sabato 10 novembre 2007

Gli indicatori di abuso sessuale

27/03/2006
Qualche mese fa dei genitori hanno denunciato il bidello della scuola per cui lavoro, sostenendo di avere abusato del proprio figlio. Il tribunale dei minori sta analizzando la situazione, ma in quanto educatrice del gruppo di lavoro di questo bambino mi sono chiesta:1) quali sono i comportamenti cui un educatore può considerare indice di un abuso sessuale su un minore di 5 anni? 2) e come deve comportarsi, semmai fosse confermata questa ipotesi, per integrare il bambino nel gruppo dei coetanei senza che si senta discriminato?Una neo educatriceSenza ombra di dubbio l’abuso sessuale su minori è un reato ancora oggi al centro dell’attenzione sociale, data ovviamente la gravità di certi eventi in cui vediamo coinvolti bambini – vittime di aberranti brutalità. Di qui la necessità di affrontare questa delicata problematica sotto ogni punto di vista, da quello repressivo a quello preventivo e della cura. Parafrasando una nota autrice, l’abuso è un <>, un evento che, aggredendo violentemente l’integrità psico-fisica di un individuo, produce una violenta lesione nella delicata trama della sua esperienza personale (Marinella Malacrea, 1988). Al fine di offrirti una quanto mai esaustiva risposta ai tuoi quesiti, ritengo opportuno precisare una prima distinzione tra: abuso sessuale intrafamiliare e abuso sessuale extrafamiliare, caratterizzata da determinati elementi, quali: § continuità nel tempo; § età della vittima; § difficoltà di denuncia; § modalità di commissione dell’abuso (generalmente caratterizzato, nella prevalenza dei casi, da atti sessuali senza penetrazione come, baci, carezze, toccamenti e masturbazione all’atto vero e proprio, a sua volta caratterizzato da un’azione più o meno coercitiva). Dalla lettura della tua e-mail si comprende la specificità del caso,ovvero la sua tipologia extrafamiliare ed, in quanto tale, questo é perpetrato da persone conosciute dal bambino e che pertanto ispirano un senso di fiducia e il cui impatto traumatico risulta essere meno devastante emotivamente rispetto a quello generato da un abuso intrafamiliare, poiché in quest’ultimo caso ovviamente la violenza verrebbe messa in atto proprio da coloro i quali dovrebbero prendersi cura, tutelare, proteggere il bambino stesso da eventuali pericoli, andando così ad distruggere quella base di sicurezza affettiva, emotiva fondamentale per un’equilibrata crescita della persona. Al di là delle dovute distinzioni, comunque anche nel caso di un abuso extrafamiliare vi è una certa difficoltà diagnostica e di cura poiché rientrano, in esso, una vasta gamma di fattori quali oltre all’età del bambino, il suo livello di adattamento precedenti l’abuso, le stesse caratteristiche di questo, il sostegno dei genitori e delle figure parentali, l’azione di recupero da parte degli operatori e il comportamento degli operatori delle istituzioni posto in essere nel corso della denuncia, della validation e del processo. Giungiamo così al primo interrogativo: ci sono comportamenti tipici che un bambino mette in atto dopo aver subito un abuso? Bene, autori come Peter e coll. (1982) ad esempio hanno evidenziato alcune caratteristiche proprie del trauma comuni a talune vittime, come: § incapacità;§ sentimenti d’impotenza; § colpa; § vergogna; § incapacità di provare un sentimento di fiducia nei confronti degli altri; § rabbia repressa; § confusione emotiva per il danno subito; § depressione; § paura; § lutto interiore. Sintomi questi comuni anche a coloro che hanno subito violenze intrafamiliari ma, diversamente da quest’ultimi, la questione risulta essere meno complessa poiché la componente dei rapporti familiari risulta essere non compromessa. L’anamnesi comportamentale del bambino, una volta accertata la violenza mediante denuncia anzitutto alle autorità e dopo opportuni accertamenti medici ad opera delle aziende sanitarie di competenza, rappresenta un importante fonte circa la natura dell’abuso sessuale. Indici d’identificazione: Indizi precoci: sono dichiarazioni generali del bambino su argomenti e/o comportamenti sessualizzati con bambole, giochi o con altri bambini più piccoli. Infatti è stato riscontrato che bambini vittime di abusi manifestano questo genere di comportamenti con una frequenza piuttosto elevata. Friedrich (1991) ha evidenziato, ad esempio, che aspetti quali frequenza e peso dei comportamenti sessualizzati sono direttamente proporzionali alla gravità dell’abuso, all’aumento del numero di abusatori e alla stessa violenza fisica impiegata durante l’abuso. Inoltre bambini violentati sia fisicamente che sessualmente, mostrano comportamenti sessaulizzati più intensi, vari e frequenti rispetto a coloro vittime del solo abuso sessuale ( Johnson e Aoki, 1993). Bisogna tuttavia essere accorti nell’identificare il solo comportamento sessualizzato nell’ipotesi di abuso; infatti è anche vero che tali comportamenti possono essere anche indice di altre problematiche, come stress familiari oppure la loro assenza non è sempre prova di non abuso in quanto, un numero abbastanza rilevante di bambini