lunedì 10 novembre 2008
PEDOFILIA: TRENTO, IN QUEL BOSCO, ALBERTO ROMEI LI VIOLENTO': “SU QUEI RAGAZZI DANNI IMMENSI”
Sei anni di reclusione e 280 mila euro di risarcimento alle pati civili e’ la pena a cui il tribunale di Trento ha condannato oggi Alberto Romeri, 51 anni di Nave San Felice, l’uomo che nel febbraio di quest’anno venne arrestato con l’accusa di aver molestato sessualmente alcuni minori nei pressi del bosco sopra il lago di Terlago.
Gli avvocati Nicola Degaudenz e Paolo Fava hanno fatto della partecipazione attiva dei due adolescenti la spina dorsale della propria difesa. Nessuna scusante per gli atti sessuali con minori di 14 anni, ma la certezza che i rapporti avvennero senza costrizione. E per convincere i giudici (Ancona, Serao e Forlenza) i difensori ieri hanno giocato una carta a sorpresa, presentandosi in aula con un computer portatile caricato con il video dei rapporto orale tra uno dei due tredicenni e Romeri e da questi filmato con la telecamera. «Prendetevi due minuti per guardarlo - hanno chiesto i legali ai giudici - e capirete che il sesso in quel bosco non era certo ottenuto con la forza». I magistrati si sono ritirati in camera di consiglio per visionare il filmato e forse questa si è rivelata la carta vincente per contenere la pena.
Secondo i giudici i due ragazzi avrebbero partecipato attivamenti ai rapporti, sentendosene anche gratificati. In una sola occasione ci sarebbe stata violenza: quando Romeri - stando al racconto della vittima - avrebbe trascinato nel bosco uno dei due tredicenni costringendolo ad avere un rapporto. Ma a quel rapporto - argomentano i giudici - ne sono seguiti molti altri, segno che il minore non sarebbe stato soggiogato psicologicamente da Romeri. Di tutt’altro avviso le parti civili - costituite con gli avvocati Paolo Demattè e Maurizio Piccoli - e soprattutto il pm Davide Ognibene. Nella sua requisitoria la procura ha chiarito che quelli contestati all’imputato sono fatti di estrema gravità, soprattutto alla luce di quanto affermato dallo stesso consulente della difesa secondo il quale Romeri agiva non perché violento o pedofilo ma solo per una ricerca del piacere. «Ha rovinato la sessualità a questi tredicenni» - ha concluso il pm, ritenendo l’imputato pericoloso e violento. Nel suo computer, ha spiegato il pm, sono state trovate foto raccapriccianti, compresa quella (scaricata da internet) di una bimba di appena due anni costretta ad un rapporto sessuale durante il quale la piccola piange e chiama la mamma. Immagini choc, che solo una personalità con tendenza ad una sessualità prevaricatrice potrebbe apprezzare. Di qui la richiesta ad una condanna a dodici anni di reclusione, ridotti a otto per lo sconto di un terzo dovuto alla scelta del rito abbreviato.
«Su quei ragazzini danni immensi»
TRENTO. «Il danno inflitto ai ragazzini è semplicemente immenso». Il senso più profondo di tutta l’inchiesta sulla pedofilia al lago di Terlago è racchiuso in poche righe scritte dal giudice Carlo Ancona nelle motivazioni della sentenza che ha condannato Alberto Romeri a sei anni di carcere. Forse quei due ragazzi non sono stati violentati e costretti con la forza ai rapporti sessuali, ma Romeri ha approfittato della loro «sessualità incerta», segnando «in modo indelebile la personalità» di quei due tredicenni. Le sei pagine depositate ieri dal giudice ricostruiscono in sintesi la vicenda partendo dalle denunce presentate dalle famiglie delle due giovani vittime che - con Romeri - ebbero alcuni rapporti sessuali nell’orami noto boschetto che domina il lago di Terlago. Il giudice ritiene «contraddittorie» tra loro le testimonianze delle vittime, ma nel contempo fa proprio l’esito della perizia della dottoressa Boccagni che ha giudicato attendibili i due ragazzini. Elemento essenziale per valutare la pena da infliggere all’imputato è stato per i giudici la presenza o meno di violenza nei rapporti sessuali. Per un ragazzino questo problema - scrive Ancona - non si pone: «Di vere e proprie violenze non parla nemmeno la vittima, limitandosi a riferire di telefonate intercorse con Romeri (…), ma che però fanno riferimento ad una fase avanzata dei rapporti con i protagonisti». Come dire: se anche quelle telefonate di minaccia («se non vieni faccio male ai tuoi genitori») ci furono, esse vennero fatte quando già il ragazzino e Romeri avevano avuto rapporti. Diversa la posizione del secondo minore. Secondo i giudici in questo caso Romeri avrebbe usato violenza almeno durante il primo incontro sessuale, quando «venne afferrato per un braccio, portato in un luogo riparato e assoggettato a rapporti sessuali in condizioni di privazione della libertà perché l’uomo lo teneva sempre con forza per il braccio». Tuttavia - stando alle motivazioni della sentenza - «la volontà dei rapporti sessuali intrattenuti non è in discussione per gli incontri successivi al primo, quando l’imputato aveva ormai conquistato la complicità dei ragazzi, gratificandoli della partecipazione a rapporti sessuali apparentemente paritetici». Tutto questo - però - non fa venir meno la gravità delle conseguenze patite dai due tredicenni, che Ancona sottolinea con forza: «Il fatto che solo all’inizio sia stata usata coercizione fisica (…) costituisce il sintomo di un aggravamento del danno: evidentemente, ormai, dopo i primi incontri l’influenza della condotta dell’imputato aveva consolidato i suoi effetti sulla personalità dei ragazzini». Tutto questo ha provocato «grave disagio in famiglia, nel senso di non aver più la stessa confidenza nel colloquio con il figlio su molti argomenti di interesse per il suo futuro». - Luca Petermaier
L'Adige 9 novembre 2008
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1 commento:
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