Processo a Roma, udienza rinviata al 21 febbraio prossimo
Roma, 18 dic. (Apcom) - Un'altra perizia per capire se il bimbo che accusò il suo maestro elementare, è idoneo a testimoniare. Lo ha disposto la VI sezione collegiale del tribunale di Roma, innanzi al quale è cominciato oggi il processo all'insegnante, M.R., di 43 anni, originario di Capua della scuola elementare 'Alberto Manzi', accusato di violenza sessuale aggravata e continuata.
Nella prossima udienza, che si terrà il 21 febbraio prossimo, verrà conferito l'incarico ad un neuropsichiatra infantile, e saranno ascoltati i primi testi citati dal pm Anna Maria Teresa Gregori: il preside dell'istituto comprensivo di via del Pigneto, un collega dell'imputato, ed il padre del piccolo. Agli atti il rappresentante dell'ufficio dell'accusa - secondo il difensore - Michele Gentiloni Silverij - non aveva inserito le dichiarazioni del bimbo, che aveva all'epoca dei fatti 10 anni.
Secondo la Procura, l'uomo avrebbe approfittato durante la pausa della ricreazione del piccolo, baciandolo e obbligandolo a succhiargli un dito. I fatti sarebbero avvenuti, tra settembre del 2006 e febbraio di quest'anno, per almeno 6 o 7 volte. L'avvocato Silverij ha spiegato: "Mi ha sorpreso l'assoluta fiducia nella giustizia del mio assistito, che è da tempo sospeso dall'incarico". A parere del penalista durante l'istruttoria i compagni di classe del piccolo, ascoltati in un teatro parrocchiale, non hanno mai confermato le accuse.
domenica 30 dicembre 2007
sabato 29 dicembre 2007
Indagato per pedofilia il presidente di Arciragazzi
Indagato per pedofilia il presidente di Arciragazzi. A.V. giovane talentuosa promessa della musica vicentina, una vita apparentemente normale, un lavoro stabile e tanti sogni nel cassetto è stato arrestato nelle prime ore del pomeriggio, mentre svolgeva le proprie mansioni nella sede dell'associazione. Alla vista della pattuglia che piantonava la sede di via Cairoli, A.V. si è immediatamente tolto le scarpe, un gesto che nella cultura rom significa essere pronti a gettare alle spalle la propria vita,e lanciato dal terrazzino dell'ufficio. Il giovane, che secondo le forze dell'ordine tesseva le file tra Arciragazzi e Arcipreti della diocesi vicentina, è stato accompagnato in ambulanza all'ospedale s. bortolo.
Il Boccale di Vicenza - Pretofilia (24/12/2007 18:36)
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Il Boccale di Vicenza - Pretofilia (24/12/2007 18:36)
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venerdì 28 dicembre 2007
Non risponde al giudice l'autista accusato di abusi sessuali
NoiTv 28/12/2007
LUCCA - L'uomo si e' infatti avvalso della facolta' di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lucca Alessandro Dal Torrione, nel corso dell'interrogatorio di garanzia. L'autista era stato arrestato venerdi' scorso dalla polizia giudiziaria su mandato della Procura, al termine di un'indagine lunga e delicata, coordinata dal sostituto procuratore Fiorenza Marrara, nel corso della quale sono state ascoltate decine di persone. Pesanti le accuse. L'uomo sullo scuolabus avrebbe abusato piu' volte di una bambina di 9 anni che andava alle scuole elementari. E nel corso dell'inchiesta e' emersa anche l'accusa di abusi nei confronti della figlia della ex convivente dell'autista. Questa seconda bambina all'epoca dei fatti aveva 11 anni. L'autista al momento dell'arresto, venerdi' scorso, aveva negato ogni addebito.
Fonte www.bambinicoraggiosi.com
LUCCA - L'uomo si e' infatti avvalso della facolta' di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lucca Alessandro Dal Torrione, nel corso dell'interrogatorio di garanzia. L'autista era stato arrestato venerdi' scorso dalla polizia giudiziaria su mandato della Procura, al termine di un'indagine lunga e delicata, coordinata dal sostituto procuratore Fiorenza Marrara, nel corso della quale sono state ascoltate decine di persone. Pesanti le accuse. L'uomo sullo scuolabus avrebbe abusato piu' volte di una bambina di 9 anni che andava alle scuole elementari. E nel corso dell'inchiesta e' emersa anche l'accusa di abusi nei confronti della figlia della ex convivente dell'autista. Questa seconda bambina all'epoca dei fatti aveva 11 anni. L'autista al momento dell'arresto, venerdi' scorso, aveva negato ogni addebito.
Fonte www.bambinicoraggiosi.com
Lucca: abusi su minori, arrestato autista scuolabus
LUCCA - Arrestato l'autista di uno scuolabus di Lucca con l'accusa di abusi sessuali nei confronti di una bimba di 9 anni. La denuncia dei genitori dei minori è di diversi mesi fa, dopo che la figlia era rientrata a casa, sull'autobus, con un'ora di ritardo e senza spiegazioni. Poco dopo, aveva iniziato ad accusare disturbi. Davanti al procuratore, ha raccontato di aver subito abusi in più di un'occasione dal 42enne. La figlia maggiorenne dell'autsta ha raccontato di aver subito anche lei abusi sessuali dal padre quando aveva 11 anni. All'uomo sono stati concessi gli arresti domiciliari. (Agr) 27 dicembre 2007
Fonte www.bambinicoraggiosi.com
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Chiesto il processo per critico d’arte accusato di abusi
Il Giornale sabato 22 dicembre 2007, 07:00
Chiesto il rinvio a giudizio per il critico d’arte Alessandro Riva, agli arresti domiciliari dallo scorso giugno per presunti abusi su quattro bambine minori di 10 anni. Il pm Laura Amato ha chiesto il processo per l’ex collaboratore dell’assessorato comunale alla Cultura, con l’accusa di violenza sessuale aggravata dall’età delle presunte vittime, minori di 10 anni. In base a quanto contestato dalla Procura Riva, 43 anni, dal febbraio 2002 e per cinque anni avrebbe approfittato «della condizione di inferiorità fisica o psichica» delle bambine che ospitava nella sua abitazione perché amiche della figlia. Il critico, però, respinge fermamente tutte le accuse. L’udienza preliminare si terrà il prossimo 25 gennaio davanti al gup Paola Di Lorenzo.
Chiesto il rinvio a giudizio per il critico d’arte Alessandro Riva, agli arresti domiciliari dallo scorso giugno per presunti abusi su quattro bambine minori di 10 anni. Il pm Laura Amato ha chiesto il processo per l’ex collaboratore dell’assessorato comunale alla Cultura, con l’accusa di violenza sessuale aggravata dall’età delle presunte vittime, minori di 10 anni. In base a quanto contestato dalla Procura Riva, 43 anni, dal febbraio 2002 e per cinque anni avrebbe approfittato «della condizione di inferiorità fisica o psichica» delle bambine che ospitava nella sua abitazione perché amiche della figlia. Il critico, però, respinge fermamente tutte le accuse. L’udienza preliminare si terrà il prossimo 25 gennaio davanti al gup Paola Di Lorenzo.
Le lacrime del viceparroco in una cella di isolamento
Casal di Principe, il sacerdote accusato di pedofilia interrogato dal gip e sospeso dal vescovo
Raffaele Sardo
Prega in continuazione don Marco Cerullo nella sua cella di isolamento nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Prega e piange, ma scrive anche, il trentatreenne vice parroco della chiesa del Santissimo Salvatore di Casal di Principe, arrestato mercoledì con la gravissima accusa di violenza sessuale nei confronti di un minore. Lo hanno preso i carabinieri della compagnia di Casale, mentre era appartato in macchina con un dodicenne, suo alunno alla scuola media di Villa Literno, dove insegna religione. Era nella sua Alfa 147 nera, nelle campagne tra Casal di Principe e Grazzanise.Ora è in una cella di isolamento, ma più che altro per proteggerlo dagli altri detenuti, perché in carcere avrebbe potuto subire a sua volta delle violenze per ritorsione. Nell´interrogatorio reso davanti al Gip Raffaele Piccirillo, di venerdì, don Marco ha tentato di modificare la versione dei fatti che in un primo momento aveva reso ai carabinieri di Casal di Principe, parlando di un abbraccio fraterno al ragazzo. Ma il giudice non gli ha creduto. Perché la sua prima versione, quella in cui ammette la colpa, coincide sia con quella dei carabinieri che lo hanno colto sul fatto, sia con quanto ha raccontato il ragazzo, a sua volta interrogato con l´ausilio di un assistente sociale. Don Marco, che è stato ordinato sacerdote nel 2000, e per un anno è stato anche assistente spirituale dei giovani seminaristi che frequentano le scuole medie e il liceo-ginnasio nel seminario di Aversa, potrebbe uscire dal carcere prima di Natale se ci sarà una comunità di sacerdoti pronta ad ospitarlo. Perché il giudice non se l´è sentita di rimandarlo agli arresti domiciliari nello stesso luogo dove esercita la sua azione pastorale. Don Marco Cerullo ha telefonato anche al vescovo di Aversa, Mario Milano, cercando di accreditare la sua versione dei fatti. Ma il vescovo, intanto, lo ha sospeso sia dall´incarico dell´insegnamento della religione, sia dalle sue funzioni di sacerdote. Ieri mattina anche molti preti della Diocesi di Aversa si sono incontrati con il vescovo in Curia ad Aversa. Altri lo hanno incontrato in serata proprio a Casal di Principe, nella chiesa del Santissimo Salvatore, ma questa era una visita già programmata da tempo. Il vescovo ha parlato di una chiesa in difficoltà, provata, ma vuole attendere gli esiti della vicenda per dare il suo giudizio definitivo. Insomma molta cautela.
(La Repubblica 23 dicembre 2007)
Raffaele Sardo
Prega in continuazione don Marco Cerullo nella sua cella di isolamento nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Prega e piange, ma scrive anche, il trentatreenne vice parroco della chiesa del Santissimo Salvatore di Casal di Principe, arrestato mercoledì con la gravissima accusa di violenza sessuale nei confronti di un minore. Lo hanno preso i carabinieri della compagnia di Casale, mentre era appartato in macchina con un dodicenne, suo alunno alla scuola media di Villa Literno, dove insegna religione. Era nella sua Alfa 147 nera, nelle campagne tra Casal di Principe e Grazzanise.Ora è in una cella di isolamento, ma più che altro per proteggerlo dagli altri detenuti, perché in carcere avrebbe potuto subire a sua volta delle violenze per ritorsione. Nell´interrogatorio reso davanti al Gip Raffaele Piccirillo, di venerdì, don Marco ha tentato di modificare la versione dei fatti che in un primo momento aveva reso ai carabinieri di Casal di Principe, parlando di un abbraccio fraterno al ragazzo. Ma il giudice non gli ha creduto. Perché la sua prima versione, quella in cui ammette la colpa, coincide sia con quella dei carabinieri che lo hanno colto sul fatto, sia con quanto ha raccontato il ragazzo, a sua volta interrogato con l´ausilio di un assistente sociale. Don Marco, che è stato ordinato sacerdote nel 2000, e per un anno è stato anche assistente spirituale dei giovani seminaristi che frequentano le scuole medie e il liceo-ginnasio nel seminario di Aversa, potrebbe uscire dal carcere prima di Natale se ci sarà una comunità di sacerdoti pronta ad ospitarlo. Perché il giudice non se l´è sentita di rimandarlo agli arresti domiciliari nello stesso luogo dove esercita la sua azione pastorale. Don Marco Cerullo ha telefonato anche al vescovo di Aversa, Mario Milano, cercando di accreditare la sua versione dei fatti. Ma il vescovo, intanto, lo ha sospeso sia dall´incarico dell´insegnamento della religione, sia dalle sue funzioni di sacerdote. Ieri mattina anche molti preti della Diocesi di Aversa si sono incontrati con il vescovo in Curia ad Aversa. Altri lo hanno incontrato in serata proprio a Casal di Principe, nella chiesa del Santissimo Salvatore, ma questa era una visita già programmata da tempo. Il vescovo ha parlato di una chiesa in difficoltà, provata, ma vuole attendere gli esiti della vicenda per dare il suo giudizio definitivo. Insomma molta cautela.
(La Repubblica 23 dicembre 2007)
Migliaia di tedeschi indagati per pedofilia
Berlino 26 dicembre 2007
Migliaia di tedeschi indagati per pedofilia
La pedofilia dilaga su internet
Maxi-operazione contro una rete di trafficanti di materiale pedopornografico con ramificazioni in 70 Paesi, forse la piu' vasta mai condotta in Germania, e' scattata nei giorni scorsi coinvolgendo finora piu' di 12.000 persone indagate per possesso o per aver scaricato materiale compromettente da Internet. La polizia e' stata messa sulle tracce della rete di pedofili da un internet provider di Berlino, che aveva notato un enorme traffico di dati sui suoi server e aveva scoperto che si trattava di materiale pornografico ai danni di bambini L’indagine è iniziata agli inizi del 2007 e si è conclusa nei giorni scorsi. Si tratta della stessa operazione che il 13 dicembre scorso in Italia aveva portato a tre arresti nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla procura di Catania riguardante 51 persone, accusate di detenzione di materiale pedopornografico acquisito via Internet. L'operazione era stata chiamata 'Max2', le perquisizioni avevano riguardato oltre 30 citta' italiane.
Migliaia di tedeschi indagati per pedofilia
La pedofilia dilaga su internet
Maxi-operazione contro una rete di trafficanti di materiale pedopornografico con ramificazioni in 70 Paesi, forse la piu' vasta mai condotta in Germania, e' scattata nei giorni scorsi coinvolgendo finora piu' di 12.000 persone indagate per possesso o per aver scaricato materiale compromettente da Internet. La polizia e' stata messa sulle tracce della rete di pedofili da un internet provider di Berlino, che aveva notato un enorme traffico di dati sui suoi server e aveva scoperto che si trattava di materiale pornografico ai danni di bambini L’indagine è iniziata agli inizi del 2007 e si è conclusa nei giorni scorsi. Si tratta della stessa operazione che il 13 dicembre scorso in Italia aveva portato a tre arresti nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla procura di Catania riguardante 51 persone, accusate di detenzione di materiale pedopornografico acquisito via Internet. L'operazione era stata chiamata 'Max2', le perquisizioni avevano riguardato oltre 30 citta' italiane.
Parabita:mamma omicida ottiene i domiciliari
CASARANO(LE): MAMMA OMICIDA OTTIENE I DOMICILIARI
HA OTTENUTO I DOMICILIARI LA GIOVANE MADRE DI CASARANO CHE IL 5 NOVEMBRE SCORSO UCCISE LA MAESTRA DI PARABITA, IOLE PROVENZANO, PERCHÈ CONVINTA CHE IL MARITO DI QUEST'ULTIMA AVESSE ABUSATO DEL FIGLIO DI SETTE ANNI DURANTE LE LEZIONI DI DOPOSCUOLA.OGGI IL SI DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI VINCENZO SCARDIA.
22/12/07
Fonte:telenorba
HA OTTENUTO I DOMICILIARI LA GIOVANE MADRE DI CASARANO CHE IL 5 NOVEMBRE SCORSO UCCISE LA MAESTRA DI PARABITA, IOLE PROVENZANO, PERCHÈ CONVINTA CHE IL MARITO DI QUEST'ULTIMA AVESSE ABUSATO DEL FIGLIO DI SETTE ANNI DURANTE LE LEZIONI DI DOPOSCUOLA.OGGI IL SI DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI VINCENZO SCARDIA.
22/12/07
Fonte:telenorba
giovedì 27 dicembre 2007
Arresto viceparroco. Incidente probatorio per la violenza sul ragazzo
25 Dicembre 2007
CASAL DI PRINCIPE
I legali del minore vittima del sacerdote chiedono tempi breviMARILÙ MUSTOLa decisione del gip Raffaele Piccirillo di convalidare l’arresto di don Marco Cerullo da un lato e la richiesta di arresti domiciliari per il sacerdote avanzata dal difensore dall’altra, sembravano aver chiuso, per il momento, la fase iniziale della vicenda giudiziaria sui presunti abusi commessi dal sacerdote insegnante di religione su un alunno. E invece, l’acquisizione delle prove continua. I difensori della famiglia del minorenne, vittima degli abusi, hanno indirizzato al Pm Antonio Ricci della procura di Santa Maria Capua Vetere un’istanza di incidente probatorio. Si tratta di una mossa studiata per abbreviare i tempi di assunzione della testimonianza dell’alunno in modo da scongiurare i rischi di inquinamento e modificazione delle prove. Ma il secondo motivo che ha spinto gli avvocati Sergio Cavaliere, Costantino Puocci e Agostino D’Alterio a presentare istanza, è stata la prospettiva di avviare al più presto un percorso di recupero psicologico del ragazzino. In questa delicata fase, dal punto di vista medico, potrebbe essere a rischio l’integrità psico-fisica della vittima. «Confidiamo nell’operato della magistratura sammaritana e delle forze dell’ordine», ha fatto sapere ieri la famiglia attraverso i suoi rappresentanti legali che, in un breve comunicato stampa, hanno definito il fatto «una storia triste» ed hanno confidato di «acclarare ogni aspetto della vicenda collaborando con la Procura e avvalendosi del contributo di propri esperti e consulenti medici e psicologi». Un nuovo e importante interrogatorio, dunque, potrebbe essere alle porte. L’acquisizione di possibili prove ha spinto i carabinieri della locale compagnia ad eseguire perquisizioni nell’alloggio del sacerdote trentatreenne ed in chiesa. Si attende l’esito di alcuni dati che potrebbero essere importanti ai fini dell’indagine. Intanto, il tam tam di notizie trapelate in questi giorni anche dai siti internet, ha avuto la prerogativa di mettere in luce, come nei romanzi, il presunto carnefice e non la vittima. Di don Marco, ora, si conosce tutto: la vita in seminario, l’esperienza come insegnante di religione a Villa Literno e persino le lacrime in carcere. Del ragazzino e della sua sofferenza, invece, quasi nessuno ha parlato. L’atmosfera che si respirava sabato sera nella chiesa del Santissimo Salvatore durante l’omelia del vescovo Mario Milano si sarebbe potuta tagliare col coltello: da un lato gli increduli, dall’altra i delusi. Tutti, comunque, in chiesa per ricevere l’ultima benedizione dell’Arcivescovo: «I bambini sono la nostra speranza; la scuola, la famiglia e la chiesa sono le tre maestre di vita», ha dichiarato dall’altare al termine della celebrazione eucaristica Milano. Le parole di don Carlo Aversano, il parroco di Casal Di Principe rimasto solo, hanno espresso l’amarezza e lo sconcerto della comunità di fedeli che, incredula, si appresta a celebrare il Natale.
martedì 25 dicembre 2007
Maxi operazione antipedofilia:12.000 indagati
AGI) - Berlino - La piu' grande retata mai compiuta contro una rete di pedofili ramificata in tutto il mondo e' in atto in Germania. Peter Vogt, procuratore di Halle, nel land orientale della Sassonia-Anhalt, ha confermato all'emittente televisiva pubblica "Mdr" che nel mirino delle autorita' ci sono oltre 12 mila pedofili, accusati di aver "scaricato o posseduto materiale pornografico con bambini". Le autorita' tedesche hanno gia' effettuato numerosi sequestri di materiale pedopornografico, mentre altre perquisizioni sono ancora in corso o in attesa di essere eseguite. L'azione condotta dalle autorita' tedesche contro i pedofili attivi su internet porta il nome in codice di "Himmel", cielo. Le indagini sono in corso da mesi e riguardano 70 Paesi. Solo in Sassonia-Anhalt gli inquirenti hanno scoperto 300 pedofili, mentre 1700 sono le denunce scattate nel Baden-Wuerttemberg. Nei mesi scorsi a cadere nella rete degli inquirenti era stato Reinhard Rumprecht, borgomastro di Merseburg, nella Sassonia-Anhalt, che aveva rassegnato le dimissioni dopo essere stato condannato a 8mila euro di multa per possesso di materiale pedopornografico. A permettere di scoprire la vastissima rete di pedofili e' stato un provider di internet, che ha segnalato alle autorita' un enorme traffico di dati informatici.(AGI)
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lunedì 24 dicembre 2007
Don Gelmini chiede il laicato al papa
ITALIA
Amelia 23 dicembre 2007
Don Pierino Gelmini
Chiavi religioni
Chiede di essere ridotto allo stato di laico e di potere restare accanto ai ragazzi della sua Comunità, "qualsiasi cosa accada": don Pierino Gelmini, il fondatore della Comunità Incontro di Amelia che nei giorni scorsi è stato colto da un grave malore di origine cardiaca, si è rivolto così al Papa con una lettera. Un "no comment" sulla vicenda arriva dal portavoce del Vaticano. Intanto si avvia alla conclusione l'indagine della procura di Terni sul sacerdote, indagato per molestie sessuali sui ragazzi della comunità umbra. Le condizioni di salute del sacerdote restano gravi. "Don Gelmini - ha detto il portavoce della Comunita' Incontro, Alessandro Meluzzi - 'sua sponte' ha mandato una lettera a Sua Santita', finalizzata a garantire 'perinde cadaver' (fino alla morte) la sua permanenza con i ragazzi della comunità". "Pertanto- continua il portavoce- siccome si spalanca un orizzonte doloroso legato a questa vicenda giudiziaria, per poter liberamente affrontare le questioni ad essa legate don Gelmini chiede autonomamente 'pro gratia' (quindi non perché imposto) al Santo Padre la riduzione allo stato laicale". Con tale richiesta, spiega ancora il portavoce, don Gelmini manterrebbe "i voti di celibato e di unità a Cristo". Intanto la Comunità di Amelia si prepara a celebrare il Natale senza don Pierino, che non potrà partecipare a causa delle sue condizioni di salute. Il 26 dicembre è il giorno in cui tradizionalmente avviene il saluto ai giovani che lasciano la Comunità avendo terminato il loro periodo di recupero: Gelmini potrebbe mandare i saluti in videoconferenza durante la messa di Mezzanotte o in occasione delle celebrazioni del 26.
Amelia 23 dicembre 2007
Don Pierino Gelmini
Chiavi religioni
Chiede di essere ridotto allo stato di laico e di potere restare accanto ai ragazzi della sua Comunità, "qualsiasi cosa accada": don Pierino Gelmini, il fondatore della Comunità Incontro di Amelia che nei giorni scorsi è stato colto da un grave malore di origine cardiaca, si è rivolto così al Papa con una lettera. Un "no comment" sulla vicenda arriva dal portavoce del Vaticano. Intanto si avvia alla conclusione l'indagine della procura di Terni sul sacerdote, indagato per molestie sessuali sui ragazzi della comunità umbra. Le condizioni di salute del sacerdote restano gravi. "Don Gelmini - ha detto il portavoce della Comunita' Incontro, Alessandro Meluzzi - 'sua sponte' ha mandato una lettera a Sua Santita', finalizzata a garantire 'perinde cadaver' (fino alla morte) la sua permanenza con i ragazzi della comunità". "Pertanto- continua il portavoce- siccome si spalanca un orizzonte doloroso legato a questa vicenda giudiziaria, per poter liberamente affrontare le questioni ad essa legate don Gelmini chiede autonomamente 'pro gratia' (quindi non perché imposto) al Santo Padre la riduzione allo stato laicale". Con tale richiesta, spiega ancora il portavoce, don Gelmini manterrebbe "i voti di celibato e di unità a Cristo". Intanto la Comunità di Amelia si prepara a celebrare il Natale senza don Pierino, che non potrà partecipare a causa delle sue condizioni di salute. Il 26 dicembre è il giorno in cui tradizionalmente avviene il saluto ai giovani che lasciano la Comunità avendo terminato il loro periodo di recupero: Gelmini potrebbe mandare i saluti in videoconferenza durante la messa di Mezzanotte o in occasione delle celebrazioni del 26.
