giovedì 6 marzo 2008

Violentata per dieci anni, rinvio a giudizio per gli zii

Luciano De Majo
Secondo l’accusa sarebbe stata anche picchiata e costretta a lavorare
La ragazza all’epoca dei fatti era minorenne: ieri si è costituita parte civile nel processo. Da tre anni vive a Lucca
LIVORNO. Per lei, la ragazza vittima di questa storia, che oggi ha 23 anni, non sarà facile mettersi alle spalle una decina d’anni d’inferno. Ciò che ha raccontato alla polizia, e poi alla magistratura, vincendo paure e pudori più che comprensibili, ha dell’incredibile: sarebbe stata violentata e maltrattata dallo zio, a carico del quale ieri è iniziato il processo (che riprenderà il primo ottobre). L’incubo iniziò che lei aveva appena otto anni. Ed è finito solo con il raggiungimento della maggiore età.La bimba (della quale ovviamente omettiamo il nome, così come dello zio e della zia imputati, per tutelare la riservatezza della vittima) venne affidata agli zii paterni dopo alcune disavventure familiari (il padre era morto, la madre invece era alle prese con problemi che le impedivano di provvedere alla figlia). Nessuna scelta sembrava migliore di questa: lo zio è un imprenditore di 63 anni molto conosciuto. Ha un’attività ben avviata nel territorio di Collesalvetti: un uomo insospettabile, e soprattutto lontano dai cosiddetti ambienti della marginalità, caratterizzati dal disagio e dalle difficoltà di carattere economico.Il guaio, però, almeno stando alle accuse che la Procura della Repubblica rivolge agli imputati, è che la ragazza sarebbe stata a lungo molestata e violentata. E ancora, maltrattata e costretta a lavorare nell’impresa di famiglia. Ed è questo l’aspetto nel quale entra in gioco anche la zia della ragazza (che oggi ha 52 anni), imputata soltanto di maltrattamenti, mentre il marito deve rispondere al collegio giudicante (presidente Antonio Del Forno, giudici a latere Giovanni Zucconi e Ottavio Mosti) anche di violenza sessuale e lesioni gravissime. Non solo e non tanto per gli infortuni rimediati dalla giovane durante il suo lavoro, quanto per le conseguenze sulla psiche, che ancora sarebbero ben visibili, nei suoi attuali comportamenti.La ragazza si è costituita parte civile ieri mattina, assistita dagli avvocati fiorentini Vanessa Luperi e Giacomo Passigli. Si era tenuta tutto dentro, fino a quando non fu protagonista di quello che sembrò un incidente stradale: finì in auto contro un albero. In realtà, fu un tentativo di suicidio, che aveva fatto seguito ad altri episodi di autolesionismo, segno evidente che qualcosa non andava. A quel punto, la ragazza vuotò il sacco con un poliziotto che le ispirava fiducia. Scattò la denuncia e la giovane dovette raccontare in Procura, nei particolari, quello che le era accaduto negli anni precedenti. Il terribile film della sua vita le ripassò davanti durante le ore nelle quali parlò con i magistrati livornesi. Poi, compiuti i 18 anni, la ragazza ha lasciato la casa degli zii andando a vivere fuori città, a Lucca.D’improvviso, le pesanti attenzioni dello zio sono diventate un ricordo. La costringeva ad avere rapporti con lui, secondo quanto ricostruito dagli invesigatori, ricattandola anche attraverso qualche piccolo dono. La zia, invece, pensava a farla rigare dritta nelle ore pomeridiane quando, finita la scuola, doveva lavorare sodo, anziché giocare come fanno tutti i bambini. La offendeva e la maltrattava, arrivando a picchiarla anche col manico della scopa. Logico, ovvio, che la ragazza una volta terminate le medie abbia salutato per sempre i libri, magari indotta all’abbandono, come ipotizza l’accusa, dalla coppia di imputati, che sono difesi dall’avvocato Mario Maggiolo. Quando il quadro è stato chiaro anche alla Procura, il pubblico ministero Antonio Giaconi ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dei due. Da ottobre il processo entrerà nel vivo, con le prime testimonianze, la più importante delle quali sarà naturalmente quella della ragazza protagonista di questa vicenda.
(06 marzo 2008)
Il Tirreno 6 marzo 2008

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