giovedì 28 febbraio 2008

Mio figlio a 5 anni costretto a fare l'accattone e mia moglie continua a prostituirsi in città

Ha cinque anni compiuti da poco e non può vedere suo padre altrimenti lo picchiano. Ora vive con la madre in città, nella casa dei nonni, e lo costringono a fare accattonaggio. È la storia tristissima di un bimbo nato a Vercelli cinque anni fa da una coppia di lametini. Lui è un operaio emigrato da tanto tempo ed ha 36 anni, lei era andata a vivere da lui dopo il matrimonio ed ha 24 anni. Dopo qualche anno sotto lo stesso tetto l'operaio scopre che mentre lui era in fabbrica sua moglie si prostituiva. Riceveva i suoi clienti in casa, in un paesino della provincia di Vercelli, e dopo aver messo il piccolo a nanna s'intratteneva con gli avventori e si faceva pagare. Ma il paesino è piccolo, e la gente anche nel Nord mormora tanto. Fino a che al povero operaio non arriva questa voce: tua moglie è una prostituta. Il giovane viene a saperlo addirittura da gente che ha pagato per mettersi sotto le lenzuola del suo letto. Col bambino nella culletta, a un passo da dove avvenivano le prestazioni della signora. L'operaio ha parlato con la moglie, ma lei ha continuato a fare il mestiere. Soprattutto perchè la sua famiglia a Lamezia non ha un reddito fisso, suo padre lavora quando capita, la madre è casalinga. E lei doveva provvedere a mandare qualche soldo a casa, visto che il salario dell'operaio bastava per sopravvivere. Un giorno la mamma prende il figlio e sparisce da casa, abbandona il marito e torna nella sua città, dai suoi genitori. L'operaio però non accetta il fatto che gli è stato portato via il bambino, anche perchè viene a sapere che la pratica della prostituzione nella famiglia dei suoceri è molto in voga. Sembra addirittura che al consultorio comunale la stessa famiglia sia conosciuta per alcuni casi di pedofilia. «Lo sto sapendo solo adesso, dopo aver indagato a fondo», confessa l'operaio alla Gazzetta del Sud, «perchè quando ho sposato mia moglie ero a conoscenza soltanto dello stato di indigenza della famiglia». Così è cominciata la lotta tra padre e madre per avere il bambino in affidamento. «Non vedo mio figlio da sette mesi, e non è giusto. Per Natale ho dovuto pagare 100 euro a mio suocero per fare consegnare un giocattolo al bambino, e per portarlo al circo me ne avevano chiesto altri 70». Racconta il papà ferito: «Le ultime parole che ho sentito da mio figlio sono state: papà devo stare zitto sennò stasera quando torno a casa prendo tante botte. Lo picchiano, gli fanno fare l'elemosina per strada, io invece qui a Vercelli voglio mandarlo all'asilo e poi farlo studiare e crescere come gli altri bambini». La battaglia giudiziaria intraprese dal giovane marito tradito non sta andando per il verso giusto. Al tribunale dei minorenni di Catanzaro c'è un'istanza per far dichiarare la decadenza della potestà della madre sul bambino, ma i giudici si devono ancora pronunciare. Mentre a Vercelli lunedì scorso il tribunale ha adottato un provvedimento che dispone l'affidamento del piccolo alla madre, ma il padre può vedere suo figlio «a piacimento» previo avviso della madre. Ha anche deciso che il marito separato deve versare 300 euro al mese alla moglie per il mantenimento del bambino. Ma l'avvocato Nicola Veneziano, difensore dell'operaio, annuncia l'appello. «Inutile dire che quando torno a Lamezia nessuno mi fa avvicinare a mio figlio, vengo minacciato, e sono costretto a farmi scortare da amici e parenti volenterosi», dice il padre spaventato non per la sua incolumità ma per quella del suo piccolo. L'operaio però continua a inseguire il suo sogno di riavere il figlio: «Credo nella giustizia, e prima o poi riuscirò a tirarlo fuori da quell'inferno dove gli stanno rubando l'infanzia». In sintesi Un bambinodi cinque anni è finito in una lotta giudiziaria tra due coniugi lametini separati. Il marito accusa l'ex moglie di prostituirsi, e denuncia che nella famiglia dei genitori dov'è andata a vivere si pratica la pedofilia. Martedì scorsoil tribunale per i minorenni di Vercelli ha affidato il bimbo a sua madre, ma il padre farà appello. Davanti al tribunale per i minorenni di Catanzaro è pendente un'altra istanza del padre per riavere suo figlio.

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