mercoledì 30 aprile 2008

La madre cedeva i figli per i festini,quattro arresti a Palermo

La vicenda emerge da indagini della polizia, che hanno portato all'arresto di 4 persone, tra le quali la donna, che ha 30 anni, un 17enne e due uomini adulti. La mamma avrebbe condotto i tre piccoli in casa dei coniugi, dove si sarebbero svolti giochi erotici.

Palermo, 30 aprile 2008 - Tre bambini, tutti di età inferiore a 10 anni, subivano abusi sessuali durante festini pedofili realizzati con la partecipazione della loro madre a Palermo. La vicenda emerge da indagini della polizia, che hanno portato all'arresto di 4 persone, tra le quali la donna, che ha 30 anni, un 17enne e due uomini adulti. La vicenda si è consumata in un contesto di estremo degrado nel quartiere storico di Ballarò.

Agli indagati la polizia ha notificato provvedimenti restrittivi emessi dai Gip del Tribunale per i Minorenni di Palermo, Valeria Spatafora e del Tribunale ordinario Maria Pino. Le indagini della sezione Reati sessuali in danno dei Minori della Squadra mobile di Palermo sono state coordinate dai sostituti procuratori Francesca Lo Verso per i Minori e Alessia Sinatra.

Le violenze avvenivano in casa di una coppia di coniugi di 24 e 25 anni, che sono tra gli arrestati. L'attività investigativa è stata avviata dopo una segnalazione degli assistenti di una casa famiglia dove era ospite una delle bambine vittime degli abusi, che aveva raccontato il suo dramma agli operatori e ai responsabili del Servizio di Neuropsichiatria Infantile.

Secondo quanto ricostruito, la madre avrebbe condotto i tre figli in casa dei coniugi, dove si sarebbero svolti giochi erotici. I piccoli venivano sottoposti agli abusi con una sorta di "gioco della verita" condotto dagli adulti con l'uso di una bottiglia. La principale vittima era la bambina, mentre i suoi fratellini nella maggioranza dei casi sarebbero stati solo testimoni obbligati. Gli adulti, inoltre, avrebbero consumato hashish davanti ai tre bambini, che in alcuni casi avrebbero anche loro fumato le "canne".

Parla il genitore della bambina vittima di violenza sessuale:"Mi fermano per strada per chiedermi se è mia figlia"

ORRORE A SANTA LUCIA - Intervista al genitore della bambina vittima della violenza sessuale:
«Mi ha preso e tirata dentro la cucina»
Il papà svela cosa gli ha raccontato la bimba: «Non sapevo più cosa fare»«E’ un trauma pesante che si fa sentire. La piccola continua a dire che non vuole andare a scuola» «Papà, mi ha preso per il braccio... Non sapevo cosa fare». Questo ha raccontato la bimba di dieci anni di Santa Lucia, vittima di abusi sessuali, al padre, che ieri mattina ci ha rilasciato un’intervista. Amareggiato, sconsolato, con gli occhi rassegnati di chi non ha più voglia di parlare, l’uomo rivive ogni giorno il dolore per quello che è accaduto alla sua bambina. «L’istinto sarebbe stato quello di ucciderlo, è un animale. Non si possono fare queste cose a una bambina di dieci, dico dieci anni», ha detto riferendosi a chi ha abusato della piccola.
Qual è il suo stato d’animo oggi?Non è di certo buono, questo è un trauma pesante, che si fa sentire. Poi siamo rammaricati anche di quello che leggiamo sui giornali o sentiamo alla televisione. Certe cose fanno male, male, male. Noi non conosciamo chi sia questo individuo.Come sta reagendo invece vostra figlia?Continua a dire che non vuole andare a scuola. Vedremo lunedì (oggi, ndr) cosa si sentirà.Cosa vi ha detto dopo quello che è accaduto?È rientrata a casa piangendo, dicendo che l’aveva presa per un braccio e tirata dentro la cucina. L’ha confidato alla mamma. Verrebbe voglia di farsi giustizia da soli...Come passate queste ore?Nella speranza di sapere qualcosa, che al più presto questo individuo venga preso. Che venga richiuso affinché non possa più commettere atti del genere. Come è capitato a mia figlia temo possa succedere ad altri. Speriamo solo lo prendano e lo rinchiudano. E che gli diano una vera punizione, anche se il timore è che lo tengano dentro poco e poi esca. Che lo mandino in carcere a casa sua.Cosa vorrebbe dire a chi ha usato violenza a vostra figlia?Non servirebbe a niente neanche vederlo in faccia. È un animale. Come fa a prendersela con una bimba di dieci anni? Una bambina di dieci anni che non può difendersi, una bambina che non sa nemmeno darti uno schiaffo.La bambina ha passato molto tempo in ospedale per esami e accertamenti...Possiamo solo dire bene di come si sta comportando l’Ulss 7. Il 25 aprile abbiamo portato la bambina in ospedale all’una e mezza ed è rientrata a casa alle 19. Stanno facendo il massimo. Anche il supporto psicologico è utile.Quali sono le vostre speranze oggi?Che al più presto venga fatta giustizia. E non sono solo io come padre a volerlo. Anche tutta la popolazione di Santa Lucia è rimasta profondamente colpita.Potrete mai perdonare?Non c’è nessun perdono. Non si possono né concepire né perdonare atti del genere. Ma come si può fare questo a una bambina di dieci anni?Come tentate di superare questi momenti? Pensate di allontanarvi per qualche giorno dal paese?No, questa è la nostra terra. È chi commette atti del genere che se ne deve andare via da qui. Io mi butto su lavoro, per non pensare. Tentando di continuare a vivere nella quotidianità.Il tempo che passa aiuta a lenire questa ferita?Ogni giorno che passa qualcuno mi ferma, qualche conoscente, e mi chiede se è mia figlia. E ogni volta è un trauma, un dolore, una sofferenza. Vorremo dimenticare.La bambina parla ancora di quello che è accaduto?Non ne parla più. È troppo piccola, non sa ancora cosa vuol dire. Più avanti forse capirà. Non ha reagito, non sapeva cosa stava capitando. Quando gli ho fatto delle domande mi ha detto «Papà, mi ha preso per il braccio, non sapevo cosa fare» e poi si è messa a piangere.La mamma della piccola invece non ha più voglia di parlare e ha rilasciato solo poche parole: «Adesso basta, stiamo andando oltre. Sono amareggiata per tutte le fandonie che vengono dette sulla tragica vicenda che è toccata a mia figlia. Vi dico solo che sarà detta la verità, ma la cosa che adesso mi interessa di più è che mia figlia continui la vita di sempre e che non debba avere paura di uscire di casa temendo che gli si punti il dito. Penso che ne abbia tutto il diritto».

(La Tribuna di Treviso 28 aprile 2008)

Milano: prof ubriaco in classe, molestie agli alunni

Il docente accusato di violenza lavora in una media di Niguarda

Insulti, gestacci, oscenità: mimava addirittura scene a luci rosse davanti ai dodicenni. Insulti razzisti a uno studente egiziano

MILANO - Il prof va ubriaco a scuola. E quel che è peggio, nonostante l'inchiesta della Procura della Repubblica e l'indagine interna avviata dal Provveditorato agli studi, è che il prof a scuola continua ad andarci. E sempre ubriaco. Talmente fuori di sé, spesso e volentieri, che durante le sue lezioni ai ragazzini di una scuola media statale del quartiere Niguarda è capitato un po' di tutto. Anche di essere vittime di rapporti sessuali mimati, con lui, il prof, che balza all'improvviso alle loro spalle oppure allunga le mani sulle loro parti intime, maschi o femmine poco importa. E poi sono insulti, gestacci, oscenità da osteria e altro ancora, fino a snocciolare un repertorio che con le aule di una scuola non dovrebbe avere nulla a che fare. I superiori hanno richiamato il docente al suo dovere più di una volta, ma le reprimende sono scivolate via senza lasciare alcun sospirato beneficio. Così il prof continua ad alzare il gomito, e parecchio, e quando lo fa a scuola va come va. «Per intervenire — lamentano alcuni genitori degli studenti che frequentano la scuola media scossa dal caso — ci hanno detto che il Provveditorato attende l'esito dell'inchiesta della Procura, ma noi siamo preoccupati e vorremmo quantomeno una sospensione temporanea... Può un ubriaco insegnare in una scuola?». L'inchiesta, che ha preso il via grazie a una segnalazione del preside dell'istituto, risale ormai ad alcuni mesi or sono e proprio ieri mattina, in sede di incidente probatorio, molti degli studenti vittime dei comportamenti violenti del professore sono stati ascoltati dal giudice delle indagini preliminari Caterina Interlandi. Ad assistere alle testimonianze, al settimo piano del Palazzo di giustizia, anche uno psicologo nominato dal Tribunale, il pubblico ministero che coordina l'inchiesta, Giancarla Serafini, e l'avvocato dell'indagato, contro cui è ipotizzata l'accusa di violenza sessuale aggravata. E al giudice Interlandi i ragazzini di dodici e tredici anni hanno confermato tutto quanto emerge dalla relazione della scuola finita in Procura.
Contnua a leggere su: http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/285

Pedofilia Trento, per De Barba funzionario della Provincia chiesti 7 anni

Il funzionario della Provincia era stato arrestato una seconda volta con l'accusa di produzione di immagini pedofile durante i suoi viaggi in Thailandia, prostituzione minorile, atti sessuali su una ragazzina con meno di 14 anni
Pena giusta o leggera?
19/04/2008 09:54

Sette anni e otto mesi di reclusione, 40 mila euro di multa, l'interdizione dai pubblici uffici e la confisca del materiale pedo pornografico. Questa la pena richiesta dal pubblico ministero Alessandra Liverani per Franco De Barba, che ieri mattina ha affrontato il processo con rito abbreviato davanti al giudice Corrado Pascucci, il quale si è riservato di decidere. Il funzionario del Servizio anti incendi della Provincia (ora sospeso) era stato arrestato una seconda volta con l'accusa di produzione di immagini pedofile durante i suoi viaggi in Thailandia, prostituzione minorile, atti sessuali su una ragazzina con meno di 14 anni e peculato. Secondo l'accusa, infatti, De Barba portava a casa sua il video del computer dell'ufficio e nei suoi viaggi utilizzava la macchina fotografica della Provincia, una Nikon digitale, che avrebbe usato per scattare anche fotografie a sfondo pedofilo. La procura, grazie alle indagini della polizia postale, sarebbe riuscita a dimostrare che almeno una parte delle migliaia di immagini trovate sul computer di De Barba erano state scattate da lui stesso. La prova sarebbe stata raggiunta confrontando la data di creazione dei file fotografici con le trasferte del dipendente provinciale, che una o due volte all'anno faceva le valigie e partiva per il Sud Est Asiatico. I viaggi di cui è stata trovata traccia iniziano nel 1998 e vanno fino al 2005, ma le contestazioni si riferiscono solo al periodo che va dal 2001 al 2005. A tradire De Barba sarebbero state anche le fotografie che lo ritraggono in pose inequivocabili, scattate probabilmente in camere d'albergo di Patong, uno dei più celebri quartieri del divertimento per le vacanze. A tradire De Barba, sarebbe stata proprio la meticolosità con cui catalogava le sue fotografie: sul suo computer sarebbero state trovate immagini di ragazzine, soprattutto thailandesi, con accanto alcune sigle. Dati in «codice» - «12y», «14y, 16y» - che secondo gli inquirenti altro non indicherebbero che l'età delle vittime. Reati per i quali, come detto, il pm Liverani ha chiesto una pena pesante, sette anni e otto mesi. A rafforzare il quadro indiziario, oltre alle statistiche sulle sue vacanze in Asia, vi sarebbe in particolare una fotografia scattata - secondo gli inquirenti - dallo stesso uomo durante un rapporto con una ragazzina. Sulla mano sinistra dell'uomo che appare nella foto si vedono due nei, gli stessi che si vedrebbero in altri ritratti «innocenti» di De Barba. De Barba, che si trova rinchiuso nel carcere di Verona, era stato arrestato una prima volta già nel marzo del 2006 con l'accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedo pornografico. Il funzionario era stato sorpreso dagli agenti della polizia postale mentre scaricava immagini attraverso le linee telefoniche veloci del suo ufficio di piazza Centa. Per questi reati De Barba, nei mesi scorsi, aveva patteggiato una pena di un anno e undici mesi di reclusione per possesso e scambio di immagini pedo pornografiche ed aveva versato un'offerta di duemila euro al Villaggio del fanciullo sos. Ma proprio quando i guai giudiziari sembravano chiusi, De Barba era stato raggiunto da una seconda ordinanza di custodia cautelare in carcere legata ai presunti viaggi del piacere in Thailandia. Il filone penale non è l'unico in corso. Gli atti della prima inchiesta erano infatti stati inviati alla magistratura contabile. La Corte dei conti dovrà stabilire se vi siano stati comportamenti che danneggiarono le Casse dello Stato: De Barba, infatti, avrebbe trascorso parecchio tempo a scaricare fotografie mentre era al lavoro.

