sabato 20 ottobre 2007

Rignano Flaminio: ricostruiamo la vicenda

mercoledì 10 ottobre 2007
La nuova pista del caso di pedofilia di Rignano Flaminio sembra dirigersi fuori dalla scuola elementare “Olga Rovere”. Vediamo perché, cercando poi di offrire un quadro cronologico di tutta la vicenda.


di Sergio Lo Gatto

Ogni paese ha qualcosa da nascondere. L’Italia sembra avere pronti sempre nuovi segreti, che, una volta portati alla luce, la memoria non è più in grado di cancellare. Restano scolpiti come moniti severi, a ricordarci quanto misterioso possa essere a volte l’animo umano. Il vero mistero, forse, non è chi abbia commesso il fatto, piuttosto come quel “chi” sia stato in grado di compiere quel “fatto”. Quello di Rignano Flaminio è un giallo senza omicidio, ma che coinvolge un fatto ancora più terribile, l’abuso sui minori. Una lunga inchiesta, l’enorme difficoltà rappresentata da testimonianze affidate a bambini di soli 4 o 5 anni, prede di un meccanismo, quello della perizia psichiatrica che dovrebbe accertarne l’attendibilità in quanto testimoni d’accusa, per nulla aiutato dalla legge in termini medici o etici.
NUOVE PISTE PER LE INDAGINI (VERO O FALSO?)Il caso Rignano torna a far discutere, ora che si torna a battere la pista del “giro di pedofilia”, ora che si rimette il naso fuori dalle mura della scuola “Olga Rovere”.La Cassazione ha reso pubbliche le motivazioni con cui il 18 settembre scorso aveva confermato l'ordinanza di scarcerazione degli indagati per i presunti abusi sugli alunni dell'asilo “Olga Rovere” di Rignano Flaminio. Ecco la nuova pista: “Allo stato delle investigazioni - scrivono i supremi giudici - se vi sono state violenze, ipotesi non scartata dal Tribunale del riesame, esse sono state perpetrate con modalità differenti da quelle riferite nelle denunce”. La Cassazione accetta che dietro il malessere accusato dai bambini ci sia realmente stata violenza, ma “non crede che gli indizi raccolti siano sufficienti a incriminare le tre maestre Patrizia Del Meglio, Silvana Magalotti, Marisa Pucci, l'autore televisivo Gianfranco Scancarello e il benzinaio Kelum Weramuni De Silva”.
Neanche gli accertamenti medici hanno avuto un riscontro sufficientemente “armonico” “con le proprie atrocità fisiche patite dai piccoli secondo il racconto dei genitori”, scrive il consigliere Claudia Squassoni, giudice esperto di diritti dei minori. La Cassazione aggiunge: “Come giustamente dice il Tribunale, non è stato accertato che le maestre potessero uscire dall'asilo senza che la loro assenza fosse notata dal personale scolastico e a chi venivano affidati i piccoli rimasti senza assistenza”. Né le “intercettazioni telefoniche, le perquisizioni domiciliari e gli accertamenti sui personal computer degli indagati hanno dato esito positivo”. Ecco come la Cassazione usa il termine “suggestioni”, per giustificare le parole dei bambini: “La possibilità che gli adulti abbiano influito con domande suggestive sulla spontaneità del racconto dei bambini ha avuto conferma almeno in due casi, nei quali i giudici del Tribunale del riesame hanno rilevato atteggiamenti prevaricatori, precisamente nelle videoregistrazioni. I genitori, prima di parlare con le autorità, si erano più volte riuniti, confrontandosi a vicenda e anche alla presenza dei figli e questo rende le loro denunce, se non sospette, sicuramente particolari”.
Non si arrendono, tuttavia, i genitori dei bambini, che si rifiutano di fare delle maestre (la cui colpevolezza, infatti, non è stata mai provata a sufficienza) dei capri espiatori, ma che si dicono fermamente decisi a chiedere e ottenere giustizia. “Se le maestre sono innocenti buon per loro. A noi interessa la giustizia”. "I genitori di Rignano Flaminio, dopo aver letto il provvedimento della Cassazione, hanno appurato che non esiste in alcun passo un riferimento, neanche lontano, a violenze sessuali avvenute fuori dall'ambito scolastico e che da parte dei giudici della Suprema Corte non c'è stato alcun invito a indagare in tal senso". A parlare sono gli avvocati Franco Merlino, Antonio Cardamone e Roberto Ruggiero, difensori di alcune delle famiglie di bambini di Rignano vittime dei presunti abusi sessuali.