abusati, non sempre manifestano comportamenti sessualizzati. Affermazioni dirette: racconti spontanei o indotti delle molestie subite. Cambiamenti comportamentali: disturbi del sonno, incubi; disturbi dell’appetito, anoressia o bulimia; disturbi della condotta se non addirittura nevrotici, fobie, atteggiamenti di esitamento aggressività,ritiro e depressione, sensi di colpa per non essere riuscito ad evitare l’abuso, eccessiva masturbazione, fughe, comportamenti suicidari, reazioni isteriche o di conversione Condizioni mediche: dolori addominali, traumi genitali, uretrali o rettali, infezioni continue del tratto urinario, malattie a trasmissione sessuale, problemi scolastici e in relazione all’età si possono verificare gravidanze, promiscuità o prostituzione, abuso di sostanze stupefacenti, abuso sessuale perpetrato su altri. I soli elementi comportamentali ovviamente da soli non sono sufficienti per comprovare l’eventuale ipotesi d’abuso, ma vanno correlati sempre ad accertamenti medico-sanitari e alle denunce stesse del bambino. Nella seguente tabella sono riportati i segni comportamentali tipici: Alterazione delle abitudini alimentari, in particolare abulimia.
Problemi scolastici e frequenti assenze a scuola ingiustificate.
Crollo del rendimento scolastico e d’apprendimento.
Tentativi di suicidio, fughe da casa e uso di sostanze stupefacenti.
Fobie, atteggiamenti isterici e malesseri psicosomatici.
Disturbi del sonno.
Comportamenti seduttivi e/o sessualizzati verso adulti o coetanei.
Isolamento sociale dovuto all’incapacità d’instaurare relazioni positive con i compagni.
Ribellione e frequenti atteggiamenti provocatori
Depressione, malinconia, angoscia, incubi, ossessioni.
Enuresi.
Autolesionismo.
Masturbazione, a volte compulsava e senza il rispetto delle norme sociali.
Confidenze relative all’aver subito avances o violenze sessuali.
Disegni o atti che suggeriscono una certa conoscenza della sessualità inappropriata all’età (specie sei bambini sono particolarmente piccoli).
Rifiuto delle visite mediche di screening, di spogliarsi per essere lavati, o per lavarsi.
Negli adolescenti, riscontriamo: promiscuità sessuale; prostituzione e gravidanze precoci.
(da D. Dettore C. Fuligni, L’abuso sessuale su minori, McGraw-Hill, Milano, 1999) La domanda che tu mi poni circa l’atteggiamento che deve assumere un educatore, una volta confermata l’ipotesi d’abuso, raffronta una problematica più complessa di quanto possa sembrare poiché abbiamo dinanzi un bambino, la cui emotività è compromessa, per cui un eventuale intervento deve seguire determinati percorsi psicoterapici che, un educatore non è in grado di controllare poiché, come ben sai, determinate terapie di recupero psicologico richiedono competenze, conoscenze e professionalità che la nostra figura professionale non offre. Con ciò non è mia intenzione sminuire la tua figura professionale, e quello che rappresenti anzi ritengo che il tuo ruolo sia fondamentale nei rapporti di mediazione emotiva fra il bambino, i genitori del bambino e la classe stessa. In modo particolare credo che il primo passo necessario per un’adeguata integrazione del bambino, consista nella capacità di sviluppare intenzionalmente quell’atteggiamento empatico(c.d. “einfuhlung”), di comprensione e di condivisione del dolore, della sofferenza che il bambino sta vivendo sempre nel pieno rispetto dei suoi tempi, dei suoi sentimenti ecc. Senza ombra di dubbio tale lavoro, che a mio avviso dovresti fare in primo luogo su te stessa, non è affatto semplice poiché sarai posta nella condizione di dover non solo affrontare il dolore dl bambino facendoti tu stessa da contenitore della sua sofferenza, ma prima ancora affrontare quei sentimenti, quelle profonde emozioni di avversione che una tale situazione rievocano e mettono in luce. A volte i bambini esprimono nei propri comportamenti ciò che gli adulti approvano o disapprovano, perciò se vengono messi in atto atteggiamenti discriminatori forse, la ragione ultima, stà proprio in noi adulti che (umanamente) non siamo sempre in grado di affrontare il dolore, specialmente quello relativo ad una violenza sessuale o un abuso; di conseguenza prima ancora che il bambino ritorni in classe credo che, insieme ai docenti e poi con gli stessi bambini, è opportuno che venga affrontato intimamente questo sentimento per poi mettere in atto tutti quegli atteggiamenti, spontanei, di accoglienza e protezione in classe e da parte della classe. Come detto precedentemente il bambino abusato da un estraneo riesce maggiormente a superare il trauma(ma non a dimenticare) proprio perché fa leva su quei punti cardine che danno lui sicurezza e protezione, dai genitori e in questo caso anche dagli operatori scolastici(maestre ed educatori) insieme ai compagni di classe. Spero che sia riuscita nel mio intento a soddisfare la tue domande con l’auspicio che tutto possa risolversi nel migliore dei modi per il tuo bambino. In ogni caso rimango a tua disposizione per altre domande e per eventuali aggiornamenti sul caso.
Dott.ssa Simona Campanella

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