Pedofilia: si indaga su altri casi relativi a viceparroco
Casal di P. – E' rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il giovane viceparroco della chiesa di San Salvatore di Casal di Principe, arrestato dai carabinieri della locale compagnia per violenza sessuale nei confronti di un bambino di 12 anni. Il sacerdote era stato sorpreso dai militari alla periferia di Casal di Principe mentre si trovava in auto, con il minore, con i sedili abbassati. I carabinieri adesso stanno cercando di chiarire se vi siano stati anche altri episodi in passato, con lo stesso bambino o con altri minori. La notizia dell'arresto del viceparroco ha provocato sconcerto a Casal di Principe dove era molto considerato e amato dai parrocchiani. L'indagato oltre all'incarico nella chiesa di San Salvatore insegna religione in una scuola del casertano.
Fonte : Caserta News
Fonte : Caserta News
sabato 22 dicembre 2007
Pedofilia: Nasce la banca dati contro abusi sui bambini
21/12/2007 - 17.37
Siglata l'intesa tra i ministeri delle politiche per la Famiglia, della Giustizia e ministero dell'Interno
L'Italia sta lavorando per la creazione di una Banca dati contro il fenomeno della pedofilia. Raggiunta l'intesa tra il ministero delle politiche per la Famiglia, della Giustizia e ministero dell'Interno. Nel data base confluiranno dati e informazioni che possano aiutare gli inquirenti a contrastare le attività illecite sui bambini da parte dei pedofili. "L'intesa di oggi permetterà di contrastare questo fenomeno odioso che lede il diritto dell'infanzia", ha concluso il ministro Bindi
Siglata l'intesa tra i ministeri delle politiche per la Famiglia, della Giustizia e ministero dell'Interno
L'Italia sta lavorando per la creazione di una Banca dati contro il fenomeno della pedofilia. Raggiunta l'intesa tra il ministero delle politiche per la Famiglia, della Giustizia e ministero dell'Interno. Nel data base confluiranno dati e informazioni che possano aiutare gli inquirenti a contrastare le attività illecite sui bambini da parte dei pedofili. "L'intesa di oggi permetterà di contrastare questo fenomeno odioso che lede il diritto dell'infanzia", ha concluso il ministro Bindi
Pedofilia: Ubriacano un 13enne e lo stuprano, due arresti
21 dicembre 2007 alle 13:44 — Fonte: repubblica.it
Hanno attirato in campagna un ragazzino di tredici anni e poi, dopo averlo fatto urbriacare, hanno ripetutamente abusato di lui.
Con l’accusa di violenza sessuale di gruppo, violenza sessuale aggravata e corruzione di minore, i carabinieri di Canicattì (Agrigento) hanno arrestato due uomini di Castrofilippo. Si tratta di Giuseppe Volpe di 65 anni e di Filippo Insalaco di 30 anni. La vicenda sarebbe accaduta nel maggio scorso. Il ragazzino secondo quanto hanno ricostruito i militari dell’Arma
Hanno attirato in campagna un ragazzino di tredici anni e poi, dopo averlo fatto urbriacare, hanno ripetutamente abusato di lui.
Con l’accusa di violenza sessuale di gruppo, violenza sessuale aggravata e corruzione di minore, i carabinieri di Canicattì (Agrigento) hanno arrestato due uomini di Castrofilippo. Si tratta di Giuseppe Volpe di 65 anni e di Filippo Insalaco di 30 anni. La vicenda sarebbe accaduta nel maggio scorso. Il ragazzino secondo quanto hanno ricostruito i militari dell’Arma
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Garlasco: Stasi indagato per pedopornografia su Internet
Garlasco: Stasi indagato per pedopornografia su Internet
Il nuovo capo d'imputazione a carico di Stasi, 24 anni, unico indagato per la morte di Chiara, e' stato contestato ieri dalla pm di Vigevano Rosa Muscio che ha convocato lo studente in Procura per ascoltarlo in presenza dei suoi legali, il professore Angelo Giarda, e l'avvocato Giuseppe Colli. Secondo l'accusa Alberto Stasi avrebbe divulgato su internet alcuni filmati che ritraevano minorenni nudi o in atti sessuali; l'altro reato invece si riferisce alla esclusiva detenzione di immagini e filmati pedopornografici sul suo pc. Il giovane e' rimasto in procura ieri pomeriggio per circa un'ora, ma si e' avvalso della facolta' di non rispondere.
La nuova inchiesta non sembra portare nuovi elementi nelle indagini per l'omicidio di Chiara, ma arriva comunque dopo alcune settimane di apparente immobilita'. Intanto ieri mattina i carabinieri sono tornati nella villetta di via Pascoli, dove Chiara venne massacrata, per nuovi sopralluoghi. Un'attivita' investigativa che doveva svolgersi nel piu' assoluto segreto. Gli inquirenti pero' sono stati traditi dall'antifurto che ha messo in allarme i vicini. Si e' scoperto cosi' che erano entrati per effettuare alcuni rilievi di carattere generale su richiesta del Pm Rosa Muscio, titolare dell'inchiesta sull'omicidio. Probabilmente il magistrato vuole incrociare o verificare alcuni dati emersi nelle relazioni consegnate una dai Ris e una dal loro comandante Luciano Garofano.
Sempre nelle ultime ore si e' inoltre appreso che il legale della famiglia di Chiara Poggi ha depositato nei giorni scorsi alla pm Muscio un'istanza per chiedere l'autorizzazione a fare insieme al consulente Marzio Capra un sopralluogo nella villetta. La richiesta riguarda un nuovo accesso sulla scena del crimine, prima che la casa venga riconsegnata ai genitori di Chiara, per cercare l'arma del delitto non ancora trovata e per effettuare dei rilievi fotografici. I genitori e il fratello di Chiara hanno espresso piu' volte il desiderio di tornare a vivere nella casa. Un desiderio che speravano tanto si esaudisse per Natale. ''Sappiamo bene che sara' un Natale tristissimo, il primo senza la nostra Chiara - ha ripetuto piu' volte la madre, Rita - ma quella casa e' anche il posto dove sentiamo lei piu' vicina''. (ANSA)
Milano, 17:57
OMICIDIO PAVIA: DIFESA STASI, PERIZIA SU PC E' NULLA
La difesa di Alberto Stasi, il giovane indagato per l'omicidio, a Garlasco, di Chiara Poggi, contesta la modalita' investigativa con la quale e' stata ricavata la nuova accusa di pedopornografia nei confronti del giovane e si riserva una valutazione sul contenuto del materiale trovato nel pc. "Quanto alla modalita' d'indagine - spiega Fabio Giarda, che, col padre Angelo, e' uno degli avvocati di Stasi - e' il solito discorso: la perizia dell'accusa sul pc e' stata effettuata non rispettando il diritto della difesa e, poiche' si tratta di un accertamento irripetibile, e' nulla. Quanto al contenuto, nella nuova contestazione si fa riferimento a filmati e foto di minori di 18 anni, ma di piu' non sappiamo: per esempio, non e' indicato se si tratta di bambini o, per esempio, di minori 17enni. Attendiamo di saperne di piu' prima di impostare la nostra difesa". Per saperne di piu', tuttavia, i legali di Stasi devono sperare nel dissequestro del computer, tuttora nelle mani dell'accusa, e nella possibilita' di effettuare su di esso una nuova perizia. Quest'ultima pero', non e' detto che sia possibile perche', se davvero si tratta di un accertamento irripetibile, i legali di Stasi potrebbero non avere tecnicamente nelle mani le stesse carte che ha potuto 'giocare' l'accusa. Quanto al fatto che le foto trovate nel computer di Alberto possano spiegare il movente dell'omicidio, Giarda esprime forti perplessita': "Non so se l'individuazione del movente nelle foto e nei filmati sia una costruzione mediatica e quanto, effettivamente, la Procura ci stia pensando".
Omicidio Garlasco: avvocato Tizzoni, Forse reazione di Chiara
21 Dicembre 2007, 18:39
GARLASCO - Il ritrovamento di materiale pedopornografico nel computer di Alberto Stasi potrebbe essere legato al delitto della sua ex fidanzata Chiara Poggi. Per l'avvocato della famiglia Poggi, Gianluigi Tizzoni "potrebbero anche aver determinato in Chiara una reazione di seria protesta nei confronti dell'ex fidanzato". E ai microfoni di Agr aggiunge: "Questo me lo hanno confidato un pochino anche i genitori. Nel senso che ovviamente non è accettabile da parte di nessuno che il proprio compagno di vita tenga del materiale che oltretutto non può essere detenuto nemmeno ai sensi della nostra legge". (Agr)
Il nuovo capo d'imputazione a carico di Stasi, 24 anni, unico indagato per la morte di Chiara, e' stato contestato ieri dalla pm di Vigevano Rosa Muscio che ha convocato lo studente in Procura per ascoltarlo in presenza dei suoi legali, il professore Angelo Giarda, e l'avvocato Giuseppe Colli. Secondo l'accusa Alberto Stasi avrebbe divulgato su internet alcuni filmati che ritraevano minorenni nudi o in atti sessuali; l'altro reato invece si riferisce alla esclusiva detenzione di immagini e filmati pedopornografici sul suo pc. Il giovane e' rimasto in procura ieri pomeriggio per circa un'ora, ma si e' avvalso della facolta' di non rispondere.
La nuova inchiesta non sembra portare nuovi elementi nelle indagini per l'omicidio di Chiara, ma arriva comunque dopo alcune settimane di apparente immobilita'. Intanto ieri mattina i carabinieri sono tornati nella villetta di via Pascoli, dove Chiara venne massacrata, per nuovi sopralluoghi. Un'attivita' investigativa che doveva svolgersi nel piu' assoluto segreto. Gli inquirenti pero' sono stati traditi dall'antifurto che ha messo in allarme i vicini. Si e' scoperto cosi' che erano entrati per effettuare alcuni rilievi di carattere generale su richiesta del Pm Rosa Muscio, titolare dell'inchiesta sull'omicidio. Probabilmente il magistrato vuole incrociare o verificare alcuni dati emersi nelle relazioni consegnate una dai Ris e una dal loro comandante Luciano Garofano.
Sempre nelle ultime ore si e' inoltre appreso che il legale della famiglia di Chiara Poggi ha depositato nei giorni scorsi alla pm Muscio un'istanza per chiedere l'autorizzazione a fare insieme al consulente Marzio Capra un sopralluogo nella villetta. La richiesta riguarda un nuovo accesso sulla scena del crimine, prima che la casa venga riconsegnata ai genitori di Chiara, per cercare l'arma del delitto non ancora trovata e per effettuare dei rilievi fotografici. I genitori e il fratello di Chiara hanno espresso piu' volte il desiderio di tornare a vivere nella casa. Un desiderio che speravano tanto si esaudisse per Natale. ''Sappiamo bene che sara' un Natale tristissimo, il primo senza la nostra Chiara - ha ripetuto piu' volte la madre, Rita - ma quella casa e' anche il posto dove sentiamo lei piu' vicina''. (ANSA)
Milano, 17:57
OMICIDIO PAVIA: DIFESA STASI, PERIZIA SU PC E' NULLA
La difesa di Alberto Stasi, il giovane indagato per l'omicidio, a Garlasco, di Chiara Poggi, contesta la modalita' investigativa con la quale e' stata ricavata la nuova accusa di pedopornografia nei confronti del giovane e si riserva una valutazione sul contenuto del materiale trovato nel pc. "Quanto alla modalita' d'indagine - spiega Fabio Giarda, che, col padre Angelo, e' uno degli avvocati di Stasi - e' il solito discorso: la perizia dell'accusa sul pc e' stata effettuata non rispettando il diritto della difesa e, poiche' si tratta di un accertamento irripetibile, e' nulla. Quanto al contenuto, nella nuova contestazione si fa riferimento a filmati e foto di minori di 18 anni, ma di piu' non sappiamo: per esempio, non e' indicato se si tratta di bambini o, per esempio, di minori 17enni. Attendiamo di saperne di piu' prima di impostare la nostra difesa". Per saperne di piu', tuttavia, i legali di Stasi devono sperare nel dissequestro del computer, tuttora nelle mani dell'accusa, e nella possibilita' di effettuare su di esso una nuova perizia. Quest'ultima pero', non e' detto che sia possibile perche', se davvero si tratta di un accertamento irripetibile, i legali di Stasi potrebbero non avere tecnicamente nelle mani le stesse carte che ha potuto 'giocare' l'accusa. Quanto al fatto che le foto trovate nel computer di Alberto possano spiegare il movente dell'omicidio, Giarda esprime forti perplessita': "Non so se l'individuazione del movente nelle foto e nei filmati sia una costruzione mediatica e quanto, effettivamente, la Procura ci stia pensando".
Omicidio Garlasco: avvocato Tizzoni, Forse reazione di Chiara
21 Dicembre 2007, 18:39
GARLASCO - Il ritrovamento di materiale pedopornografico nel computer di Alberto Stasi potrebbe essere legato al delitto della sua ex fidanzata Chiara Poggi. Per l'avvocato della famiglia Poggi, Gianluigi Tizzoni "potrebbero anche aver determinato in Chiara una reazione di seria protesta nei confronti dell'ex fidanzato". E ai microfoni di Agr aggiunge: "Questo me lo hanno confidato un pochino anche i genitori. Nel senso che ovviamente non è accettabile da parte di nessuno che il proprio compagno di vita tenga del materiale che oltretutto non può essere detenuto nemmeno ai sensi della nostra legge". (Agr)
Sacerdote arrestato per violenza sessuale
MARILÙ MUSTO
Casal di Principe. A insospettirli è stato il volto terreo e gli occhi chiusi del bambino, seduto accanto al posto di guida apparentemente vuoto. Sembrava che il piccolo stesse svenendo, che stesse malissimo. E che nell’auto, un’Alfa 147 nera accostata al ciglio di una strada di campagna, alla periferia di Casal di Principe e Grazzanise, ci fosse solo lui. È per questo che la pattuglia dei carabinieri si è avvicinata alla vettura e ha visto che sul sedile anteriore c’era un uomo, disteso. Che ha bruscamente messo in moto, cercando di scappare, mettendo fine alla corsa dopo una paio di chilometri, schiantandosi contro una bocchetta dell’acqua. Lui, l’uomo, è un prete, vicario della parrocchia del Santissimo Salvatore a Casal di Principe. La prima telefonata che annunciava il fermo è arrivata alla segreteria della scuola elementare di Villa Literno, dove don Marco Cerullo insegna religione: "Non si sono fatti male, ma dobbiamo trattenere il bambino in caserma per alcuni accertamenti", hanno detto i militari al vicepreside. "Il prete, invece, sta per essere ascoltato", hanno aggiunto. Poco dopo, don Marco è finito in carcere con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di un minore e il ragazzino è stato consegnato alla zia, tutrice del bambino. Un’accusa pesante, quella contestata al giovane sacerdote. Don Marco ha solo trentadue anni e una carriera davanti a sé che poteva essere splendida. Poteva, appunto. La sua posizione, ora, è molto delicata. Gli è stato contestato un reato tra i più infamanti, ma molte dinamiche restano ancora da chiarire. Su questo stanno indagando le forze dell’ordine che mantengono il più stretto riserbo sulla vicenda e non lasciano trapelare informazioni. Il lavoro dei carabinieri è tutto racchiuso in fascicoli di interrogatori e verbali di presunti testimoni, verbali che saranno vagliati oggi dal gip Raffaele Piccirillo che dovrà convalidare l’arresto. Difficile dire cosa sia successo realmente. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, martedì mattina Don Marco era uscito con alcuni alunni della scuola elementare. Servivano strumenti e colori per il progetto "Natale" organizzato dall’istituto comprensivo liternese. Il gruppo, formato da docente e alunni al seguito, si è diretto alla scuola media, ma mancava qualcosa: la vernice per dipingere i lavori natalizi. Il sacerdote e l’alunno, di 12 anni, sono usciti a comprare i colori. Poi l’inseguimento, l’arresto e l’ammissione del sacerdote, che non ha potuto negare quanto i carabinieri avevano visto con i propri occhi. Un caso che è come un macigno che piomba sulla diocesi di Aversa. In chiesa, a Casal Di Principe, dove don Marco celebra messa quasi ogni giorno, la notizia dell’arresto è filtrata subito, ma è per molte ore è stata solo un chiacchiericcio di fedeli. Ieri sera la conferma. Nessuna macchia, fino a ora, aveva infangato il buon nome "del prete giovane e cordiale", come lo definiscono i colleghi a scuola, perché da ragazzino aveva coltivato una sana e fedele vocazione. Impegnato da anni nell’Azione Cattolica di Villa Literno, suo paese natale, l’aspirante sacerdote era entrato nel seminario vescovile di Aversa come semplice studente del ginnasio e poi del liceo classico. Poi, il corso di teologia nell’istituto ecclesiastico normanno, il diaconato e i voti. È diventato anche insegnante di religione e nessuno ha mai dubitato di lui. Fino a ieri.
Il Mattino ed. di Caserta
fonte www.bambinicoraggiosi.com
Casal di Principe. A insospettirli è stato il volto terreo e gli occhi chiusi del bambino, seduto accanto al posto di guida apparentemente vuoto. Sembrava che il piccolo stesse svenendo, che stesse malissimo. E che nell’auto, un’Alfa 147 nera accostata al ciglio di una strada di campagna, alla periferia di Casal di Principe e Grazzanise, ci fosse solo lui. È per questo che la pattuglia dei carabinieri si è avvicinata alla vettura e ha visto che sul sedile anteriore c’era un uomo, disteso. Che ha bruscamente messo in moto, cercando di scappare, mettendo fine alla corsa dopo una paio di chilometri, schiantandosi contro una bocchetta dell’acqua. Lui, l’uomo, è un prete, vicario della parrocchia del Santissimo Salvatore a Casal di Principe. La prima telefonata che annunciava il fermo è arrivata alla segreteria della scuola elementare di Villa Literno, dove don Marco Cerullo insegna religione: "Non si sono fatti male, ma dobbiamo trattenere il bambino in caserma per alcuni accertamenti", hanno detto i militari al vicepreside. "Il prete, invece, sta per essere ascoltato", hanno aggiunto. Poco dopo, don Marco è finito in carcere con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di un minore e il ragazzino è stato consegnato alla zia, tutrice del bambino. Un’accusa pesante, quella contestata al giovane sacerdote. Don Marco ha solo trentadue anni e una carriera davanti a sé che poteva essere splendida. Poteva, appunto. La sua posizione, ora, è molto delicata. Gli è stato contestato un reato tra i più infamanti, ma molte dinamiche restano ancora da chiarire. Su questo stanno indagando le forze dell’ordine che mantengono il più stretto riserbo sulla vicenda e non lasciano trapelare informazioni. Il lavoro dei carabinieri è tutto racchiuso in fascicoli di interrogatori e verbali di presunti testimoni, verbali che saranno vagliati oggi dal gip Raffaele Piccirillo che dovrà convalidare l’arresto. Difficile dire cosa sia successo realmente. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, martedì mattina Don Marco era uscito con alcuni alunni della scuola elementare. Servivano strumenti e colori per il progetto "Natale" organizzato dall’istituto comprensivo liternese. Il gruppo, formato da docente e alunni al seguito, si è diretto alla scuola media, ma mancava qualcosa: la vernice per dipingere i lavori natalizi. Il sacerdote e l’alunno, di 12 anni, sono usciti a comprare i colori. Poi l’inseguimento, l’arresto e l’ammissione del sacerdote, che non ha potuto negare quanto i carabinieri avevano visto con i propri occhi. Un caso che è come un macigno che piomba sulla diocesi di Aversa. In chiesa, a Casal Di Principe, dove don Marco celebra messa quasi ogni giorno, la notizia dell’arresto è filtrata subito, ma è per molte ore è stata solo un chiacchiericcio di fedeli. Ieri sera la conferma. Nessuna macchia, fino a ora, aveva infangato il buon nome "del prete giovane e cordiale", come lo definiscono i colleghi a scuola, perché da ragazzino aveva coltivato una sana e fedele vocazione. Impegnato da anni nell’Azione Cattolica di Villa Literno, suo paese natale, l’aspirante sacerdote era entrato nel seminario vescovile di Aversa come semplice studente del ginnasio e poi del liceo classico. Poi, il corso di teologia nell’istituto ecclesiastico normanno, il diaconato e i voti. È diventato anche insegnante di religione e nessuno ha mai dubitato di lui. Fino a ieri.
Il Mattino ed. di Caserta
fonte www.bambinicoraggiosi.com
giovedì 20 dicembre 2007
Pedofilia: Processo a Don Mauro Stefanoni
Fonte: "Vivere e morire a Como"
Sborra Boy
14/12/2007
Posted in Kiesa di: Sir Percy Blakeney
Non scandalizzatevi via, e’ il nickname usato da Don Mauro Stefanoni nelle chatroom e se lo usa un prete… gia’ di Laglio ora operativo Colico.. voglio dire non sara’ mica una brutta parola.
Volevo,pero’, con questo post fare un’analisi serena del dibattimento occorso nei giorni scorsi. Per prima cosa e’ palese che la richiesta del processo a porte aperte, fatta dalla parte civile, ha dato i suoi frutti: tutti i giornali, perfino i due più vicini alla curia, e TV Espansione hanno finalmente dato notizie di prima mano e sostanzialmente esatte.
Non solo: hanno evidenziato per prima cosa il fatto che l’ imputazione di detenzione di immagini pedopornografiche è totalmente indipendente dalla accusa più grave di violenza sul minore. In tal modo hanno dato ben poco spazio all’imputato di gridare all’assoluzione.
Proscioglimento che peraltro è dovuto al fatto che è stata rinvenuta una sola fotografia riproducente un’apparente bambina in atti pornografici con un uomo per cui non si è potuta raggiungere la prova dell’elemento soggettivo del reato contestato ossia della volontà di detenere tale immondo materiale.Vorrei sottolineare inoltre che:
1)il perito ha confermato la navigazione internet su siti pornografici quasi tutti omosessuali maschili su ben quattro computer in casa parrocchiale e di proprietà di Stefanoni, e che il Collegio ha acquisito le riproduzioni agli atti del processo. Inoltre è stato confermato l’utilizzo di chat su siti porno omosessuali maschili con nike name a tema e molto chiari come detto dal perito in aula : " sborra boy","cazzone", " caxone"ed altre amenità del genere.