sabato 26 aprile 2008

Abusi su minori Svizzera: chiesti 7 anni e 3 mesi per l'insegnante privato

Educatore 51enne è accusato di una serie di reati sessuali ai danni di adolescenti e ragazzi delle medie. La sentenza è attesa per mercoledì

7 anni e 3 mesi di carcere. Questa la richiesta di pena del procuratore pubblico Luca Maghetti nei confronti dell'educatore 51enne accusato di una serie di ripetute azioni contro l'integrità dei bambini: coazione sessuale, atti sessuali con fanciulli e persone dipendenti, sfruttamento dello stato di bisogno, pornografia, somministrazione a fanciulli di sostanze pericolose per la salute e contravvenzione alla legge federale sugli stupefacenti. L'accusato, finito in manette lo scorso 25 maggio, è un uomo di 51 anni. L'avvocato di parte civile chiede un risarcimento di 10mila franchi per ognuna delle vittime. La sentenza è attesa per mercoledì. matteo.bernasconi@teleticino.ch

Abusi su una bimba di dieci anni. Si sospetta di un nordafricano

I carabinieri della compagnia di Conegliano (Treviso) stanno svolgendo indagini per risolvere un caso di violenza sessuale ai danni di una bambina di dieci anni, avvenuto l’altro ieri in un comune del Trevigiano. La piccola, rientrata a casa da un parco, ha riferito ai genitori di essere stata avvicinata da un uomo che avrebbe abusato di lei. Al momento - secondo quanto si è appreso - non vi sono tuttavia persone indagate.All’ospedale di Conegliano i medici hanno escluso che la bambina abbia subito un rapporto completo, ma hanno potuto stabilire che sono stati compiuti, probabilmente, abusi sessuali sulla piccola.La bambina, che soffre di problemi psichici, ha indicato come suo aggressore un uomo di colore. I carabinieri - da quanto si è saputo - stanno controllando la posizione di un giovane nordafricano, ospite di una famiglia di marocchini ben integrata nella società locale da oltre dieci anni. L’immigrato, clandestino, è stato arrestato per violazione della legge Bossi-Fini e poi scarcerato con l’intimazione da parte della Questura di lasciare il territorio nazionale. Nei confronti del giovane, finora, non sono state mosse accuse riguardo alla presunta violenza sessuale.

Violenza sessuale sulle figlie: peruviano ai domiciliari

Pesanti le accuse a carico dell'uomo di 48 anni. Le indagini erano state avviate dalla Squadra mobile nel 2007: grazie al materiale probatorio raccolto il gip ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare

Ancona, 26 aprile 2008 - E' accusato di violenze, anche di tipo sessuale, nei confronti delle figlie minorenni - due adottive, diventate nel frattempo maggiorenni, e una naturale, ancora minorenne - e della moglie. Un peruviano di 48 anni, è finito agli arresti domiciliari a conclusione di indagini avviate nel 2007 dalla Sezione reati contro la persona, minori e reati sessuali della Squadra mobile di Ancona.
Dopo la denuncia della moglie, sua connazionale, la polizia ha acquisito numerosi indizi a carico dell'uomo, grazie anche alla piena collaborazione delle figlie, le quali hanno formalizzato la denuncia contro il padre. Grazie al materiale probatorio raccolto, il gip ha quindi emesso un'ordinanza di custodia cautelare.
Il Resto del Carlino 26 aprile 2008

giovedì 24 aprile 2008

Pedofilia on line:arrestato insegnante in pensione di Feltre

Belluno
Un insegnante in pensione di 63 anni residente a Feltre (Belluno) e’ stato arrestato dalla polizia postale per una vicenda di pedofilia on line. L’uomo - finito in carcere una decina di giorni fa ed ora agli arresti domiciliari - avrebbe scambiato foto e materiale pedopornografico via internet con dei ragazzini. Secondo quanto riferiscono le cronache locali dei quotidiani bellunesi, l’ex insegnante si spacciava per giovanissimo nel chat in internet. Stabiliti i contatti con i ragazzini proponeva lo scambio di immagini e filmati. Sulla vicenda - fatta emergere dai genitori di un bambino - gli investigatori hanno posto il massimo riserbo per tutelare i minori, mentre accertamenti sul computer dell’uomo sono tutt’ora in corso per risalire al numero e tipo di contatti stabiliti.

Pedofilia, Viterbo:chiesto rinvio a giudizio per maresciallo dell'esercito

POL - Lazio, le prima pagine: Viterbo

Viterbo, 24 apr (Velino) - “Processatelo per pedofilia” è l’apertura del Corriere di Viterbo. Chiesto il giudizio per un maresciallo dell’esercito residente a Civita che un anno fa fu accusato di pedofilia perché in casa sua venne trovato un archivio con oltre 1.000 foto con minori.

PALERMO: ARRESTATO 22ENNE CHE PER ANNI HA ABUSATO E PICCHIATO I NIPOTI MINORENNI

(PRIMA) PALERMO - Agenti della Polizia di Stato appartenenti alla sezione “reati sessuali ed in danno di minori” della Squadra Mobile di Palermo hanno eseguito un’rdinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale per i Minorenni di Palermo, d.ssa Carotenuto, nei confronti di un 22enne, attualmente sottoposto ad indagini per i reati di violenza sessuale a danno dei due nipoti, figli della sorella e minori di 10 anni all’epoca dei fatti. Le indagini alla base del provvedimento restrittivo traggono origine dalle agghiaccianti confidenze fornite dai due minori al padre, in un periodo nel quale questi aveva interrotto ogni rapporto con la convivente e madre delle piccole vittime. Le indagini, inizialmente disposte dalla Procura della Repubblica del Tribunale, sono state disposte successivamente dal Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, d.ssa Caterina Bartolozzi, poiché nel corso degli accertamenti e delle audizioni delle parti offese è emerso che gli abusi erano stati perpetrati dall’uomo quando questi era minorenne. Tra il 1999 ed il 2003, lo zio avrebbe minacciato pesantemente i nipoti, li avrebbe picchiati e costretti a ripetute violenze sessuali. I fatti sarebbero avvenuti sia in Italia che all’estero dove il nucleo familiare dei minori insieme allo zio si era trasferito per lavoro. Effettuati i primi riscontri agli abusi subiti, i minori sono stati accompagnati presso una comunità protetta in un ambiente diverso dal nucleo familiare d’origine ove la serenità raggiunta li avrebbe aiutati a fornire ulteriori agghiaccianti particolari sugli abusi subiti. (PRIMA)

Autista abusa di un tredicenne dopo averlo adescato sul bus

MINORI VIOLATI

L'uomo, un 46enne era già stato condannato per pedofilia ma aveva ottenuto la sospensione della pena. Il maniaco , ora nuovamente arrestato, è stato tradito dalle telefonate alla sua vittima che voleva rivedere.
HA ADESCATO un ragazzino rumeno di 13 anni sul pullman di linea di cui era l’autista e ha abusato di lui dopo averlo portato in auto in una zona periferica e isolata della città. Per quest’accusa è finito al carcere della Dozza un uomo di 46 anni, Massimo Lollini, di Vergato, già noto per precedenti specifici. Lo hanno arrestato l’altra sera i carabinieri per violenza sessuale e atti sessuali con un minore di anni 14, su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Bruno Perla; il provvedimento è stato richiesto dal pm Enrico Cieri, che ha coordinato le indagini dei militari della stazione Bertalia. Già a fine anni Novanta Lollini aveva patteggiato, con la vecchia disciplina del reato di violenza sessuale, un procedimento per una vicenda analoga e aveva ottenuto la sospensione condizionale della pena. Nel suo curriculum compare però anche un altro patteggiamento, per detenzione di materiale pedopornografico. Questa volta rischia una condanna da sei a dodici anni.
ALL’ATTENZIONE degli investigatori ci sono ora anche il suo personal computer e i supporti informatici che i militari hanno sequestrato nell’abitazione dove vive con gli anziani genitori. L’esame del materiale potrebbe allungare ulteriormente la lista delle pendenze. Il fatto per cui Lollini è finito dietro le sbarre risale a pochi mesi fa. L’uomo è autista di una linea extraurbana, servita in appalto da una società privata, che collega Tolè a Bologna. Il tredicenne, che vive nella periferia cittadina in una famiglia seguita dai servizi sociali, era salito sul mezzo durante il tragitto del pullman; a fine corsa l’uomo lo avrebbe convinto a seguirlo con un invito apparentemente innocente: «Vieni che ti porto da McDonald’s». Una volta in auto, però, l’uomo si è diretto fuori città. Per convincere il ragazzino ad assecondare le sue attenzioni morbose gli avrebbe promesso anche del denaro, piegandolo con minacce più o meno esplicite e costrizioni psicologiche. L’EPISODIO è venuto alla luce qualche settimana più tardi grazie all’intuito del fratello maggiore del tredicenne, che ha scoperto una telefonata da parte dell’adulto. Il quale, secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbe contattato più volte la vittima per ottenere nuovi incontri. Nel periodo successivo alla violenza il ragazzino avrebbe manifestato anche problemi crescenti dal punto di vista caratteriale, saltando con sempre maggiore frequenza le lezioni a scuola. La difficile situazione familiare del tredicenne e la sua origine straniera avrebbero indotto Lollini a pensare che fosse più semplice gestire la situazione ma, ascoltato alla presenza di un consulente, il ragazzino ha fornito una ricostruzione puntuale dei fatti. L’uomo è stato identificato in tempi rapidi e, nel giro di poche settimane, , l’ordinanza di custodia ha chiuso il cerchio della accuse, portando Lollini dietro le sbarre.
21 aprile 2008

Lucca, rinviato a giudizio autista scuolabus accusato di abusi su minori

Lucca - Rinviato a giudizio dal gip del Tribunale di Lucca Carlo Annarumma, l' autista di scuolabus di 42 anni residente nella periferia di Lucca arrestato nel dicembre scorso con l'accusa di abusi sessuali sulla figlia della ex convivente e su un'altra bambina di 9 anni. Il processo si celebrerà il 6 ottobre. L'autista era stato arrestato dalla polizia giudiziaria su mandato della Procura, al termine di un'indagine lunga e delicata, coordinata dal sostituto procuratore Fiorenza Marrara, nel corso della quale sono state ascoltate decine di persone.
18 aprile 2008

Pedopornografia. Dieci anni all'imprenditore del sesso on line


È arrivato scortato da quattro agenti di polizia penitenziaria Sergio Marzola. Impassibile, con le manette ai polsi, ha salito le scale ed è entrato nell’aula in attesa del verdetto del giudice. Forse in quei momenti avrà ripensato a quelle bambine che pagava per posare nude davanti alla sua telecamera. Bambine innocenti con un’infanzia macchiata da quei filmini che lui stesso girava e distribuiva in mezzo mondo.
Forse quelle piccole, tutte tra i 7 e i 14 anni al momento dei fatti, riusciranno a perdonare. Di certo non ha voluto far sconti il gip Silvia Migliori, che ieri ha accolto in pieno l’impianto accusatorio dei pm Filippo Di Benedetto e Nicola Proto e ha condannato il ferrarese 43enne a 10 anni di reclusione (ne erano previsti 15, ma grazie alla scelta del rito abbreviato la pena è stata decurtata di un terzo).

Alla reclusione si aggiunge la provvisionale a favore delle parti civili: 40mila per ciascuna delle due bambine belghe sfruttate e 10mila per la loro madre. L’inchiesta era partita nell’agosto 2006 proprio dalle due piccole (oggi di 13 e 14 anni, una affetta anche da disturbi), spinte a girare un video pedopornografico col padre. L’Interpol riuscì a risalire all’identità dell’uomo ripreso nel filmato e da lì le indagini si diressero in Italia e si strinsero attorno a Sergio Marzola.
Marzola venne arrestato dalla squadra mobile nell’agosto di due anni fa, nel suo appartamento di via delle Peschiere Vecchie, in centro a Ferrara. Con sé aveva già le valigie pronte per espatriare e raggiungere un luogo sicuro in Ucraina; in casa gli inquirenti – oltre a una grossa quantità di materiale hard – hanno trovato anche la consistente somma di 68mila euro in contanti.

Ora quei soldi, al momento sotto sequestro giudiziario, potrebbero essere “decongelati” e messi a disposizione delle due piccole vittime come risarcimento.
“Stiamo studiando insieme ai pm – conferma Carmelo Marcello, l’avvocato del foro di Ferrara che segue per conto di uno studio legale belga le parti offese – le soluzioni tecniche per ottenere questo risultato, che si sommerebbe a quello già soddisfacente della condanna dell’imputato”.

