domenica 23 novembre 2008

Scandalo Exit,la7: monsignor Stenico chiede la riapertura del caso, il video era contraffatto

Tutta la vicenda

Monsignor Stenico dà battaglia
Lunedi' 17 novembre 2008
Un anno fa, le telecamere nascoste di Exit, programma di La7 condotto da Ilaria D'Amico, pizzicarono monsignor Tommaso Stenico ad abbordare un ragazzo gay nei locali della Curia romana dopo averlo contattato in una chat.Stenico perde il lavoro e la faccia, il Vaticano spera di mettere tutto a tacere. Ma i fatti sembrano andati diversamente, Stenico dice di essere stato contattato direttamente dal giovane via mail, che dichiarava di essere sul punto di sposarsi pur essendo omosessuale. Inoltre le parole del monsignore, debitamente camuffate, sarebbero state modificate in modo forzato nel corso del servizio televisivo.Stenico lamenta di non aver ricevuto un debito processo dalle gerarchie vaticane e reclama giustizia. Se così non sarà, minaccia di portare in un tribunale civile italiano la Chiesa romana. Sarebbe la prima volta che un religioso fa causa al Vaticano.
Daniele Stefanoni
Fonte http://www.babiloniamagazine.it/new.php?p=2504

VATICANOGATE PER MONS. STENICO
Comparve in tv in un filmato con un giovane gay. Il tribunale ha deciso che il video era contraffatto. Ora vuole soddisfazione. Altrimenti, dice, querelerà la curia lunedì

17 novembre 2008 , di Panorama zoom Gaynews di IGNAZIO INGRAO

Monsignor Stenico a un anno dallo scandalo

A un anno dallo scandalo che ha fatto il giro del mondo, monsignor Tommaso Stenico chiede giustizia. L'ex capufficio della Congregazione per il clero ha perso lavoro e stipendio nell'ottobre 2007 dopo che Exit, talk-show condotto da Ilaria D'Amico sulla 7, aveva mandato in onda un filmato che lo ritraeva in compagnia di un giovane che si diceva gay conosciuto su internet.
Colpito dal clamore della vicenda, il Vaticano ha allontanato Stenico e cercato di mettere tutto a tacere. Ma oggi vengono fuori nuovi particolari su quell'incontro e Stenico chiede la riapertura del caso. Su richiesta dello stesso prelato, il Tribunale civile di Roma ha accertato che l'inviato di Exit non ha contattato il sacerdote su una chat a luci rosse, come era stato detto, bensì spedendogli una email al suo indirizzo privato. Nella lettera, l'inviato della trasmissione si presentava come un giovane che, alla vigilia del matrimonio, aveva scoperto la sua omosessualità e chiedeva un incontro al sacerdote (noto psicologo e psicoanalista) per avere un consiglio.
Il colloquio sarebbe avvenuto durante l'orario di lavoro, negli uffici della Congregazione per il clero. Stenico avrebbe ricevuto il giovane senza accorgersi di essere ripreso da una telecamera nascosta in una lattina posata sul tavolo. Il filmato, afferma ancora il Tribunale civile di Roma nel provvedimento d'urgenza, sarebbe stato poi opportunamente tagliato e montato, stravolgendo il significato del dialogo. La voce del monsignore è stata contraffatta, per renderla irriconoscibile, ma i sottotitoli non hanno riprodotto esattamente quello che il prelato diceva.
Sulla scorta di quanto accertato dal Tribunale civile, Stenico è deciso a dare battaglia. Per questo ha fatto ricorso alla Segnatura apostolica (la Cassazione vaticana). Il prelato sostiene di essere stato punito senza aver avuto un regolare processo canonico. Porta quindi le conclusioni del Tribunale civile di Roma come prova della sua buona fede e chiama in causa i superiori, che avrebbero diffuso alla stampa il suo nome quando era ancora protetto dall'anonimato.
Nelle scorse settimane, inoltre, Stenico ha depositato in Segnatura altri elementi che dimostrerebbero come lui sarebbe stato vittima di una macchinazione. Ci sarebbero alcuni giornalisti disposti a testimoniare a suo favore.
Ora la valutazione dei fatti spetta al nuovo prefetto del tribunale vaticano, lo statunitense Raymond Leo Burke, noto per la sua severità in campo morale. La decisione è attesa ai primi di dicembre.
Se non avrà soddisfazione dai giudici vaticani, Stenico sembra determinato ad andare avanti, chiamando i suoi superiori a rispondere in sede civile e penale di fronte allo Stato italiano.
Sarebbe la prima volta nella storia che un monsignore di curia querela per diffamazione un altro prelato. Nel frattempo l'offensiva giudiziaria del sacerdote prosegue su tutti i fronti: denunce e querele a carico di giornali e siti internet che hanno scritto su di lui. Stenico ha portato in tribunale anche un suo vecchio amico, Gianluca Barile, fondatore del sito di informazione vaticana Petrus, per aver diffuso la sua foto.
Chiuso nel suo appartamento (di proprietà del Vaticano), a due passi da San Pietro, il prelato ha smesso di farsi vedere nella parrocchia di Sant'Anna: celebra la messa privatamente e fa la spola tra Roma e Trento, sua città natale. Al suo fianco un avvocato romeno, Mara Vadan, laureata in diritto canonico. Occhi neri e capelli a caschetto, fisico mozzafiato, elegante e misteriosa dietro un grande paio di occhiali da sole, l'avvocato fa di tutto per trovare prove e riscontri a difesa del suo confessore. È stata proprio Mara Vadan a scrivere, su dettatura di Stenico, la memoria difensiva inviata ai vertici della curia romana. Ed è ancora lei oggi a contattare i testimoni a discarico.
Difficile dire se tanto impegno sarà sufficiente per restituire gli incarichi al prelato. Restano infatti ancora molti punti oscuri che i giudici dovranno chiarire. Per esempio: perché Stenico non ha fornito subito, pubblicamente, la reale versione della vicenda? E perché il Vaticano, che avrebbe avuto tutto l'interesse a sopire lo scandalo, non ha difeso Stenico e la sua buona fede? Ed è possibile che il prelato, abituato a frequentare gli studi televisivi, non si sia accorto di essere ripreso da una telecamera durante il colloquio con il giovane?
Domande per ora senza risposta. Il monsignore lascia intendere che potrebbe essere caduto in una trappola. Stenico sa molte cose sulla curia vaticana: per anni ha raccolto le confidenze di sacerdoti in difficoltà che si rivolgevano a lui per l'assistenza psicologica. Qualcuno può avere interesse a metterlo fuori gioco. Ma sono solo supposizioni. Se si rivelassero vere, lo scandalo a luci rosse assumerebbe l'aspetto di un pesante regolamento di conti in seno alla curia.

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