A tutti interessa la giustizia. Ma qui abbiamo a che fare con un’inchiesta interminabile, che mette in campo, oltre all’orrore del fatto pedofilo, anche molte perplessità circa l’efficacia delle normative relative all’attendibilità della testimonianza e al suo potere.L'INCHIESTA.Cerchiamo di ricostruire, passo dopo passo, questa terribile storia.(fonte: La Repubblica)
1. UN'INDAGINE LUNGA UN ANNO.Il 25 aprile esce su tutti i giornali la notizia di cronaca: alla scuola “Olga Rovere” di Rignano Flaminio, alle porte di Roma, gli insegnanti di una scuola elementare narcotizzavano, a volte anche drogavano i bambini (3-4 anni di età), per costringerli poi a partecipare a giochi erotici. Vengono arrestate 6 persone: 3 maestre, il marito di una di loro, un autore di programmi tv per ragazzi, una bidella e un benzinaio cingalese, che fungeva da “attore” nei filmati girati. I fermi arrivano alla fine di una lunga indagine durata quasi un anno, condotta dai Carabinieri di Bracciano su disposizione della Procura di Tivoli a seguito della denuncia di alcuni genitori. Le accuse formulate sono di associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione di minore, sequestro di persona, violenza sessuale di gruppo, violenze sessuali su minore di anni 10 e atti osceni in luogo pubblico. Secondo il risultato delle indagini volte a spiegare la dinamica dei crimini, “alcuni docenti e collaboratori della scuola comunale materna conducevano con un pulmino le giovani vittime al di fuori del complesso scolastico, in un locale privato, dove venivano fatti spogliare e ripresi mentre subivano abusi sessuali, narcotizzando e drogandoli per tenerli calmi”. 2. IL BLITZ DEI CARABINIERI.L’inchiesta su un presunto giro di pedofilia a Rignano Flaminio risale al luglio 2006, ma lo scandalo nel piccolo paese scoppia la mattina del 13 ottobre 2006, quando i Carabinieri eseguono un blitz alla “Olga Rovere”. In seguito all’arresto delle 3 maestre e la notizia della comparsa di altre 3 persone nel registro degli indagati, gli abitanti di Rignano (circa settemila) sono sotto shock. Sarebbero circa 15 i bambini coinvolti nelle molestie, molestie denunciate da 4 famiglie, che hanno notato - e fatto attestare da certificati medici - strani arrossamenti o piccole escoriazioni nelle zone dei genitali dei bambini. L’inchiesta, come prevedibile, spacca in due il paese, tra accusatori e difensori. In mezzo, a mediare, il sindaco Ottavio Coletta, il quale convoca una riunione pubblica in Comune, esortando la magistratura a “chiarire al più presto la situazione”. 3. I "DIFENSORI POPOLARI".Cominciano a spuntare i cosiddetti “difensori popolari”: “Metto le mani sul fuoco sulla correttezza delle mie colleghe e della bidella. Sono certa della loro serietà e innocenza”, o “Credo alla sua innocenza - ha spiegato davanti al cancello dell' ingresso della scuola elementare - perchè l'ho vista all'opera con i bambini. È molto attenta a privilegiare il loro benessere. Ho cercato di incontrare i genitori che hanno denunciato questi episodi di pedofilia ma loro non hanno voluto. Io ho piena fiducia nelle mie colleghe e nella bidella. Racconto solo questo: una di queste maestre, quella con cui ho lavorato più a lungo, non voleva accompagnare i bambini al bagno e lo facevo sempre io. Se avesse avuto interessi particolari - ha concluso - avrebbe voluto farlo lei”.Le madri dei bambini coinvolti nel caso sono scandalizzate: “Ci hanno fatto passare per visionarie, ci hanno accusato di voler rovinare la vita a persone perbene, di essere delle scriteriate. Ora ci dovrebbero chiedere tutti scusa, a iniziare dalle autorità. Anche il sindaco del paese, quando gli abbiamo chiesto di intervenire per mettere a riparo i nostri figli da ulteriori possibili violenze si è rifugiato dietro l'attesa dell'esito dell'inchiesta della magistratura. E il ministro della Pubblica Istruzione ha inviato un'ispezione solo perchè siamo state noi a richiederla attraverso un appello. La scuola e le istituzioni locali non ci avevano pensato”.