2) E’ stato poi confermato dallo stesso imputato al Collegio che la Curia lo ha avvisato delle indagini in corso e che è stata fatta riserva da parte dei giudici di indagare per il reato di favoreggiamento.
La testimonianza del prete polacco ha poi confermato le dichiarazioni avute dal ragazzo ed ha saputo con autorevolezza rendere la propria importantissima testimonianza nonostante i tentativi, tutti falliti, della difesa di farlo confondere.
Concludendo ora il processo continua e sta procedendo sembrerebbe nel verso giusto visto anche anche le testimonianze precise e calzanti dei testi di Pontetresa….e per averne conferma dobbiamo partecipare numerosial processo: prossime udienze 7 e 9 gennaio
Continuano le udienze a porte aperte (perche’ volute dalla parte civile cioe’ la vittima) del processo di Don Mauro Stefanoni il quale spero non vada avanti in base ai dettami locali…
Infatti in seguito alle dichiarazione del Perito informatico della Procura, Luca Ganzetti, che ha confermato cosa ha trovato sui 4 computer sequestrati a don Mauro: almeno un centinaio di collegamenti a siti internet con contenuti in prevalenza omosessuali, ma solo una "presunta" foto pedopornografica sui pc del religioso (da capirsi il termine presunta), dietro insistenza della difesa Avv. Bomparola (difensore di professione di preti pedofili) e dopo oltre un’ora di camera di consiglio, hanno assolto il prete per non avere detenuto e divulgato questo tipo di materiale. Quindi andava nei siti per omosessuali ma non per pedofili e la foto era una foto presunta…
Per quanto riguarda l’accusa principale quella piu’ ripugnante e grave cioe’ abuso di minore (non in maniera virtuale ma reale)il processo va avanti. Oggi e’ stata importante la testimonianza di un Padre Polacco don Arcadiusz che ha dichiarato: "Mi ha rivelato di avere avuto dei rapporti sessuali con don Mauro Stefanoni nella casa parrocchiale di Laglio. Quanti ? Un paio almeno…”.
Il Padre Ha spiegato, passo per passo, come è entrato in confidenza con il ragazzino. Prima un contatto telefonico, poi un incontro faccia a faccia. Quindi l’invito di andare a parlare con l’assistente sociale e con la polizia. sempre il prete polacco ha infine dichiarato ”Lui aveva paura solo che i genitori sapessero queste cose. Ma poi ha deciso di denunciarlo lo stesso…”.
In attesa di una decisione del Vescovo visto le oramai chiare tendenze omosessuali del prelato, appettiti per altro condannati dal Papa e dal suo "segretario" Boy George… vedremo come finira’ sto processo in salsa lariana se come quelli a Salmoiraghi oppure per una volta si fara’ giustizia
Laglio altra udienza per il (DON) Stefanoni.
Continuano le udienze a porte aperte (perche’ volute dalla parte civile cioe’ la vittima) del processo di Don Mauro Stefanoni il quale spero non vada avanti in base ai dettami locali…
Infatti in seguito alle dichiarazione del Perito informatico della Procura, Luca Ganzetti, che ha confermato cosa ha trovato sui 4 computer sequestrati a don Mauro: almeno un centinaio di collegamenti a siti internet con contenuti in prevalenza omosessuali, ma solo una "presunta" foto pedopornografica sui pc del religioso (da capirsi il termine presunta), dietro insistenza della difesa Avv. Bomparola (difensore di professione di preti pedofili) e dopo oltre un’ora di camera di consiglio, hanno assolto il prete per non avere detenuto e divulgato questo tipo di materiale. Quindi andava nei siti per omosessuali ma non per pedofili e la foto era una foto presunta…
Per quanto riguarda l’accusa principale quella piu’ ripugnante e grave cioe’ abuso di minore (non in maniera virtuale ma reale)il processo va avanti. Oggi e’ stata importante la testimonianza di un Padre Polacco don Arcadiusz che ha dichiarato: "Mi ha rivelato di avere avuto dei rapporti sessuali con don Mauro Stefanoni nella casa parrocchiale di Laglio. Quanti ? Un paio almeno…”.
Il Padre Ha spiegato, passo per passo, come è entrato in confidenza con il ragazzino. Prima un contatto telefonico, poi un incontro faccia a faccia. Quindi l’invito di andare a parlare con l’assistente sociale e con la polizia. sempre il prete polacco ha infine dichiarato ”Lui aveva paura solo che i genitori sapessero queste cose. Ma poi ha deciso di denunciarlo lo stesso…”.
In attesa di una decisione del Vescovo visto le oramai chiare tendenze omosessuali del prelato, appettiti per altro condannati dal Papa e dal suo "segretario" Boy George… vedremo come finira’ sto processo in salsa lariana se come quelli a Salmoiraghi oppure per una volta si fara’ giustizia.
Processo Stefanoni… facciamo il punto
8/02/2007
Posted in Kiesa, Kronake da Narnia
di: Sir Percy Blakeney
Aspettando la prossima udienza ricapitoliamo le puntate precedenti sugli accadimenti avvenuti, anche perchè ritengo giusto ricostruire con i pochi strumenti che ho i fatti ed onestamente sono stanco di leggere le continue e velate minacce dell’amico anonimo, che a tal fine utilizza questo Blog.
CHI E’ STATO INTERROGATO:Per prima cosa sono stati sentiti in due udienze solo quattro testi sugli otto citati e l’ultima udienza è stata occupata dalla sola audizione della parte civile madre del ragazzo parte offesa.
LA DIFESA E LA TECNICA DELL’ARRAMPICARSI SUGLI SPECCHI:Mentre infatti il PM ed i difensori della parte civile hanno impiegato insieme al massimo tre quarti d’ora per gli interrogatori dei testi, e ciò perchè gli stessi sono stati assolutamente chiari ed hanno sostanzialmente confermato i fatti a loro conoscenza, i difensori dell’imputato hanno tenuto i testi ( soprattutto due e cioè i più rilevanti ) sotto pressione con domande ripetitive, contestazioni su dichiarazioni che gli stessi mai avevano fatto.
IL RISULTATO: alle domande insinuanti ed equivoche i difensori della Parte civile oltre che i due Pm più volte hanno fatto opposizione regolarmente accolta dal Collegio, poichè le stesse avevano solo il solo fine di cercare di far cadere i testi in contraddizione .
In effetti sono riusciti ad avere solo pesanti interventi contro le loro modalità di interrogatorio dal Presidente.
LA DIFESA & DIFENSORI DI PARTE CIVILE: Ritengo sia superfluo evidenziare che l’Avvocato della difesa di parte civile non si sia mai permessa,di "istruire i testi a rispondere non ricordo", anche perchè la stessa è un illustre e conosciuta professionista cui è noto che il modus professandi, inoltre ormai dovrebbe essere evidente che la difesa del prete ha pochi appigli rispetto ai riscontri oggettivi esistenti in questo delicato processo.
LE DIFFICOLTA’:Non ci sono dubbi circa le difficoltà ed il duro lavoro che hanno dovuto svolgere sia i PM che la parte civile non avendo potuto sorprendere in flagranza il prelato che era stato previamente avvisato dalla Curia.
LA VERITA’: Visto che credo nella Giustizia confido nel fatto che sia interesse di tutta la comunità i raggiungere la verità anche se questa sarà solo una verità processuale, quella vera è certamente nel cuore dei protagonisti di questa amara e scandalosa vicenda ( lo scandalo è il comportamento della Curia, vedasi i richiami al silenzio, lo spostamento a Colico giusto giusto per il Grest ).
CONCLUDO :Faccio infine una precisazione, doverosa, la ricostruzione dei fatti in questo post è avvenuta attraverso un’attenta analisi della cronaca dei giornali, il che mi è costato tempo e fatica ma l’ho ritenuto giusto in particolare per fare chiarezza, e per far capire come si sta svolgendo il processo.
Ed infine quindi una domanda a chi cerca continuamente di insultare il ragazzo e la sua famiglia,inventandosi teorie complottistiche verso Don Mauro Stefanoni, colui che tanto sa o spaccia di sapere… come è ha conoscenza dello svolgersi del processo se lo stesso è a porte chiuse e se la logica non mi inganna solo uno presente fisicamente alle udienze può scrivere (anche se scorrettamente) su quanto avviene dentro l’aula… e quindi,concludo, chi sarà mai il nostro amico?
25/11/2006
Fonte http://www.vivereacomo.com/2007/12/14/sborra-boy/
Sborra Boy
14/12/2007
Posted in Kiesa di: Sir Percy Blakeney
Non scandalizzatevi via, e’ il nickname usato da Don Mauro Stefanoni nelle chatroom e se lo usa un prete… gia’ di Laglio ora operativo Colico.. voglio dire non sara’ mica una brutta parola.
Volevo,pero’, con questo post fare un’analisi serena del dibattimento occorso nei giorni scorsi. Per prima cosa e’ palese che la richiesta del processo a porte aperte, fatta dalla parte civile, ha dato i suoi frutti: tutti i giornali, perfino i due più vicini alla curia, e TV Espansione hanno finalmente dato notizie di prima mano e sostanzialmente esatte.
Non solo: hanno evidenziato per prima cosa il fatto che l’ imputazione di detenzione di immagini pedopornografiche è totalmente indipendente dalla accusa più grave di violenza sul minore. In tal modo hanno dato ben poco spazio all’imputato di gridare all’assoluzione.
Proscioglimento che peraltro è dovuto al fatto che è stata rinvenuta una sola fotografia riproducente un’apparente bambina in atti pornografici con un uomo per cui non si è potuta raggiungere la prova dell’elemento soggettivo del reato contestato ossia della volontà di detenere tale immondo materiale.Vorrei sottolineare inoltre che:
1)il perito ha confermato la navigazione internet su siti pornografici quasi tutti omosessuali maschili su ben quattro computer in casa parrocchiale e di proprietà di Stefanoni, e che il Collegio ha acquisito le riproduzioni agli atti del processo. Inoltre è stato confermato l’utilizzo di chat su siti porno omosessuali maschili con nike name a tema e molto chiari come detto dal perito in aula : " sborra boy","cazzone", " caxone"ed altre amenità del genere.
2) E’ stato poi confermato dallo stesso imputato al Collegio che la Curia lo ha avvisato delle indagini in corso e che è stata fatta riserva da parte dei giudici di indagare per il reato di favoreggiamento.
La testimonianza del prete polacco ha poi confermato le dichiarazioni avute dal ragazzo ed ha saputo con autorevolezza rendere la propria importantissima testimonianza nonostante i tentativi, tutti falliti, della difesa di farlo confondere.
Concludendo ora il processo continua e sta procedendo sembrerebbe nel verso giusto visto anche anche le testimonianze precise e calzanti dei testi di Pontetresa….e per averne conferma dobbiamo partecipare numerosial processo: prossime udienze 7 e 9 gennaio
Continuano le udienze a porte aperte (perche’ volute dalla parte civile cioe’ la vittima) del processo di Don Mauro Stefanoni il quale spero non vada avanti in base ai dettami locali…
Infatti in seguito alle dichiarazione del Perito informatico della Procura, Luca Ganzetti, che ha confermato cosa ha trovato sui 4 computer sequestrati a don Mauro: almeno un centinaio di collegamenti a siti internet con contenuti in prevalenza omosessuali, ma solo una "presunta" foto pedopornografica sui pc del religioso (da capirsi il termine presunta), dietro insistenza della difesa Avv. Bomparola (difensore di professione di preti pedofili) e dopo oltre un’ora di camera di consiglio, hanno assolto il prete per non avere detenuto e divulgato questo tipo di materiale. Quindi andava nei siti per omosessuali ma non per pedofili e la foto era una foto presunta…
Per quanto riguarda l’accusa principale quella piu’ ripugnante e grave cioe’ abuso di minore (non in maniera virtuale ma reale)il processo va avanti. Oggi e’ stata importante la testimonianza di un Padre Polacco don Arcadiusz che ha dichiarato: "Mi ha rivelato di avere avuto dei rapporti sessuali con don Mauro Stefanoni nella casa parrocchiale di Laglio. Quanti ? Un paio almeno…”.
Il Padre Ha spiegato, passo per passo, come è entrato in confidenza con il ragazzino. Prima un contatto telefonico, poi un incontro faccia a faccia. Quindi l’invito di andare a parlare con l’assistente sociale e con la polizia. sempre il prete polacco ha infine dichiarato ”Lui aveva paura solo che i genitori sapessero queste cose. Ma poi ha deciso di denunciarlo lo stesso…”.
In attesa di una decisione del Vescovo visto le oramai chiare tendenze omosessuali del prelato, appettiti per altro condannati dal Papa e dal suo "segretario" Boy George… vedremo come finira’ sto processo in salsa lariana se come quelli a Salmoiraghi oppure per una volta si fara’ giustizia
Laglio altra udienza per il (DON) Stefanoni.
Continuano le udienze a porte aperte (perche’ volute dalla parte civile cioe’ la vittima) del processo di Don Mauro Stefanoni il quale spero non vada avanti in base ai dettami locali…
Infatti in seguito alle dichiarazione del Perito informatico della Procura, Luca Ganzetti, che ha confermato cosa ha trovato sui 4 computer sequestrati a don Mauro: almeno un centinaio di collegamenti a siti internet con contenuti in prevalenza omosessuali, ma solo una "presunta" foto pedopornografica sui pc del religioso (da capirsi il termine presunta), dietro insistenza della difesa Avv. Bomparola (difensore di professione di preti pedofili) e dopo oltre un’ora di camera di consiglio, hanno assolto il prete per non avere detenuto e divulgato questo tipo di materiale. Quindi andava nei siti per omosessuali ma non per pedofili e la foto era una foto presunta…
Per quanto riguarda l’accusa principale quella piu’ ripugnante e grave cioe’ abuso di minore (non in maniera virtuale ma reale)il processo va avanti. Oggi e’ stata importante la testimonianza di un Padre Polacco don Arcadiusz che ha dichiarato: "Mi ha rivelato di avere avuto dei rapporti sessuali con don Mauro Stefanoni nella casa parrocchiale di Laglio. Quanti ? Un paio almeno…”.
Il Padre Ha spiegato, passo per passo, come è entrato in confidenza con il ragazzino. Prima un contatto telefonico, poi un incontro faccia a faccia. Quindi l’invito di andare a parlare con l’assistente sociale e con la polizia. sempre il prete polacco ha infine dichiarato ”Lui aveva paura solo che i genitori sapessero queste cose. Ma poi ha deciso di denunciarlo lo stesso…”.
In attesa di una decisione del Vescovo visto le oramai chiare tendenze omosessuali del prelato, appettiti per altro condannati dal Papa e dal suo "segretario" Boy George… vedremo come finira’ sto processo in salsa lariana se come quelli a Salmoiraghi oppure per una volta si fara’ giustizia.
Processo Stefanoni… facciamo il punto
8/02/2007
Posted in Kiesa, Kronake da Narnia
di: Sir Percy Blakeney
Aspettando la prossima udienza ricapitoliamo le puntate precedenti sugli accadimenti avvenuti, anche perchè ritengo giusto ricostruire con i pochi strumenti che ho i fatti ed onestamente sono stanco di leggere le continue e velate minacce dell’amico anonimo, che a tal fine utilizza questo Blog.
CHI E’ STATO INTERROGATO:Per prima cosa sono stati sentiti in due udienze solo quattro testi sugli otto citati e l’ultima udienza è stata occupata dalla sola audizione della parte civile madre del ragazzo parte offesa.
LA DIFESA E LA TECNICA DELL’ARRAMPICARSI SUGLI SPECCHI:Mentre infatti il PM ed i difensori della parte civile hanno impiegato insieme al massimo tre quarti d’ora per gli interrogatori dei testi, e ciò perchè gli stessi sono stati assolutamente chiari ed hanno sostanzialmente confermato i fatti a loro conoscenza, i difensori dell’imputato hanno tenuto i testi ( soprattutto due e cioè i più rilevanti ) sotto pressione con domande ripetitive, contestazioni su dichiarazioni che gli stessi mai avevano fatto.
IL RISULTATO: alle domande insinuanti ed equivoche i difensori della Parte civile oltre che i due Pm più volte hanno fatto opposizione regolarmente accolta dal Collegio, poichè le stesse avevano solo il solo fine di cercare di far cadere i testi in contraddizione .
In effetti sono riusciti ad avere solo pesanti interventi contro le loro modalità di interrogatorio dal Presidente.
LA DIFESA & DIFENSORI DI PARTE CIVILE: Ritengo sia superfluo evidenziare che l’Avvocato della difesa di parte civile non si sia mai permessa,di "istruire i testi a rispondere non ricordo", anche perchè la stessa è un illustre e conosciuta professionista cui è noto che il modus professandi, inoltre ormai dovrebbe essere evidente che la difesa del prete ha pochi appigli rispetto ai riscontri oggettivi esistenti in questo delicato processo.
LE DIFFICOLTA’:Non ci sono dubbi circa le difficoltà ed il duro lavoro che hanno dovuto svolgere sia i PM che la parte civile non avendo potuto sorprendere in flagranza il prelato che era stato previamente avvisato dalla Curia.
LA VERITA’: Visto che credo nella Giustizia confido nel fatto che sia interesse di tutta la comunità i raggiungere la verità anche se questa sarà solo una verità processuale, quella vera è certamente nel cuore dei protagonisti di questa amara e scandalosa vicenda ( lo scandalo è il comportamento della Curia, vedasi i richiami al silenzio, lo spostamento a Colico giusto giusto per il Grest ).
CONCLUDO :Faccio infine una precisazione, doverosa, la ricostruzione dei fatti in questo post è avvenuta attraverso un’attenta analisi della cronaca dei giornali, il che mi è costato tempo e fatica ma l’ho ritenuto giusto in particolare per fare chiarezza, e per far capire come si sta svolgendo il processo.
Ed infine quindi una domanda a chi cerca continuamente di insultare il ragazzo e la sua famiglia,inventandosi teorie complottistiche verso Don Mauro Stefanoni, colui che tanto sa o spaccia di sapere… come è ha conoscenza dello svolgersi del processo se lo stesso è a porte chiuse e se la logica non mi inganna solo uno presente fisicamente alle udienze può scrivere (anche se scorrettamente) su quanto avviene dentro l’aula… e quindi,concludo, chi sarà mai il nostro amico?
25/11/2006
Fonte http://www.vivereacomo.com/2007/12/14/sborra-boy/
mercoledì 19 dicembre 2007
Pedopornografia Milano:arrestato 36enne
E' accusato di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico, che smerciava tra l'Italia e la RomaniaPedofilia, aveva centinaia di fotodi minori: arrestato 36enne
MILANO (19/12/2007) - La polizia postale di Milano ha arrestato ieri, nel corso di una perquisizione nell'ambito di una indagine condotta dall'Europol, un tecnico di 36 anni, D.G., accusato di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico.Nell'abitazione dell'uomo sono state trovate centinaia di immagini che riprendono minori in pose pornografiche, sia su supporto cartaceo che sul computer. A quanto risulta, D.G. svolgeva il traffico di immagini a cavallo tra l'Italia e la Romania, paese in cui si recava spesso.Il pm di turno Stefano Dambruoso ha già chiesto la convalida dell'arresto. Nei prossimi giorni sarà interrogato dal gip Federica Centonze.
MILANO (19/12/2007) - La polizia postale di Milano ha arrestato ieri, nel corso di una perquisizione nell'ambito di una indagine condotta dall'Europol, un tecnico di 36 anni, D.G., accusato di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico.Nell'abitazione dell'uomo sono state trovate centinaia di immagini che riprendono minori in pose pornografiche, sia su supporto cartaceo che sul computer. A quanto risulta, D.G. svolgeva il traffico di immagini a cavallo tra l'Italia e la Romania, paese in cui si recava spesso.Il pm di turno Stefano Dambruoso ha già chiesto la convalida dell'arresto. Nei prossimi giorni sarà interrogato dal gip Federica Centonze.
Rignano; perizia bimba:"quando andavo a scuola mi menavano"
Roma 19/12/2007 20:31
Roma, 19 dic. (Apcom) - Ancora una "scuola delle cose brutte" e ancora qualche ricordo delle "cose belle". La parziale novità di un percorso "fuori dalla scuola" compiuto con gli occhi chiusi, forse con un "cappuccio sulla testa". Ma per tutti i ricordi, le parole, la diagnosi è chiara: sono frutto di uno stress post trauma. L'ultima perizia su tre bimbi di Rignano Flaminio, nell'ambito dell'inchiesta che chiama in causa un gruppo di presunti pedofili, tra cui 4 maestre della scuola primaria 'Olga Rovere', conferma per due sorelline la capacità a riferire in incidente probatorio e per un bambino invece rimanda all gravità del trauma subìto. "Quando andavo all'asilo mi menavano, mi dicevano cose brutte oppure mi portavano dentro una casa che era di una maestra. Noi passavamo sotto la palestra poi c'erano delle scalette - si legge in un passaggio del corposo dossier consegnato stamane al gip di Tivoli Cecilia Angrisano - salivamo le scalette, uscivamo da una porta nera, attraversavamo la strada e arrivavamo a casa della maestra io e i miei amici". Ed anche se la maggiore delle due bambine - scrivono sempre i periti - "ripete modalità di recupero del ricordo che potrebbero essere effetto di suggestione per l'interazione con la sorella più piccola", può rispondere alle domande del giudice e degli avvocati delle parti nell'esame che si terrà l'8 gennaio prossimo. Interrogata in merito a chi la picchiasse, la bambina più grande ha riferito che a "menarla erano tutti: Patrizia (potrebbe essere l'insegnante Patrizia Del Meglio, uno degli indagati, ndr), l'incappucciato, il marito e la maestra". In merito alle modalità con cui veniva portata a casa della maestra, la bambina ha poi riferito: "C'era un bidello che si chiamava Giulio a cui le maestre chiedevano se erano pronte le scatole. Ci mettevano lì dentro. Arrivati in palestra uscivamo dalle scatole per andare dalle maestre cattive".
Roma, 19 dic. (Apcom) - Ancora una "scuola delle cose brutte" e ancora qualche ricordo delle "cose belle". La parziale novità di un percorso "fuori dalla scuola" compiuto con gli occhi chiusi, forse con un "cappuccio sulla testa". Ma per tutti i ricordi, le parole, la diagnosi è chiara: sono frutto di uno stress post trauma. L'ultima perizia su tre bimbi di Rignano Flaminio, nell'ambito dell'inchiesta che chiama in causa un gruppo di presunti pedofili, tra cui 4 maestre della scuola primaria 'Olga Rovere', conferma per due sorelline la capacità a riferire in incidente probatorio e per un bambino invece rimanda all gravità del trauma subìto. "Quando andavo all'asilo mi menavano, mi dicevano cose brutte oppure mi portavano dentro una casa che era di una maestra. Noi passavamo sotto la palestra poi c'erano delle scalette - si legge in un passaggio del corposo dossier consegnato stamane al gip di Tivoli Cecilia Angrisano - salivamo le scalette, uscivamo da una porta nera, attraversavamo la strada e arrivavamo a casa della maestra io e i miei amici". Ed anche se la maggiore delle due bambine - scrivono sempre i periti - "ripete modalità di recupero del ricordo che potrebbero essere effetto di suggestione per l'interazione con la sorella più piccola", può rispondere alle domande del giudice e degli avvocati delle parti nell'esame che si terrà l'8 gennaio prossimo. Interrogata in merito a chi la picchiasse, la bambina più grande ha riferito che a "menarla erano tutti: Patrizia (potrebbe essere l'insegnante Patrizia Del Meglio, uno degli indagati, ndr), l'incappucciato, il marito e la maestra". In merito alle modalità con cui veniva portata a casa della maestra, la bambina ha poi riferito: "C'era un bidello che si chiamava Giulio a cui le maestre chiedevano se erano pronte le scatole. Ci mettevano lì dentro. Arrivati in palestra uscivamo dalle scatole per andare dalle maestre cattive".
