giovedì 24 aprile 2008

Pedopornografia. Dieci anni all'imprenditore del sesso on line


È arrivato scortato da quattro agenti di polizia penitenziaria Sergio Marzola. Impassibile, con le manette ai polsi, ha salito le scale ed è entrato nell’aula in attesa del verdetto del giudice. Forse in quei momenti avrà ripensato a quelle bambine che pagava per posare nude davanti alla sua telecamera. Bambine innocenti con un’infanzia macchiata da quei filmini che lui stesso girava e distribuiva in mezzo mondo.
Forse quelle piccole, tutte tra i 7 e i 14 anni al momento dei fatti, riusciranno a perdonare. Di certo non ha voluto far sconti il gip Silvia Migliori, che ieri ha accolto in pieno l’impianto accusatorio dei pm Filippo Di Benedetto e Nicola Proto e ha condannato il ferrarese 43enne a 10 anni di reclusione (ne erano previsti 15, ma grazie alla scelta del rito abbreviato la pena è stata decurtata di un terzo).

Alla reclusione si aggiunge la provvisionale a favore delle parti civili: 40mila per ciascuna delle due bambine belghe sfruttate e 10mila per la loro madre. L’inchiesta era partita nell’agosto 2006 proprio dalle due piccole (oggi di 13 e 14 anni, una affetta anche da disturbi), spinte a girare un video pedopornografico col padre. L’Interpol riuscì a risalire all’identità dell’uomo ripreso nel filmato e da lì le indagini si diressero in Italia e si strinsero attorno a Sergio Marzola.
Marzola venne arrestato dalla squadra mobile nell’agosto di due anni fa, nel suo appartamento di via delle Peschiere Vecchie, in centro a Ferrara. Con sé aveva già le valigie pronte per espatriare e raggiungere un luogo sicuro in Ucraina; in casa gli inquirenti – oltre a una grossa quantità di materiale hard – hanno trovato anche la consistente somma di 68mila euro in contanti.

Ora quei soldi, al momento sotto sequestro giudiziario, potrebbero essere “decongelati” e messi a disposizione delle due piccole vittime come risarcimento.
“Stiamo studiando insieme ai pm – conferma Carmelo Marcello, l’avvocato del foro di Ferrara che segue per conto di uno studio legale belga le parti offese – le soluzioni tecniche per ottenere questo risultato, che si sommerebbe a quello già soddisfacente della condanna dell’imputato”.

Marzola – definito da fonti della procura “un vero e proprio imprenditore della pedopornografia on line a livello mondiale - è stato ritenuto responsabile di produzione e commercio di materiale pedopornografico e di abusi sessuali nei confronti di minorenni. Attorno a lui era sorto un tanto fiorente quanto inquietante mercato del sesso on line che vedeva tristemente protagoniste bambine tra i 7 e i 14 anni reclutate specialmente nell’Europa dell’Est e arruolate come attrici in video pedo-pornografici.
Alle famiglie delle piccole vittime offriva 200/250 euro. I video venivano poi rivenduti in internet per 25 o 50 euro, a seconda del contenuto. I suoi clienti si contavano a migliaia in tutto il mondo: solo dal suo computer sono state estratte 50mila mail.

L’inchiesta attorno al turpe commercio, condotta dall’Interpol e conclusasi a novembre sotto il nome di operazione ‘Koala’, aveva fatto emergere una rete specializzata nella produzione di video 'su misura' per circa 2.500 clienti di 19 paesi diversi (praticamente tutta Europa e l’Australia). In tutto sono 92 le persone già arrestate in Europa e America, tra le quali quattro in Italia. Una di queste, la prima a finire nella rete degli investigatori, è appunto Marzola.

Dopo la lettura della sentenza il 43enne è stato ricondotto in carcere. In tribunale sono rimasti solo i suoi legali, Francesco e Aldo Andriulli: “aspettiamo il deposito delle motivazioni - annunciano - per valutare insieme al nostro assistito se ricorrere in appello”.

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