Marzola – definito da fonti della procura “un vero e proprio imprenditore della pedopornografia on line a livello mondiale - è stato ritenuto responsabile di produzione e commercio di materiale pedopornografico e di abusi sessuali nei confronti di minorenni. Attorno a lui era sorto un tanto fiorente quanto inquietante mercato del sesso on line che vedeva tristemente protagoniste bambine tra i 7 e i 14 anni reclutate specialmente nell’Europa dell’Est e arruolate come attrici in video pedo-pornografici.
Alle famiglie delle piccole vittime offriva 200/250 euro. I video venivano poi rivenduti in internet per 25 o 50 euro, a seconda del contenuto. I suoi clienti si contavano a migliaia in tutto il mondo: solo dal suo computer sono state estratte 50mila mail.

L’inchiesta attorno al turpe commercio, condotta dall’Interpol e conclusasi a novembre sotto il nome di operazione ‘Koala’, aveva fatto emergere una rete specializzata nella produzione di video 'su misura' per circa 2.500 clienti di 19 paesi diversi (praticamente tutta Europa e l’Australia). In tutto sono 92 le persone già arrestate in Europa e America, tra le quali quattro in Italia. Una di queste, la prima a finire nella rete degli investigatori, è appunto Marzola.

Dopo la lettura della sentenza il 43enne è stato ricondotto in carcere. In tribunale sono rimasti solo i suoi legali, Francesco e Aldo Andriulli: “aspettiamo il deposito delle motivazioni - annunciano - per valutare insieme al nostro assistito se ricorrere in appello”.

Abusi su disabili: chieste condanne per 16 persone

Il sostituto Vincenzo Petrocelli ha chiesto pene comprese fra i 5 anni e i 4 anni e 2 mesi di reclusione per 16 persone accusate di aver violentato due sorelle disabili di San Giorgio Jonico (Taranto)

TARANTO - Il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Taranto Vincenzo Petrocelli ha chiesto la condanna a pene comprese fra i 5 anni e i 4 anni e 2 mesi di reclusione per 16 persone accusate di aver violentato due sorelle disabili di San Giorgio Jonico (Taranto). Gli imputati furono arrestati il 16 novembre del 2006 nell’ambito del blitz «Cassandra». Le vittime, di 29 e 36 anni, sono affette da un grave disagio mentale. Tra coloro che rischiano la condanna ci sono anche due zii delle sorelle. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, le due disabili venivano indotte a subire atti sessuali in autovetture, in pineta e in casolari diroccati in cambio di ricariche per cellulari, gelati, caramelle, caffè e persino pezzi di focaccia.23/4/2008

Pedopornografia online,cybercriminalità: la legislazione in breve

24/04/2008
Sarzana Carlo di S.Ippolito
Brevi cenni sulla legge italiana di autorizzazione alla ratifica della convenzione di budapest sulla cibercriminalita’ (consiglio d’Europa)
Premessa

L’Italia, dopo la Francia, è stato il primo Paese europeo a mettere in piedi una legge organica per reprimere i delitti informatici, modificando il suo codice penale e di procedura penale. Si tratta della legge 23.12.1993, n. 547 alla quale si sono aggiunte successivamente altre leggi che, in settori particolari, tendevano a reprimere comportamenti illeciti relativamente alla c.d. pirateria informatica (decreto. legislativo. 29.12.1992, n. 518, modificato con la legge 18.08.2000 n. 248 e, da ultimo, con la legge 22.5.2004 n. 128), alla protezione dei dati personali (legge 31.12.1996 n. 675 e in particolare il decreto legislativo n. 196 del 30.06.2003 e successive modifiche) alla c.d. pedofilia telematica (legge 3.8.1998 n. 269 modificata con la legge n. 11.8.2003 n. 228 e, da ultimo, con la legge 6 febbraio 2006 n. 38). Quest’ultima legge però contempla (art. 600 quater 1) soltanto la pornopedofilia virtuale e non anche quella c.d. putativa,prevista dall’art.9,2 comma,lett.b della Convenzione ( una persona che appare essere un minore. ) Il citato articolo 600 quater ,recante il titolo “Pornografia virtuale”, infatti recita:..”. Le disposizioni di cui agli articoli 600-ter e 600-quater si applicano anche quando il materiale pornografico rappresenta immagini virtuali realizzate utilizzando immagini di minori degli anni diciotto o parti di esse, ma la pena è diminuita di un terzo.
Per immagini virtuali si intendono immagini realizzate con tecniche di elaborazione grafica non associate in tutto o in parte a situazioni reali, la cui qualità di rappresentazione fa apparire come vere situazioni non reali”.
Pertanto l’Italia, a mio avviso, al momento del deposito dello strumento di ratifica dovrebbe effettuare la riserva prevista dall’art. 42 della Convenzione con riferimento all’art. 9 par. 4….anche se,lo rilevo per inciso, della necessità di questa riserva non vi è cenno nella relazione al disegno di legge originario ( AC 2807 )
Per quanto riguarda la protezione dei minori, va ricordato ,incidentalmente, che un disegno di legge governativo (AC. 3241 ) in discussione al Parlamento prevede l’introduzione nel codice penale dell’art. 609 – undecies – intitolato “Adescamento di minorenni”, secondo cui chiunque, allo scopo di abusare o sfruttare sessualmente un minore di anni sedici, intrattiene con lui, anche attraverso l’utilizzazione della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione, una relazione tale da sedurlo, ingannarlo e comunque carpirne la fiducia, è punito con la reclusione da uno a tre anni”. In tema di lotta al terrorismo e con riferimento ad Internet ricordo, infine, per inciso che il decreto legge 27 luglio 2005 n. 144, convertito in legge 31 luglio 2005 n. 155, relativo alle misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale ha inserito l’articolo 2-bis nella legge 2.10.1967 n. 895, secondo cui: “Chiunque fuori dei casi consentiti da disposizioni di legge o di regolamento addestra taluno o fornisce istruzioni in qualsiasi forma, anche anonima, o per via telematica sulla preparazione o sull’uso di materiali esplosivi, di armi da guerra, di aggressivi chimici o di sostanze batteriologiche nocive o pericolose e di altri congegni micidiali è punito, salvo che il fatto costituisca più grave reato, con la reclusione da uno a sei anni
E’ da dire ora che nella seduta del 27 febbraio 2008 il Senato ha approvato definitivamente il disegno di legge n. 2012 di ratifica ed esecuzione della Convenzione: divenuta poi la legge n.48 del 18 marzo 2008 ..: La legge in questione,esaminata ed approvata con straordinaria premura,dopo più di un lustro di totale inerzia legislativa ( la sottoscrizione da parte dell’Italia era avvenuta il 23 novembre 2001 …. )introduce alcune modifiche al sistema penale vigente sia sostanziale che processuale. In questa sede mi limiterò a brevi rilievi riguardanti essenzialmente le riforme di diritto sostanziale…”.


1) Attentati alla integrità dei dati e dei sistemi informatici o telematici (artt. 4 e 5 della Convenzione)
La legge n.48 del 2008 ha sostituito :l’articolo 635 bis del codice penale ..La rubrica attuale è la seguente. :” Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici”…Il testo è il seguente:
-“ Salvo che il fatto costituisce più grave reato, chiunque distrugge, deteriora, cancella, altera o sopprime informazioni, dati o programmi informatici altrui è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Se ricorre la circostanza di cui al numero 1) del secondo comma dell’articolo 635 ovvero se il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore del sistema, la pena è della reclusione da uno a quattro anni e si procede d’ufficio”.
A questo proposito è opportuno attirare l’attenzione sulle modiche intervenute a proposito dell’articolo 420 ( Attentato ad impianti di pubblica utilità ) nel testo introdotto con la legge n547 del 1993...Il testo dell’articolo recitava..”Chiunque commette un fatto diretto a danneggiare o distruggere impianti di pubblica utilità,è punito,salvo che il fatto costituisca più grave reato,con la reclusione da uno a quattro anni.
La pena di cui al primo comma si applica anche va chi commette un fatto diretto a danneggiare o distruggere sistemi informatici o telematici di pubblica utilità,ovvero dati,informazioni o programmi in essi contenuti o ad esso pertinenti.
Se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento dell’impianto o del sistema,dei dati,delle informazioni o dei programmi ovvero l’interruzione anche parziale del funzionamento dell’impianto o del sistema la pena è della reclusione da tre ad otto anni.
L’articolo in questione distingueva,quindi nettamente gli impianti, di pubblica utilità ,consistenti in complessi di strutture,,apparecchiature,congegni, ecc.coordinati e concorrenti ad un unico scopo idonei a soddisfare esigenze di pubblica utilità::,dagli altri sistemi ed oggetti informatici..
L’articolo 6 della legge di ratifica,senza che nella relazione al disegno di legge originario siano fornire idonee spiegazioni.,ha soppresso il secondo e terzo comma del citato articolo 420,collocato nell’ambito dei delitti contro l’ordine pubblico,, spostando le ipotesi di danneggiamento,distruzione,interruzione,ecc dei sistemi informatici pubblici o di pubblica utilità e dei dati,informazioni e programmi ad essi pertinenti,.nell’ambito dei reati contro il patrimonio ( cfr.artt.635-ter,635-quinqies. (1) )…Da questa operazione di maldestra chirurgia giuridica,sono derivate due importanti conseguenze…La prima,per cosi dire di politica criminale, è stata quella di inquadrare gli attacchi,anche gravi,ai sistemi e beni informatici pubblici o di pubblica utilità,come fatti inidonei a turbare l’ordine pubblico,cioè la pacifica vita della collettività…..il che indubbiamente fa a pugni con la realtà,dato che ormai l’intera vita sociale dipende dai sistemi informatici ed anche una semplice interruzione di un servizio pubblico,inteso il termine in senso lato, gestito da elaboratori è idoneo a creare ,quanto meno ,diffusi disagi nella collettività……La seconda,forse più grave,è quella che è derivata dalla eliminazione pure e semplice del terzo comma dell’articolo 420. Cioè,attualmente,il delitto aggravato dall’evento ,consistente nel danneggiamento e distruzione del semplice impianto di pubblica utilità o nell’interruzione del suo funzionamento,già previsto dal citato comma, sembra scomparso dal codice penale…
________________________________________________________________________

1)“Art. 635-ter. – (Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente pubblico o comunque di pubblica utilità). – Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque commette un fatto diretto a distruggere, deteriorare, cancellare, alterare o sopprimere informazioni, dati o programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente pubblico o ad essi pertinenti, o comunque di pubblica utilità, è punito con la reclusione da uno a quattro anni.
Se dal fatto deriva la distruzione, il deterioramento, la cancellazione, l’alterazione o la soppressione delle informazioni, dei dati o dei programmi informatici, la pena è della reclusione da tre a otto anni.
Se ricorre la circostanza di cui al numero 1) del secondo comma dell’articolo 635 ovvero se il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore del sistema, la pena è aumentata.
Art. 635-quater. – (Danneggiamento di sistemi informatici o telematici). – Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, mediante le condotte di cui all’articolo 635-bis, ovvero attraverso l’introduzione o la trasmissione di dati, informazioni o programmi, distrugge, danneggia, rende, in tutto o in parte, inservibili sistemi informatici o telematici altrui o ne ostacola gravemente il funzionamento è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
Se ricorre la circostanza di cui al numero 1) del secondo comma dell’articolo 635 ovvero se il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore del sistema, la pena è aumentata.
Art. 635-quinquies. – (Danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilità). – Se il fatto di cui all’articolo 635-quater è diretto a distruggere, danneggiare, rendere, in tutto o in parte, inservibili sistemi informatici o telematici di pubblica utilità o ad ostacolarne gravemente il funzionamento, la pena è della reclusione da uno a quattro anni.
Se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento del sistema informatico o telematico di pubblica utilità ovvero se questo è reso, in tutto o in parte, inservibile, la pena è della reclusione da tre a otto anni.
Se ricorre la circostanza di cui al numero 1) del secondo comma dell’articolo 635 ovvero se il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore del sistema, la pena è aumentata

2) Abuso di dispositivi (Art. 6 della Convenzione)

Un’altra modifica ha interessato l’articolo 615-quinquies che, in aderenza al testo della Convenzione è stato sostituito dall’altro recante il titolo “Diffusione di apparecchiature, dispositivi o programmi informatici diretti a danneggiare o interrompere un sistema informatico o telematico” e che recita. “ Chiunque, allo scopo di danneggiare illecitamente un sistema informatico o telematico, le informazioni, i dati o i programmi in esso contenuti o ad esso pertinenti ovvero di favorire l’interruzione, totale o parziale, o l’alterazione del suo funzionamento, si procura, produce, riproduce, importa, diffonde, comunica, consegna o, comunque, mette a disposizione di altri apparecchiature, dispositivi o programmi informatici, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa sino a euro 10.329”.
Come si ricava dalla relazione al disegno di legge, originario ( AC 2807 )…all’estensione della portata della norma originaria sotto il profilo oggettivo ha fatto riscontro la riformulazione dell’elemento soggettivo richiesto nei termini del dolo specifico…”.