Giocava al dottore con una bimba disabile
Gianni Bazzoni
La vittima ha appena cinque anni L’amico di famiglia fermato, trentanove.L’uomo non ha fatto resistenza quando i poliziotti l’hanno arrestato, ha solo detto «Non è vero nulla»
SASSARI. La madre si allontanava di casa anche per un giorno intero, il padre disoccupato andava in giro a cercare lavoretti saltuari. E lei, piccola indifesa di 5 anni, restava spesso sola, il più delle volte affidata a quello «zio», amico di famiglia, che la usava per i suoi giochi. L’uomo, 39 anni, l’altra mattina è stato arrestato dagli investigatori della squadra mobile della questura di Sassari con l’accusa di violenza sessuale continuata. L’ordine di custodia cautelare in carcere è stato emesso dal gip Maria Teresa Lupinu su richiesta del sostituto procuratore Roberta Pischedda.L’ennesima storia di violenza e abusi su minori è ambientata in un paese della provincia di Sassari, e la bambina - che ha una piccola disabilità manifestata fin dalla nascita - era seguita costantemente dalle assistenti sociali del Comune. Tanto che proprio le relazioni delle operatrici hanno fatto scattare il provvedimento del tribunale che ha disposto l’allontanamento dalla famiglia nel mese di gennaio. Ai genitori è stato contestato il reato di abbandono e maltrattamenti. L’attività della squadra mobile sassarese, guidata dal dirigente Giusy Stellino, ha consentito poi di mettere insieme gli elementi per arrivare all’arresto del disoccupato per il reato di violenza sessuale.Accolta in un ambiente protetto, la piccola ha cominciato gradualmente a confidarsi con una suora e a raccontare la terribile verità che si portava dentro. Ma prima di parlare esplicitamente di quei fatti (a quanto pare andati avanti per lunghi mesi, forse per più di un anno) ha mimato gli atti sessuali subiti sul pupazzetto che si porta sempre dietro. Un lavoro di grande professionalità è stato svolto dagli investigatori della sezione minori della questura, diretta dall’ispettore Rita Loche, che hanno ricostruito la vicenda, inquadrato le scene avvenute a casa della bambina, definito una situazione purtroppo simile a tante altri casi di violenza commessi sempre tra le mura domestiche e da persone di famiglia.In fase di incidente probatorio la piccola non aveva fatto cenno alle violenze subite. Ma i segnali del disagio erano stati percepiti in maniera fin troppo chiara. Con il passare dei mesi ha cominciato a fidarsi della religiosa che le stava sempre vicino, l’ascoltava, le raccontava delle storie, un po’ come dovrebbe fare una mamma. E anche lei ha cominciato gradualmente il suo racconto: «Non ho mai detto niente - ha spiegato - perchè le cose brutte non si raccontano». Alle amichette aveva riferito che quello «zio» era il suo fidanzato e che giocavano sempre al medico, così lui la visitava. Ma nei racconti successivi acquisiti dagli investigatori è emersa la parte nascosta degli abusi e delle violenze sessuali. La piccola vittima ha puntualizzato ogni passaggio, prima con un carico di tensione fortissimo, poi lasciandosi andare quasi liberata da un peso troppo grande per una bambina.Quando gli agenti della squadra mobile sono andati a prendere quello «zio» per portarlo in carcere, lui non si è scomposto. Robusto, per niente spaventato, ha detto poche parole: «Non è vero niente, io non c’entro». Per il giudice, invece, la custodia cautelare è necessaria «perchè esiste il concreto pericolo che l’indagato possa mettersi d’accordo con i genitori della bambina». Quindi inquinare le prove, o esercitare forme di pressione su persone che, forse, hanno bisogno d’aiuto anche loro.
(La Repubblica 14 dicembre 2007)
La vittima ha appena cinque anni L’amico di famiglia fermato, trentanove.L’uomo non ha fatto resistenza quando i poliziotti l’hanno arrestato, ha solo detto «Non è vero nulla»
SASSARI. La madre si allontanava di casa anche per un giorno intero, il padre disoccupato andava in giro a cercare lavoretti saltuari. E lei, piccola indifesa di 5 anni, restava spesso sola, il più delle volte affidata a quello «zio», amico di famiglia, che la usava per i suoi giochi. L’uomo, 39 anni, l’altra mattina è stato arrestato dagli investigatori della squadra mobile della questura di Sassari con l’accusa di violenza sessuale continuata. L’ordine di custodia cautelare in carcere è stato emesso dal gip Maria Teresa Lupinu su richiesta del sostituto procuratore Roberta Pischedda.L’ennesima storia di violenza e abusi su minori è ambientata in un paese della provincia di Sassari, e la bambina - che ha una piccola disabilità manifestata fin dalla nascita - era seguita costantemente dalle assistenti sociali del Comune. Tanto che proprio le relazioni delle operatrici hanno fatto scattare il provvedimento del tribunale che ha disposto l’allontanamento dalla famiglia nel mese di gennaio. Ai genitori è stato contestato il reato di abbandono e maltrattamenti. L’attività della squadra mobile sassarese, guidata dal dirigente Giusy Stellino, ha consentito poi di mettere insieme gli elementi per arrivare all’arresto del disoccupato per il reato di violenza sessuale.Accolta in un ambiente protetto, la piccola ha cominciato gradualmente a confidarsi con una suora e a raccontare la terribile verità che si portava dentro. Ma prima di parlare esplicitamente di quei fatti (a quanto pare andati avanti per lunghi mesi, forse per più di un anno) ha mimato gli atti sessuali subiti sul pupazzetto che si porta sempre dietro. Un lavoro di grande professionalità è stato svolto dagli investigatori della sezione minori della questura, diretta dall’ispettore Rita Loche, che hanno ricostruito la vicenda, inquadrato le scene avvenute a casa della bambina, definito una situazione purtroppo simile a tante altri casi di violenza commessi sempre tra le mura domestiche e da persone di famiglia.In fase di incidente probatorio la piccola non aveva fatto cenno alle violenze subite. Ma i segnali del disagio erano stati percepiti in maniera fin troppo chiara. Con il passare dei mesi ha cominciato a fidarsi della religiosa che le stava sempre vicino, l’ascoltava, le raccontava delle storie, un po’ come dovrebbe fare una mamma. E anche lei ha cominciato gradualmente il suo racconto: «Non ho mai detto niente - ha spiegato - perchè le cose brutte non si raccontano». Alle amichette aveva riferito che quello «zio» era il suo fidanzato e che giocavano sempre al medico, così lui la visitava. Ma nei racconti successivi acquisiti dagli investigatori è emersa la parte nascosta degli abusi e delle violenze sessuali. La piccola vittima ha puntualizzato ogni passaggio, prima con un carico di tensione fortissimo, poi lasciandosi andare quasi liberata da un peso troppo grande per una bambina.Quando gli agenti della squadra mobile sono andati a prendere quello «zio» per portarlo in carcere, lui non si è scomposto. Robusto, per niente spaventato, ha detto poche parole: «Non è vero niente, io non c’entro». Per il giudice, invece, la custodia cautelare è necessaria «perchè esiste il concreto pericolo che l’indagato possa mettersi d’accordo con i genitori della bambina». Quindi inquinare le prove, o esercitare forme di pressione su persone che, forse, hanno bisogno d’aiuto anche loro.
(La Repubblica 14 dicembre 2007)
Cacciatori di pedofili
Sono 155 i siti chiusi dal 2001 e 185 gli arrestati. La parola a Maurizio Masciopinto, direttore della divisione investigativa della Polizia postale
di Elena Cipriani
In Rete gli orchi si cercano, si passano il loro orribile materiale, irretiscono nuove piccole vittime. Ma la Rete ha anche mille occhi, ed è facile lasciare qualche traccia. Lo sanno bene gli uomini della Polizia postale e delle comunicazioni, che dal 2001 hanno chiuso 155 siti e monitorati 256.302, arrestato 185 persone e denunciate in stato di libertà 3.635, effettuato 3.326 perquisizioni. Abbiamo sentito Maurizio Masciopinto, direttore della divisione investigativa della Polizia postale: «I cardini della nostra attività sono la repressione e la prevenzione: è importante perseguire i pedofili, ma lo è altrettanto sforzarci di rendere sempre più sicura la rete per i nostri ragazzi». È per questo che, per esempio, sul sito Commissariato di polizia online è presente da tempo uno speciale form che permette di indicare agli investigatori siti sospetti. Cosa può fare un navigatore che si imbatte in Rete in materiale pedopornografico?Segnalarlo immediatamente, anche in maniera anonima, al sito http://www.commissariatodips.it/. Si accede con una normale login e password e quindi chi preferisce può non lasciare i suoi dati.Arrivano segnalazioni attraverso il form del sito?Di pedofilia non molte, arrivano più che altro segnalazioni di truffe, soprattutto di quelle online. A differenza di quanto si possa pensare è davvero difficile imbattersi per caso in un sito pedopornografico. Pensiamo anche alla questione della "Giornata dell'orgoglio pedofilo". Il sito che veicolava è stato giustamente oscurato - siamo riusciti a bloccarne l'accesso - ma vi assicuro che non era facile da trovare. Non vogliamo certo stimolare la curiosità del navigatore. Di siti pedofili, però, ce ne sono tantissimi: migliaia. Il nostro obiettivo, la nostra missione, è far sì che il cittadino non possa trovarli per caso, magari cercando un vestitino per il proprio bambino, e restarne turbato. Per quanto invece riguarda la repressione dei reati legati alla pedopornografia, abbiamo altre "armi", come l'intercettazione, o la navigazione sotto copertura. Quindi per "stanare" i pedofili nelle comunità online vi fingete uno di loro?La legge prevede espressamente l'attività sotto copertura. E l'agente provocatore è previsto soltanto per pedofilia e traffico internazionale di stupefacenti. Monitoriamo soprattutto le chat dove i pedofili si scambiano informazioni, e così anche restiamo aggiornati su come si muovono e su come si muove la tecnologia.
Gli agenti che lavorano in queste indagini necessitano di supporto psicologico?Abbiamo un'unità di analisi gestita dagli psicologi. Ci rendiamo conto che questo è un ruolo duro e delicato: molto spesso gli interessati dopo un po' chiedono di essere destinati ad altre attività. Io sono giunto tardi a queste indagini, dopo 20 anni come funzionario nella questura di Napoli. Insomma, nella mia carriera di persone morte di morte violenta ne ho viste a decine, ma nulla è paragonabile alla sensazione che si prova di fronte a un filmato di violenze nei confronti di un bambino. Capita di fare degli errori? Cioè prendere per compromettente materiale che in realtà è "pulito"? No, al limite capita che ci siano immagini che sembrano ricondurre a un minore, mentre invece si tratta di maggiorenni. Se il sito pedofilo si appoggia su un server straniero potete fare qualcosa?Ci sono paesi rigidi come l'Italia, altri Paesi sono più morbidi. Capita che le legislazioni dei singoli Stati facciano rientrare i siti pedofili nell'ambito della libertà di espressione. Lì non c'è nulla da fare, anche se ci si sta muovendo per un'internazionalizzazione dei canoni: è indispensabile con il web, che non ha confini.
Come funziona il Cets?È un software della Microsoft creato per armonizzare le indagini delle varie polizie del Canada. Il programma è davvvero complicato, e i primi a testarlo siamo stati noi italiani, che abbiamo un'esperienza consolidata nel settore. Si tratta di un sistema complesso e innovativo che consente indagini particolari mettendo in relazione i dati più inpensabili.
Cosa consiglierebbe al genitore di un bambino o di un ragazzino che navigano in internet?Ai genitori consiglierei di spiegare ai figli, e ai figli di spiegare ai genitori... Parlarsi è l'unico baluardo contro certe violenze. I pedofili entrano nelle chat e si fingono essi stessi bambini e ragazzini: è importante rendere consci i più piccoli di questo rischio. Ma non farei del terrorismo sulle nuove tecnologie. Ultimamente abbiamo messo in piedi una grossa indagine sulle chat sui cellulari. Abbiamo intercettato 250 telefoni, una grande operazione: beh, mi sono accorto che gli adolescenti riconoscono bene la differenza tra virtuale e realtà. I 60enni non hanno dimistichezza con internet e con le nuove tecnologie, i 40enni chattano e poi però fanno confusione tra reale e virtuale. Gli adolescenti, invece, hanno più chiara questa separazione. Per tornare all'indagine, gli adescatori chiedevano incontri agli adolescenti, ma gli adolescenti non ci andavano mai. Alla fine chi rischia di più di restare vittima di internet e delle chat? Paradossalmente gli adulti...
Gli agenti che lavorano in queste indagini necessitano di supporto psicologico?Abbiamo un'unità di analisi gestita dagli psicologi. Ci rendiamo conto che questo è un ruolo duro e delicato: molto spesso gli interessati dopo un po' chiedono di essere destinati ad altre attività. Io sono giunto tardi a queste indagini, dopo 20 anni come funzionario nella questura di Napoli. Insomma, nella mia carriera di persone morte di morte violenta ne ho viste a decine, ma nulla è paragonabile alla sensazione che si prova di fronte a un filmato di violenze nei confronti di un bambino. Capita di fare degli errori? Cioè prendere per compromettente materiale che in realtà è "pulito"? No, al limite capita che ci siano immagini che sembrano ricondurre a un minore, mentre invece si tratta di maggiorenni. Se il sito pedofilo si appoggia su un server straniero potete fare qualcosa?Ci sono paesi rigidi come l'Italia, altri Paesi sono più morbidi. Capita che le legislazioni dei singoli Stati facciano rientrare i siti pedofili nell'ambito della libertà di espressione. Lì non c'è nulla da fare, anche se ci si sta muovendo per un'internazionalizzazione dei canoni: è indispensabile con il web, che non ha confini.
Come funziona il Cets?È un software della Microsoft creato per armonizzare le indagini delle varie polizie del Canada. Il programma è davvvero complicato, e i primi a testarlo siamo stati noi italiani, che abbiamo un'esperienza consolidata nel settore. Si tratta di un sistema complesso e innovativo che consente indagini particolari mettendo in relazione i dati più inpensabili.
Cosa consiglierebbe al genitore di un bambino o di un ragazzino che navigano in internet?Ai genitori consiglierei di spiegare ai figli, e ai figli di spiegare ai genitori... Parlarsi è l'unico baluardo contro certe violenze. I pedofili entrano nelle chat e si fingono essi stessi bambini e ragazzini: è importante rendere consci i più piccoli di questo rischio. Ma non farei del terrorismo sulle nuove tecnologie. Ultimamente abbiamo messo in piedi una grossa indagine sulle chat sui cellulari. Abbiamo intercettato 250 telefoni, una grande operazione: beh, mi sono accorto che gli adolescenti riconoscono bene la differenza tra virtuale e realtà. I 60enni non hanno dimistichezza con internet e con le nuove tecnologie, i 40enni chattano e poi però fanno confusione tra reale e virtuale. Gli adolescenti, invece, hanno più chiara questa separazione. Per tornare all'indagine, gli adescatori chiedevano incontri agli adolescenti, ma gli adolescenti non ci andavano mai. Alla fine chi rischia di più di restare vittima di internet e delle chat? Paradossalmente gli adulti...
Affari giugno 2007
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martedì 18 dicembre 2007
Don Marco, domani la sentenza del riesame
Si dovrebbe sapere domani se don Marco Baresi, il vicerettore del seminario vescovile arrestato il mese scorso per pedofilia, potrà tornare libero o dovrà restare agli arresti domiciliari in casa dei familiari.
Il Tribunale del Riesame, infatti, dovrebbe pronunciarsi entro domani sul ricorso presentato dal suo legale, l’avvocato Frattini. Secondo il difensore, infatti, non ci sarebbero gli estremi per la custodia cautelare.
Per don Marco le manette erano scattate il 27 Novembre su richiesta del pm Simone Marcon, convalidato dal gip Silvia Milesi, che gli contestava il reato di violenza sessuale su un minore di anni 14 (su denuncia dei genitori) e di detenzione di materiale pedopornografico. In un suo pc un consulente incaricato dalla procura avrebbe trovato circa 600 file con materiale compromettente. File che sono stati ricostruiti durante l’indagine dal momento che erano stati appena cancellati.
Adelaide Pierucci Epolis
Fonte http://www.bambinicoraggiosi.com/
Il Tribunale del Riesame, infatti, dovrebbe pronunciarsi entro domani sul ricorso presentato dal suo legale, l’avvocato Frattini. Secondo il difensore, infatti, non ci sarebbero gli estremi per la custodia cautelare.
Per don Marco le manette erano scattate il 27 Novembre su richiesta del pm Simone Marcon, convalidato dal gip Silvia Milesi, che gli contestava il reato di violenza sessuale su un minore di anni 14 (su denuncia dei genitori) e di detenzione di materiale pedopornografico. In un suo pc un consulente incaricato dalla procura avrebbe trovato circa 600 file con materiale compromettente. File che sono stati ricostruiti durante l’indagine dal momento che erano stati appena cancellati.
Adelaide Pierucci Epolis
Fonte http://www.bambinicoraggiosi.com/
Rignano, i Ris: «Niente tracce né impronte, quei peluche potrebbero essere stati lavati
ROMA (18 dicembre) - «Potrebbero essere stati lavati» i peluche analizzati nell'ambito dell'incidente probatorio disposto dalla magistratura di Tivoli sui presunti abusi sessuali a Rignano Flaminio. Lo hanno dichiarato i carabinieri del Ris, sottolineando che si tratta di un'ipotesi che non può essere esclusa, durante l'udienza tenutasi oggi davanti al gip Cecilia Angrisano per l'esame della perizia svolta su numerosi reperti al fine di verificare se fossero presenti tracce biologiche riconducibili ai 19 bambini ritenuti sessualmente abusati.
Rispondendo alle domande poste dalle parti (il gip Angrisano, il pm Marco Mansi, i difensori degli indagati e i rappresentanti di parte civile), i militari del Ris non hanno escluso che, qualora i peluche e i vestiti sequestrati in casa della coppia Patrizia Del Meglio-Gianfranco Scancarello fossero stati lavati, le eventuali tracce biologiche potrebbero essere sparite.
Nel ribadire che non ci sono residui attribuibili ai bambini della scuola materna "Olga Rovere", gli esperti hanno anche precisato che alcuni genotipi estrapolati dagli stessi reperti e non attribuiti ad alcuno dei protagonisti della vicenda, potrebbero essere ricondotti a Del Meglio- Scancarello e ad uno dei figli maschi. Tra i dati certi c'è che le tracce biologiche trovate su 61 dei 136 peluche esaminati appartengono alla figlia undicenne della coppia.
Le impronte inutilizzabili. Durante l'udienza, i periti nominati per l'esecuzione dell'incidente probatorio hanno spiegato che la inutilizzabilità di una decina di impronte digitali prelevate da alcuni giocattoli è conseguenza di un degrado delle stesse, alla luce dei materiali e delle vernici che li compongono, spesso refrattari alle impronte.
«Le perplessità che avevamo manifestato alla lettura delle conclusioni peritali - hanno dichiarato alcuni avvocati di parte civile - sono state confermate oggi. I carabinieri, di fatto, hanno confermato la possibilità che i reperti sotto sequestro siano stati lavati o puliti. Il che ha determinato l'assenza di tracce biologiche o dattiloscopiche».
Per Giosuè Naso, difensore della maestra Marisa Pucci, in «un Paese normale, all'esito di un incidente probatorio del genere, a questa vicenda si porrebbe fine con una richiesta di archiviazione. Invece si continuerà con le audizioni dei bambini per tutto il 2008 per giungere allo stesso risultato di adesso: ossia che non si può sostenere l'accusa in un processo».
Intanto, sul fronte delle indagini è previsto per domani il deposito dei risultati dell'indagine psicologica condotta dai periti neuropsichiatrici sull'idoneità di quattro bambini a rendere testimonianza. Per un quinto bambino i periti hanno chiesto una proroga di otto giorni prima di pronunciarsi. Infine, è previsto per l'8 gennaio il deposito dei risultati sull'idoneità di altri tre bambini.
Rispondendo alle domande poste dalle parti (il gip Angrisano, il pm Marco Mansi, i difensori degli indagati e i rappresentanti di parte civile), i militari del Ris non hanno escluso che, qualora i peluche e i vestiti sequestrati in casa della coppia Patrizia Del Meglio-Gianfranco Scancarello fossero stati lavati, le eventuali tracce biologiche potrebbero essere sparite.
Nel ribadire che non ci sono residui attribuibili ai bambini della scuola materna "Olga Rovere", gli esperti hanno anche precisato che alcuni genotipi estrapolati dagli stessi reperti e non attribuiti ad alcuno dei protagonisti della vicenda, potrebbero essere ricondotti a Del Meglio- Scancarello e ad uno dei figli maschi. Tra i dati certi c'è che le tracce biologiche trovate su 61 dei 136 peluche esaminati appartengono alla figlia undicenne della coppia.
Le impronte inutilizzabili. Durante l'udienza, i periti nominati per l'esecuzione dell'incidente probatorio hanno spiegato che la inutilizzabilità di una decina di impronte digitali prelevate da alcuni giocattoli è conseguenza di un degrado delle stesse, alla luce dei materiali e delle vernici che li compongono, spesso refrattari alle impronte.
«Le perplessità che avevamo manifestato alla lettura delle conclusioni peritali - hanno dichiarato alcuni avvocati di parte civile - sono state confermate oggi. I carabinieri, di fatto, hanno confermato la possibilità che i reperti sotto sequestro siano stati lavati o puliti. Il che ha determinato l'assenza di tracce biologiche o dattiloscopiche».
Per Giosuè Naso, difensore della maestra Marisa Pucci, in «un Paese normale, all'esito di un incidente probatorio del genere, a questa vicenda si porrebbe fine con una richiesta di archiviazione. Invece si continuerà con le audizioni dei bambini per tutto il 2008 per giungere allo stesso risultato di adesso: ossia che non si può sostenere l'accusa in un processo».