4. NUOVE DENUNCE.Uno scandalo che ha messo a ferro e fuoco le buone opinioni nei confronti di insegnanti ed educatori, mentre spuntano, nei mesi estivi, altre tre coppie che seguono la pista delle prime 4, denunciando abusi subiti anche dai loro figli. Ma la scuola è ormai chiusa e tutto quello che si riesce a ottenere è qualche indagine dettagliata sul passato dei sei indagati, che, prevedibilmente, denota un percorso impeccabile. Intanto l’assistente sociale del paese, che ha in cura alcuni dei bambini, sostiene che i bambini hanno “paura del mondo”: “I bambini non venivano scelti a caso. Molti dei bimbi portati via dalla scuola hanno contesti familiari problematici: questo veniva fatto perché se si scopriva qualcosa il disagio potesse essere rimandato completamente alle problematiche di una famiglia difficile. Per altri può essere relativamente più facile”.
5. LA SCARCERAZIONE DEGLI INDAGATI.Il 10 maggio le tre maestre Patrizia Del Meglio, Marisa Pucci e Silvana Magalotti vengono liberate dopo 17 giorni di prigione a Rebibbia: “La verità non ha paura”, “è la fine di un incubo”, commentano le indagate. “Tutta questa storia è nata dall´ansia di una mamma che ha portato il figlio dallo psicologo, poi la cosa si è ingigantita”, sostiene Luciano Giugno, marito di Marisa Pucci, “ma in queste vicende ci vuole cautela, si rischia di rovinare la vita delle persone. Una cosa che mi ha colpito è stato un titolo su un giornale locale che parlava dell´asilo degli orrori. In realtà avrebbero dovuto definirlo l’asilo degli errori”. Striscioni, incoraggiamenti, urla e abbracci ad accogliere quelli che sono ancora indagati, per ora rilasciati per la presenza di indizi “sussistenti”, sì, ma anche “contraddittori e insufficienti”.
6. LE PERIZIE PSICHIATRICHE.Come in ogni vicenda così inquietante, spuntano i primi curiosi. La reazione è testimoniata da un gruppo di “turisti”, spinti da frenesia morbosa, che cominciano ad affollarsi davanti al cancello della “Olga Rovere”. Un turismo malsano, che infastidisce gli abitanti del paesino. Viene nominato il Gip (Giudice Indagini Preliminari), Elvira Tamburelli, che pone come priorità quella di “accertare l’idoneità fisica e psichica dei minori” a rendere “testimonianza, libera da ogni forma di influenza o condizionamento di terzi”. I giudici: “In presenza di dichiarazioni accusatorie formulate da bambini di 4 anni” il tribunale ha l'obbligo, al fine di escludere ogni possibilità di dubbio e di sospetto che esse siano conseguenti a un processo di auto o di etero-suggestione oppure di esaltazioni o di fantasia, di sottoporre le accuse medesime a un’attenta verifica”. Ecco quindi commissionata ufficialmente la perizia psichiatrica sui 19 bambini coinvolti, perché “in assenza di sicuri e certi elementi di riscontro la prospettazione accusatoria in questa sede non può essere sostenuta”.
7. SUGGESTIONE E "PSICOSI COLLETTIVA".L’ipotesi corteggiata, o comunque avvalorata dai difensori degli indagati, sembra quindi essere quella dell’insorgere di una sorta di “psicosi collettiva”. Una suggestione in continua alimentazione, che potrebbe aver influenzato le testimonianze dei bambini.L’avvocato Carlo Taormina, difensore dei genitori che sporsero denuncia, commenta: “può darsi che le suggestioni possano determinare anche false rappresentazioni, ma allora anche io, come loro, voglio delle prove, quelle relative proprio alle suggestioni. E delle prove oggettive delle suggestioni non esistono e non sono indicate dal Tribunale della Libertà”.