3) Falsificazione informatica (Art. 7 della Convenzione)

Nel sistema penale italiano l’ipotesi era prevista dall’articolo 491 bis del codice .penale ., come introdotto dalla legge n. 547 del 1993, avente come titolo: “Documenti informatici”.
Con l’articolo in questione era stato inserito, nel capo III del titolo II del libro II del c.p., relativo alla falsità in atti, una nuova previsione che estendeva alle falsità riguardanti un documento informatico, le disposizioni in tema di falso in atto pubblico o in scrittura privata (artt. da 476 a 491 c.p.). La seconda parte dell’articolo in questione conteneva la definizione di documento informatico valevole nel settore penale: trattavasi di un “qualunque sopporto informatico contenente dati o informazioni aventi efficacia probatoria o programmi specificamente destinati ad elaborarli”.
Per la migliore comprensione delle modifiche apportate dall’articolo 3. della legge di ratifica al sopracitato articolo, è necessario riprodurre il testo originario che recitava:
491-bis. (Documenti informatici).- Se alcuna delle falsità previste dal presente capo riguarda un documento informatico pubblico o privato, si applicano le disposizioni del capo stesso concernenti rispettivamente gli atti pubblici e le scritture private. A tal fine per documento informatico si intende qualunque supporto informatico contenente dati o informazioni aventi efficacia probatoria o programmi specificamente destinati ad elaborarli”.
L’articolo 3 legge in questione ha modificato parzialmente il sopracitato articolo ..Più precisamente nel primo periodo ,dopo la parola “privato” sono state aggiunte le parole “aventi efficacia probatoria” mentre è stato soppresso il secondo periodo sino alle parole” destinati ad elaborarli… Ciò è avvenuto, come si ricava dalla relazione al disegno di legge originario (n. 2807 ).
“…in considerazione della sopravvenuta inadeguatezza della definizione di documento informatico, inteso come “supporto informatico contenente dati o informazioni aventi efficacia probatoria o programmi destinati ad elaborarli”, si è deciso di accogliere, anche ai fini penali, la più ampia e corretta nozione di documento informatico, già contenuta nel regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 novembre 1997, n. 513, come “rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti”
A proposito .però, di definizione di documento informatico il patrio legislatore non è sembrato molto aggiornato…infatti l’ultima definizione è contenuta nell’articolo 1 ,lett.(p del decreto legislativo n.82 del 7 marzo 2005 ,il c.d Codice dell’Amministrazione Digitale….
Nella stessa prospettiva è sembrata opportuno al legislatore l’introduzione dell’articolo 495 bis il cui testo è il seguente:: “Falsa dichiarazione o attestazione al certificatore di firma elettronica sull’identità o su qualità personali proprie o di altri. – Chiunque dichiara o attesta falsamente al soggetto che presta servizi di certificazione delle firme elettroniche l’identità o lo stato o altre qualità della propria o dell’altrui persona è punito con la reclusione fino ad un anno”.


4) Frode informatica (art. 8 della Convenzione)

Il codice penale attuale prevede la frode informatica all’articolo 640-ter. Si tratta di una speciale ipotesi di truffa, relativa alla alterazione del funzionamento di un sistema informatico o telematico o ad esso pertinente. Più particolarmente la norma riguarda il fatto di chi, alterando in qualsiasi modo il funzionamento di un sistema informatico o telematico o intervenendo senza diritto con qualsiasi modalità su dati, informazioni o programmi, contenuti in un sistema informatico o telematico, o ad essi pertinenti, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno. Anche questa disposizione è speciale rispetto alla fattispecie di truffa comune (art. 640).
La legge di ratifica prevede una ulteriore ipotesi di frode informatica, quella del certificatore. E così ,dopo l’articolo 640-quater del codice penale ,è stato inserito :
il . 640-quinquies. il cui titolo è..” Frode informatica del soggetto che presta servizi di certificazione di firma elettronica”.. e che recita:. “ Il soggetto che presta servizi di certificazione di firma elettronica, il quale, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto ovvero di arrecare ad altri danno, viola gli obblighi previsti dalla legge per il rilascio di un certificato qualificato, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da 51 a 1.032 euro”.
Secondo la relazione al disegno di legge: la disposizione è apparsa necessaria in quanto, sebbene l’articolo 640-ter del codice penale incrimini già la frode informatica, per la ricorrenza di questo specifico reato appaiono necessarie condotte di alterazione del funzionamento di un sistema informatico ovvero di intervento senza diritto su dati, informazioni o programmi, che potrebbero non ricorrere nel caso dell’attività di certificazione. Peraltro, la nuova incriminazione appare incentrata non solo sulla semplice violazione degli obblighi del certificatore qualificato e accreditato (già sanzionata civilmente dalla lettera d) del comma 1 dell’articolo 30 del citato codice dell’amministrazione digitale), ma anche sulla effettiva ricorrenza di un ingiusto profitto con altrui danno.
A titolo di cronaca rilevo che il solito patrio legislatore è stato impreciso in quanto la rubrica avrebbe dovuto indicare che il fatto si riferiva al certificatore qualificato ,cioè al certificatore che presta servizi di certificazione qualificata.in relazione agli articoli 19e 32 del Codice dell’Amministrazione Digitale…

5) Responsabilità delle persone giuridiche (art. 12 della Convenzione)

La responsabilità amministrativa delle persone giuridiche è prevista in Italia dal decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231 che stabilisce,tra l’altro, all’articolo 24 la responsabilità dell’ente per frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico.
L’articolo in questione, dal titolo “Indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico” recita: “In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 316-bis, 316-ter, 640, comma 2, n. 1, 640-bis e 640-ter se commesso in danno dello Stato o di altro ente pubblico, del codice penale, si applica all’ente la sanzione pecuniaria fino a cinquecento quote”.
“Se, in seguito alla commissione dei delitti di cui al comma 1, l’ente ha conseguito un profitto di rilevante entità o è derivato un danno di particolare gravità; si applica la sanzione pecuniaria da duecento a seicento quote”.
“Nei casi previsti dai commi precedenti, si applicano le sanzioni interdittive previste dall’articolo 9, comma 2, lettere c), d) ed e)”.
Con il disegno di legge di ratifica si è introdotta nel decreto legislativo n. 231 una nuova norma che estende la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e degli enti alla quasi totalità del delitti informatici.
Si tratta dell’articolo 24 bis, recante come titolo “Delitti informatici e trattamento illecito di dati” e che recita:; 1. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 615-ter, 617-quater, 617-quinquies, 635-bis, 635-ter, 635-quater e 635-quinquies del codice penale, si applica all’ente la sanzione pecuniaria da cento a cinquecento quote.
2. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 615-quater e 615-quinquies del codice penale, si applica all’ente la sanzione pecuniaria sino a trecento quote.
3. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 491-bis e 640-quinquies del codice penale, salvo quanto previsto dall’articolo 24 del presente decreto per i casi di frode informatica in danno dello Stato o di altro ente pubblico, si applica all’ente la sanzione pecuniaria sino a quattrocento quote.
4. Nei casi di condanna per uno dei delitti indicati nel comma 1 si applicano le sanzioni interdittive previste dall’articolo 9, comma 2, lettere a), b) ed e). Nei casi di condanna per uno dei delitti indicati nel comma 2 si applicano le sanzioni interdittive previste dall’articolo 9, comma 2, lettere b) ed e). Nei casi di condanna per uno dei delitti indicati nel comma 3 si applicano le sanzioni interdittive previste dall’articolo 9, comma 2, lettere c), d) ed e)”.
A questo punto non può non rilevarsi un ulteriore svarione del patrio legislatore che, al momento di inserire nel corpo dell’articolo il necessario riferimento all’articolo 167 del decreto legislativo n.196 del .2003…( c.d Codice della Privacy) che prevede ,appunto il reato di trattamento illecito dei dati, richiamato in rubrica ….,ahimè.. si è distratto…per cui il riferimento della rubrica all’ipotesi di cui al citato articolo 167 appare assolutamente incomprensibile…Inoltre appare implicitamente escluso dall’elenco dei reati per cui è prevista la responsabilità amministrativa ,il delitto di frode informatica previsto dall’articolo 640 ter ,non in danno dello Stato o di altre ente pubblico..Nessuna spiegazione di tale omissione si ricava dal testo della relazione al disegno di legge originario……


6) Le modifiche di natura processuale

Non è possibile in questa sede e indicare in dettaglio le modifiche introdotte nel codice di diritto processuale per adeguare la normativa esistente alle previsioni della Convenzione, anche se si tratta di modifiche importanti… alcune delle quali riguardano la ricerca dei mezzi di prova in relazione ai sistemi informatici e telematici. Tali modifiche riguardano l’art. 244 relativo ai casi ed alle forme delle ispezioni ambientali e personali, l’art. 248 riguardante la richiesta di consegna di cosa determinata in sede di perquisizione, l’art. 254 (in tema di doveri di esibizione di atti e documenti e di segreti di ufficio, professionale o di stato…Iin tema di sequestro è stato inserito un nuovo articolo, il 254 bis, intitolato “Sequestro di dati informatici presso fornitori di servizi informatici, telematici e di telecomunicazioni….Altre modifiche riguardano l’art. 259 in tema di custodia delle cose sequestrate e l’art. 260 ,relativo all’apposizione di sigilli alle cose sequestrate.
Altre innovazioni sono state introdotte in relazione all’attività ad iniziativa della polizia giudiziaria E’ stato così modificato l’art. 352 relativo alle perquisizioni, l’art. 354 relativo all’acquisizione di plichi e di corrispondenza, l’art. 354 relativo agli accertamenti urgenti sui luoghi, sulle cose e sulle persone ed al sequestro.
Una importante modifica riguarda l’introduzione nell’art. 132 del codice in materia di protezione dei dati personali di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196 del comma 4-ter che consente al Ministro dell’Interno, o su sua delega, ai responsabili degli uffici centrali specialistici in materia informatica o telematica delle Forze dell’Ordine, di ordinare, anche in relazione alle eventuali richieste avanzate da Autorità investigative straniere, ai fornitori e agli operatori di servizi informatici o telematici, di conservare o proteggere per un periodo non superiore a novanta giorni, i dati relativi al traffico telematico ai fini delle investigazioni previste all’art. 226 del decreto legislativo n. 271 del 1989, ovvero per finalità di accertamento e repressione di specifici reati. Il provvedimento è prorogabile per motivate esigenze, per una durata complessiva non superiore a 6 mesi,e può prevedere particolari modalità di custodia dei dati e l’eventuale indisponibilità dei dati stessi da parte dei fornitori e degli operatori di servizi informatici o telematici ovvero di terzi. Il comma quater prevede che . il fornitore o l’operatore di servizi informatici o telematici, cui è rivolto l’ordine previsto dal comma 4-ter, deve ottemperarvi senza ritardo, fornendo immediatamente all’autorità richiedente l’assicurazione dell’adempimento ed è tenuto a mantenere il segreto relativamente all’ordine ricevuto e alle attività conseguentemente svolte per il periodo indicato dall’autorità. In caso di violazione dell’obbligo si applicano, salvo che il fatto costituisce più grave reato, le disposizioni dell’articolo 326 del codice penale.
Il comma 4 quinquies,a sua volta, stabilisce che . i provvedimenti adottati ai sensi del comma 4-ter sono comunicanti per iscritto, senza ritardo e comunque entro quarantotto ore dalla notifica al destinatario, al pubblico ministero del luogo di esecuzione il quale, se ne ricorrono i presupposti, li convalida. In caso di mancata convalida, i provvedimenti assunti perdono efficacia”.
Passando ad altro argomento,molto importante è la disposizione dell’articolo 11 della legge di ratifica che riguarda la competenza , e che aggiunge all’articolo 51 del codice di rito un ulteriore comma, il 3 quinquies,secondo cui .quando si tratta di procedimenti per i delitti,consumati o tentati, di cui agli articoli 6oo bis,6oo ter,600 quater,600 quinquies,615 ter,615 quater,615 quinquies,617 bis,617 ter,617 quater,617 quinquies,617 sexies,635 bis,635 quater,640 ter, e 640 quinquies del codice penale ,le funzioni indicate nel comma 1,lettera a),del presente articolo sono attribuite all’ufficio del pubblico ministero del capoluogo ndi distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente…
Infine l’articolo 13 della legge di ratifica prevede norme di adeguamento in relazione alla individuazione delle autorità dello Stato competenti per le attività previste dagli articoli 24 , 27 e 35 della Convenzione precisando che si tratta ,rispettivamente,del Ministro della Giustizia e di quello dell’Interno .

mercoledì 16 aprile 2008

"MAGO DELLA SFINGE": CHIESTI 10 ANNI. sENTENZA IL 13 MAGGIO

Riti “magici” a base di sesso, suggestioni esoteriche, talismani. Sono questi gli ingredienti che hanno fatto capolino martedì al Tribunale di Forlì. Sul banco degli imputati Girolamo Mazzoccoli, in arte il “Mago della Sfinge”, che deve rispondere di violenza sessuale, lesioni volontarie gravissime tentate e consumate, truffa ed estorsione. Il pm Alessandro Mancini ha chiesto dieci anni di reclusione per il 57enne e cinque ad entrambi i genitori di una ragazza.