Intanto, sul fronte delle indagini è previsto per domani il deposito dei risultati dell'indagine psicologica condotta dai periti neuropsichiatrici sull'idoneità di quattro bambini a rendere testimonianza. Per un quinto bambino i periti hanno chiesto una proroga di otto giorni prima di pronunciarsi. Infine, è previsto per l'8 gennaio il deposito dei risultati sull'idoneità di altri tre bambini.
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Rignano Flaminio: perizie Ris
lunedì 17 dicembre 2007
Rignano, i legali dei bimbi: "Tracce ripulite"
Cronaca - Dopo i risultati dell'indagine dei Ris di Messina, sconcerto e preoccupazione da parte di Merlino e Cardamone, difensori di quattro dei bambini, presunte vittime di abusi sessuali
Ancora ombre sulla vicenda dei bambini della "Olga Rovere"
Roma, 17 dicembre 2007 - Dissenso da parte dei legali di quattro dei 19 bambini, presunte vittime di abusi sessuali nella scuola materna "Olga Rovere" di Rignano, dopo aver appreso i risultati dell'indagine tecnica compiuta dal Ris di Messina.I LEGALI - ''E' chiaro che, per quello che riguarda gli esami dattiloscopici compiuti dai Ris, i reperti in sequestro sono stati ripuliti", hanno detto gli avvocati Franco Merlino ed Antonio Cardamone commentando i risultati dei reperti sequestrati nell'ambito dell'inchiesta della procura di Tivoli. I legali annunciano quindi battaglia proprio il giorno prima dell'udienza in tribunale nel corso della quale, in sede di incidente probatorio, gli stessi tecnici del Ris illustreranno davanti al gip Cecilia Angrisano i risultati della loro indagine tecnica."FANTASMI?" - ''A Rignano ci sono i fantasmi - hanno detto Merlino e Cardamone - E' possibile che non si riescano a trovare tracce di alcuno? Sui pelouche esaminati non è stato trovato neanche il dna dei padroni di casa; nessuna impronta digitale è stata trovata su un cavallo a dondolo, sul gonfiatore di una piscina e sulla stessa piscinetta in casa Scancarello. La perizia conferma sostanzialmente i nostri dubbi. Ad almeno cinque mesi dalla conoscenza dell'indagine, era impossibile trovare tracce del reato''.
fonte:adnkronos
fonte:adnkronos
Caso Rignano: domani esame perizia Ris davanti a Gip
17-DIC-07 12:05
Roma, 17 dic. (Adnkronos) - Promettono battaglia nel corso dell'udienza che si terra' domani davanti al gip di Tivoli Cecilia Angrisano, gli avvocati Franco Merlino e Antonio Cardamone che rappresentano nell'inchiesta su presunti abusi avvenuti nella scuola Olga Rovere, i genitori di 4 bambini. Domani davanti al giudice, saranno esaminati e discussi dalle parti, a meno che non ci siano richieste di rinvio, gli esiti dell'indagine tecnica affidata ai carabinieri del Ris di Messina e depositata la scorsa settimana. Gli accertamenti sono stati fatti su vari reperti prelevati nell'abitazione di Patrizia Del Meglio e Gianfranco Scancarello, nonche' sull'automobile della maestra Marisa Pucci. L'indagine da quanto si e' saputo non avrebbe evidenziato situazioni sfavorevoli agli indagati.
(Saz/Opr/Adnkronos)
Roma, 17 dic. (Adnkronos) - Promettono battaglia nel corso dell'udienza che si terra' domani davanti al gip di Tivoli Cecilia Angrisano, gli avvocati Franco Merlino e Antonio Cardamone che rappresentano nell'inchiesta su presunti abusi avvenuti nella scuola Olga Rovere, i genitori di 4 bambini. Domani davanti al giudice, saranno esaminati e discussi dalle parti, a meno che non ci siano richieste di rinvio, gli esiti dell'indagine tecnica affidata ai carabinieri del Ris di Messina e depositata la scorsa settimana. Gli accertamenti sono stati fatti su vari reperti prelevati nell'abitazione di Patrizia Del Meglio e Gianfranco Scancarello, nonche' sull'automobile della maestra Marisa Pucci. L'indagine da quanto si e' saputo non avrebbe evidenziato situazioni sfavorevoli agli indagati.
(Saz/Opr/Adnkronos)
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Violenza sessuale: coniugi condannati per abusi su figli
Giudici, concorso morale della moglie
(ANSA)- MILANO, 17 DIC- Nove anni di reclusione a lui, sei a lei: queste le condanne a due coniugi accusati di avere sottoposto ad abusi sessuali i propri tre figli. Il collegio giudicante ha accolto le conclusioni del sostituto procuratore generale Piero De Petris, che ha ritenuto sussistente il concorso morale della donna e quello materiale dell'uomo nei fatti di violenza, compiuti anche da altre persone.
(ANSA)- MILANO, 17 DIC- Nove anni di reclusione a lui, sei a lei: queste le condanne a due coniugi accusati di avere sottoposto ad abusi sessuali i propri tre figli. Il collegio giudicante ha accolto le conclusioni del sostituto procuratore generale Piero De Petris, che ha ritenuto sussistente il concorso morale della donna e quello materiale dell'uomo nei fatti di violenza, compiuti anche da altre persone.
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coniugi condannati
Abusi sessuali sui bambini: l'epidemia nascosta
Sebbene l’abuso sessuale da parte di uno sconosciuto sia una delle cose più terrificanti a cui un genitore possa pensare, i bambini sono in realtà molto più vulnerabili agli abusi commessi da gente conosciuta alla famiglia ed alla Comunità. L'abuso su minorenne si verifica quando un adulto causa un danno psico-fisico (maltrattamenti) o un abuso sessuale su un bambino.I genitori dovrebbero sapere che:1. L’85 - 90% di tutti gli abusi sono effettuati da qualcuno conosciuto al bambino, qualcuno in una posizione di fiducia.2. Circa uno ogni quattro bambini sarà abusato sessualmente e/o maltrattato entro l’età di diciotto anni.3. La maggior parte degli abusi non causa danni fisici esteriormente visibili.4. Danni vengono dalla violazione fisica ed emotiva del bambino e dalla violazione di un rapporto di fiducia. Questi possono essere molto più duraturi della ferita fisica.5. La maggior parte di coloro che abusano sono familiari, amici e vicini di casa, qualcuno che il bambino conosce e di cui si fida.La difesa migliore per il bambinoIl modo migliore per impedire un abuso, quando il genitore o colui che si prende cura non è presente, è quello di fornire ai bambini le conoscenze necessarie a proteggersi. La prevenzione essenziale può essere insegnata senza palare di abuso. I bambini non hanno bisogno di sapere cosa è un abuso e chi sono i pervertiti, che cosa fanno e perché lo fanno.Non hanno bisogno di sapere che la gente che amano potrebbe fargli del male. Piuttosto, la prevenzione va insegnata attraverso messaggi positivi e concreti che danno a bambini la capacità di comportarsi con efficacia qualora si trovino in situazioni potenzialmente pericolose. La realtà è che ci sono momenti in cui i bambini possono e devono essere responsabili del loro proprio benessere, come quando sono soli con un potenziale aggressore. Devono sapere che saranno creduti e sostenuti dai loro genitori o da chi si prende cura di loro.Le migliori difese che i bambini hanno contro gli abusi sono:* L’istinto* La capacità di valutare e maneggiare esattamente svariate situazioni.* Sapere dove e come ottenere aiuto.* Sapere che saranno credutiBambini dovete sapere che:* Il corpo appartiene a voi.* Avete il diritto di dire chi vi tocca e come.* Se qualcuno vi tocca in un modo che non gradite, in un modo che vi fa sentire divertiti e allo stesso tempo infastiditi dentro, o in un modo che pensate sia sbagliato o che i vostri genitori penserebbero sia sbagliato, è giusto dire "no."* Se la persona non si ferma bisogna dire: "sto andando dire a" e quindi farlo senza pensare a qualsiasi conseguenza* Se avete un problema, continuate a parlarne finché qualcuno non vi aiuta.I bambini imparano che possono avere più controllo su ciò che accade ai loro corpi quando gli insegniamo, e quando gli mostriamo con il nostro comportamento, che i loro corpi appartengono solo a loro stessi. Bambini di due e tre anni già conoscono come preferiscono essere toccati e come no.Le tecniche di prevenzione degli abusi sui minori devono essere imparate sia da un punto di vista teorico che pratico.Come rispondere se un bambino vi parla di un abuso.
Il trauma di un bambino che segnala l'abuso è molto reale. Se ciò accade, la prima cosa da fare è di rimanere calmi e appoggiare il bambino. Bisogna dare al bambino la possibilità di dire a modo suo che cosa è accaduto. Non bisogna avere reazioni eccessive e non bisogna criticare il bambino in alcun modo.
Il Bambino ha bisogno di sentirsi dire:* Che gli credete e che siete felici perché ve ne abbiano parlato.* Che non ha fatto nulla di male.* Che farete tutto ciò che potete per fare in modo che ciò non accada di nuovo e che farete tutto il vostro possibile per aiutarlo.* Non promettete al bambino che farete qualche cosa di specifico. Potreste non essere in grado di mantenere quella promessa.* Bambini che segnalano un abuso fisico e sessuale devono essere esaminati da un medico. Se possibile trovate un medico che il bambino conosce o uno che ha esperienza nella gestione di queste situazioni.RICORDARSI CHE: quasi senza eccezioni i bambini non mentono quando dichiarano un abuso, al massimo negano che sia avvenuto.
Denuncia di un sospetto abuso perpetrato ai danni di un bambino
Come dicevamo prima spesso il responsabile è una persona conosciuta della comunità e in questi casi molte persone si troveranno a difendere l’accusato dicendo la classica frase:”E’ una persona per bene, non farebbe mai male a nessuno.. etc etc.” E’ importante quindi ricordarsi di che la responsabilità TOTALE dell'offesa è dell’aggressore! La denuncia PROTEGGE il bambino in questione e può proteggere altri bambini da eventuali futuri abusi. Una persona che denuncia un sospetto di abuso non è responsabile del rovinare la vita dell'accusato. La persona che ha il coraggio e si prende la responsabilità di denunciare l’accaduto sta salvando sia la vittima attuale che una probabile vittima futura.
CHIUNQUE ha il dovere morale di segnalare, mediante denuncia o querela, all'autorità giudiziaria, anche oralmente, un caso ritenuto sospetto di abuso sul minore o di maltrattamento.La denuncia è uno degli atti con cui si acquisisce la notizia di reato che da propulsione alle indagini preliminari. E' ovvio che chi sporge denuncia o querela debba quantomeno rispettare i presupposti previsti dal Codice penale e cioè riportare un fatto totalmente attinente alla realtà dell'accaduto percepito (usando un po' la normale "diligenza del buon padre di famiglia"), salvo incorrere nel reato di calunnia. Per chiarezza non si possono riportare fatti inventati o solo frutto di supposizioni.la denuncia ha il solo compito di "allertare" l' Autorità Giudiziaria di un possibile reato con la relativa conseguenza dell'inizio delle indagini da parte della stessa.Anche se denunciare un abuso può essere difficile, abbiamo l’obbligo di agire per conto di tutti i bambini. Se non lo facciamo noi, chi lo farà?
Articolo scritto sotto la supervisione tecnica e legale di Alessandro Iacovazzi, Dottore in giurisprudenza.Riferimenti alle norme: artt. 331-334 Codice Procedura Penale, artt. 609 bis e ss. e 368 del Codice Penale.
http://psiche-soma.blogspot.com/2007/12/iniziativa-blogger-contro-gli-abusi.html
Il trauma di un bambino che segnala l'abuso è molto reale. Se ciò accade, la prima cosa da fare è di rimanere calmi e appoggiare il bambino. Bisogna dare al bambino la possibilità di dire a modo suo che cosa è accaduto. Non bisogna avere reazioni eccessive e non bisogna criticare il bambino in alcun modo.
Il Bambino ha bisogno di sentirsi dire:* Che gli credete e che siete felici perché ve ne abbiano parlato.* Che non ha fatto nulla di male.* Che farete tutto ciò che potete per fare in modo che ciò non accada di nuovo e che farete tutto il vostro possibile per aiutarlo.* Non promettete al bambino che farete qualche cosa di specifico. Potreste non essere in grado di mantenere quella promessa.* Bambini che segnalano un abuso fisico e sessuale devono essere esaminati da un medico. Se possibile trovate un medico che il bambino conosce o uno che ha esperienza nella gestione di queste situazioni.RICORDARSI CHE: quasi senza eccezioni i bambini non mentono quando dichiarano un abuso, al massimo negano che sia avvenuto.
Denuncia di un sospetto abuso perpetrato ai danni di un bambino
Come dicevamo prima spesso il responsabile è una persona conosciuta della comunità e in questi casi molte persone si troveranno a difendere l’accusato dicendo la classica frase:”E’ una persona per bene, non farebbe mai male a nessuno.. etc etc.” E’ importante quindi ricordarsi di che la responsabilità TOTALE dell'offesa è dell’aggressore! La denuncia PROTEGGE il bambino in questione e può proteggere altri bambini da eventuali futuri abusi. Una persona che denuncia un sospetto di abuso non è responsabile del rovinare la vita dell'accusato. La persona che ha il coraggio e si prende la responsabilità di denunciare l’accaduto sta salvando sia la vittima attuale che una probabile vittima futura.
CHIUNQUE ha il dovere morale di segnalare, mediante denuncia o querela, all'autorità giudiziaria, anche oralmente, un caso ritenuto sospetto di abuso sul minore o di maltrattamento.La denuncia è uno degli atti con cui si acquisisce la notizia di reato che da propulsione alle indagini preliminari. E' ovvio che chi sporge denuncia o querela debba quantomeno rispettare i presupposti previsti dal Codice penale e cioè riportare un fatto totalmente attinente alla realtà dell'accaduto percepito (usando un po' la normale "diligenza del buon padre di famiglia"), salvo incorrere nel reato di calunnia. Per chiarezza non si possono riportare fatti inventati o solo frutto di supposizioni.la denuncia ha il solo compito di "allertare" l' Autorità Giudiziaria di un possibile reato con la relativa conseguenza dell'inizio delle indagini da parte della stessa.Anche se denunciare un abuso può essere difficile, abbiamo l’obbligo di agire per conto di tutti i bambini. Se non lo facciamo noi, chi lo farà?
Articolo scritto sotto la supervisione tecnica e legale di Alessandro Iacovazzi, Dottore in giurisprudenza.Riferimenti alle norme: artt. 331-334 Codice Procedura Penale, artt. 609 bis e ss. e 368 del Codice Penale.
http://psiche-soma.blogspot.com/2007/12/iniziativa-blogger-contro-gli-abusi.html
Se la paura rende muti chiama l'800-025777
Se la paura rende muti, chiama l'800-025777
E' partita ufficialmente mercoledì 12 dicembre la nuova campagna di Telefono Arcobaleno contro gli abusi sui minori intitolata “La paura rende muti: chiama il numero verde 800-025777. Fulcro della campagna, il numero verde dell'associazione 800 025777, che può essere contattato direttamente da bambini, da adolescenti o da adulti che vogliano segnalare una situazione di disagio che coinvolga un minore.
“La paura rende muti”: una iniziativa partita da mercoledì 12 ad opera di Telefono Arcobaleno. Un nuovo impegno nella lotta contro gli abusi sui minori, con cui l'associazione - che dal 1996 si occupa della tutela dei diritti inviolabili dell'infanzia ed è attiva soprattutto nella lotta alla pedofilia on-line - si rivolge agli adulti, perché il bambino vittima di un abuso vive un trauma che raramente gli permette di chiedere aiuto in prima persona. Fulcro della campagna, il numero verde dell'associazione 800 025777, che può essere contattato direttamente da bambini, da adolescenti o da adulti che vogliano segnalare una situazione di disagio che coinvolga un minore; da genitori o familiari che abbiano bisogno di ricevere consigli professionali; da insegnanti ed educatori, o semplicemente da coloro che ricercano informazioni ed orientamento sul tema della tutela dell'infanzia. “Nel corso della nostra lunga esperienza - afferma Silvia Reitano, psicoterapeuta, responsabile della Linea Nazionale contro l’abuso di Telefono Arcobaleno - abbiamo avuto modo di riscontrare che a fronte di un’altissima percentuale di adulti che, ogni giorno, si fa portavoce della sofferenza dei bambini, la percentuale di minori in difficoltà che si rivolge direttamente al nostro numero verde è minima: l’1,5% delle telefonate del 2005 e il 6% del 2006. In particolare, i dati relativi alle telefonate pervenute nel 2005 e nel 2006 mostra un’alta percentuale di genitori (circa il 30%), di vicini di casa (17%) di parenti (13%), che chiama il numero verde per segnalare abusi ai danni di un bambino.” La Linea nazionale contro l'abuso ha lo scopo di accogliere ogni problematica o situazione di disagio in cui - direttamente o indirettamente - siano coinvolti minori. L'accoglienza e la gestione è affidata ad un'equipe pluridisciplinare specializzata costituita da psicoterapeuti, psicologi, assistenti sociali, pedagogisti, consulenti legali, mediatori familiari, informatici, che operano con l'obiettivo di mettere in atto azioni specifiche di rilevazione e presa in carico dei casi di sospetto abuso e maltrattamento in danno di minori. Il servizio si propone non solo quale punto di riferimento per i minori in condizioni di disagio e per le loro famiglie, ma anche come osservatorio sociale sulla condizione dell'infanzia nel nostro Paese. La Linea Nazionale contro L'abuso di Telefono Arcobaleno offre un servizio di ascolto, orientamento e consulenza ed opera in modo strettamente integrato con tutti gli altri nodi della rete sociale di supporto, permettendo uno scambio costante di informazioni e la definizione progressiva di azioni integrate sul territorio.
Per maggiori informazioni: www.telefonoarcobaleno.org
Linda Grilli
E' partita ufficialmente mercoledì 12 dicembre la nuova campagna di Telefono Arcobaleno contro gli abusi sui minori intitolata “La paura rende muti: chiama il numero verde 800-025777. Fulcro della campagna, il numero verde dell'associazione 800 025777, che può essere contattato direttamente da bambini, da adolescenti o da adulti che vogliano segnalare una situazione di disagio che coinvolga un minore.
“La paura rende muti”: una iniziativa partita da mercoledì 12 ad opera di Telefono Arcobaleno. Un nuovo impegno nella lotta contro gli abusi sui minori, con cui l'associazione - che dal 1996 si occupa della tutela dei diritti inviolabili dell'infanzia ed è attiva soprattutto nella lotta alla pedofilia on-line - si rivolge agli adulti, perché il bambino vittima di un abuso vive un trauma che raramente gli permette di chiedere aiuto in prima persona. Fulcro della campagna, il numero verde dell'associazione 800 025777, che può essere contattato direttamente da bambini, da adolescenti o da adulti che vogliano segnalare una situazione di disagio che coinvolga un minore; da genitori o familiari che abbiano bisogno di ricevere consigli professionali; da insegnanti ed educatori, o semplicemente da coloro che ricercano informazioni ed orientamento sul tema della tutela dell'infanzia. “Nel corso della nostra lunga esperienza - afferma Silvia Reitano, psicoterapeuta, responsabile della Linea Nazionale contro l’abuso di Telefono Arcobaleno - abbiamo avuto modo di riscontrare che a fronte di un’altissima percentuale di adulti che, ogni giorno, si fa portavoce della sofferenza dei bambini, la percentuale di minori in difficoltà che si rivolge direttamente al nostro numero verde è minima: l’1,5% delle telefonate del 2005 e il 6% del 2006. In particolare, i dati relativi alle telefonate pervenute nel 2005 e nel 2006 mostra un’alta percentuale di genitori (circa il 30%), di vicini di casa (17%) di parenti (13%), che chiama il numero verde per segnalare abusi ai danni di un bambino.” La Linea nazionale contro l'abuso ha lo scopo di accogliere ogni problematica o situazione di disagio in cui - direttamente o indirettamente - siano coinvolti minori. L'accoglienza e la gestione è affidata ad un'equipe pluridisciplinare specializzata costituita da psicoterapeuti, psicologi, assistenti sociali, pedagogisti, consulenti legali, mediatori familiari, informatici, che operano con l'obiettivo di mettere in atto azioni specifiche di rilevazione e presa in carico dei casi di sospetto abuso e maltrattamento in danno di minori. Il servizio si propone non solo quale punto di riferimento per i minori in condizioni di disagio e per le loro famiglie, ma anche come osservatorio sociale sulla condizione dell'infanzia nel nostro Paese. La Linea Nazionale contro L'abuso di Telefono Arcobaleno offre un servizio di ascolto, orientamento e consulenza ed opera in modo strettamente integrato con tutti gli altri nodi della rete sociale di supporto, permettendo uno scambio costante di informazioni e la definizione progressiva di azioni integrate sul territorio.
Per maggiori informazioni: www.telefonoarcobaleno.org
Linda Grilli
domenica 16 dicembre 2007
Pedofilia Rignano Flaminio:NESSUNO E' STATO SCAGIONATO
DAL SITO http://www.bambinicoraggiosi.com/
Rignano Flaminio: Perché la perizia dei Ris non può escludere che gli abusi ci siano stati
di Roberta Lerici
La fiducia nella giustizia e nella magistratura che continua a indagare sulla tragedia di Rignano Flaminio, mi portano a ritenere che, qualora fosse confermato anche nell’incidente probatorio del 18 dicembre che non vi siano corrispondenze fra i reperti raccolti dai Ris nelle abitazioni e nelle auto di alcuni indagati e i bambini che stanno sostenendo l’incidente probatorio, questo non significherebbe nulla. Oltre al fatto che i reperti siano stati raccolti sei mesi dopo l'inizio delle indagini, devo ricordare che in tutte le sedi giudiziarie in cui si è dovuto analizzare il caso di Rignano Flaminio, nessuno ha mai affermato che i bambini non fossero stati abusati. Se mai, l’incertezza è stata posta sui metodi di attuazione dell’abuso e sull’accertamento delle responsabilità degli indagati per tali abusi (da parte della Cassazione che sulla sentenza del Riesame si è espressa, però, solo sui primi sei casi denunciati e non su tutti i diciannove, senza poter considerare i successivi indizi raccolti). Il valore ed il peso giudiziario della perizia dei Ris si conosceranno solo dopo l’incidente probatorio del 18 dicembre, quando tutte le parti potranno porre domande ai Ris, che spiegheranno nei dettagli le loro conclusioni. Per evitare brutte figure come quella della diffusione di indiscrezioni sulla sentenza della Cassazione in cui molti si sono lanciati ad affermare che “gli abusi andavano cercati fuori dalla scuola”, (fatto che ha costretto a un'immediata smentita il primo Presidente Carbone :“Nella sentenza non è scritto che gli abusi vadano cercati fuori dalla scuola”), penso sia meglio attendere. Meglio evitare titoli come quelli apparsi oggi che attribuiscono alla perizia dei Ris il potere di escludere gli abusi sui bambini. Si può delinquere anche senza lasciare la propria firma, come è avvenuto in due casi recenti. E questo lo dico a prescindere da chi sia il responsabile, visto che solo la magistratura potrà stabilirlo. Il fatto che qui non ci sia stato un omicidio, non significa che non ci sia stato un reato. Il fatto che nessuna perizia dei Ris sul caso Perugia abbia inchiodato l'assassino, significa forse che la studentessa inglese non sia stata uccisa? Significa forse che non ci siano persone indagate? Su questo sito, poi, ho pubblicato numerose sentenze della Cassazione che indicano in modo inequivocabile come la sola testimonianza dei bambini nei processi per abuso sessuale e non solo, abbia portato a condanne definitive, anche in mancanza di altri riscontri. La testimonianza dei bambini ha valore di prova, eppure in molti sembrano non saperlo. In questi giorni i magistrati stanno ascoltando anche bambini più grandi. Le indagini non sono ancora finite. Non è cambiato nulla. Il loro impegno prosegue, perché sapere chi abbia abusato dei bambini di Rignano Flaminio è imprescindibile, non solo per le famiglie e gli abitanti di Rignano, ma per tutto il nostro Paese. Non si può pensare che qualcuno riesca a sfuggire alle maglie della giustizia dopo aver distrutto l’infanzia a tanti bambini e la vita a tanti genitori. Siamo rimasti inorriditi dalle testimonianze rese dai tre bambini che, finora, hanno sostenuto l'incidente probatorio. Erano tra i più piccoli. Ne restano ancora 15 o 18 (se verrà accolta la richiesta del PM di aggiungerne altri tre). Passeremo un altro anno a sentire raccontare orrori. Passeremo un altro anno a sentire una parte di stampa e di opinione pubblica dare dei "bugiardi" a bambini e genitori, e dei “testardi” agli inquirenti. Mentre i bambini continueranno a stare male e i genitori continueranno a farli curare. E’ davvero questo il paese in cui vogliamo vivere?
