venerdì 7 marzo 2008

Madonna di Campagna in rivolta.Nessuno arresta il pedofilo,

Padri giustizieri in strada

MADDONNA DI CAMPAGNA (TORINO) (07/03/2008) - La polizia non riesce ad arrestare l’adescatore di Madonna di Campagna. Gli agenti l’hanno fermato, e i ragazzini che aveva costretto a dargli bacini, carezze e a visionare filmati porno in cambio di 5 euro l’hanno riconosciuto. Ma non è bastato. Perché scattino le manette, occorre infatti coglierlo in flagrante.

Il carrozziere dai capelli rossi con le dita piene di anelli è a piede libero. «Ed è tornato in azione» si dice nei bar del quartiere. Gli stessi in cui qualcuno si sta organizzando, «perché visto che la legge non provvede, è arrivato il momento di farsi giustizia».


L’uomo era stato fermato dalla polizia sabato 23 febbraio in via Breglio, vicino alle scuole di via Casteldelfino. Una delle vittime, un ragazzino di appena 13 anni a cui aveva proposto 5 euro in cambio di “bacini” e carezze, l’aveva riconosciuto. Il padre aveva immediatamente chiamato il 113, e gli agenti, individuato il sospetto aguzzino sull’autobus 75, l’avevano fermato. Ma non arrestato, perché non colto sul fatto. Le descrizioni fornite dai quattro adolescenti adescati che avevano deciso con i genitori di denunciare i fatti coincidevano alla perfezione. Non sussistendo la flagranza, le manette non sono però potute scattare.


Sulla carta d’identità dell’uomo è indicata come residenza una casa di strada Altessano che è stata perquisita a fondo. Quella in cui vive la sorella, da cui pare trascorra qualche notte ogni tanto. Anche l’automobile su cui era stato segnalato alle forze dell’ordine, un’Alfa 147 nera con i vetri oscurati, è risultata intestata ad un altro soggetto la cui posizione sarebbe al vaglio degli inquirenti. Il pc sequestrato nell’abitazione della sorella, così come il telefonino che il signore ben vestito dai capelli rossi aveva con sé al momento del fermo, sono stati analizzati dalla polizia. Ma, a quanto pare, non avrebbero fornito elementi utili agli investigatori, che ora cercano di risalire al luogo in cui l’uomo abita realmente. A quel covo che potrebbe nascondere mille segreti. Fotografie, documenti e filmati. Segreti che, in un’aula di tribunale, potrebbero trasformarsi in prove.

Pierfrancesco Quesitonio
Stefano Tamagnone
Cronaca qui 7 marzo 2008

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