martedì 11 dicembre 2007

Perché è stato giusto sequestrare il libro di C. Cerasa “Ho visto l’uomo nero”

Dal sito: www.bambinicoraggiosi.com
di Roberta Lerici
Perché il caso di Rignano Flaminio è diventato, suo malgrado, un caso mediatico. Il destino del caso Rignano, infatti, doveva seguire quelli di Cogne (a cui spesso viene associato solo per la “mediaticità”), oppure di Erba, Garlasco e Perugia. E allora qual è la differenza rispetto agli altri casi? Che qui le vittime sono vive e parlano, anche se sono piccole e non sanno esprimersi ancora bene.
E poi che su Rignano si è scatenato un alluvione di opinioni. Tutti, ma proprio tutti, si sono sentiti in dovere di dire la loro. Dall'intellettuale al giornalista politico, dal direttore di testata allo psicologo, dalla moglie del calciatore al deputato, dal professore universitario al criminologo, dalle associazioni antipedofilia agli avvocati. E quale è stato il prodotto di tutto questo grande parlare, di tutta questa profusione di opinioni: Il libro di Cerasa.” Ho visto l’uomo nero” è infatti la sintesi di tutto ciò che non si dovrebbe fare quando si ha a che fare con un’indagine delicata, complessa, articolata e che, soprattutto, riguarda i bambini, la parte più indifesa della società.In questa bolgia di opinioni raramente sensate, in cui ognuno ha cercato di dire qualcosa in più dell’altro, di trovare il particolare non ancora sviscerato, l’angolo buio non ancora illuminato, Cerasa ha voluto strafare indicando anche i nomi di battesimo dei genitori, non lo aveva fatto nessuno. Ha sbandierato il suo essere oggettivo, confezionando un prodotto fazioso nel suo prendere in giro l'intero caso fingendo di analizzarlo dall'interno. Ha screditato i protagonisti di una tragedia, con il suo ridicolizzare il taglio di capelli di alcuni o l’abbigliamento di altri. Ha confezionato un finto libro-inchiesta, senza nemmeno sapere dov’era la presa della tastiera per cominciare a scriverlo. Un libro pieno di cose non vere camuffate da fatti, un libro che descrive minuziosamente anche le strade per raggiungere chi, inconsapevolmente, gli ha aperto la porta quando si presentava come giornalista del Foglio in cerca di interviste. Ci sono state centinaia di giornalisti a Rignano, per quasi due mesi, ma la scorrettezza di Cerasa è stata unica. Ritirando il libro dal mercato si è affermato il principio che non si può, in nome di un supposto “dovere di cronaca”, passare sopra chiunque, calpestando i diritti fondamentali delle persone e soprattutto dei bambini che non possono difendersi.Ce ne sono state tante di violazioni dei diritti dei bambini nel caso Rignano ed è giunto il momento di smetterla. Una mostra di pittura, pochi giorni fa ha ospitato al suo interno un convegno sull’abuso dei minori. Nel comunicato stampa lo si pubblicizzava più o meno così: “….per spiegare come sia difficile distinguere i veri abusi da quelli falsi, verranno mostrati i disegni dei bambini di Rignano Flaminio”. E’ lecito arrivare a questo?La magistratura stabilirà chi siano i colpevoli degli orrori di Rignano Flaminio, ed è l’unica ad averne titolo. I giornalisti non possono e non devono emettere sentenze. Questo becero tipo di giornalismo non può essere di aiuto a nessuno. I vecchi giornalisti della cronaca giudiziaria, seri e scrupolosi, oggi non esistono più, o almeno non si sono manifestati nel caso Rignano. Qui, oltre a tanti bravissimi professionisti, sono arrivati degli improvvisati giornalisti-detective che hanno avuto la presunzione di “cercare una verità oggettiva” al di là della magistratura, dei fatti e delle vittime. La moderna “caccia alle streghe” come la chiama l’editore Castelvecchi nella presentazione del libro sul suo catalogo, l’hanno inventata i giornalisti di bassa levatura. A Rignano la magistratura sta dando la caccia ai pedofili, perché purtroppo, qui alle streghe tutti hanno smesso di crederci da più di un anno. E, in un certo senso, la consapevolezza di essere stati traditi da un tuo simile, è drammaticamente più difficile da accettare che incolpare una immateriale e fantomatica strega.
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