mercoledì 23 luglio 2008

Pedofilia: il giallo delle due sorelline scomparse

L'appello di Antonio Marziale

Gian Marco Chiocci Luca Rocca

Si snoda tra il Belgio e l'Italia l'ultima agghiacciante vicenda che tratta di abusi su minori, una storia che ha inediti risvolti politici e che strada facendo s'è aggrovigliata in grotteschi intrecci giudiziari. Vittime due bambine, di nove e cinque anni, figlie di genitori italo-belgi. Presunti carnefici, il papà e il nonno. Poi c'è la mamma, scappata in Italia con le bimbe, e qui arrestata con un mandato di cattura internazionale. Infine spunta la politica, nella persona dell'ex ministro della giustizia, Clemente Mastella, destinatario di accertamenti da parte del tribunale dei ministri per non aver bloccato la riconsegna delle due creature. Delle piccole Fiona e Milla, da oltre 400 giorni, cioè da quando l'autorità giudiziaria italiana ne ha ordinato il rimpatrio, non si sa più nulla: «Ce le ha entrambe il padre, che è ancora sott'inchiesta - urla la madre al Giornale - e le autorità belghe fanno muro e sono conniventi nonostante i racconti delle bambine e le perizie dimostrino il dramma in corso».
È il gennaio del 2004 quando la bimba più grande comincia a raccontare alla mamma delle attenzioni morbose da parte del padre e del nonno. In un caso trovano diretto riscontro nelle parole di una supertestimone. La madre denuncia il marito, che controdenuncia la moglie per calunnia. Nel marzo del 2004, di fronte al giudice del tribunale dei minori di Mons, la bambina rivela: «I fatti del nonno e del papà non sono dei sogni, è tutto vero». Ma per la psicologa del tribunale e per il medico legale non ci sono prove a sufficienza. Accusa e difesa battaglieranno anche sulla memoria del computer: secondo i giudici contiene «solo» una foto di una bambina nuda in piscina, per il pool di esperti informatici nominato dall'avvocato Carlo Taormina, difensore della mamma, c'è molto di più, a cominciare da un filmato con dei minori che guardano immagini per adulti. Arriviamo così a ottobre del 2006. I giudici di Mons si pronunciano a favore del padre, lasciando intravedere segni di squilibrio nella donna, che però di lì a poco verrà giudicata assolutamente «capace di intendere e di volere» da una super perizia. Nel frattempo la donna prende le bambine e scappa in Italia dov'è arrestata perché colpita da mandato di cattura internazionale. Con la mamma in cella, le figlie finiscono in istituto. Da qui in avanti succede di tutto. A novembre 2006 il giudice dei minori di Ancona ordina il rimpatrio delle bambine ma la Corte d'Appello di Ancona revoca duramente quel provvedimento. Passano sette mesi. E il papà, che aveva avuto l'affidamento e la potestà dei bimbi, approfittando del «sequestro» delle bimbe, ottiene una sentenza del tribunale di Mons che gli affida le bimbe nonostante, secondo l'avvocato Taormina, vi fossero dichiarazioni della ragazzina alle maestre, a medici, psicologi, ignorando i referti sanitari, le perizie tecniche e grafologiche, le testimonianze che irrobustiscono un fascicolo aperto anche alla Procura di Fermo. Una su tutte, quella di Myrian L., prostituta, già vittima di pedofili, che prima riconosce in foto Fiona e poi ai carabinieri afferma di averla vista più d'una volta subire violenza nel castello di (...) da parte di un gruppo di pedofili: «Adulti e minori si incontravano negli stessi posti da me frequentati. Tutto veniva filmato e rivenduto da un gruppo di persone». Nonostante i riscontri inizino a essere numerosi, il 17 maggio del 2007 il tribunale dei minorenni di Ancona (senza tener conto della decisione della corte d'Appello) esegue la sentenza dell'autorità belga che ordina il rimpatrio delle bambine, e ciò nonostante siano ancora pendenti, in Belgio come in Italia, inchieste penali sul padre e sul nonno. La mamma, disperata, ricorre in Cassazione. Che l'8 aprile le dà totalmente ragione, annullando (senza rinvio) il rimpatrio della prole. Ma è troppo tardi, dei figli non c'è più traccia. In un dossier preparato dalla difesa si fa presente come nell'inchiesta della Procura di Fermo, tuttora in corso, si sarebbe difatto «sanata» la posizione del papà «per mancanza della condizione di procedibilità». Ciò sarebbe dovuto a una presunta inerzia dell'ex Guardasigilli richiesto di un parere, da parte del procuratore, per procedere contro un cittadino belga accusato d'aver commesso i reati non in Italia, ma nel suo Paese. Non essendo mai arrivato nei tre mesi previsti, è scattato il rimpatrio. A ingarbugliare il caso un incontro tra Mastella e il ministro della Giustizia belga che avrebbe perorato la causa del papà. Poi il nulla. Le autorità del Belgio non danno informazioni alla madre, l'indirizzo del papà è cambiato. L'unica novità sono alcuni disegni delle bimbe inviati alla madre in busta chiusa e sottoposti a perizia. Conclusioni sconvolgenti: «Vi è un serio disturbo della personalità dovuto a reiterate e incessanti violenze sessuali subite».
Il Giornale

Marziale: "Pronti a mobilitazione che Piazza Navona non basterà a contenere"
"La misura è colma e stavolta lo Stato deve misurarsi con un moto d'indignazione pubblica che esige risposte e non stupefacenti vuoti di memoria": è quanto afferma il sociologo Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori, in relazione al giallo di due sorelline sparite da 14 mesi e affidate al padre belga accusato di abusi sessuali sulle stesse, riportato sull'odierna prima pagina del quotidiano Il Giornale.Per Marziale: "La felpata diplomazia e i cavilli giudiziari non bastano a giustificare i risvolti drammatici di una vicenda torbida, che avrebbe dovuto anteporre l'incolumità delle due piccoline anche davanti a semplici sospetti, ma che invece ha finito per favorire esclusivamente gli interessi del padre".Il presidente dell'Osservatorio si dice: "Indignato nei confronti di istituzioni che giocano a rimpiattino con la vita di due inermi creature, per il ritrovamento delle quali e la successiva messa in sicurezza ci rivolgiamo al supremo garante dei diritti costituzionali, il Capo dello Stato, mentre - continua Marziale - al presidente della Camera, Fini, chiediamo l'istituzione di una commissione d'inchiesta che quantifichi le dimensioni del fenomeno su scala nazionale e faccia luce su quanti, nelle istituzioni, farebbero meglio a cambiare mestiere". Marziale conclude: "In mancanza di risposte istituzionali siamo prontissimi ad una mobilitazione di massa che, garantisco, Piazza Navona non basterà a contenere".

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