8. L'INCIDENTE PROBATORIOIl 6 giugno si dà il via alle perizie sui bambini, perizie rese obbligatorie dall’
incidente probatorio indetto dal gip Tamburelli e che seguiranno queste indicazioni: “verificare, attraverso colloqui con i minori e con il nucleo familiare e anche eventuali figure educative (...) quali siano state le condizioni psichiche dei minori, precisando per ciascuno la eventuale sussistenza di condizioni capaci di incidere negativamente sullo sviluppo e formazione della personalità; se fossero presenti anomalie o alterazioni e, in particolare, se abbiano sofferto di disturbi della personalità o del comportamento tali da inficiare la capacità a testimoniare o l’idoneità a ricordare o esporre i fatti con riferimento all’età, alle condizioni emozionali, alla qualità e natura dei rapporti familiari. Dovranno, inoltre, accertare se abbiano subìto o possano subire influenze da parte di terzi, in qualsiasi forma e la sussistenza di eventuali sintomi indicatori di abusi sessuali”.“Sulla base dei suoi esiti il gip deciderà se avviare la seconda fase dell’incidente probatorio, quella decisiva, chiedendo ai periti di entrare nel merito dei ricordi dei bambini, che a questo punto avrebbero valore di prova”, riporta La Repubblica.
9. UNO SCANDALO AL TG5.Intanto (18 luglio), uno dei filmati riservati delle perizie ai primi bambini (in cui le facce degli interrogati non sono oscurate) finisce in prima serata sul Tg5, causando una vera e propria bufera, tra lettere di richiesta di dimissioni al direttore del Tg5 ai sospetti che possa essere stata una manovra della difesa per condizionare i colloqui seguenti.10. "I BAMBINI SONO IDONEI A DEPORRE": IL CASTELLO DEI GIOCHI CATTIVISSIMI.Il 24 luglio si concludono le perizie e il gip rende noto che le due bambine sono risultate idonee a offrire la testimonianza in tribunale.Dalla testimonianza: “Mi ricordo un gioco molto brutto, cattivissimo, nel castello della strega Patrizia, quello della patatina e del culetto”. La bambina non vuole ricordarlo nei dettagli, ma parla di un altro, quello “del peluche”: la bimba prende in mano un pupazzo e comincia a sfregarselo addosso. Poi racconta che al “castello della strega Patrizia” (che sostiene di non conoscere, che non era un’insegnante della “Olga Rovere”, ci andava “con la macchina della strega Marisa. Era un castello nero e buio e a volte ci facevano le punture qui” (indica la natica). Il gip chiede: “Ti hanno accompagnato la mamma e il papà al castello?” e la bimba risponde: “No, loro non lo sapevano mai quando andavo al castello”. “Ma Maurizio chi era? Ne hai mai sentito parlare?” “Sì, lo conosco. Era quello che faceva i giochi cattivissimi. Ci faceva mettere tutti nudi nella vaschetta con l’acqua”. “Chi sono gli altri che stavano con te?”La bimba fa i nomi di altri sette bambini, tutti coinvolti nell’inchiesta.La difesa parla di testimonianze “fantasiose e inattendibili”. La risposta è: “Chi ha fatto queste dichiarazioni - mi riferisco agli avvocati Coppi e Naso - verrà denunciato per diffamazione. Loro sono legali e non hanno le qualifiche né i titoli per giudicare l´attendibilità dei bambini. Dovrebbero attenersi alle loro specifiche competenze”.
11. TAORMINA: "RIMETTETELI IN CARCERE".Negli interrogatori successivi, poi, nonostante le continue obiezioni mosse dalla difesa nei confronti di “risposte suggerite” dal perito e dal gip, le bambine rivelano più volte nome e cognome delle maestre imputate, Marisa Pucci e Patrizia Del Meglio, responsabili, stando agli atti, di quei “giochi cattivissimi” sotto la scuola e in quella “stanza del gioco delle statuine nude”. Per questo motivo l’avvocato Taormina, che ritiene l’attendibilità della testimonianza delle minori certificata dai periti essere allo stesso livello di inequivocabilità di ogni altra testimonianza, propone un provvedimento: una nuova carcerazione, appellandosi a quelle che, giuridicamente, vengono chiamate “convergenze testimoniali”, ovvero testimonianze incrociate identiche. Nel corso delle due audizioni le bambine, 5 anni e un mese e 4 anni e 10 mesi, hanno parlato di Marisa Pucci e di Patrizia Del Meglio indicandole come le “maestre cattive” e promotrici dei “giochi cattivissimi”. Ma questo non basta, per la procura, a rimettere le indiziate dietro le sbarre.