Fonte:http://www.vivicentro.org/ (pedofilia Rignano Flaminio)
Rignano Flaminio: Perché la perizia dei Ris non può escludere che gli abusi ci siano stati
di Roberta Lerici
La fiducia nella giustizia e nella magistratura che continua a indagare sulla tragedia di Rignano Flaminio, mi portano a ritenere che, qualora fosse confermato anche nell’incidente probatorio del 18 dicembre che non vi siano corrispondenze fra i reperti raccolti dai Ris nelle abitazioni e nelle auto di alcuni indagati e i bambini che stanno sostenendo l’incidente probatorio, questo non significherebbe nulla. Oltre al fatto che i reperti siano stati raccolti sei mesi dopo l'inizio delle indagini, devo ricordare che in tutte le sedi giudiziarie in cui si è dovuto analizzare il caso di Rignano Flaminio, nessuno ha mai affermato che i bambini non fossero stati abusati. Se mai, l’incertezza è stata posta sui metodi di attuazione dell’abuso e sull’accertamento delle responsabilità degli indagati per tali abusi (da parte della Cassazione che sulla sentenza del Riesame si è espressa, però, solo sui primi sei casi denunciati e non su tutti i diciannove, senza poter considerare i successivi indizi raccolti). Il valore ed il peso giudiziario della perizia dei Ris si conosceranno solo dopo l’incidente probatorio del 18 dicembre, quando tutte le parti potranno porre domande ai Ris, che spiegheranno nei dettagli le loro conclusioni. Per evitare brutte figure come quella della diffusione di indiscrezioni sulla sentenza della Cassazione in cui molti si sono lanciati ad affermare che “gli abusi andavano cercati fuori dalla scuola”, (fatto che ha costretto a un'immediata smentita il primo Presidente Carbone :“Nella sentenza non è scritto che gli abusi vadano cercati fuori dalla scuola”), penso sia meglio attendere. Meglio evitare titoli come quelli apparsi oggi che attribuiscono alla perizia dei Ris il potere di escludere gli abusi sui bambini. Si può delinquere anche senza lasciare la propria firma, come è avvenuto in due casi recenti. E questo lo dico a prescindere da chi sia il responsabile, visto che solo la magistratura potrà stabilirlo. Il fatto che qui non ci sia stato un omicidio, non significa che non ci sia stato un reato. Il fatto che nessuna perizia dei Ris sul caso Perugia abbia inchiodato l'assassino, significa forse che la studentessa inglese non sia stata uccisa? Significa forse che non ci siano persone indagate? Su questo sito, poi, ho pubblicato numerose sentenze della Cassazione che indicano in modo inequivocabile come la sola testimonianza dei bambini nei processi per abuso sessuale e non solo, abbia portato a condanne definitive, anche in mancanza di altri riscontri. La testimonianza dei bambini ha valore di prova, eppure in molti sembrano non saperlo. In questi giorni i magistrati stanno ascoltando anche bambini più grandi. Le indagini non sono ancora finite. Non è cambiato nulla. Il loro impegno prosegue, perché sapere chi abbia abusato dei bambini di Rignano Flaminio è imprescindibile, non solo per le famiglie e gli abitanti di Rignano, ma per tutto il nostro Paese. Non si può pensare che qualcuno riesca a sfuggire alle maglie della giustizia dopo aver distrutto l’infanzia a tanti bambini e la vita a tanti genitori. Siamo rimasti inorriditi dalle testimonianze rese dai tre bambini che, finora, hanno sostenuto l'incidente probatorio. Erano tra i più piccoli. Ne restano ancora 15 o 18 (se verrà accolta la richiesta del PM di aggiungerne altri tre). Passeremo un altro anno a sentire raccontare orrori. Passeremo un altro anno a sentire una parte di stampa e di opinione pubblica dare dei "bugiardi" a bambini e genitori, e dei “testardi” agli inquirenti. Mentre i bambini continueranno a stare male e i genitori continueranno a farli curare. E’ davvero questo il paese in cui vogliamo vivere?
Fonte:http://www.vivicentro.org/ (pedofilia Rignano Flaminio)
Giovedì, 13 Dicembre 2007 - 16:24
RIGNANO: RIS, NON TROVATI DNA NE' IMPRONTE DEI BIMBI
ROMA - Nessun reperto sia dal punto di vista del Dna sia dal punto di vista delle impronte digitali, attribuibile ai bambini vittime dei presunti abusi sessuali a Rignano Flaminio, è stato trovato dai carabinieri del Ris su i peluche e l'auto di una delle maestre indagate dalla procura di Tivoli. E' quanto emerge dalla perizia depositata oggi dagli stessi carabinieri del Ris al gip del Tribunale di Tivoli. Nelle oltre mille pagine della perizia svolta dai carabinieri del Ris di Messina, secondo quanto riferito dall'avvocato Roberto Borgogno, uno dei difensori degli indagati Gianfranco Scancarello, autore tv, e della moglie Patrizia Del Meglio, maestra della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio, si afferma che non vi sono elementi che fanno risalire ai bambini ritenuti sessualmente abusati le tracce biologiche ricavate dai peluche sequestrati nella abitazione della Del Meglio e nell'auto di Marisa Pucci, altra maestra finita sotto inchiesta. "E' uno zero assoluto - ha detto Borgogno - dal punto di vista dell'accusa". L'accertamento era stato disposto in sede di incidente probatorio per verificare se le tracce biologiche riscontrate sui peluche e nell'auto della maestra Pucci erano riconducibili ai 19 bimbi della scuola 'Olga Rovere' vittime dei presunti abusi sessuali. I carabinieri del Ris di Messina prelevarono la saliva dei bimbi (da cui hanno ricavato i codici genetici) il 13 novembre scorso. Fu prelevato anche il dna dei sette indagati sempre su disposizione del gip del Tribunale di Tivoli, Elvira Tamburelli. Tutti e sette gli indagati dal pm di Tivoli Marco Mansi, le maestre, la bidella e l'autore tv Gianfranco Scancarello, nonché il benzinaio cingalese Kelum Weramuni Da Silva, si sottoposero al tampone - per il prelievo della saliva - nella caserma dei carabinieri di Bracciano, in provincia di Roma. Una volta isolati i dna di indagati e presunte vittime, i codici genetici sono stati comparati dagli esperti con quelli che gli stessi carabinieri avevano trovato durante le loro indagini su capelli, peli e altro materiale biologico repertato nelle abitazioni, sui peluche, e nelle auto di alcuni dei sette indagati, con esito negativo per l'accusa. La discussione sull'esito delle analisi è comunque prevista il 18 dicembre prossimo.
RIGNANO: RIS, NON TROVATI DNA NE' IMPRONTE DEI BIMBI
ROMA - Nessun reperto sia dal punto di vista del Dna sia dal punto di vista delle impronte digitali, attribuibile ai bambini vittime dei presunti abusi sessuali a Rignano Flaminio, è stato trovato dai carabinieri del Ris su i peluche e l'auto di una delle maestre indagate dalla procura di Tivoli. E' quanto emerge dalla perizia depositata oggi dagli stessi carabinieri del Ris al gip del Tribunale di Tivoli. Nelle oltre mille pagine della perizia svolta dai carabinieri del Ris di Messina, secondo quanto riferito dall'avvocato Roberto Borgogno, uno dei difensori degli indagati Gianfranco Scancarello, autore tv, e della moglie Patrizia Del Meglio, maestra della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio, si afferma che non vi sono elementi che fanno risalire ai bambini ritenuti sessualmente abusati le tracce biologiche ricavate dai peluche sequestrati nella abitazione della Del Meglio e nell'auto di Marisa Pucci, altra maestra finita sotto inchiesta. "E' uno zero assoluto - ha detto Borgogno - dal punto di vista dell'accusa". L'accertamento era stato disposto in sede di incidente probatorio per verificare se le tracce biologiche riscontrate sui peluche e nell'auto della maestra Pucci erano riconducibili ai 19 bimbi della scuola 'Olga Rovere' vittime dei presunti abusi sessuali. I carabinieri del Ris di Messina prelevarono la saliva dei bimbi (da cui hanno ricavato i codici genetici) il 13 novembre scorso. Fu prelevato anche il dna dei sette indagati sempre su disposizione del gip del Tribunale di Tivoli, Elvira Tamburelli. Tutti e sette gli indagati dal pm di Tivoli Marco Mansi, le maestre, la bidella e l'autore tv Gianfranco Scancarello, nonché il benzinaio cingalese Kelum Weramuni Da Silva, si sottoposero al tampone - per il prelievo della saliva - nella caserma dei carabinieri di Bracciano, in provincia di Roma. Una volta isolati i dna di indagati e presunte vittime, i codici genetici sono stati comparati dagli esperti con quelli che gli stessi carabinieri avevano trovato durante le loro indagini su capelli, peli e altro materiale biologico repertato nelle abitazioni, sui peluche, e nelle auto di alcuni dei sette indagati, con esito negativo per l'accusa. La discussione sull'esito delle analisi è comunque prevista il 18 dicembre prossimo.
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Rignano Flaminio: perizie Ris
Molestava i bambini in parrocchia, condannato a sette anni
Ma il giovane informatico reggiano Andrea Terzi sta compiendo un percorso di recupero
REGGIO EMILIA (14 DIC. 2007) - Sette anni di carcere. E' la condanna che dovrà scontare Andrea Terzi, il tecnico informatico di 31 anni di Gualtieri che ha confessato di aver molestato due bambini che frequentavano la parrocchia del paese, dove lavorava come educatore, e di aver conservato sul suo computer materiale pedo-pornografico che poi divulgava tramite internet. Il giovane dovrà anche pagare 24 mila e 500 euro di multa. Il collegio dei giudici, presieduto da Pietro Fanile, è rimasto in camera di consiglio per tre ore prima di emettere, intorno alle 13, la sentenza.
In aula c'era anche l'imputato, accompagnato dal suo difensore, l'avvocato Mario Burani. Il legale ha chiesto una pena che potesse permettergli il reinserimento sociale, sottolineando come il giovane si sia sempre dimostrato collaborativo nei confronti degli inquirenti, chiedendo egli stesso che il suo pc fosse sequestrato per non cadere in tentanzione, e come da due anni stia seguendo un percorso di cura. Andrea Terzi era stato arrestato il 10 gennaio 2006. Le indagini relative a un giro di pedofilia in rete erano partite dalla procura di Milano e avevano portato all'insospettabile esperto informatico, titolare di una piccola impresa di servizi, volontario nella parrocchia del paese.
Ma proprio durante la sua attività di educatore, negli anni dal 2000 al 2003, il giovane avvicinava i bambini, li ricopriva di attenzioni per conquistare la loro fiducia. Poi li accompagnava in luoghi appartati, abusava di loro, li filmava e fotografava per poi scambiare il materiale con altri pedofili sul web. Contro di lui c'è la denuncia di due piccoli che oggi hanno 12 e 13 anni. Nell'udienza precedente, il pm Maria Rita Pantanti aveva chiesto una condanna a 10 anni di reclusione e il pagamento di una multa di 30 mila euro. Le famiglie delle due vittime sono già state risarcite e sono uscite dal processo. Terzi, agli arresti domiciliari da alcuni mesi, ha già scontato due anni di reclusione. Gliene restano altri cinque. Il suo avvocato sta valutando il ricorso in appello. I giudici hanno inoltre decretato l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e non solo: Andrea Terzi non potrà mai più fare l'educatore.
REGGIO EMILIA (14 DIC. 2007) - Sette anni di carcere. E' la condanna che dovrà scontare Andrea Terzi, il tecnico informatico di 31 anni di Gualtieri che ha confessato di aver molestato due bambini che frequentavano la parrocchia del paese, dove lavorava come educatore, e di aver conservato sul suo computer materiale pedo-pornografico che poi divulgava tramite internet. Il giovane dovrà anche pagare 24 mila e 500 euro di multa. Il collegio dei giudici, presieduto da Pietro Fanile, è rimasto in camera di consiglio per tre ore prima di emettere, intorno alle 13, la sentenza.
In aula c'era anche l'imputato, accompagnato dal suo difensore, l'avvocato Mario Burani. Il legale ha chiesto una pena che potesse permettergli il reinserimento sociale, sottolineando come il giovane si sia sempre dimostrato collaborativo nei confronti degli inquirenti, chiedendo egli stesso che il suo pc fosse sequestrato per non cadere in tentanzione, e come da due anni stia seguendo un percorso di cura. Andrea Terzi era stato arrestato il 10 gennaio 2006. Le indagini relative a un giro di pedofilia in rete erano partite dalla procura di Milano e avevano portato all'insospettabile esperto informatico, titolare di una piccola impresa di servizi, volontario nella parrocchia del paese.
Ma proprio durante la sua attività di educatore, negli anni dal 2000 al 2003, il giovane avvicinava i bambini, li ricopriva di attenzioni per conquistare la loro fiducia. Poi li accompagnava in luoghi appartati, abusava di loro, li filmava e fotografava per poi scambiare il materiale con altri pedofili sul web. Contro di lui c'è la denuncia di due piccoli che oggi hanno 12 e 13 anni. Nell'udienza precedente, il pm Maria Rita Pantanti aveva chiesto una condanna a 10 anni di reclusione e il pagamento di una multa di 30 mila euro. Le famiglie delle due vittime sono già state risarcite e sono uscite dal processo. Terzi, agli arresti domiciliari da alcuni mesi, ha già scontato due anni di reclusione. Gliene restano altri cinque. Il suo avvocato sta valutando il ricorso in appello. I giudici hanno inoltre decretato l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e non solo: Andrea Terzi non potrà mai più fare l'educatore.
AFRICA/GIBUTI - “Stiamo cercando di risolvere la vicenda nel modo migliore perché sono sicuro dell’innocenza di don Sandro”
dice il vescovo di Gibuti commentando la detenzione del sacerdote
Gibuti (Agenzia Fides)-“Stiamo cercando di risolvere la questione nel modo migliore e di ottenere presto la liberazione di don Sandro” dice all’Agenzia Fides S.E. Mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti, il cui Vicario Generale don Sandro De Pretis è in carcere dal 28 ottobre, senza alcuna accusa precisa.“Sono completamente certo dell’innocenza di don Sandro, anche perché ad aprile, dopo che erano iniziate a circolare delle voci sul suo conto, ho svolto personalmente un’accurata inchiesta e non è emerso nulla che potesse avvalora quelle accuse” precisa il Vescovo di Gibuti. Don Sandro si trova al momento in reclusione preventiva in attesa di giudizio . Secondo il settimanale diocesano la “Vita Trentina” “''appaiono ridicole le ipotesi che ventilerebbero un suo coinvolgimento in una rete di pedofilia, in seguito alla scoperta di una serie di sue fotografie in cui appaiono anche bambini. Si tratta infatti delle stesse foto che don Sandro, all'inizio dell'estate, portò alla redazione di “Vita Trentina” per arricchire l'archivio fotografico, povero di immagini originali del Corno d'Africa”.“Don Sandro è una persona molto attiva e forse ha dato fastidio a qualcuno” avanza l’ipotesi Mons. Bertin. “La vicenda parte dalle accuse lanciata da un’associazione espulsa anni dalla Caritas, con la quale si è giunti di recente a risolvere una vertenza giudiziaria durata 10 anni. Sono comunque fiducioso che si farà completa chiarezza sulla vicenda e che don Sandro verrà riconosciuto innocente” conclude Mons. Bertin.
(L.M.) (Agenzia Fides 14/12/2007 )
Gibuti (Agenzia Fides)-“Stiamo cercando di risolvere la questione nel modo migliore e di ottenere presto la liberazione di don Sandro” dice all’Agenzia Fides S.E. Mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti, il cui Vicario Generale don Sandro De Pretis è in carcere dal 28 ottobre, senza alcuna accusa precisa.“Sono completamente certo dell’innocenza di don Sandro, anche perché ad aprile, dopo che erano iniziate a circolare delle voci sul suo conto, ho svolto personalmente un’accurata inchiesta e non è emerso nulla che potesse avvalora quelle accuse” precisa il Vescovo di Gibuti. Don Sandro si trova al momento in reclusione preventiva in attesa di giudizio . Secondo il settimanale diocesano la “Vita Trentina” “''appaiono ridicole le ipotesi che ventilerebbero un suo coinvolgimento in una rete di pedofilia, in seguito alla scoperta di una serie di sue fotografie in cui appaiono anche bambini. Si tratta infatti delle stesse foto che don Sandro, all'inizio dell'estate, portò alla redazione di “Vita Trentina” per arricchire l'archivio fotografico, povero di immagini originali del Corno d'Africa”.“Don Sandro è una persona molto attiva e forse ha dato fastidio a qualcuno” avanza l’ipotesi Mons. Bertin. “La vicenda parte dalle accuse lanciata da un’associazione espulsa anni dalla Caritas, con la quale si è giunti di recente a risolvere una vertenza giudiziaria durata 10 anni. Sono comunque fiducioso che si farà completa chiarezza sulla vicenda e che don Sandro verrà riconosciuto innocente” conclude Mons. Bertin.
(L.M.) (Agenzia Fides 14/12/2007 )
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sabato 15 dicembre 2007
Il caso del missionario trentino in carcere a Gibuti. Il sospetto: ‘’Usato come capro espiatorio’‘
di Barbara Marino/ 15/12/2007
Il missionario trentino don Sandro De Pretis, da più di 40 giorni agli arresti senza un’accusa precisa Gibuti. La magistratura locale parla di pedofilia: per la Chiesa "è ridicolo". Attivate le diplomazie della Farnesina e della Segreteria di Stato.
È in carcere dal 28 ottobre don Sandro De Pretis, 52 anni, dal 1993 sacerdote della diocesi di Trento, missionario nel Gibuti, piccolo stato africano del corno d’Africa. Rischia l’espulsione. "Per la prima volta nella mia vita sono per così dire senza difesa, senza possibilità di agire, radicalmente ‘povero’ e privato della libertà. Ora porto una croce molto pesante e posso solamente aver fiducia in Dio affinché non duri troppo a lungo. Spero possa risultarne un frutto spirituale per me e per altre persone".È un passaggio forte della lettera che don Sandro De Pretis ha inviato, in francese, alla redazione di Vita trentina, dal carcere di Gadobe nei pressi di Gibuti, dove è agli arresti dal 28 ottobre scorso, senza alcuna accusa precisa formalizzata nei suoi confronti: "Tecnicamente, una detenzione preventiva in attesa di giudizio", scrive don Sandro stesso nella sua sofferta lettera. "Da qualche anno io vengo regolarmente alla prigione per visitare i detenuti. Ora è il mio turno di avere delle visite …". Stempera la tensione di 40 giorni di reclusione don Sandro.È destinata a tutti gli amici che "pregano per me" la lettera di don Sandro De Pretis da Gadobe, rinchiuso da solo in una parte del carcere che - nonostante il peso dell’isolamento - egli riesce a valutare come una forma di trattamento di riguardo", perché "gli altri prigionieri devono invece condividere lo stesso locale". "Non so quali erano i sentimenti di San Paolo in prigione - scrive il missionario trentino - ma i miei pensieri sono dominati dall’impressione di quanto sia strano vivere in questa situazione". Sveglia alle 6, visita delle guardie alle 7, la possibilità di qualche visita alle 11 (talvolta lo stesso vescovo Bertin o le suore che - annota don Sandro - "mi procurano il cibo e le bevande"), fino al buio delle 18, quando si corica per non accendere la luce al neon che attira le zanzare. "Io non so come potrei far fronte a questa situazione senza la fede in Dio - continua don Sandro, accennando alla sua lettura dei Salmi - senza la preghiera, senza la coscienza di essere sostenuto dalla preghiera delle altre persone e dall’affetto di quanti mi conoscono. Infine, mi sostiene la coscienza di essere innocente riguardo a tutte le accuse per le quali sono stato portato in prigione". "Nello stesso tempo - precisa - la croce prende un rilievo più profondo".Al momento, le condizioni fisiche e psicologiche di don Sandro non destano preoccupazione. È sì in isolamento (ma questo provvedimento è stato preso a sua tutela), ogni giorno riceve la visita delle suore, che gli portano i pasti. Anche il vescovo del Gibuti, il padovano mons. Giorgio Bertin e i funzionari del Consolato italiano, non appena possono lo vanno a trovare. Sino ad oggi hanno trovato porte aperte e disponibilità.
Il missionario trentino don Sandro De Pretis, da più di 40 giorni agli arresti senza un’accusa precisa Gibuti. La magistratura locale parla di pedofilia: per la Chiesa "è ridicolo". Attivate le diplomazie della Farnesina e della Segreteria di Stato.
