Questo è un articolo sulla prima udienza del processo Sorelli, che posto qui per i visitatori che seguono il caso Rignano Flaminio e forse, tre anni fa, non hanno seguito il caso di Brescia. Dal momento che il procuratore di Brescia Tarquini ha trovato omogeneità nei due casi, noto a posteriori una certa "omogeneità" anche nel linguaggio usato dai giornalisti di ieri e di oggi. Domanda: si conoscevano? Si sono telefonati? O, peggio ancora, si sono contagiati?
Brescia 19 ottobre 2004 Continua...span class="fullpost">
La vicenda che ha scosso e diviso la città finisce in tribunale, a porte chiuse. Filtra un´indiscrezione: alcuni imputati già prosciolti. Brescia, a processo gli orrori dell´asilo.Maestre, preti e bidelli sotto accusa: "Procuravano bimbi ai pedofili". I racconti dei piccoli agli psicologi. Uno dei sacerdoti gridò in chiesa la sua innocenza.
da La Repubblica di PIERO COLAPRICO -
È un papà, è uno dei tanti genitori che si sono costituiti o si costituiranno parte civile di un gigantesco processo per pedofilia. Esce per una pausa dal palazzo di giustizia di Brescia, dove ieri si è tenuta la prima udienza preliminare, e spiega: «Io vorrei che qualcuno mi dicesse: si svegli, è stato tutto un incubo. Ma se sono qui, è perché credo ai nostri bambini, non potevano inventarsi simili storie». Sempre più convinto, aggiunge: «E´ tutto cominciato quando un mio amico mi ha detto che la sua piccola gli aveva raccontato cose pazzesche. Allora mi sono rivolto anch´io alla psicologa...».Ed è stato così che, nel volgere di poche, turbinose settimane di voci, analisi e indagini, un´intera scuola materna comunale, più tre preti che stanno là vicino, sono stati travolti dalla macchina delle indagini, con accuse d´associazione per delinquere finalizzata alla violenza sessuale aggravata.Ma non tutto è chiaro come sostiene l´accusa. A complicare lo scenario, filtra ieri in aula un´indiscrezione: due dei tre preti (uno dei quali aveva propugnato dal pulpito la propria innocenza, alla presenza del sindaco e di varie autorità, che l´avevano applaudito) e due bidelli, sarebbero stati prosciolti.Se proviamo a stare ai fatti, il perno di questa vicenda che potrebbe diventare paradigmatica delle complesse indagini che hanno per vittime i bambini, è la scuola materna Sorelli. Si trova nel cortile della chiesa patronale dei santi Faustino e Giovita, pieno quartiere del Carmine. E´ la zona "povera" di una della città più ricche d´Europa: ci abitano immigrati, italiani poco abbienti, ma anche molte persone impegnate nel volontariato. Qui due anni fa arrivano, dalla scuola materna Abba, alcune maestre. Non ne possono più del clima che s´era creato dove stavano prima, dopo l´arresto di tre bidelli e una dirigente, tutti accusati di pedofilia. Il processo al bidello e ai suoi presunti complici è in corso (è già stato prosciolto un odontotecnico, che all´inizio sembrava avere il ruolo del narcotizzatore dei bimbi). Passa un po´ di tempo e anche i bambini della Sorelli cominciano a raccontare nefandezze. Con frasi molto simili: bambini spalmati di miele, in alcuni casi, o pesantemente violentati in gruppo, in altri casi.Prima casi singoli, poi intere classi si auto-raccontano: bimbi bresciani ma anche cinesi, filippini, africani. Una famiglia fa partire le indagini, che diventano via via sempre più estese, ramificate. Le famiglie si coordinano, infine scattano le manette: le prime ad entrare in carcere sono due maestre che, «mediante abuso dell´autorità derivante dal fatto che la vittima loro affidata», avrebbero prelevato gli allievi durante le ore di lezione e, secondo l´accusa, li hanno portati in case e posti che non vengono identificati. Prove? I racconti dei bimbi, le perizie psicologiche, le perizie mediche, che in alcuni casi evidenziano microlesioni compatibili con le violenze sessuali. Ma non necessariamente questo porta alla scuola sotto accusa.Le due maestre, cinquantenni, tuttavia subiscono dieci mesi di carcere preventivo, poi passano agli arresti domiciliari. La Procura le considera una specie di «avanguardia» di un´associazione per delinquere di pedofili, almeno dodici persone individuate. Dunque, una specie di "Spectre" dell´aberrazione sessuale. Realtà o autosuggestione?«Io conosco gli accusati e chi accusa, e mi sono fatto l´idea che non è successo niente», dice però l´assistente spirituale dell´università Cattolica di Brescia, don Mario Neva, 55 anni: «Nessun atto di pedofilia legato al mondo della scuola Sorelli, ho fatto una ricerca sul campo...». Don Neva ha organizzato fiaccolate davanti al carcere, lo vanno a cercare altre persone coinvolte in indagini sessuali infamanti e poi prosciolte. Anche l´avvocato Giuseppe Frigo, che difende le insegnanti, aggiunge: «Bisogna stabilire forse il numero chiuso per gli psicologi, è anche una questione di professionalità».La prossima udienza si terrà lunedì, chissà se la Procura scoprirà altre carte.
Fonte: Vivicentro.org
Fin qui l'articolo di Vivicentro. Vorrei però sottolineare l'ultima frase dell'avvocato Frigo, notissimo penalista che difende le maestre, quando dice che bisognerebbe stabilire il numero chiuso per gli psicologi. Forse. Però, poi, si dovrebbe stabilire il numero chiuso anche per gli avvocati. Soprattutto per coloro che adottano tesi difensive-fotocopia. Visti i loro onorari, che almeno si sforzino di essere originali.
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