A sei anni di carcere per violenza sessuale
Roma, 25 feb. (Apcom) - Rischia il carcere e non può più esercitare il mago che ha rapporti sessuali con le clienti, approfittandosi della fiducia che gli viene data, dell'ingenuità o della fragilità di alcune persone che si rivolgono a lui in cerca di aiuto. Lo ha stabilito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 8381 del 25 febbraio 2008, ha respinto il ricorso di un mago che aveva lo studio a Brescia.
L'uomo, approfittando della fiducia di due clienti e delle loro debolezze caratteriali, le aveva convinte ad avere rapporti sessuali con lui. Per questo il Tribunale di Brescia lo aveva condannato a sei anni di reclusione per violenza sessuale. Stessa sorte in secondo grado. Fra l'altro, la Corte d'Appello lo aveva interdetto dal proseguire qualunque attività di quel tipo.
Così il santone ha fatto ricorso in Cassazione lamentando di non aver costretto le donne alle pratiche sessuali. Una scusa che non ha retto di fronte ai giudici del "Palazzaccio". Ai fini della condanna, infatti, non è necessaria una costrizione fisica all'atto sessuale ma è sufficiente esercitare una pressione psicologica su chi è, in quel momento, in condizioni di inferiorità.
"Il reato sessuale", si legge nelle motivazioni, "si è perfezionato alla stregua delle descritte modalità dell'azione poiché l'induzione punibile, attuata mediante l'abuso nei confronti del soggetto che si trovi in stato di infermità fisica o psichica, non si configura come attività di persuasione, cui corrisponde la volontaria adesione del soggetto più debole, bensì come vera e propria sopraffazione nei confronti della vittima, la quale non è in grado di aderire perché convinta, ma soggiace al volere del soggetto attivo, ridotta a strumento di soddisfazione delle sue voglie".
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