di Daniele Particelli
Quando c’è di mezzo un personaggio famoso, si sa, le notizie acquistano un peso maggiore sui media nazionali e internazionali. Se a questo aggiungiamo accuse di pornografia minorile le notizie vengono amplificate ulteriormente.
Il caso in questione riguarda il compositore, cantante e produttore americano Robert Kelly, 41 anni, noto ai più per il singolo tormentone “I Believe I Can Fly”, incluso nella colonna sonora del film Space Jam. La storia risale a circa sei anni fa, quando fu spedito al quotidiano Chicago Sun Times un video del cantante mentre faceva sesso con due donne.
Fin qui siamo nella “normalità” dei cosiddetti celebrity sex tape che tanto servono a risollevare carriere ormai in declino, se non fosse che una delle protagoniste del video è ben sotto la soglia della maggiore età, così il video finisce nelle mani della polizia e da lì all’accusa di pornografia minorile il passo è breve.
L’opinione pubblica americana si accanisce contro il cantante, che in passato l’aveva già scossa sposando la baby cantante Aaliyah, allora 15enne, morta nel 2001 in un incidente aereo. Ad aggravare la già delicata situazione si aggiungono le accuse di abusi su minori rivolte a Kelly da tre donne diciassettenni da lui sedotte e costrette a partecipare ad orge.
Inizia il processo e nel 2005 Kelly viene assolto in primo grado per insufficienza di prove.Ora a distanza di quasi 3 anni continua il processo a R.Kelly. E’ spuntato, infatti, un personaggio chiave, la seconda ragazza del video, pronta a testimoniare per l’accusa che un componente dell’entourage del cantante l’avrebbe pagata per far sparire quella registrazione. La presunta ragazza minorenne, oggi 23enne, salirà invece sul banco dei testimoni della difesa affermando di non essere lei quella del video.
Ovviamente il cantante si dichiara innocente e afferma di essere stato incastrato da qualcuno che voleva stroncare la sua carriera, ma il processo è ancora in corso e se le accuse dovessero risultare fondate, R.Kelly rischia fino a 15 anni di prigione.
Vero o no, la sua carriera è ben lontana dal tornare in carreggiata e la sua immagine ne uscirà comunque fortemente danneggiata. Non ci resta che attendere gli sviluppi e sperare che sia fatta giustizia. Nel bene o nel male.
Quando c’è di mezzo un personaggio famoso, si sa, le notizie acquistano un peso maggiore sui media nazionali e internazionali. Se a questo aggiungiamo accuse di pornografia minorile le notizie vengono amplificate ulteriormente.
Il caso in questione riguarda il compositore, cantante e produttore americano Robert Kelly, 41 anni, noto ai più per il singolo tormentone “I Believe I Can Fly”, incluso nella colonna sonora del film Space Jam. La storia risale a circa sei anni fa, quando fu spedito al quotidiano Chicago Sun Times un video del cantante mentre faceva sesso con due donne.
Fin qui siamo nella “normalità” dei cosiddetti celebrity sex tape che tanto servono a risollevare carriere ormai in declino, se non fosse che una delle protagoniste del video è ben sotto la soglia della maggiore età, così il video finisce nelle mani della polizia e da lì all’accusa di pornografia minorile il passo è breve.
L’opinione pubblica americana si accanisce contro il cantante, che in passato l’aveva già scossa sposando la baby cantante Aaliyah, allora 15enne, morta nel 2001 in un incidente aereo. Ad aggravare la già delicata situazione si aggiungono le accuse di abusi su minori rivolte a Kelly da tre donne diciassettenni da lui sedotte e costrette a partecipare ad orge.
Inizia il processo e nel 2005 Kelly viene assolto in primo grado per insufficienza di prove.Ora a distanza di quasi 3 anni continua il processo a R.Kelly. E’ spuntato, infatti, un personaggio chiave, la seconda ragazza del video, pronta a testimoniare per l’accusa che un componente dell’entourage del cantante l’avrebbe pagata per far sparire quella registrazione. La presunta ragazza minorenne, oggi 23enne, salirà invece sul banco dei testimoni della difesa affermando di non essere lei quella del video.
Ovviamente il cantante si dichiara innocente e afferma di essere stato incastrato da qualcuno che voleva stroncare la sua carriera, ma il processo è ancora in corso e se le accuse dovessero risultare fondate, R.Kelly rischia fino a 15 anni di prigione.
Vero o no, la sua carriera è ben lontana dal tornare in carreggiata e la sua immagine ne uscirà comunque fortemente danneggiata. Non ci resta che attendere gli sviluppi e sperare che sia fatta giustizia. Nel bene o nel male.
Crime blog 20 maggio 2008
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