È in carcere dal 28 ottobre don Sandro De Pretis, 52 anni, dal 1993 sacerdote della diocesi di Trento, missionario nel Gibuti, piccolo stato africano del corno d’Africa. Rischia l’espulsione. "Per la prima volta nella mia vita sono per così dire senza difesa, senza possibilità di agire, radicalmente ‘povero’ e privato della libertà. Ora porto una croce molto pesante e posso solamente aver fiducia in Dio affinché non duri troppo a lungo. Spero possa risultarne un frutto spirituale per me e per altre persone".È un passaggio forte della lettera che don Sandro De Pretis ha inviato, in francese, alla redazione di Vita trentina, dal carcere di Gadobe nei pressi di Gibuti, dove è agli arresti dal 28 ottobre scorso, senza alcuna accusa precisa formalizzata nei suoi confronti: "Tecnicamente, una detenzione preventiva in attesa di giudizio", scrive don Sandro stesso nella sua sofferta lettera. "Da qualche anno io vengo regolarmente alla prigione per visitare i detenuti. Ora è il mio turno di avere delle visite …". Stempera la tensione di 40 giorni di reclusione don Sandro.È destinata a tutti gli amici che "pregano per me" la lettera di don Sandro De Pretis da Gadobe, rinchiuso da solo in una parte del carcere che - nonostante il peso dell’isolamento - egli riesce a valutare come una forma di trattamento di riguardo", perché "gli altri prigionieri devono invece condividere lo stesso locale". "Non so quali erano i sentimenti di San Paolo in prigione - scrive il missionario trentino - ma i miei pensieri sono dominati dall’impressione di quanto sia strano vivere in questa situazione". Sveglia alle 6, visita delle guardie alle 7, la possibilità di qualche visita alle 11 (talvolta lo stesso vescovo Bertin o le suore che - annota don Sandro - "mi procurano il cibo e le bevande"), fino al buio delle 18, quando si corica per non accendere la luce al neon che attira le zanzare. "Io non so come potrei far fronte a questa situazione senza la fede in Dio - continua don Sandro, accennando alla sua lettura dei Salmi - senza la preghiera, senza la coscienza di essere sostenuto dalla preghiera delle altre persone e dall’affetto di quanti mi conoscono. Infine, mi sostiene la coscienza di essere innocente riguardo a tutte le accuse per le quali sono stato portato in prigione". "Nello stesso tempo - precisa - la croce prende un rilievo più profondo".Al momento, le condizioni fisiche e psicologiche di don Sandro non destano preoccupazione. È sì in isolamento (ma questo provvedimento è stato preso a sua tutela), ogni giorno riceve la visita delle suore, che gli portano i pasti. Anche il vescovo del Gibuti, il padovano mons. Giorgio Bertin e i funzionari del Consolato italiano, non appena possono lo vanno a trovare. Sino ad oggi hanno trovato porte aperte e disponibilità.
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venerdì 14 dicembre 2007
Ma i pedofili non guariscono
ALESSANDRO CALDERONI
Lo afferma lo psicologo che cura, fra gli altri, anche i preti che abusano di minorenni. Per questo, spiega, non è prudente lasciarli al loro incarico. Amezzo chilometro dalla Basilica di San Pietro, in Vaticano, lavora un professionista che conosce i più cupi segreti di alcuni membri del clero. Non è un confessore ma un clinico. Poco meno di sessant’anni, origini pugliesi, uomo di scienza prima che uomo di fede, Aureliano Pacciolla insegna psicologia della personalità alla Lumsa ed è psicoterapeuta orientato verso l’ipnosi e il cognitivismo. Dirige la collana Psicologia e interdisciplinarità dell’editore Laurus Robuffo ed è consulente tecnico del tribunale di Roma e della Sacra rota. Il suo campo d’azione specifico riguarda l’abuso sessuale: in particolare l’abuso su minorenni e la pedofilia.
In qualità di terapeuta tenta il recupero di pazienti che si sono macchiati di questi reati anche all’interno del clero. In veste di studioso e ricercatore, è chiamato a tenere corsi di aggiornamento per superiori del clero, su questi temi. «Il primo caso di cui mi sono occupato riguardava un laico e mi ha insegnato che riconoscere un pedofilo non è cosa semplice, anche se sei un esperto» spiega Pacciolla. «Bruno aveva 35 anni e veniva da me per curare i suoi stati d’ansia dovuti alla separazione dalla moglie e alla disoccupazione. Dopo 2 anni di trattamento, di punto in bianco, mi rivelò che molto tempo prima aveva abusato di sua figlia, quando lei aveva 4 anni. La toccava mentre dormiva». Come andò a finire? La ragazza a 16 anni soffriva di stati dissociativi che non le permettevano di studiare con profitto. Il padre sparì poco dopo avermi rivelato il suo segreto. Quando vide il primo pedofilo in abito talare? Era il 1995 e mi trovavo fuori Roma. Un viceparroco di 29 anni trovò un pretesto per avvicinarmi e mi confidò che allenava la squadra di calcio dell’oratorio e al termine delle partite si improvvisava massaggiatore per toccare i bambini di 8-9 anni. Dopo il racconto, non si fece più vivo. Ricordo anche il caso di un frate straniero 55enne: da un lato aveva un’autentica ossessione per l’orario delle messe e per alcune sequenze di preghiere; dall’altro metteva in pratica fantasie masturbatorie con bambini, con la scusa che «anche loro sorridevano. Messo di fronte al fatto che un bambino non può scegliere liberamente di partecipare a un atto sessuale, dopo tre sedute si volatilizzò pure lui. In entrambi i casi segnalai i soggetti al vescovo di riferimento e all’autorità giudiziaria. Lei denuncia i suoi pazienti? L’obbligo di referto prevale sul segreto professionale quando è a rischio un bene comune. Poiché arrestare le tendenze pedofile di un soggetto è impossibile, occorre impedirgli di delinquere ulteriormente. Le sue segnalazioni hanno sempre effetto? Intervenni ripetutamente contro un prete che aveva abusato di sette adolescenti e pretendeva addirittura di farsi nominare superiore. Non finì in galera ma restò al suo posto. A poco a poco le famiglie coinvolte ritirarono le denunce e il caso si spense. Ma di certo quel frate non è guarito. Un pedofilo è incurabile? Curabile ma inguaribile, a mio parere. Primo, è veramente difficile che un pedofilo venga a chiedere aiuto da solo: arriva in terapia per altri disturbi o se viene implicato in vicende giudiziarie. Secondo, un pedofilo non riconosce la propria inclinazione, oppure non ritiene che abbia una connotazione negativa. Terzo, trattandosi di una preferenza sessuale, è pressoché impossibile variarla clinicamente. Quarto, messo davanti ai dati di fatto, in poche sedute il pedofilo abbandona il trattamento. Cosa pensa dell’ipotesi di castrazione chimica? Elimina solo l’erezione ma il pedofilo resta tale e sfoga le proprie pulsioni con altre parti del corpo, anche con maggiore veemenza a causa della frustrazione. Come si interviene allora su un paziente affetto da pedofilia? Somministrandogli antidepressivi Ssri a basso dosaggio lo si rende più permeabile al colloquio psicoterapeutico. In quella sede è possibile abituarlo a riconoscere in anticipo le immagini mentali che lo portano all’eccitazione, aumentando quindi le sue possibilità di autocontrollo. Ma anche quando il soggetto è collaborativo resta come un vulcano spento che può esplodere improvvisamente. Per questa ragione non credo sia prudente che i sacerdoti pedofili tornino ai loro incarichi. Il Vaticano cosa le dice? Personalmente non ho mai subito alcuna censura, anche se so che in non pochi casi è stata messa in atto una vera e propria «cover up policy» da parte di soggetti ecclesiastici. Non sempre le autorità ecclesiastiche hanno collaborato con le indagini delle autorità giudiziarie. Ora sembra che vi sia maggiore disponibilità, ma le resistenze sono ancora eccessive. In tribunale i casi di pedofilia in seno al clero sono sempre più frequenti. Il fenomeno è in crescita? È solo una questione di visibilità. Il clero dei paesi anglosassoni ha una maggiore percentuale di casi di pedofilia conclamata perché i loro sistemi giudiziari vantano certezza e immediatezza della pena. Al contrario, dove la pena è solo probabile e lontana nel tempo, la denuncia diventa una fonte di stress per la vittima e i suoi familiari. Alcuni poi ritengono che nelle culture latine, a prevalenza cattolica, sia più facile per la Chiesa tenere nascosta un’infamia. Ci sono differenze tra pedofili laici ed ecclesiastici? No. Le cause sono comuni: traumi subiti in infanzia o desiderio di provare nuove esperienze. Per tutti e due la pedofilia può essere una patologia, se la tendenza è stabile nel tempo, o soltanto un reato, per il quale basta un unico atto sessuale. Chi è la vittima tipo del prete pedofilo? I sacerdoti abusanti di orientamento eterosessuale molestano di solito le fedeli adulte e, meno frequentemente, suore e bambine. I sacerdoti pedofili con orientamento omosessuale, invece, statisticamente prediligono i bambini, specialmente prepuberi. Cosa succede a questi bambini quando diventano grandi? Difficile dirlo. Molti accusano un grave disturbo di personalità, detto borderline. Spesso i maschi esternalizzano la sofferenza diventando a loro volta abusanti, mentre le femmine soffrono in modo più intimo. Si è mai lasciato sopraffare dall’orrore di un racconto? Non posso dimenticare la storia di un quarantenne che dopo aver abusato della figlia primogenita, ormai diciassettenne, si era dedicato ai due gemelli secondogeniti, dodicenni: un maschio e una femmina. Violentava entrambi e, quando la bimba rimase incinta, la portò ad abortire firmando perché uscisse in anticipo dall’ospedale per poterla subito violentare di nuovo. Al termine dell’incidente probatorio andai nel bagno del tribunale a piangere.
Panorama n. 50 dicembre 2007
Fonte:http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/83
Lo afferma lo psicologo che cura, fra gli altri, anche i preti che abusano di minorenni. Per questo, spiega, non è prudente lasciarli al loro incarico. Amezzo chilometro dalla Basilica di San Pietro, in Vaticano, lavora un professionista che conosce i più cupi segreti di alcuni membri del clero. Non è un confessore ma un clinico. Poco meno di sessant’anni, origini pugliesi, uomo di scienza prima che uomo di fede, Aureliano Pacciolla insegna psicologia della personalità alla Lumsa ed è psicoterapeuta orientato verso l’ipnosi e il cognitivismo. Dirige la collana Psicologia e interdisciplinarità dell’editore Laurus Robuffo ed è consulente tecnico del tribunale di Roma e della Sacra rota. Il suo campo d’azione specifico riguarda l’abuso sessuale: in particolare l’abuso su minorenni e la pedofilia.
In qualità di terapeuta tenta il recupero di pazienti che si sono macchiati di questi reati anche all’interno del clero. In veste di studioso e ricercatore, è chiamato a tenere corsi di aggiornamento per superiori del clero, su questi temi. «Il primo caso di cui mi sono occupato riguardava un laico e mi ha insegnato che riconoscere un pedofilo non è cosa semplice, anche se sei un esperto» spiega Pacciolla. «Bruno aveva 35 anni e veniva da me per curare i suoi stati d’ansia dovuti alla separazione dalla moglie e alla disoccupazione. Dopo 2 anni di trattamento, di punto in bianco, mi rivelò che molto tempo prima aveva abusato di sua figlia, quando lei aveva 4 anni. La toccava mentre dormiva». Come andò a finire? La ragazza a 16 anni soffriva di stati dissociativi che non le permettevano di studiare con profitto. Il padre sparì poco dopo avermi rivelato il suo segreto. Quando vide il primo pedofilo in abito talare? Era il 1995 e mi trovavo fuori Roma. Un viceparroco di 29 anni trovò un pretesto per avvicinarmi e mi confidò che allenava la squadra di calcio dell’oratorio e al termine delle partite si improvvisava massaggiatore per toccare i bambini di 8-9 anni. Dopo il racconto, non si fece più vivo. Ricordo anche il caso di un frate straniero 55enne: da un lato aveva un’autentica ossessione per l’orario delle messe e per alcune sequenze di preghiere; dall’altro metteva in pratica fantasie masturbatorie con bambini, con la scusa che «anche loro sorridevano. Messo di fronte al fatto che un bambino non può scegliere liberamente di partecipare a un atto sessuale, dopo tre sedute si volatilizzò pure lui. In entrambi i casi segnalai i soggetti al vescovo di riferimento e all’autorità giudiziaria. Lei denuncia i suoi pazienti? L’obbligo di referto prevale sul segreto professionale quando è a rischio un bene comune. Poiché arrestare le tendenze pedofile di un soggetto è impossibile, occorre impedirgli di delinquere ulteriormente. Le sue segnalazioni hanno sempre effetto? Intervenni ripetutamente contro un prete che aveva abusato di sette adolescenti e pretendeva addirittura di farsi nominare superiore. Non finì in galera ma restò al suo posto. A poco a poco le famiglie coinvolte ritirarono le denunce e il caso si spense. Ma di certo quel frate non è guarito. Un pedofilo è incurabile? Curabile ma inguaribile, a mio parere. Primo, è veramente difficile che un pedofilo venga a chiedere aiuto da solo: arriva in terapia per altri disturbi o se viene implicato in vicende giudiziarie. Secondo, un pedofilo non riconosce la propria inclinazione, oppure non ritiene che abbia una connotazione negativa. Terzo, trattandosi di una preferenza sessuale, è pressoché impossibile variarla clinicamente. Quarto, messo davanti ai dati di fatto, in poche sedute il pedofilo abbandona il trattamento. Cosa pensa dell’ipotesi di castrazione chimica? Elimina solo l’erezione ma il pedofilo resta tale e sfoga le proprie pulsioni con altre parti del corpo, anche con maggiore veemenza a causa della frustrazione. Come si interviene allora su un paziente affetto da pedofilia? Somministrandogli antidepressivi Ssri a basso dosaggio lo si rende più permeabile al colloquio psicoterapeutico. In quella sede è possibile abituarlo a riconoscere in anticipo le immagini mentali che lo portano all’eccitazione, aumentando quindi le sue possibilità di autocontrollo. Ma anche quando il soggetto è collaborativo resta come un vulcano spento che può esplodere improvvisamente. Per questa ragione non credo sia prudente che i sacerdoti pedofili tornino ai loro incarichi. Il Vaticano cosa le dice? Personalmente non ho mai subito alcuna censura, anche se so che in non pochi casi è stata messa in atto una vera e propria «cover up policy» da parte di soggetti ecclesiastici. Non sempre le autorità ecclesiastiche hanno collaborato con le indagini delle autorità giudiziarie. Ora sembra che vi sia maggiore disponibilità, ma le resistenze sono ancora eccessive. In tribunale i casi di pedofilia in seno al clero sono sempre più frequenti. Il fenomeno è in crescita? È solo una questione di visibilità. Il clero dei paesi anglosassoni ha una maggiore percentuale di casi di pedofilia conclamata perché i loro sistemi giudiziari vantano certezza e immediatezza della pena. Al contrario, dove la pena è solo probabile e lontana nel tempo, la denuncia diventa una fonte di stress per la vittima e i suoi familiari. Alcuni poi ritengono che nelle culture latine, a prevalenza cattolica, sia più facile per la Chiesa tenere nascosta un’infamia. Ci sono differenze tra pedofili laici ed ecclesiastici? No. Le cause sono comuni: traumi subiti in infanzia o desiderio di provare nuove esperienze. Per tutti e due la pedofilia può essere una patologia, se la tendenza è stabile nel tempo, o soltanto un reato, per il quale basta un unico atto sessuale. Chi è la vittima tipo del prete pedofilo? I sacerdoti abusanti di orientamento eterosessuale molestano di solito le fedeli adulte e, meno frequentemente, suore e bambine. I sacerdoti pedofili con orientamento omosessuale, invece, statisticamente prediligono i bambini, specialmente prepuberi. Cosa succede a questi bambini quando diventano grandi? Difficile dirlo. Molti accusano un grave disturbo di personalità, detto borderline. Spesso i maschi esternalizzano la sofferenza diventando a loro volta abusanti, mentre le femmine soffrono in modo più intimo. Si è mai lasciato sopraffare dall’orrore di un racconto? Non posso dimenticare la storia di un quarantenne che dopo aver abusato della figlia primogenita, ormai diciassettenne, si era dedicato ai due gemelli secondogeniti, dodicenni: un maschio e una femmina. Violentava entrambi e, quando la bimba rimase incinta, la portò ad abortire firmando perché uscisse in anticipo dall’ospedale per poterla subito violentare di nuovo. Al termine dell’incidente probatorio andai nel bagno del tribunale a piangere.
Panorama n. 50 dicembre 2007
Fonte:http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/83
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giovedì 13 dicembre 2007
Il Partito dei Pedofili
NON AVETE BISOGNO DI CERCARLO IN OLANDA,
ce lo avete sotto il naso. Lo trovate tutte le domeniche quando andate in una delle sue sedi distaccate. E’ il più grande partito pedofilo del mondo, ramificato in tutto il pianeta, con migliaia di piccole vittime, specializzato nella protezione dei suoi membri. Dal presidente all’ultimo iscritto, quando un membro è accusato di pedofilia tutti fanno quadrato per sottrarlo alla giustizia. Le piccole vittime? Che si arrangino, è un problema che non li riguarda, il Partito si preoccupa soltanto della propria sopravvivenza. PATRIZIA E SILVANA, DUE MAESTRE di Rignano Flaminio (Roma) che a tempo perso insegnano la dottrina del Partito in una sede, sono accusate di avere organizzato sedute di pedofilia con ripugnanti pratiche imposte a bambini di tre o quattro anni. Le prove sono schiaccianti, i bambini hanno fatto disegni inequivocabili, ma il segretario di sezione Erri Rocchi mette subito le mani avanti accusando le malelingue di essersi inventate tutto. La reazione è emblematica perché, in tutti gli innumerevoli casi di pedofilia, non se ne ricorda uno sola in cui il Partito abbia denunciato il colpevole o almeno non abbia tentato d’intralciare l’opera della giustizia. Davanti a ogni crimine la parola d’ordine è una sola: negare, negare, negare. Quando scoppia lo scandalo della succursale americana, il Partito fa quadrato per proteggere i colpevoli e manifesta una complicità totale. Un membro è accusato in America? Il Partito lo trasferisce in Italia. Un membro è accusato in Italia? Il Partito lo trasferisce in America. Un membro nigeriano accusato di pedofilia nel suo paese è stato recentemente arrestato in Italia per lo stesso crimine. Grazie al Partito, ha potuto colpire ancora. NEL 1998 IL PRESIDENTE WOJTYLA, oggi defunto, si oppone con tutte le sue forze alla rimozione di Groer, un capo sezione austriaco accusato di violenze sui bambini e solamente sotto la pressione delle famiglie delle vittime finisce per promuoverlo alla sezione di Vienna, ovviamente per permettergli di violentare altri bambini. L’attuale presidente Ratzinger ha controfirmato "Crimen Solicitationis", un documento redatto nel 1962 dal vicesegretario Alfredo Ottaviani e approvato dall’allora presidente Angelo Roncalli in cui si minaccia la radiazione immediata a qualunque membro riveli gli affari di pedofilia del Partito. Il segreto è imposto non soltanto al colpevole, ma anche alla vittima. Entrambi devono promettere solennemente “di mantenere il segreto, pena la radiazione”. Si ordina ai segretari regionali di effettuare le inchieste “nel più grande segreto” e “in un silenzio perpetuo”. La descrizione degli atti da nascondere dà un’idea di quello che fanno i membri per passare il tempo: “aggressione sessuale commessa da un membro”, “aggressioni su bambini dei due sessi, atti compiuti su animali”. IL PROBLEMA È CHE i membri di questo partito hanno spesso la doppia tessera. Sono presenti in tutti i partiti italiani, occupano molti posti chiave nell’ambito del governo e pretendono d’imporre la loro morale sessuale. Dragor
Pubblicato da: Il direttore della www.1922lasegretissima.com a 20.29
ce lo avete sotto il naso. Lo trovate tutte le domeniche quando andate in una delle sue sedi distaccate. E’ il più grande partito pedofilo del mondo, ramificato in tutto il pianeta, con migliaia di piccole vittime, specializzato nella protezione dei suoi membri. Dal presidente all’ultimo iscritto, quando un membro è accusato di pedofilia tutti fanno quadrato per sottrarlo alla giustizia. Le piccole vittime? Che si arrangino, è un problema che non li riguarda, il Partito si preoccupa soltanto della propria sopravvivenza. PATRIZIA E SILVANA, DUE MAESTRE di Rignano Flaminio (Roma) che a tempo perso insegnano la dottrina del Partito in una sede, sono accusate di avere organizzato sedute di pedofilia con ripugnanti pratiche imposte a bambini di tre o quattro anni. Le prove sono schiaccianti, i bambini hanno fatto disegni inequivocabili, ma il segretario di sezione Erri Rocchi mette subito le mani avanti accusando le malelingue di essersi inventate tutto. La reazione è emblematica perché, in tutti gli innumerevoli casi di pedofilia, non se ne ricorda uno sola in cui il Partito abbia denunciato il colpevole o almeno non abbia tentato d’intralciare l’opera della giustizia. Davanti a ogni crimine la parola d’ordine è una sola: negare, negare, negare. Quando scoppia lo scandalo della succursale americana, il Partito fa quadrato per proteggere i colpevoli e manifesta una complicità totale. Un membro è accusato in America? Il Partito lo trasferisce in Italia. Un membro è accusato in Italia? Il Partito lo trasferisce in America. Un membro nigeriano accusato di pedofilia nel suo paese è stato recentemente arrestato in Italia per lo stesso crimine. Grazie al Partito, ha potuto colpire ancora. NEL 1998 IL PRESIDENTE WOJTYLA, oggi defunto, si oppone con tutte le sue forze alla rimozione di Groer, un capo sezione austriaco accusato di violenze sui bambini e solamente sotto la pressione delle famiglie delle vittime finisce per promuoverlo alla sezione di Vienna, ovviamente per permettergli di violentare altri bambini. L’attuale presidente Ratzinger ha controfirmato "Crimen Solicitationis", un documento redatto nel 1962 dal vicesegretario Alfredo Ottaviani e approvato dall’allora presidente Angelo Roncalli in cui si minaccia la radiazione immediata a qualunque membro riveli gli affari di pedofilia del Partito. Il segreto è imposto non soltanto al colpevole, ma anche alla vittima. Entrambi devono promettere solennemente “di mantenere il segreto, pena la radiazione”. Si ordina ai segretari regionali di effettuare le inchieste “nel più grande segreto” e “in un silenzio perpetuo”. La descrizione degli atti da nascondere dà un’idea di quello che fanno i membri per passare il tempo: “aggressione sessuale commessa da un membro”, “aggressioni su bambini dei due sessi, atti compiuti su animali”. IL PROBLEMA È CHE i membri di questo partito hanno spesso la doppia tessera. Sono presenti in tutti i partiti italiani, occupano molti posti chiave nell’ambito del governo e pretendono d’imporre la loro morale sessuale. Dragor
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Maestra che lanciò feci ad un bambino potrebbe mantenere il posto
di Scott Valentine, 4 Aprile 2007
AMEDT TORONTO (Reuters) - La direttrice di una scuola di Toronto che si è dichiarata colpevole di aver lanciato escrementi umani addosso ad un bambino di 12 anni potrebbe comunque mantenere il suo posto di lavoro, secondo quanto riferito Martedì da alcuni funzionari. "E' probabile che ritornerà a lavorare nella stessa posizione che aveva," ha dichiarato Grant Bower, un avvocato del Toronto District School Board. Maria Pantalone, 9 anni, sorella del vice-sindaco di Toronto, ha ricevuto Lunedì un'assoluzione completa per le accuse di aggressione, dopo che il Giudice ha detto che la donna "ha già sofferto abbastanza", secondo quanto riportato nei documenti giudiziari. Le accuse contro la donna ebbero origine da un incidente avvenuto il 30 Luglio 2006, quando la sig.ra Pantalone lanciò feci umane addosso ad un bambino -che non era uno dei suoi studenti- colpendolo ad una spalla. I dettagli dell'aggressione non possono venir descritti a causa di una restrizione imposta dal tribunale per proteggere l'identità della vittima. Il giudice di questo caso ha riferito che le circostanze erano comunque uniche. [NdR. trattandosi di una donna non poteva essere altrimenti. Se si fosse trattato di un uomo probabilmente l'avrebbero spedito direttamente a Guantanamo] "Non potevo sopportare di più. Era una frustrazione totale," ha testimoniato Maria Pantalone, come riportato da vari resoconti giornalistici. La donna venne sospesa senza privazione dello stipendio dal suo posto di direttrice di una scuola elementare nell'Agosto del 2006. Nel verdetto, il Giudice ha dichiarato che la sig.ra Pantalone per via di questa storia è stata "pubblicamente imbarazzata, se non umiliata. E ha sofferto più del dovuto". [1]Maria Pantalone ricopre adesso una mansione diversa negli uffici della scuola e non ha nessun contatto con gli studenti, ha riferito Bower. Una volta che il comitato scolastico completerà le proprie indagini, la donna potrebbe tornare a ricoprire il suo vecchio incarico."Le indagini non dureranno molto," ha detto Bower. "Il fatto che lei ha ammesso di aver compiuto quest'atto è certamente un fattore importante". Un documento del comitato scolastico di Toronto dettaglia le regole che sono in vigore nella scuola dove la sig.ra Pantalone prestava servizio come direttrice, e che includono la necessità di "mostrare rispetto per sè stessi e gli altri", e "tenere le mani, i piedi e altri oggetti per sè".