Secondo il quadro dell’accusa, la coppia non avrebbe impedito all’uomo di abusare della figlia minorenne. Mazzoccoli è stato ascoltato in tribunale a porte chiuse data la delicatezza della vicenda. Probabilmente la sentenza verrà emessa il prossimo 13 maggio e sarà pronunciata dal tribunale collegiale presieduto da Orazio Pescatore.

I genitori della ragazza, oggi maggiorenne, sono assistiti da Antonio Giacomini e Gabriele Siboni (che difendono il padre) e Riccardo Ragazzini (per la madre). Il procedimento per la quarta persona coinvolta, il presunto collaboratore di Mazzoccoli, accusato di violenza sessuale per un avvenimento del 1992, è stato separato per un difetto di notifica. In aula era presente anche la ragazza, costituitasi parte civile e assistita dagli avvocati Filippo Poggi e Maria Domenica Viggiani, che per prima denunciò il ‘’santone’’. Una denuncia che fece scattare la serrata indagine serrata della Mobile e che portò al successivo fermo dell’uomo, nell'ottobre del 2003.

L’INDAGINE – Questa terribile vicenda, fatta di costrizioni psicologiche, pesanti condizionamenti conditi di minacce e isolamento dalle persone care, è venuta alla luce nel 2003, con la denuncia di una donna e dei suoi familiari. La loro storia, che aveva dell’incredibile, è stata ascoltata dalla Squadra mobile forlivese. Troppi, però, i dettagli particolareggiati esposti agli inquirenti, con elementi oggettivi e diverse testimonianze che combaciavano. Da queste prime deposizioni è emersa una realtà fatta di materiale fotografico pornografico, amuleti, lingerie, simboli fallici. Un mondo che di ‘’magico’’ o religioso aveva ben poco.
ROMAGNA OGGI 16 APRILE 2008

PEDOFILIA:ADESCAVA BAMBINI IN CAMBIO DI RICARICHE TELEFONICHE, ARRESTATO

16/04/2008, ore 10:21
PEDOFILIA: ADESCAVA BAMBINI IN CAMBIO DI RICARICHE TELEFONICHE, ARRESTATO
Di Redazione
Adescava, nel negozio di fiori dei genitori, situato nelle adiacenze di un istituto scolastico di Castello del Matese, piccolo comune montano del Casertano, bambini e bambine dai 9 agli 11 anni, e in cambio di piccole somme di denaro o di ricariche telefoniche, faceva loro visionare filmini pornografici, si denudava e chiedeva loro di compiere atti sessuali, a volte costringendoli con la forza. Con queste accuse un giovane di 20 anni è stato arrestato dai carabinieri in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di S. Maria Capua Vetere.
jukie news 16 aprile 2008

martedì 15 aprile 2008

Torino: violenza sessuale, padre condannato per abusi su figlia

15 Aprile 2008

TORINO - Quattro anni e sei mesi di reclusione per un uomo accusato di avere abusato della figlia primogenita, oggi 12enne. Il Tribunale di Torino gli ha inoltre riconosciuto la seminfermità mentale e un anno di ricovero in una casa di cura e custodia. Una vicenda venuta alla luce nel dicembre 2003, quando i servizi sociali e il Tribunale per i minorenni affidarono a una comunità i tre figli della coppia torinese. (Agr)

domenica 13 aprile 2008

L'INSOSPETTABILE MERCATO INTERNAZIONALE DELLA PEDOFILIA

di Rita Fusco
Secondo le stime ufficiali ogni anno scompaiono in Italia 1000 bambini. 100.000 nel mondo. Circolano enormi quantitativi di agghiaccianti video, in cui i bambini vengono stuprati, per poi essere uccisi. "Perché dal vivo è più eccitante che per finta".
Come è possibile tutto questo? Chi copre questi traffici perversi e infernali?
È un business imponente, senza confini geografici, che vede l'Italia al primo posto nel mondo come Paese nel mercimonio dei bambini.
Pedofilo letteralmente significa "innamorato dei fanciulli", seppure il termine denoti in realtà solo depravazione sessuale, violenza, desiderio di dominio e viltà.
I piccoli seviziati, stuprati, uccisi e filmati nei video messi in commercio dalla potente multinazionale dei pedofili, ben protetta dai governi di tutto il mondo, sono lo specchio di una società altamente disinformata e ormai assuefatta ad ogni forma di brutalità.
Il turpe traffico con diramazioni internazionali e basi in tutta Italia è il volto mostruoso di un mondo che abusa dei bambini in ogni modo possibile.
L'agonia e la morte di bambini per soddisfare il piacere perverso di tanti altri mostri pronti a pagare per i materiali pornopedofili.
Una tragedia immane, che dilaga sempre di più ovunque.
Le stime esatte delle giovanissime vittime sono impossibili, tuttavia le videocassette del commercio più turpe di tutti i tempi, che va dalla prostituzione forzata minorile al turismo sessuale, al sadismo, fino all'infanticidio a scopo di piacere, sono commercializzate in tutti i Paesi del mondo.
Traffici, dietro ai quali opera la multinazionale dei pedofili, che interagisce con le varie mafie internazionali ed organizzazioni criminali, che controllano i mercati del traffico d'armi, stupefacenti, materiali nucleari, rifiuti tossici, organi umani e sfruttamento di giovani donne e bambini, ridotti in stato di schiavitù.
Tutto ciò con il compiacente avvallo dei governi e della magistratura, troppo spesso inerti e indulgenti con i pedofili, come ad esempio dimostrato dall'eclatante caso di Re Baldovino del Belgio, il quale concesse la grazia a Marc Dutroux, al secolo "il mostro di Marcinelle", rimuovendo il coraggioso magistrato che spezzando l'omertoso clima di connivenze aveva liberato le due sorelline dalla prigione in cui erano state segregate. Prigione in cui i bambini rapiti subivano turpi riti e sevizie prima di venire uccisi, da parte di influenti uomini d'affari e politici vicini all'establishment.
Pratica, purtroppo, molto più diffusa di quello che possiamo immaginare, in molti Paesi occidentali, dall'Italia agli Stati Uniti d'America e alla civile Inghilterra.
Don Fortunato, il coraggioso sacerdote antipedofili del telefono Arcobaleno, alcuni anni fa già ebbe a denunciare le connivenze e il clima di forti resistenze del Parlamento italiano a contrastare il turpe fenomeno della pedofilia. Lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia minorile negli ultimi cinque anni sono più che raddoppiati: il 2007 si attesta come anno record della pedofilia on line, con un incremento del 131% rispetto al quinquennio precedente. L'Europa è ormai l'epicentro assoluto di questo crimine e lo scenario dove si consumano in maniera prevalente tutti i passaggi dell'industria pedofila (Report sulla pedofilia on line 2007 di Telefono Arcobaleno).
Analoga situazione viene descritta da Maurizio Blondet in una intervista apparsa anni orsono su "Teologica" (settembre-ottobre 1996), a proposito degli Stati Uniti d'America, dove nelle macabre violenze pedofile sarebbero coinvolti personaggi molto potenti vicini al Pentagono, come a suo tempo riferito anche da autorevoli fonti giornalistiche locali che parlavano di "strani riti e violenze su bambini in un isola vicino a Washington, in un sottofondo di magia nera, da parte di personaggi molto potenti vicini al Pentagono" (www.disinformazione.it/pedofilia.htm) .
Per quanto concerne l'Inghilterra, Dianne Core, responsabile dell'Istituto Childwatch (Associazione di assistenza e protezione dei minori), ha denunciato connubi dei satanisti con lobby politiche che tendono a coprire le loro efferatezze. La dott.ssa Core ha, tra l'altro, affermato: "Purtroppo non abbiamo ancora individuato il vertice della gerarchia che controlla il satanismo in Gran Bretagna. ...godono di protezioni ad altissimo livello". Pedofili satanisti sono presenti anche a Londra. Il "Corriere della Sera" del 18 marzo 1990, denuncia: "Londra. Bambini torturati e violentati nel corso di riti satanici, feti estratti a forza dal ventre di madri minorenni e immolati... Ai confini della realtà suonano, infatti, i racconti di bambine e adolescenti offerte agli alti sacerdoti di una sètta e ai loro adepti per essere violentate. Una volta gravide, le piccole verrebbero costrette ad abortire e il feto di quattro mesi sacrificato per la purificazione dei satanisti che ne berrebbero il sangue o se ne ciberebbero. ...Un'inchiesta condotta da 66 gruppi di ricerca della ‘Società nazionale per la prevenzione della crudeltà contro i bambini' nel Regno Unito conferma l'esistenza di tali pratiche...".
La pedofilia punta verso il coinvolgimento di una rete organizzata di criminali che controllano e condizionano ad alti livelli i sistemi legali delle nazioni del mondo.
Le indagini vengono, quasi sempre, insabbiate, vi è come una congiura del silenzio, coperture misteriose, su cui nessuno vuole indagare, preferendo far passare le piccole vittime e i genitori che denunciano le violenze come visionari.
Ogni più clamorosa inchiesta condotta con la massima diligenza dalle forze dell'Ordine e dai P.M. viene demolita e/o vanificata, facendo spesso svanire nel nulla anni di lavoro investigativo e incontrovertibili perizie medico-legali e prove che in molti casi coinvolgono personaggi insospettabili: ecclesiastici, parlamentari, diplomatici, professori universitari, medici, alti magistrati, gente dello spettacolo, etc. Insomma, spazzatura umana che continua a fare scempio della purezza dei bambini, rimanendo per lo più impunita.
La storia dell'impunità dei crimini contro i bambini è storia di tutti i giorni.
Ricordiamo nella buia storia della Chiesa "I legionari di Cristo" che ignorarono le responsabilità pedofile di Marcel Macial Decollando, glorificandolo.
Nel 2001, l'allora Cardnale Ratzinger impose che nei casi di abusi sessuali su minori cadesse il segreto pontificio, avocando alla propria congregazione per la fede il diritto esclusivo sulle indagini.
Nel 2006, dopo aver sottomesso le risultanze delle investigazioni ad attento studio, la congregazione per la dottrina della fede, tenendo conto dell'età avanzata del reverendo e della sua salute cagionevole, decise di inviare il padre ad una vita riservata di preghiera e di penitenza deferendolo da ogni ministero pubblico.
Ratzinger afferma sempre nella lettera del 2001 che il sacerdote pedofilo non deve essere consegnato alla legge penale del paese in cui delinque, ma va semplicemente spostato e sostenuto.
E che dire del caso della "scuola materna di Brescia" vicina alla chiesa dei Santi Faustino e Giovita, che mobilitò le più alte sfere della locale Curia per respingere l'accusa che esista una vasta rete criminale pedofila che ha un importante snodo a Brescia, conclusosi con la scandalosa assoluzione di tutti gli imputati perché "il fatto non sussiste"...? Alla conclusione del cui processo lo scorso aprile 2007, Marco Marchese, presidente dell'Associazione per la Mobilitazione Sociale Onlus, impegnata a dare voce alle vittime della pedofilia, si chiese cosa bisognasse mai fare "per dimostrare ad un giudice di aver subito un abuso pedofilo!", ipotizzando vigere nella specie il principio di san Tommaso: "se non vedo non credo".
Invero, a Brescia come altrove, è in gioco la credibilità del sistema educativo di una intera città, delle sue strutture sociali, la vocazione e l'immagine della Chiesa che a Brescia da quindici secoli ne costituisce l'anima istituzionale, politica e spirituale.
Una macchina sociale che rischia insomma di sgretolarsi per aver tradito i suoi figli: cosa che il potere non può permettere.
Difficile pensare che non sia successo nulla, impossibile ammettere che sia successo qualcosa. E allora la soluzione è una sola: aggiustare il processo e assolvere tutti...
Meglio credere che i bambini che raccontano di essere stati portati fuori dalla scuola e costretti a "giocare" con altri adulti e da questi fotografati si siano inventati tutto. Parroci che si difendono dal pulpito, sacerdoti che conducono inchieste parallele, associazioni antipedofilia che denunciano silenzi e connivenze.
In mezzo a tutto questo bailamme 23 bambini dai tre ai cinque anni e 21 famiglie rimangono travolti da una storia troppo grande per loro. I genitori schiacciati tra spese legali e terapeutiche e le motivazioni di una sentenza che costituisce una duplice violenza.
La stessa triste storia sembra oggi ripetersi alla scuola elementare di Rignano Flaminio.
Le famiglie di questo piccolo paese situato alle porte di Roma, dove ogni mattina i genitori affidano i propri figli alle cure delle istituzioni scolastiche, pensando che questo sia il luogo più sicuro e di maggiore valore educativo; e, dove, invece, un brutto giorno, come tanti, all'ora d'entrata, a spezzare l'apparente normalità, fuori dalla scuola ci sono due camionette di carabinieri.
La città si divide. La magistratura si divide.
Le piccole vittime non ne hanno bisogno. Lo sono già. Dentro.
Il problema non è ovviamente tra innocentisti e colpevolisti.
Ma capire perchè certi fatti accadano.
Da quali criteri sono ispirate le indagini e da quali valori, interessi ed ideologie le giurie dei tribunali.
Fatto questo non dovrebbe essere così difficile stabilire se siano gli educatori ad essere pedofili e cattivi maestri o i genitori a essere nevrotici e psicotici in quel di Rignano Flaminio?
Nè, tantomeno, capire se un bambino possa essersi immaginato cose così precise e turpi se non le ha vissute?
Anche in questo caso, come a Brescia, è arduo credere non sia successo nulla e che tanti bambini e genitori siano affetti da sindromi collettive di mitomania e fantasticherie.
Ma è sempre in gioco la credibilità del potere e dei colletti bianchi, oltre che dei pedofili. E' quindi probabile che tutto verrà messo a tacere come a Brescia e il processo si concluderà con un'altra scandalosa assoluzione, come già lascia presagire l'esito della decisione del Tribunale del Riesame.
Ciò che è certo e non trova giustificazioni è che sedici bambini innocenti (loro si lo sono di sicuro) sono a rischio psichico, presentano aggressività comportamentale e aspetti dissociativi del pensiero e regressivi a livello della gestualità del tratto relazionale. Queste le gravi patologie rilevate dal consulente della Procura di Tivoli, dopo un attento e scrupolo studio, a cui il Tribunale del riesame sulla spinta emotiva di un movimento di opinione e di probabili pressioni, non ha dato il necessario credito che meritavano.
Per altro verso, non bisogna dimenticare, perché questi non mancano, gli errori giudiziari nei casi di sospetta pedofilia.
Uno dei casi più famosi è quello del P.M. di Milano, dr. Forno, che accusò un padre di avere violentato il proprio figlio, basandosi su perizie medico-legali superficiali sul bambino di meno di tre anni, che poi si scoprì soffrire di una forma tumorale congenita al retto, a seguito della quale poi morì.
Il padre fu trattato da mostro e sbattuto in galera e ovviamente nessun risarcimento potrà mai colmare il danno subito.
Ora il dubbio dell'errore giudiziario e della psicosi collettiva della pedofilia potrebbe essere quella di Rignano Flaminio.
Innocenti o colpevoli? Curare le cause o gli effetti?
A voi libera sentenza.
La voce di Robin Hood Rita Fusco