12. LE DICHIARAZIONI DEL SECONDO TESTE.Continuano i colloqui, questa volta con un altro bambino di 5 anni giudicato idoneo a deporre dai periti:“Ti ricordi a chi Patrizia faceva queste cattiverie?”“A me e a tutti gli amici miei”.“Dove ti facevano le cattiverie?”“A scuola, in bagno”.“Hai visto con i tuoi occhi fare le cattiverie ai tuoi amici o te lo hanno raccontato?”“L´ho visto e l´hanno fatto anche a me”.“Mi puoi dire quali sono le cattiverie che hai visto?”“La puntura sul pisellino. Nel bagno mi facevano la puntura sul pisellino”.“E ti faceva male?”“Faceva malissimo perché era con l´ago”.“Hai raccontato a qualcuno questa cosa?”“A mamma”.“Sei stato tu a raccontarla alla mamma o la mamma a te?”“Io”.“Chi ti faceva la puntura?”“Patrizia”.“C’era solo Patrizia o anche altre persone?”“Anche altre persone”.“Com’erano vestite?”“Certe volte non avevano niente, e poi avevano i vestiti da diavolo”.“Com´è il vestito da diavolo?” “E´ blu e cattivo”.“Il vestito gli copriva la faccia?”“Sì, la faccia non si vedeva”.“Ma queste cose dove avvenivano?”“Al bagno della scuola”.
13. CONFUSIONE SULLA TERZA TESTIMONIANZA.Viene giudicato idoneo a deporre un altro bimbo, che racconta: “Le bidelle mi picchiavano e mi costringevano a fare giochi brutti, bruttissimi. Noi bambini venivano fatti salire sulle bimbe...”La terza testimonianza è la più importante, a quanto sembra, perché quella dotata di maggior chiarezza circa i nomi degli indagati: le bidelle, la maestra Patrizia e il cosiddetto “Maurizio”, identificato con certezza nel benzinaio cingalese.Eppure, in mezzo alla deposizione, spunta fuori che alcuni dei “giochi cattivi” si svolgevano anche a casa di una delle bambine coinvolte, cosa che reindirizza nuovamente le indagini fuori dalle mura della scuola. Inoltre c’è chi fa notare come, nell’identificare il benzinaio, il bimbo non l’abbia comunque mai collegato direttamente agli abusi.
14. "UNA FANTASIOSA INTERPRETAZIONE GIORNALISTICA"Eccoci allora tornati all’inizio, con il sospetto che “le testimonianze dei bambini di Rignano Flaminio potrebbero essere state influenzate dai genitori e che quindi, se vi sono state violenze sessuali, potrebbero essere state commesse fuori dalla scuola”, subito giudicato dai legali delle famiglie come un fraintendimento dei media completamente nocivo:"Quanto riportato con grande enfasi dagli organi d'informazione" scrivono i legali delle famiglie di Rignano "è soltanto frutto di una fantasiosa interpretazione giornalistica che non fa altro che rendere ancora più pesante il clima che si è creato intorno alla vicenda, disorientando gli stessi genitori di Rignano e indignando noi difensori, contrari da sempre a ogni tipo di strumentalizzazione. Queste interpretazioni, oltre a distorcere la realtà dei fatti, determinano una situazione di allarme che ancora una volta produce effetti negativi sui bambini e sulle loro famiglie".15. NO AGLI OPINIONISTI.Non esprimeremo qui opinioni personali, e il motivo di questa decisione risiede, curiosamente, proprio in un’opinione personale, che speriamo però essere importante e innocua allo stesso tempo: forse è proprio (ancora una volta) la libertà concessa a chiunque di pubblicare (a mezzo carta stampata, televisione, talk show etc.) la propria opinione personale a confondere irrimediabilmente le acque.A parlare di attendibilità delle testimonianze dei bambini dovrebbero essere, in questo caso, solo i periti designati dalla legge, i quali hanno emesso decreto chiaramente positivo (opinione, quindi, concessa dalla normativa vigente), così come a parlare di innocenza o colpevolezza dovrebbero essere solo le prove e non i conoscenti degli accusati o gli opinionisti di mestiere.
Sergio Lo Gatto

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