Violenza sessuale: endocrinologo indagato
Cristina Genesin
È il professor Lumachi, docente a Medicina
Un singolare «metodo» per visitare le pazienti
2004: la prima denuncia Il medico nega tutto e il procedimento viene subito archiviato Nessuna specializzazione in ginecologia. Eppure il professor Franco Lumachi, 56 anni, residente in via Tadi 47, docente alla facoltà di Medicina come associato - in servizio nell’Unità di endocrinochirurgia e di senologia dell’Azienda ospedaliera - faceva credere alle pazienti di essere un esperto ginecologo. Un ginecologo tanto bravo e competente da applicare un innovativo metodo americano. Un «metodo», si fa per dire, che nulla ha a che fare con diagnosi e terapie cliniche come pratiche stimolatorie della vagina e della clitoride a luci soffuse per rendere l’atmosfera più rilassante.
Così all’interno del suo ambulatorio nel monoblocco dell’ospedale di Padova, dove era autorizzato a svolgere l’attività di endocrinologo in regime libero professionale, accoglieva le pazienti, intratteneva con loro un breve colloquio, le faceva accomodare sul lettino e abbassava le luci. Poi procedeva alla visita con la sua particolare tecnica «finalizzata - il copione era uguale per tutte - a provocare un orgasmo meccanico», quando masturbava la clitoride o la vagina, oppure «a rendere gli accertamenti più facili», quando faceva mettere la paziente in posizione «a capretta». Infine un bel sorriso, un paio di bacini sulle guance, tanti saluti e al prossimo incontro, dopo aver fatto saldare il conto. Nulla era gratis: né la visita, né il «servizio supplementare». «La stimolazione che mi portava all’orgasmo? L’ho vissuta con tranquillità. Mi fidavo ciecamente del professor Lumachi perché mi aveva spiegato il trattamento sanitario... - ha raccontato agli inquirenti Rita, 40 anni - Ne parlai con mio marito: anche lui era convinto che si trattasse di una nuova tecnica medica di indagine». Il professor Lumachi - una laurea in Medicina nel 1977, tre specializzazioni in chirurgia, endocrinochirurgia ed endocrinologia ma nessuna specializzazione in ginecologia e ostetricia - per anni ha potuto impunemente svolgere l’attività di ginecologo, arrivando a vere e proprie violenze fisiche sulle ignare pazienti, senza che nessuno abbia ritenuto doveroso approfondire che cosa accadesse tra quelle quattro mura di una struttura ospedaliera.
La prima segnalazione. La prima segnalazione, infatti, risale a quattro anni fa quando Franca F. viene «toccata» nel corso di un’ecografia pelvica il 27 settembre 2003: lei protesta, lui replica di doverla «stimolare» per accertamenti diagnostici. Lei invita di nuovo Lumachi a smettere e, solo di fronte al secondo fermo richiamo, il medico-professore asseconda la richiesta. Il 14 gennaio 2004 la segnalazione all’Ordine dei medici di Padova. Non succede nulla. Dopo aver ascoltato il ginecologo-endocrinologo che nega ogni addebito, l’Ordine archivia il procedimento. E il 17 aprile 2004 la direzione sanitaria dell’ospedale scrive a Franca F.: «... Da tali verifiche non sono emersi elementi di un comportamento deontologicamente e o professionalmente non corretto». Lumachi non si spaventa, non ne ha motivo. E continua a fare il ginecologo. Ovviamente a modo suo. Peraltro nell’ambulatorio di Lumachi manca il lettino ginecologico eppure, chissà come, il medico ha a disposizione il kit per svolgere il pap-test.
La storia di Paola. Passano gli anni e Lumachi non cessa di applicare il suo «metodo americano» in beata tranquillità. Finché incrocia sulla sua strada Paola, venticinquenne consigliata dall’amica Maria di rivolgersi al medico per una visita ginecologica. «La mia amica disse che era una persona simpatica e competente... Mi diede il suo numero di cellulare e io chiamai Lumachi», ha spiegato Paola. Il contatto avviene 15 giorni prima dell’appuntamento fissato per il 25 settembre 2006. Nelle ore precedenti all’incontro, però, il medico la richiama per chiederle la data di nascita: doveva predisporre la sua scheda, si giustifica. L’approccio è cordiale. Lumachi sottopone la giovane a un’ecografia al seno, toccandola con insistenza e facendo degli apprezzamenti di tipo estetico. È solo l’inizio. Ricorda Paola: «Mi fece stendere sul lettino, abbassò le luci dicendo di volermi mettere a mio agio. Mi fece il pap-Test, poi disse di dovermi provocare un orgasmo meccanico per farmi rilassare... Fece un’ecografia interna e una visita che mi sembrò strana come l’atteggiamento del medico... Mi prescrisse degli esami e mi invitò a tornare. Al termine mi salutò con due baci sulla guancia, dicendo che questo era il modo in cui trattava le pazienti». Paola è sconvolta. «Non preoccuparti, con me fa lo stesso. È normale», la conforta l’amica Maria, raccontando che, una volta, l’aveva fatta mettere in posizione «a capretta», con ginocchia e palmo delle mani appoggiate sul lettino, per consentire più facilmente la visita. Consultata da Paola, anche la ginecologa di un’altra Usl ammette che quella visita risultava strana. Tuttavia la dottoressa incredibilmente aggiunge: «Non può fare niente contro il medico. C’è la parola di lei contro quella di lui». Perché non ha consigliato la ragazza di rivolgersi ai carabinieri? Paola crolla davanti alle impiegate dell’Azienda ospedaliera quando va a ritirare il referto del pap-test il 13 ottobre 2006.
Parte l’inchiesta. Viene informata l’allora direttrice sanitaria Patrizia Benini che convoca la ragazza il 16 ottobre: la segnalazione dell’accaduto è trasmessa alla magistratura. Il procuratore aggiunto Dario Curtarello apre un’inchiesta. Oltre a Paola, vengono sentite Franca, Maria (visitata dal 2000 al 2007) e infine Rita (visitata dal 2004 al 2005). Lumachi è indagato per violenza sessuale su 4 pazienti, continuata e aggravata perché commessa con abuso dei poteri e con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione. Nei giorni scorsi è stata chiusa l’indagine, atto preliminare alla richiesta di rinvio a giudizio. Scrive il consulente della procura, il professor Giovanni Nardelli, direttore della Clinica ginecologica dell’Azienda ospedaliera di Parma: «Il primo errore di Lumachi è stato quello di vestire un ruolo ginecologico, ostentando competenze non corrette rispetto alla fiducia accordata dalle pazienti... Si è indotta arbitrariamente una stimolazione delle zone erogene che nulla ha a che vedere con le regole deontologiche...». Il medico «ha cercato di ottenere un consenso alle manipolazioni non mediche... Non si può chiedere un consenso per cose illecite... Non sono necessarie posizioni a capretta ai fini diagnostici».(
Il Mattino di Padova 07 marzo 2008)
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3 commenti:
Purtroppo conosco bene il medico e mi ha veramente stupito questa notizia. Ha sempre dato di sè un'immagine piuttosto lugubre:mai lo avrei pensato capace di tanto ...
Evidentemente è una di quelle persone a due facce. Non si sarà comportato con tutte le pazienti nello stesso modo, altrimenti lo avrebbero scoperto prima... Se hai aggiornamenti sul caso, scrivimi. A presto, Dylan
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