Altre due donne contro il medico Lumachi

Si aggrava la posizione del professionista indagato dalla Procura

Cristina Genesin

«Ci ha violentate», denunciano al magistrato. Una giovane costretta a ricorrere allo psichiatra
Due nuove denunce contro il professor Franco Lumachi, il cinquantaseienne endocrinologo dell’Azienda ospedaliera in servizio nell’Unità di endocrinochirurgia e senologia nonché professore associato alla facoltà di Medicina dell’Università di Padova. Le hanno presentate due trentenni, dopo aver letto sui giornali le notizie che riportavano l’inchiesta avviata dalla procura di Padova a carico del medico.Entrambe sarebbero state vittime di violenze. In un caso la paziente si era rivolta al medico per una visita senologica. Lui l’aveva fatta spogliare e aveva iniziato la palpazione al seno con modalità vissute dalla donna come pesanti. Poi l’aveva invitata a completare gli accertamenti, sottoponendola ad una visita ginecologica. E come in altri episodi accertati dagli inquirenti, il professor Lumachi avrebbe ritenuto opportuno procedere ad una sorta di stimolazione. Nell’altro caso, invece, la paziente era stata sottoposta ad un’ecografia: durante l’esame il medico l’avrebbe toccata nelle parti intime. Una delle due donne è rimasta talmente traumatizzata dall’esperienza che è tuttora seguita da uno psicologo. La testimonianza di una trentenne è già stata raccolta dal procuratore aggiunto Dario Curtarello che ha coordinato l’inchiesta, la cui conclusione ai primi di marzo era già stata notificata all’indagato, accusato di violenza sessuale su quattro pazienti, aggravata e continuata perché commessa con abuso di poteri e con violazione dei doveri inerenti ad una funzione pubblica.Non è ancora stato stabilito se le due testimonianze entreranno a far parte del fascicolo d’indagine esistente o apriranno un nuovo filone.Il 16 ottobre 2006 una giovane paziente, Paola, si rivolse all’allora direttrice sanitaria dell’Azienda ospedaliera Patrizia Benini per segnalare il particolare modo in cui era stata visitata da Lumachi.Raccontò Paola: «Mi fece stendere sul lettino, abbassò le luci dicendo di volermi mettere a mio agio. Mi fece il pap-test, poi disse di dovermi provocare un orgasmo meccanico per farmi rilassare... Fece un’ecografia interna e una visita che mi sembrò strana come l’atteggiamento del medico... Mi prescrisse degli esami e mi invitò a tornare. Al termine mi salutò con due baci sulla guancia, dicendo che questo era il modo in cui trattava le pazienti».L’Azienda ospedaliera inviò una segnalazione in procura. Il procuratore aggiunto Curtarello fece svolgere una serie di verifiche e sentì altre pazienti: Franca, Maria (visitata dal 2000 al 2007) e infine Rita (visitata dal 2004 al 2005).Tutte confermarono la «singolarità» delle visite del medico che sosteneva di adottare un «metodo americano». Metodo che consisteva nel provocare un orgasmo meccanico per finalità diagnostiche.Nel 2004 l’Ordine dei medici aveva ricevuto la denuncia di una paziente contro Lumachi. Ma la donna non era stata creduta e il medico era stato «prosciolto» da ogni addebito.Adesso alle quattro pazienti-accusatrici indicate nell’inchiesta, si sono aggiunte altre due voci contro l’endocrinologo che svolgeva le visite private in regime intramoenia nel poliambulatorio dell’Azienda ospedaliera.
(Espresso Local 04 aprile 2008)

sabato 12 aprile 2008

Elezioni: Il Contratto con i bambini italiani

Marida Caterini

L'iniziativa è singolare: i bambini appartenenti all'Anfn (Associazione nazionale famiglie numerose) tramite il proprio ambasciatore Cino Tortorella, hanno inviato a tutti i candidati premier una missiva nella quale sottolineano la scarsa attenzione delle istituzioni nei loro confronti.

E vi hanno accluso «Il Contratto con i bambini italiani», facendo presente ai candidati che se vorranno avere il voto dai loro genitori dovranno firmare il documento nel quale sette priorità. Fino a ieri, fa presente Tortorella, il Contratto con i bambini italiani è stato sottoscritto soltanto da Silvio Berlusconi e da Pierferdinando Casini. Qualora uno dei politici che hanno firmato diventasse Presidente del Consiglio io sarò il garante dei bambini e, con scadenza trimestrale, chiederò al premier il resoconto dell'impegno profuso a favore della realizzazione pratica dei setti punti del contratto». I ragazzi dell'Anfn chiedono la promulgazione di leggi per aiutare i genitori meno abbienti che non possono procreare perché non hanno possibilità economiche. Si chiede di introdurre un sistema fiscale che tenga conto del numero dei componenti del nucleo familiare per determinare il reddito imponibile. Poi i bambini chiedono che venga potenziata l'offerta scolastica pubblica e privata. Indispensabile anche la realizzazione di spazi dedicati all'infanzia da inserire nei piani urbanistici di città e periferie in fase di ristrutturazione. Viene poi chiesto di eliminare dai palinsesti televisivi le trasmissioni che potrebbero danneggiare la corretta evoluzione psichica e morale dei piccoli e di aggravare le sanzioni contro chi non rispetta le leggi. Per la pedofilia, infine, si reclama la certezza della pena per i colpevoli.

Ferrara:Due condanne in un mese per pedofilia nelle scuole

L'attenzione del pm per le vittime minorenni

di Marco Zavagli
Senza scalpore, conservando la massima discrezione per le piccole vittime e soprattutto mantenendo il pugno fermo in sede giudiziale, dal tribunale di Ferrara sono uscite nell’arco di un mese due condanne per episodi di pedofilia avvenuti tra i muri di istituti scolastici.
L’operato della magistratura ferrarese fa così dimenticare il triste palinsesto di titoli gridati e accuse boomerang cui le cronache nazionali hanno assistito in casi recenti, uno per tutti la vicenda di Rignano Flaminio.
Ora i responsabili, condannati per ora in primo grado, sono stati giudicati e famiglie e vittime hanno avuto soddisfazione. Il primo caso è quello che lo scorso 9 marzo ha visto condannare a quattro anni e sei mesi un maestro del doposcuola in pensione, per violenza sessuale aggravata nei confronti di tre bambine che sarebbero state oggetto di attenzioni particolari. L’imputato le avrebbe toccate nelle parti intime mentre facevano i compiti vicino alla cattedra.
Martedì, invece, il giudice ha comminato la pena a sei anni e dieci mesi per il prete che secondo le varie testimonianze ascoltate in aula si sarebbe reso colpevole di gravi atti di libidine nei confronti di nove bambine tra i 3 e i 6 anni.
Se la giustizia ha potuto fare il suo corso rimanendo all’interno dei tribunali il merito va anche alla gestione degli addetti ai lavori. Un esempio per tutti è quello del pm Filippo Di Benedetto che ha sostenuto la pubblica accusa in entrambi i processi. Nel caso del sacerdote il magistrato, di fronte alla scelta se chiamare a deporre una bambina per testimoniare direttamente gli abusi subiti (il don le avrebbe mostrato i genitali di fronte ad altre persone), ha preferito rinunciare di fatto al capo di imputazione (uno dei tre che hanno portato alla condanna dell’uomo). Questo per evitare alla piccola un ulteriore trauma che ricordare certi momenti poteva cagionarle.
Anche così, evidentemente, si possono fare i processi.
estense.com 11 aprile 2008

Pedofilia/Arresto don Marco Cerullo per violenza sessuale su di un bambino.Gip dispone incidente probatorio

MARILÙ MUSTO Casal di Principe.

Don Marco Cerullo di fronte alle accuse del suo allievo vittima di abusi sessuali. La data dell’incidente probatorio è stata fissata per il 22 di aprile davanti al gip Stefania Amodeo del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. La richiesta del pm Antonio Ricci di procedere alla nuova testimonianza del bambino è stata accolta perché «ricorre l’esigenza di acquisire con immediatezza il contributo probatorio», recita l’ordinanza «onde scongiurare il pericolo che il minore possa rimuovere dalla memoria il ricordo di episodi traumatici o subire condizionamenti volti ad impedire la deposizione dibattimentale o ad attentare alla sua genuinità». Don Marco, giovane viceparroco della parrocchia del Santissimo Salvatore di Casale e insegnante di religione a Villa Literno, era stato accusato nel dicembre scorso di aver abusato del suo alunno durante l’orario scolastico. A scoprirlo furono i carabinieri della locale compagnia che arrestarono il prete per violenza sessuale nei confronti di un minore di quattordici anni con l’aggravante di abuso della propria autorità perché incaricato di pubblico servizio. Chiara e scandita da un rito preciso la dinamica dell’incidente probatorio: tutte le fasi dell’udienza verranno, infatti, riprese da una telecamera. Il filmato verrà poi depositato per essere utilizzato nel processo. In una stanza entrerà il bambino che sarà esortato a ricordare i momenti terribili dell’abuso consumato il 19 dicembre in aperta campagna sul sedile dell’auto del suo insegnante di religione. Lo farà con l’aiuto di una psicologa. Don Marco, quel giorno, lascerà la comunità di recupero e reinserimento in provincia di Frosinone a cui il tribunale del riesame di Napoli, lo scorso gennaio, lo aveva affidato disponendone la scarcerazione. Assisterà a tutte le fasi dell’esame in una stanza attigua in compagnia del suo legale, Carmine Ucciero e degli avvocati del minorenne: Sergio Cavaliere, Costantino Puocci e Agostino D’Alterio. La famiglia del bambino ha già fatto sapere che si costituirà parte civile per il risarcimento di tutti i danni morali e materiali.

