ''giochi sessuali'' da
fare con un'altra coppia e un diciassettenne. La donna, i
coniugi e il minorenne sono stati arrestati.
''Tutto e' piu' difficile quando il responsabile degli abusi
e' inserito nello stesso contesto familiare della vittima'',
spiega il sostituto procuratore Alessia Sinatra, che da anni si
occupa di violenze sui minorenni.
Dieci anni fa i bambini venivano ''abusati'' nel retrobottega
di una tabaccheria del centro storico della citta'. Allora
l'indagine scatto' in seguito alle testimonianze raccolte presso
alcuni operatori sociali del quartiere che avevano notato
manifestazioni di disagio di una cinquantina di minorenni del
rione. Prelevati all'alba dalle loro abitazioni i bambini, tutti
di eta' compresa tra gli 8 e i 14 anni, confermarono agli agenti
e agli psicologi di essere stati costretti a compiere
''prestazioni proibite'' davanti alle telecamere da parte di
sfruttatori senza scrupoli tra i quali comparivano anche alcuni
parenti delle piccole vittime. Gli investigatori ipotizzarono l'
esistenza a Palermo di un serbatoio di ''carne umana'' destinato
ad un mercato nazionale di materiale pedopornografico.
L' indagine, coordinata allora da un altro magistrato donna,
il pm Marzia Sabella, sfocio' nel rinvio a giudizio di 11
persone e successivamente in pesanti sentenze di condanna,
nonostante il clima di intimidazione che accompagno il processo.
Numerosi minorenni, infatti, ritrattarono in aula le accuse,
probabilmente in seguito alle pressioni nei loro confronti e sui
familiari.(ANSA).

30 aprile 2008

Sitemeter