giovedì 6 marzo 2008

Pedofilia, Treviso: Ragazzino adescato per foto a luci rosse

La Procura indaga su un giro di pornografia minorile nella Marca: adolescenti avvicinati con l’inganno e indotti a farsi riprendere in pose hard
Ragazzino adescato per foto a luci rosse
Scattate le prime perquisizioni: due persone nel mirino, sequestrati i cellulari
Un ragazzino trevigiano convinto con l’inganno a farsi riprendere in posizioni pornografiche da parte di adulti nei confronti dei quali sono ora in corso le perquisizioni. Almeno due, fino a questo momento, le persone finite nel mirino degli inquirenti e alle quali sono stati contestati i reati di pedopornografia e di sostituzione di persona. In un caso gli investigatori hanno sequestrato i cellulari che proverebbero i contatti tra gli adulti e il minore. Gli accertamenti della Procura, che coordina l’attività della polizia postale, sono ancora all’inizio.Un giro di pedopornografi che si scambiano immagini di ragazzini ripresi in pose hard: è l’ipotesi a cui sta lavorando la Procura di Treviso che ha disposto una serie di perquisizioni nei confronti di alcuni adulti residenti in città e nei centri vicini. Il sospetto è che un adolescente trevigiano sia stato contattato e convinto con l’inganno a farsi fotografare in atteggiamenti e posizioni a luci rosse. Le immagini così ottenute sarebbero state scambiate tra gli organizzatori del giro. Gli investigatori stanno ora cercando quelle immagini. Per questo sono state disposte una serie di perquisizioni a carico di svariate persone residenti nella Marca. Tra loro anche M.V., un giovane già finito nei guai per violenza sessuale nei confronti di una minore con la quale si era spacciato per carabiniere. L’uomo, difeso dall’avvocato Alessandra Nava, si trova attualmente in cella. Nel caso a cui sta lavorando in queste ore la polizia postale, il reato contestato, oltre a quello di pornografia minorile (il 600 ter: chiunque sfrutta minori al fine di realizzare esibizioni pornografiche o di produrre materiale pornografico è punito con la reclusione da 6 a 12 anni), è anche quello di sostituzione di persona. Chi ha contattato il tredicenne, insomma, lo ha fatto usando un’identità e una professione fasulla: con l’inganno lo avrebbe convinto ad accettare qualcosa della cui gravità il ragazzino non si è reso conto. I fatti si sarebbero verificati la scorsa estate, tra luglio e agosto, ma il caso è venuto alla luce solo in questi giorni e la Procura ha disposto immediatamente le perquisizioni. Sotto sequestro sono finiti alcuni cellulari che proverebbero l’avvenuto contatto col minore.

( La Tribuna di Treviso 06 marzo 2008)

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