Il Mattino 12 aprile 2008

giovedì 10 aprile 2008

"L'Europa è al centro del traffico pedopornografico, cresce la domanda e cresce l'offerta"

"L'Europa è al centro del traffico pedopornografico, cresce la domanda e cresce l'offerta", avverte l'associazione
Le denunce di casi di pedobusiness sono quadruplicate, lo sottolinea l'associazione 'Telefono arcobaleno' che avverte: "L'Europa è al centro del traffico pedopornografico, cresce la domanda e cresce l'offerta". Oggi il Nucleo investigativo telematico (Nit), coordinato dal sostituto procuratore della Repubblica di Siracusa Antonio Nicastro, ha scoperto nell'operazione denominata "Pedo-business", nata da una denuncia di Telefono Arcobaleno, un traffico internazionale di materiale pedopornografico gestito da un commerciante arrestato a Napoli. Denunciate anche 38 persone. L'uomo è accusato di avere prodotto e venduto Dvd contenenti circa 160 mila immagini di rapporti sessuali con bambine di circa 10 anni di età a 38 clienti tra Italia, Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna e Olanda. Perquisizioni sono in corso in Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Toscano, Abruzzo e Puglia. Gli indagati italiani sono per la maggior parte imprenditori, dirigenti della pubblica amministrazione, ricercatori universitari, funzionari di banca e artisti. E mentre l'operazione 'Pedo-business' viene portata a termine dal Nucleo investigativo telematico, l'associazione 'Telefono Arcobaleno' ha presentato tre nuove denunce allo stesso Nit relative alla scoperta di tre videoteche pedofile on line. "Il mercato è in crescita, il fenomeno è inarrestabile", ha dichiarato il presidente dell'associazione Giovanni Arena, che ha sottolineato: "Oltre alla segnalazione presentata oggi, 'Telefono Arcobaleno' ha scoperto un nuovo tentacolo del pedobusiness che coinvolge bambini sempre più piccoli, mentre i controlli dei diversi Paesi coinvolti sono sempre meno incisivi." Di fronte all'incremento del mercato pedopornografico , l'associazione chiede che "alle enunciazioni dei diritti che vengono da tutti i Paesi, si accompagnino azioni concrete". "E' infatti necessario - sottolinea Arena - approfondire la conoscenza di questo triste mercato di bambini che non ha niente di virtuale ma che, al contrario, ha le proporzioni di un vero e proprio dramma dell`umanità, che nasce e si sviluppa in Europa e segue le logiche del mercato come se l`infanzia fosse una merce da esporre o da scambiare". Un primo passo in questa direzione, secondo 'Telefono Arcobaleno' è dare più poteri al Comitato internazionale dei diritti dell`infanzia, che oggi si limita a valutare le relazioni dei Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione sui diritti del fanciullo e non ha la possibilità di denunciare inefficienze e inadempienze dei singoli Stati. "Cosa che sarebbe particolarmente importante - sottolinea Arena - se consideriamo che Germania, Russia, Regno Unito, Italia e Francia, esprimono una fortissima domanda di materiale pedopornografico che alimenta il mercato di nuove produzioni."

Abusi su nipotina nonni condannati

09/04/2008

Abusi sulla nipotina di sette anni e su un’amichetta di nove: condannati i nonni paterni. Sette anni e mezzo di reclusione al nonno, tre anni e 6 mesi alla nonna in quanto avrebbe avallato con il silenzio gli atti di libidine, favorendo, in tal modo, il marito settantenne. I due imputati erano difesi dall’avvocato Nello Pizza che ha preannunciato appello. La madre della piccola era parte civile, sostenuta dall’avvocato Antonella Zotti, i genitori dell’amichetta erano invece patrocinati dall’avvocato Edoardo Fiore. Ad emettere la dura sentenza il tribunale collegiale di Avellino, presidente Matarazzo, a latere Scarlato e Di Stasio. La triste storia s’incrocia con una situazione familiare difficile: i genitori della ragazzina separati, l’affido alla madre da parte del tribunale dei minori, una precaria situazione economica alle spalle, la decisa proclamazione d’innocenza degli imputati che hanno fatto leva sull’affetto per la nipote per scacciare i fantasmi d’una infamante accusa. I fatti risalgono al 2001. Un’inchiesta della polizia di Avellino fece luce su quei tre episodi raccontati dalla nipotina e dalla sua amichetta agli inquirenti e in presenza di psicologi. L’anziano, secondo le dichiarazioni, avrebbe approfittato delle ore che le due ragazzine trascorrevano spesso di pomeriggio nella sua abitazione (la casa della famiglia si trova, tra l’altro, nello stesso condominio di rione San Tommaso, ndr). La nonna, accusata di favoreggiamento, ha ottenuto anche lei una severa condanna in primo grado. Dopo la sentenza, che archivia momentaneamente la turpe storia, restano tuttavia ancora alcuni punti oscuri.
Il mattino 9 aprile 2008

venerdì 4 aprile 2008

Pedopornografia, arrestato un ingegnere a Torino

L'operazione delle polizia postale è durata un anno e mezzo

Torino. Arrestato a Torino un ingegnere informatico di 55 anni responsabile di condivisione di materiale pedopornografico in rete. L'operazione è stata condotta dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino che si è infiltrata in una comunità pedofila trasnazionale per un anno e mezzo. Sotto copertura uno degli investigatori è riuscito a concordare uno scambio reale di materiale pedopornografico dopo diversi incontri avvenuti su Internet. L'appuntamento è stato fissato in un autogrill alla periferia di Torino, all'interno di un camper appositamente allestito: il pedofilo si è presentato con 200 giga byte di materiale pedopornografico (decine di migliaia di foto ed immagini) che ha mostrato al poliziotto."Immagini raccapriccianti, molto cruente e nuove anche per noi", così sono state definite dagli investigatori le fotografie e i video che l'ingegnere, residente nel milanese, sposato e con dei figli, portava con sé. Tutto il materiale è stato sequestrato e l'ingegnere arrestato. L'inchiesta, coordinata dalla Procura, era partita nell'ambito dei servizi di monitoraggio della polizia postale per il contrasto della pedopornografia. Il primo aggancio con il pedofilo è avvenuto in una normale chat all'interno della quale l'agente sotto copertura ha iniziato a tenere contatti con l'arrestato che ha incominciato a scambiare con lui fotografie, immagini 'standard' e non nuove nel mondo della pedopornografia online. Dopo mesi di contatti il poliziotto è riuscito a conquistare la fiducia dell'insospettabile ingegnere che gli ha quindi indicato una nuova 'comunità' in Internet, utilizzata molto dagli stranieri, e l'utilizzo di un sistema di trasmissione delle immagini nuovo anche per la polizia. In particolare si tratta di un programma con un sistema criptato che non permette l'intercettazione neanche da parte delle Forze dell'ordine. Dopodiché l'agente sotto copertura è riuscito a stabilire anche un appuntamento reale con il pedofilo per scambiarsi materiale ed esperienze. L'uomo arrestato, sentito dal gip per l'udienza di convalida, ha confessato e dagli accertamenti è emerso che nascondeva gli hard disk con il materiale pedopornografico all'interno di piccoli elettrodomestici in casa e che scambiava il materiale on line soprattutto dall'estero, dove andava spesso per motivi di lavoro. Le indagini proseguono ora sia per identificare i pedofili ripresi nelle immagini sequestrate, che molto spesso mostrano il loro volto proprio per la sicurezza data dal sistema utilizzato per lo scambio delle immagini, sia per cercare di identificare i minori che subiscono gli abusi, sia per capire se l'arrestato abbia esclusivamente scaricato il materiale dalla rete o se non sia, in parte, anche autoprodotto. "L'arresto del pedopornografo torinese conferma la vastità del fenomeno e l'esistenza di vere e proprie centrali di smistamento, vendita e in molti casi di produzione di materiale con protagonisti bambini", ha detto Don Fortunato Di Noto, da sempre in prima linea contro la pedofilia.

PEDOFILIA: VENDUTO DA PARENTI A 7 ANNI, TRE CONDANNE A PALERMO

Palermo
PEDOFILIA: VENDUTO DA PARENTI A 7 ANNI, TRE CONDANNE A PALERMO
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(AGI) - Palermo, 4 apr. - Tre persone sono state condannate dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Palermo Adriana Piras, per violenza sessuale nei confronti di un bambino di sette anni, messo in vendita dal padre, dalla madre e dal fratello, giudicati separatamente. Pene pesanti per tutti e tre gli imputati: Giacinto Grimaldi, di 21 anni, ha avuto nove anni, Tommaso Beone, di 30, otto anni e quattro mesi, Giuseppe Tagliavia, di 20, sette anni e otto mesi. La sentenza e' stata pronunciata col rito abbreviato, che da' diritto a uno sconto di pena di un terzo. I genitori del piccolo violentato hanno invece optato per il rito ordinario e rischiano fino a 12 anni di carcere. Il fratello imputato aveva invece 17 anni all'epoca dei fatti (che risalgono al 2003) e sara' giudicato dal tribunale per i minorenni. Il Gup ha accolto le richieste del pm Claudia Caramanna (andata via in compagnia dei carabinieri, per evitare che i parenti degli imputati provassero ad avvicinarsi) e dell'avvocato Roberta Pezzano, che rappresentava il bambino, affidato a un curatore speciale, l'avvocato Francesco Crescimanno. Teatro della vicenda i casermoni di un quartiere popolare di Palermo, Passo di Rigano: il bambino sarebbe stato prima vittima di abusi del padre e del fratello e poi 'ceduto' a Grimaldi, Beone e Tagliavia, che ne avrebbero approfittato pagando venti euro per ciascun incontro. Una storia di squallore e di vergogna, ricostruita con grande lucidita' dalla piccola vittima durante un incidente probatorio, in cui ha parlato delle responsabilita' dei singoli imputati. L'indagine era stata condotta dalla polizia e dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Procura presso il Tribunale e dalla Procura dei minori. Le indagini erano state avviate a febbraio del 2006, grazie a uno psicologo di una comunita' della provincia, che aveva appreso la storia dal bambino. Le violenze avvennero in una villa, una specie di parco giochi di Passo di Rigano. I tre condannati sono giovani che abitano nello stesso condominio del ragazzino. (AGI)

giovedì 3 aprile 2008

Arrestato bidello a Trento: scattava foto a bambine seminude nei bagni della scuola

di Roberta Lerici
Note: come riferito in questo articolo, il bidello si chiama Giuseppe Polito e ha 41 anni. Consiglio di tenere a mente questo nome, perchè se non si riusciranno a cambiare le leggi sulla custodia cautelare per reati gravi come la pedofilia (proposta di Di Pietro- Italia dei Valori), il bidello potrebbe essere scarcerato e rimanere tale fino al terzo grado di giudizio. Esattamente quello che è accaduto al pensionato pedofilo di Pescara che è stato arrestato qualche settimana fa in flagranza di reato e che era libero pur vantando nel suo curriculum già due condanne per pedofilia.


Fotograva bambine seminude nei bagni della scuola elementare nella quale lavorava. Per questo un bidello di Trento, Giuseppe Polito, 41 anni, è stato arrestato dalla squadra mobile locale. Nel computer di casa sono state ritrovate decine di immagini da lui scattate e centinaia di fotografie pedopornografiche (scaricate da Internet). Le indagini condotte dalla Procura di Trento avevano preso il via qualche mese fa dalla denuncia del dirigente della scuola. Quest'ultimo ha riferito anche che l'uomo avrebbe anche toccato nelle parti intime una alunna conoscente di famiglia.

Fonte: http://www.bambinicoraggiosi.com/



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"MINIMIZZA"

Pedofilia, l’orribile racconto alla madre ormai separata dal genitore: Agli incontri partecipavano anche amici di suo padre

Pedofilia/Presi per caso:arrestato 37enne toscano che aveva due pc pieni di foto e video raccapriccianti

Roma, 3 apr. (Apcom) - E' stato arrestato dai carabinieri di Scandicci D.A., 37enne residente a Firenze in zona Ponte a Greve, informatico e incensurato, con il reato di detenzione e divulgazione di materiale pedo-pornografico.
Mentre nei giorni scorsi erano impegnati in una serie di controlli notturni a Scandicci, i militari hanno notato una macchina parcheggiata con un una persona all'interno e una notevole fonte luminosa che illuminava tutto l'abitacolo: nell'auto c'era il 37enne che, alla vista dei militari, ha cercato di nascondere l'oggetto 'luminoso', un pc portatile.
Insospettiti dalle spiegazioni inverosimili dell'uomo, i carabinieri hanno controllato il computer constatando che il soggetto stava effettuando una connessione a internet mediante tecnologia wireless appoggiandosi a un ignaro utente di qualche palazzo vicino. L'informatico è stato accompagnato in caserma per gli accertamenti di rito dove, controllando meglio il pc, i carabinieri hanno scoperto che l'uomo scaricava via Internet immagini e video che ritraevano bambini e bambine in atteggiamenti sessuali espliciti e violenti.
Subito è scattata d'iniziativa la perquisizione domiciliare: a casa c'era un altro pc portatile al cui interno, opportunamente nascoste con degli stratagemmi, i militari hanno trovato cartelle contenenti più di 5.000 immagini pedo-pornografiche e circa 100 video della stessa natura.
Nei pc erano salvati anche una serie di link che conducevano direttamente a siti pedofili che, nel corso dei prossimi giorni, saranno attentamente controllati da parte dei militari. Tra le migliaia di foto e video rinvenuti si distinguevano soprusi e violenze sessuali inenarrabili cui venivano sottoposti, da parte di uomini adulti, inermi e incolpevoli minori, spesso anche di età inferiore ai cinque anni. Il 37 enne è ora detenuto al carcere di Firenze 'Sollicciano'.
3 aprile 2008 fonte: www.bambinicoraggiosi.com

Compravendita di neonati, a giudizio mamma e complici

FRANCESCO FAENZA Battipaglia. Compravendita di neonati, a fine giugno inizia il processo. Quattro imputati, a partire dalla madre naturale, che afflitta da problemi di droga e alcol, vendette la figlia neonata in cambio di 5000 euro. Ad acquistare la bimba fu una coppia di giovani quarantenni battipagliesi. Problemi giudiziari anche per l'intermediario. L' "affare" nacque proprio con il suo intervento. L'uomo mise in contatto la madre naturale e la coppia di coniugi "adottivi". Stipulando anche la somma economica da sborsare per chiudere l'accordo. Concluse le indagini, sotto processo sono finite quattro persone di Battipaglia: Giovanna P., 36 anni, madre naturale della bimba; i coniugi Roberto V., 45 anni e Giuseppa G., 47 anni, che non riuscivano ad avere figli. Stralciata la posizione giudiziaria di Cosimo D.B., l'intermediario. La prima udienza del processo è in programma a fine giugno, al tribunale di Eboli. I tre imputati compariranno davanti al giudice Roberto D'Auria. La madre che ha venduto la figlia è difesa dagli avvocati Amedeo Sebastiano e Cosimo Saracino. I due legali battipagliesi punteranno la loro difesa sulle condizioni indigenti e precarie della madre, senza fissa dimora. I fatti risalgono al novembre del 2005. All'ospedale di Battipaglia venne registrata la nascita di una bimba, di nome Anna. Sul cognome falso viene commesso il primo reato, con la dichiarazione fasulla. Alla neonata fu attribuito il cognome dell'aspirante padre. Questi, prima del parto, scucì 1000 euro a titolo di caparra. L'operazione sembrò filare liscio, ma proprio sul finale qualcosa non andò per il verso giusto.I dipendenti dell'ospedale iniziarono ad insospettirsi. A convincerli dell'anomalia, poi, arrivano le dichiarazioni della madre naturale. Frasi contraddittorie e poco credibili. Giorni dopo la nascita della figlia, Giovanna P. dimostrò più volte di essere confusa e poco convincente. Tanto da far scattare un'inchiesta. La Procura aprì un fascicolo di indagine. Quattro battipagliesi furono raggiunti da un avviso di garanzia: falso materiale, falsa dichiarazione, alterazione dello stato civile. In udienza preliminare, un anno fa, la posizione di Cosimo D.B. fu stralciata. L'intermediario optò per un altro rito giudiziario. Il processo, a Eboli, si apre nei confronti dei tre protagonisti della triste vicenda. La prima udienza è in programma per fine giugno, quando le parti compariranno davanti al giudice D'Auria con la lista dei testimoni. Accusa e difesa si fronteggeranno in un dibattimento che si preannuncia dai toni drammatici. Di fronte alle gravi accuse e alle graniticità delle prove raccolte dalla Procura, non è escluso che gli imputati opteranno per il rito alternativo. Scoperta la compravendita della neonata, sulla vicenda intervennero i servizi sociali del comune di Battipaglia. La bambina fu affidata a un'altra coppia di coniugi, su decisione del Tribunale dei Minori.
Il Mattino 2 aprile 2008

Baby-schiave, l’accusa di una superteste






DALL’INVIATO ANTONIO MANZO
Sicignano degli Alburni.
C’è una donna bulgara, connazionale della famiglia «assunta» nel circo degli orrori, che avrebbe aiutato Belitcka e Magda, con il papà Evian e la mamma Paulina, a denunciare la situazione di sfruttamento. A liberarsi, dal cappio della presunta schiavitù che ora fa indagare l’Antimafia di Salerno sulla pesante ipotesi di tratta di esseri umani e, appunto, riduzione in schiavitù. Sarebbe stata lei, con italiano più comprensibile di quello delle vittime del circo degli orrori, a «spiegare» agli investigatori, in prima battuta, la drammatica situazione nella quale erano costrette a vivere sia le due sorelle che la mamma e il padre. E, di conseguenza, la donna avrebbe così assunto il ruolo di una superteste di accusa essendo stata la prima a ricevere le «confessioni» delle ragazze impegnate nei numeri del circo così spericolati: Belitcka nella vasca con i piranha, Magda nella teca con i serpenti. Gli alligator show del circo Marino, un tendone sbrindellato, poche attrazioni, magri guadagni in piccole piazze del Sud, non erano le uniche occupazioni di Belitcka e Magda. «Uscivamo la mattina intorno alle nove e mezzo per propagandare il circo nelle strade del paese - ci hanno raccontato - poi rientravamo nel primo pomeriggio per provvedere alla biglietteria e al altri servizi». Il padre Nevian era prevalentemente impegnato nel montaggio del tendone, la mamma nelle pulizie dei camper dei proprietari. Per la famiglia bulgara, per dormire, non restavano che i cassoni dei camion all’interno dei quali, nel giorno del blitz, i carabinieri hanno rinvenuto scarafaggi. Tratta di esseri umani e riduzione in schiavitù, sono i titoli di reato che campeggiano sul fascicolo dell’Antimafia nel quale ci sono i primi rapporti dei carabinieri della stazione di Sicignano degli Alburni, poi il dossier anche fotografico e video di quelli della compagnia di Eboli e, da pochi giorni, gli interrogatori della famiglia. «Ma se sono arrivati presso quel circo l’8 marzo scorso - dice l’avvocato Giuseppe Rizzi, difensore degli accusati - come è possibile in appena quindici giorni, cioè il 23 marzo giorno di Pasqua e del blitz di Petina, determinare una così violenta e cattiva condizione di schiavitù?». Sarà oggi a Saleranno, l’avvocato difensore che da venti anni assiste il mondo dei circondi. E lui ammette anche la presenza di una agente, di nazionalità Bulgaria, che provvede a sistemare in Italia quanti intendono lavorare nei circhi. «Si tratta di un agente di spettacolo, donna» aggiunge l’avvocato spiegando, dal suo punto di vista, il ruolo «professionale» dell’intermediario di manodopera circolasse che all’inizio di marzo si sarebbe adoperata per far ricongiungere il nucleo familiare. In Italia da qualche mese, e presso il circo Bizzarro («lì si stava bene» testimoniano le due sorelle) lavoravano già il padre ed una delle ragazze. Successivamente sono arrivate in Italia, agli inizi di marzo la mamma e la seconda figlia Magra. Il polposi scattato nel giorno di Pasqua arriva dopo la denuncia delle donne a Siciliano degli Alterni che era stata la tappa del circo antecedente a quella di Pettina. In pochi giorni i carabinieri organizzano i servizi, filmano le esibizioni «pericolose» di Baltico e Magra, l’una nella vasca con i tiranna e l’altra nella reca con i serpenti. E, per esser sicuri, i carabinieri hanno attuato una verifica sul campo: tra gli spettatori degli ultimi spettacoli del circo Marino anche militari in borghese con tanto di famiglie al seguito. Ma anche con videocassette tra le mani pronte a filmare le esibizioni degli orrori. «Avevo il tallone sinistro che mi sanguinava - ci ha raccontato Baltico - Pensavo ad un pezzo di vetro sul fondo della vasca, invece era il morso di un tiranna...»
Il Mattino 2 aprile 2008

Baby-schiave, tratta umana gestita da donne

ANTONIO MANZO Ora si risale all’arrivo di Belicka e Magda, della mamma e del papà in Italia agli inizi di marzo. Due donne, indagate e a piede libero, sarebbero stater al centro della mediazione tra la povera famiglia bulgara appena giunta in Italia ed il mondo del circo. L’Antimafia ricostruisce i passaggi di quella che appare dai contorni sempre più definiti come una tratta umana tra la Bulgaria e l’Italia. Per le ragazze bulgare schiavizzate nel circo Marino, ci sarebbero state anche violenze fisiche dopo il rifiuto di esibirsi in quei «numeri» così pericolosi. Bastonate, prese a botte, schiaffegiate solo per aver tentato di rappresentare al titolare del circo ed ai suoi uomini, tuttora in galera, la pericolosità dei numeri da alligator show, Belicka fatta immergere, anche con violenza, nelal vascacon i pirahna e Magda, costretta alla teca con i serpenti velenosi. Ci sono anche queste drammatiche pagine nel racconto delle due ragazze, tuttora con il padre e la mamma protette in una nuova struttura di accoglienza. «Mi sanguinava il tallone sinistro, pensavo al taglio di un vetro sul fondo della vasca ma era il morso del piranha. Ho sofferto per una intera notte, ho piano, accanto a me solo mia sorella...» ci ha raccontato Belicka. Le ragazze non potevano neppure ribellarsi allo stato di soggezione e di schiavitù condita perfino da giorni trascorsi con i crampi allo stomaco per fame. «Non avevano neppure una scatoletta di tonno, piselli, avevamo finito tutto, chiedevamo cibo e ce lo rifiutavano...» ci hanno detto ancora le ragazze. Ma ora l’indagine dell’Antimafia, dopo gli interogatori di papà Nevian, mamma Paulina e delle due ragazze, si intreccia con alcune già esplorate ed altre in via di definizione da parte dell’Interpol. Ci sono due cittadine bulgare, indagate e a piede libero, che condurebbero l’Antimafia sulla nuova ipotesi investigativa per scoprire una tratta di esseri umani tra Italia e Bulgaria. Sono due cittadine bulgare che hanno fatto da intermediarie nella collocazione della famiglia di Sofia prima al circo Bizzarro e poi al circo Marino. Interrogatori, contatti continui con l’Interpol anche dopo l’indagine a Milano su una ragazza salvata da un giro di abusi. L’interrogatorio di sabato scorso della famiglia rumena, durato dalle prime ore della giornata fino a tarda serata con il rientro sabato notte nella località protetta, ha determinato una svolta. Le ragazze rumene non sarebero state sottoposte solo alle sevizie per costringerle ad esibirsi in situazioni pericolose (Belicka, diciannove anni, nella vasca con acqua gelida e i pirahna; Magda, sedici anni, nella teca con serpenti velenosi) ma anche bastonate e picchiate. Quel che sarebbe capitato per caso - grazie alla denuncia di una coraggiosa donna-spettatrice di Sicignano degli Alburni dove il circo aveva fatto tappa prima di giungere a Petina - ha aperto uno spiraglio molto interessante nelle indagini sulla tratta di esseri umani dalla Bulgaria. Per ora sono in carcere Enrico Raffaele Ingrassia, 57 anni, il figlio Willian di 33, entrambi originari i Santa Croce di Magliano in provincia di Campobasso, e il genero Gaetano Belfiore, originario del foggiano. Per loro le accuse sono nette: traffico internazionale di esseri umani e riduzione in schiavitù. L’accusa contenuta nel fermo disposto di carabinieri la sera di Pasqua al momento del blitz nella piazza di Petina - dove tuttora sono in stato di sequestro i camion del circo, gli animali affidati in custodia giudiziale al comune - è stata poi accolta dal gip del tribunale di Sala Consilina, Rosaria Morrone. Accusa, successivamente, confermata in sede di Riesame. Ma nell’inchiesta dell’Antimafia salernitana, nelle prossime ore, potrebbero aprirsi altri capitoli su condizioni di sfruttamento e di schiavitù che esistono in altre aree del Salernitano. A partire dalla piana del Sele dove per poci euro al giorno viene sfruttata manodopera agricola in alcune aziende di proprietà di personaggi contigui alla criminalità organizzata.
Il Mattino 1 aprile 2008

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