AMEDT TORONTO (Reuters) - La direttrice di una scuola di Toronto che si è dichiarata colpevole di aver lanciato escrementi umani addosso ad un bambino di 12 anni potrebbe comunque mantenere il suo posto di lavoro, secondo quanto riferito Martedì da alcuni funzionari. "E' probabile che ritornerà a lavorare nella stessa posizione che aveva," ha dichiarato Grant Bower, un avvocato del Toronto District School Board. Maria Pantalone, 9 anni, sorella del vice-sindaco di Toronto, ha ricevuto Lunedì un'assoluzione completa per le accuse di aggressione, dopo che il Giudice ha detto che la donna "ha già sofferto abbastanza", secondo quanto riportato nei documenti giudiziari. Le accuse contro la donna ebbero origine da un incidente avvenuto il 30 Luglio 2006, quando la sig.ra Pantalone lanciò feci umane addosso ad un bambino -che non era uno dei suoi studenti- colpendolo ad una spalla. I dettagli dell'aggressione non possono venir descritti a causa di una restrizione imposta dal tribunale per proteggere l'identità della vittima. Il giudice di questo caso ha riferito che le circostanze erano comunque uniche. [NdR. trattandosi di una donna non poteva essere altrimenti. Se si fosse trattato di un uomo probabilmente l'avrebbero spedito direttamente a Guantanamo] "Non potevo sopportare di più. Era una frustrazione totale," ha testimoniato Maria Pantalone, come riportato da vari resoconti giornalistici. La donna venne sospesa senza privazione dello stipendio dal suo posto di direttrice di una scuola elementare nell'Agosto del 2006. Nel verdetto, il Giudice ha dichiarato che la sig.ra Pantalone per via di questa storia è stata "pubblicamente imbarazzata, se non umiliata. E ha sofferto più del dovuto". [1]Maria Pantalone ricopre adesso una mansione diversa negli uffici della scuola e non ha nessun contatto con gli studenti, ha riferito Bower. Una volta che il comitato scolastico completerà le proprie indagini, la donna potrebbe tornare a ricoprire il suo vecchio incarico."Le indagini non dureranno molto," ha detto Bower. "Il fatto che lei ha ammesso di aver compiuto quest'atto è certamente un fattore importante". Un documento del comitato scolastico di Toronto dettaglia le regole che sono in vigore nella scuola dove la sig.ra Pantalone prestava servizio come direttrice, e che includono la necessità di "mostrare rispetto per sè stessi e gli altri", e "tenere le mani, i piedi e altri oggetti per sè".
Pedofilia:assolta dopo 17 mesi di carcere
Elena Laudante
A gettare accuse infamanti su una disoccupata è stata la figlia dei vicini di casa
CAGLIARI. Il racconto della bambina era dettagliato: c’erano gli adulti che avevano rapporti sessuali, e lei che, assieme ad altri coetanei, doveva scimmiottare gli attori dei film porno davanti ad una telecamera. La descrizione del teatro degli incontri, la casa della sua vicina (madre dei suoi amichetti) era zeppa di particolari. Anche se i testimoni da lei indicati, di fronte al giudice hanno smentito tutte le accuse. Anche se i testimoni da lei indicati, di fronte al giudice hanno smentito tutte le accuse. Accuse tanto gravi da aver portato A.C. trentanove anni di Carbonia, in custodia cautelare a Buoncammino per 17 mesi, più 6 trascorsi in casa, ai domiciliari. Ieri mattina, il primo collegio del tribunale di Cagliari non ha creduto alla presunta vittima, minore di 14 anni, e ha scagionato A.C. dai reati infamanti di violenza sessuale e sfruttamento di minore: assolta perché il fatto non sussiste. Vedova e disoccupata, A.C. è stata arrestata il 17 luglio del 2004. Qualche settimana prima, la figlia dei suoi vicini si era sfogata con una maestra, rivelando che la donna la costringeva a girare film pornografici, almeno da un anno. Alla vicina, A.C., avevano tolto i figli e così ospitava i loro vecchi amichetti. «Per farli giocare», spiegherà poi il suo legale. Ma secondo una di queste ragazzine, in due occasioni l’avrebbe indotta ad imitare le movenze lascive degli attori hard, in compagnia di altri coetanei che però non hanno confermato gli incontri. Per la piccola, nel frattempo la disoccupata sarebbe stata impegnata a riprendere quelle scene con una videocamera. Un’altra volta, invece, avrebbe invitato altre persone, con le quali si intratteneva in rapporti sessuali, davanti ai minori. Questo ha raccontato la piccola alla maestra, nel maggio 2004. Inorridita, l’insegnante le ha chiesto di scrivere quello che provava in un tema. E lei lo ha fatto con parole molto crude. Quel testo è diventato la prova principale nel processo contro A.C., durato circa un anno. Nel corso di diversi incidenti probatori, se la minore ha ribadito tutto, gli altri bambini - tra i 9 e i 13 anni - hanno negato le violenze e di aver mai partecipato a festini a luci rosse. Così come hanno fatto gli adulti indicati dalla presunta vittima. Secondo il pubblico ministero Gian Carlo Moi, che aveva sollecitato una condanna a sette anni di reclusione, i piccoli testimoni hanno rimosso gli episodi per allontanare l’orrore. A.C., invece, ha rinunciato a spiegare le sue ragioni in aula. «Non faceva che piangere - ha detto il difensore Marco Aste - ho dovuto impedirle di partecipare alle udienze». Nell’arringa il legale ha sostenuto che la bambina ha probabilmente «trasferito in casa dell’imputata fatti che forse avvenivano altrove. E’ stata lei stessa a dire che frequentava altri adulti». Inizialmente, era finito nell’inchiesta anche il marito della disoccupata, un invalido al 100 per cento che trascorreva le sue giornate a letto. La sua posizione è poi stata stralciata. Tra le accuse contestate alla donna c’erano anche minacce e lesioni: sempre secondo la ragazzina, A.C. l’avrebbe obbligata al silenzio a suon di intimidazioni, fino a spegnerle una sigaretta in faccia. Il collegio ha prosciolto l’imputata anche da questi due reati per mancanza di querela. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.
(21 giugno 2007)
A gettare accuse infamanti su una disoccupata è stata la figlia dei vicini di casa
CAGLIARI. Il racconto della bambina era dettagliato: c’erano gli adulti che avevano rapporti sessuali, e lei che, assieme ad altri coetanei, doveva scimmiottare gli attori dei film porno davanti ad una telecamera. La descrizione del teatro degli incontri, la casa della sua vicina (madre dei suoi amichetti) era zeppa di particolari. Anche se i testimoni da lei indicati, di fronte al giudice hanno smentito tutte le accuse. Anche se i testimoni da lei indicati, di fronte al giudice hanno smentito tutte le accuse. Accuse tanto gravi da aver portato A.C. trentanove anni di Carbonia, in custodia cautelare a Buoncammino per 17 mesi, più 6 trascorsi in casa, ai domiciliari. Ieri mattina, il primo collegio del tribunale di Cagliari non ha creduto alla presunta vittima, minore di 14 anni, e ha scagionato A.C. dai reati infamanti di violenza sessuale e sfruttamento di minore: assolta perché il fatto non sussiste. Vedova e disoccupata, A.C. è stata arrestata il 17 luglio del 2004. Qualche settimana prima, la figlia dei suoi vicini si era sfogata con una maestra, rivelando che la donna la costringeva a girare film pornografici, almeno da un anno. Alla vicina, A.C., avevano tolto i figli e così ospitava i loro vecchi amichetti. «Per farli giocare», spiegherà poi il suo legale. Ma secondo una di queste ragazzine, in due occasioni l’avrebbe indotta ad imitare le movenze lascive degli attori hard, in compagnia di altri coetanei che però non hanno confermato gli incontri. Per la piccola, nel frattempo la disoccupata sarebbe stata impegnata a riprendere quelle scene con una videocamera. Un’altra volta, invece, avrebbe invitato altre persone, con le quali si intratteneva in rapporti sessuali, davanti ai minori. Questo ha raccontato la piccola alla maestra, nel maggio 2004. Inorridita, l’insegnante le ha chiesto di scrivere quello che provava in un tema. E lei lo ha fatto con parole molto crude. Quel testo è diventato la prova principale nel processo contro A.C., durato circa un anno. Nel corso di diversi incidenti probatori, se la minore ha ribadito tutto, gli altri bambini - tra i 9 e i 13 anni - hanno negato le violenze e di aver mai partecipato a festini a luci rosse. Così come hanno fatto gli adulti indicati dalla presunta vittima. Secondo il pubblico ministero Gian Carlo Moi, che aveva sollecitato una condanna a sette anni di reclusione, i piccoli testimoni hanno rimosso gli episodi per allontanare l’orrore. A.C., invece, ha rinunciato a spiegare le sue ragioni in aula. «Non faceva che piangere - ha detto il difensore Marco Aste - ho dovuto impedirle di partecipare alle udienze». Nell’arringa il legale ha sostenuto che la bambina ha probabilmente «trasferito in casa dell’imputata fatti che forse avvenivano altrove. E’ stata lei stessa a dire che frequentava altri adulti». Inizialmente, era finito nell’inchiesta anche il marito della disoccupata, un invalido al 100 per cento che trascorreva le sue giornate a letto. La sua posizione è poi stata stralciata. Tra le accuse contestate alla donna c’erano anche minacce e lesioni: sempre secondo la ragazzina, A.C. l’avrebbe obbligata al silenzio a suon di intimidazioni, fino a spegnerle una sigaretta in faccia. Il collegio ha prosciolto l’imputata anche da questi due reati per mancanza di querela. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.
(21 giugno 2007)
mercoledì 12 dicembre 2007
GERMANIA:ABUSI SESSUALI SU MINORI,LIMITE ETA PORTATO A 18 ANNI
(AGI) - Berlino, 11 dic. - Il Bundestag si appresta ad approvare giovedi’ prossimo la legge che prevede un inasprimento delle pene fino a cinque anni di reclusione per chiunque commetta abusi sessuali sui minori. Attualmente l’articolo 182a del Codice penale definisce un abuso sessuale su un minore quello commesso da un adulto su una persona di eta’ inferiore a 16 anni, mentre la nuova legge voluta dal ministro socialdemocratico della Giustizia, Brigitte Zypries, eleva a 18 anni l’eta’ delle potenziali vittime e prevede la punizione degli autori dell’abuso gia’ a partire da 14 anni di eta’. A protestare contro la nuova norma e’ tutta l’opposizione, dai liberali, ai Verdi, alla “Linke” di Oskar Lafontaine, poiche’ a suo avviso la nuova norma rischia di criminalizzare come un abuso sessuale anche i comportamenti affettivi tra gli adolescenti. Nella legge e’ scritto infatti che sara’ considerato responsabile di un abuso sessuale “chiunque commetta atti sessuali su una persona di eta’ inferiore a 18 anni, sia mediante costrizione che dietro corresponsione di denaro”. Secondo i critici della nuova legge, anche un diciassettenne che offra di pagare il cinema ad una coetanea per poi approfittare del buio della sala per ‘avvicinarsi’ a lei potrebbe venire considerato come autore di un abuso sessuale. L’ex ministro liberale della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, ha dichiarato che con questa legge la “Grosse Koalition” manifesta solo la propria intenzione di “regolamentare e vietare il piu’ possibile”, mentre il deputato della “Linke” Wolfgang Neskovic ha spiegato che la riforma dell’articolo 182a mira a criminalizzare “il corteggiamento finora legale tra i teenager”.Il ministro Zypries ha replicato che la nuova norma corrisponde alle direttive Ue ed ha come obiettivo di evitare che mediante un’offerta di denaro o regali i bambini e gli adolescenti possano essere indotti a finire nel giro della prostituzione.
(AGI)Cle-
(AGI)Cle-
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Abuso sui minori, Cassazione: attendibilità dei minori nei processi per abuso sessuale.
Fonte: www.bambinicoraggiosi.com
CASSAZIONE PENALE, sez. IV, 25 maggio 2001, n. 21406(Art. 609 quater C.P.)
I bambini, vittime di abusi sessuali, possono essere credibili nel raccontare le violenze subite, tanto più che di regola il dato anagrafico (la loro tenerissima età, come nella specie, rispetto a bambini un po' più grandi, che hanno una qualche nozione, seppur in termini vaghi e confusi, in materia sessuate) esclude la possibilità che si tratti di racconti fantasiosi o menzogneri.
Sentenza 5423 del 12/12/01
Sentenza emessa a seguita di ricorso avverso ordinanza del Tribunale del riesame di Napoli confermativa di ordinanza di arresti domiciliari in ordine al reato di violenza sessuale in danno di minore, disposta dal GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il ricorso si fondava sull'essere stata adottata l'ordinanza sulla base delle dichiarazioni del minore, ritenuto dal ricorrente soggetto dotato di speciale attitudine alla menzogna.
La Cassazione ha affermato che nei reati a sfondo sessuale, di cui il minore è frequentemente vittima, il suo contributo è normalmente insottraibile alla ricostruzione del fatto. Ed è perfettamente lecito estrarre dalle sue dichiarazioni elementi giustificativi della misura cautelare, anche se non vi siano riscontri esterni idonei a convalidarli.
Corte di cassazione Sezione III penaleSentenza 24/06/1998 - 27/08/1998 n. 4545
E' prova la testimonianza indiretta del minore quando vengono esclusi intenti calunniosiOltre al testo della sentenza, è presente un commento di O. Dente Gattola, "Non possono essere inventate dai bambini vicende estranee alla loro esperienza".
Corte di Cassazione, Sezione III Penale, sentenza n. 21406 del 20 aprile 2001 - 25 maggio 2001
La credibilità delle dichiarazioni di un bambino vittima dell'abuso sessuale è strettamente legata al dato anagrafico. Le dichiarazioni della vittima di un abuso sessuale, infatti, possono essere valutate credibili quando il dato anagrafico (nel caso in esame due anni e mezzo) possa escludere, in modo pacifico, che nel bagaglio di conoscenze ed esperienze dirette di un minore della stessa età possano trovarsi informazioni a carattere erotico - sessuale dettagliate e minuziose. E' impensabile, per un bambino di pochi anni, poter inventare e conseguentemente descrivere fatti così terribili senza averne avuto un'esperienza diretta. Per immaginare qualcosa bisogna avere almeno una vaga idea dell'oggetto della fantasia ed una bambina di due / tre anni non avrebbe avuto in alcun modo la capacità psicologica, né fisiologia, di poter anche lontanamente intuire o immaginare quella terribile contenuta nelle dichiarazioni rese. ( Massima a cura dell'Autore della nota)
- Abusi sessuali. Valida la testimonianza dei minori -
CASSAZIONE PENALE, Sezione III, Sentenza n. 35224 del 21/09/2007
I bimbi che in tenera eta’, dichiarano di aver subito abusi sessuali possono essere una valida fonte di prova e le dichiarazioni dei genitori sui fatti loro riferiti dai figli hanno il peso di una testimonianza. Lo afferma la Terza sezione penale della Corte di Cassazione nella sentenza 35224/2007 accogliendo il ricorso della Procura Generale di Brescia presentato contro l'assoluzione disposta dalla Corte di Appello territoriale nei confronti di due suore accusate di aver abusato sessualmente di alcuni alunni nella scuola materna dove insegnavano. Condannate in primo grado dal Tribunale di Bergamo a 9 anni e sei mesi di reclusione, le religiose erano state assolte poi assolte sul presupposto che tutta la vicenda era da attribuirsi alla suggestione di cui i piccoli e i loro genitori erano stati vittima. Di diverso avviso e’ stata pero’ la Cassazione che ha dapprima rimarcato come una certa politica televisiva mediocre, irresponsabile e deliberatamente erotizzante per motivi commerciali ingenera in"molti genitori la convinzione dell’esistenza di pericoli anche dove non ci sono. Ma in ogni caso, e’ perfettamente configurabile e ammissibile la possibilita’ che il giudice consideri il bambino una fonte di prova. E’ ormai un dato indiscutibile nel panorama della giurisprudenza una piu’ rigorosa circospezione nell'acquisizione della prova riguardante le dichiarazioni di minori e di bambini: anche perche’ e’ lo stesso legislatore a prescrivere certe cautele nelle audizioni protette. Nella letteratura di un certo peso dottrinario non e’ agevole pensare a quei piccoli come a piccole persone capaci di sofisticate bugie e fantasticherie, perche’ la regola e’ che un bambino di quell'eta’ e’ strutturalmente incapace di occultare o di riprodurre falsamente i fatti di quelle sue prime esperienze".
Anche le testimonianze dei genitori sono poi legittime ove questi non si sono riferiti alla conoscenza che essi avevano avuto dei fatti di causa tramite altre persone, ma ad una loro cognizione diretta per essere stati diretti e immediati depositari delle confidenze dei figli.
CASSAZIONE PENALE, sez. IV, 25 maggio 2001, n. 21406(Art. 609 quater C.P.)
I bambini, vittime di abusi sessuali, possono essere credibili nel raccontare le violenze subite, tanto più che di regola il dato anagrafico (la loro tenerissima età, come nella specie, rispetto a bambini un po' più grandi, che hanno una qualche nozione, seppur in termini vaghi e confusi, in materia sessuate) esclude la possibilità che si tratti di racconti fantasiosi o menzogneri.
Sentenza 5423 del 12/12/01
Sentenza emessa a seguita di ricorso avverso ordinanza del Tribunale del riesame di Napoli confermativa di ordinanza di arresti domiciliari in ordine al reato di violenza sessuale in danno di minore, disposta dal GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il ricorso si fondava sull'essere stata adottata l'ordinanza sulla base delle dichiarazioni del minore, ritenuto dal ricorrente soggetto dotato di speciale attitudine alla menzogna.
La Cassazione ha affermato che nei reati a sfondo sessuale, di cui il minore è frequentemente vittima, il suo contributo è normalmente insottraibile alla ricostruzione del fatto. Ed è perfettamente lecito estrarre dalle sue dichiarazioni elementi giustificativi della misura cautelare, anche se non vi siano riscontri esterni idonei a convalidarli.
Corte di cassazione Sezione III penaleSentenza 24/06/1998 - 27/08/1998 n. 4545
E' prova la testimonianza indiretta del minore quando vengono esclusi intenti calunniosiOltre al testo della sentenza, è presente un commento di O. Dente Gattola, "Non possono essere inventate dai bambini vicende estranee alla loro esperienza".
Corte di Cassazione, Sezione III Penale, sentenza n. 21406 del 20 aprile 2001 - 25 maggio 2001
La credibilità delle dichiarazioni di un bambino vittima dell'abuso sessuale è strettamente legata al dato anagrafico. Le dichiarazioni della vittima di un abuso sessuale, infatti, possono essere valutate credibili quando il dato anagrafico (nel caso in esame due anni e mezzo) possa escludere, in modo pacifico, che nel bagaglio di conoscenze ed esperienze dirette di un minore della stessa età possano trovarsi informazioni a carattere erotico - sessuale dettagliate e minuziose. E' impensabile, per un bambino di pochi anni, poter inventare e conseguentemente descrivere fatti così terribili senza averne avuto un'esperienza diretta. Per immaginare qualcosa bisogna avere almeno una vaga idea dell'oggetto della fantasia ed una bambina di due / tre anni non avrebbe avuto in alcun modo la capacità psicologica, né fisiologia, di poter anche lontanamente intuire o immaginare quella terribile contenuta nelle dichiarazioni rese. ( Massima a cura dell'Autore della nota)
- Abusi sessuali. Valida la testimonianza dei minori -
CASSAZIONE PENALE, Sezione III, Sentenza n. 35224 del 21/09/2007
I bimbi che in tenera eta’, dichiarano di aver subito abusi sessuali possono essere una valida fonte di prova e le dichiarazioni dei genitori sui fatti loro riferiti dai figli hanno il peso di una testimonianza. Lo afferma la Terza sezione penale della Corte di Cassazione nella sentenza 35224/2007 accogliendo il ricorso della Procura Generale di Brescia presentato contro l'assoluzione disposta dalla Corte di Appello territoriale nei confronti di due suore accusate di aver abusato sessualmente di alcuni alunni nella scuola materna dove insegnavano. Condannate in primo grado dal Tribunale di Bergamo a 9 anni e sei mesi di reclusione, le religiose erano state assolte poi assolte sul presupposto che tutta la vicenda era da attribuirsi alla suggestione di cui i piccoli e i loro genitori erano stati vittima. Di diverso avviso e’ stata pero’ la Cassazione che ha dapprima rimarcato come una certa politica televisiva mediocre, irresponsabile e deliberatamente erotizzante per motivi commerciali ingenera in"molti genitori la convinzione dell’esistenza di pericoli anche dove non ci sono. Ma in ogni caso, e’ perfettamente configurabile e ammissibile la possibilita’ che il giudice consideri il bambino una fonte di prova. E’ ormai un dato indiscutibile nel panorama della giurisprudenza una piu’ rigorosa circospezione nell'acquisizione della prova riguardante le dichiarazioni di minori e di bambini: anche perche’ e’ lo stesso legislatore a prescrivere certe cautele nelle audizioni protette. Nella letteratura di un certo peso dottrinario non e’ agevole pensare a quei piccoli come a piccole persone capaci di sofisticate bugie e fantasticherie, perche’ la regola e’ che un bambino di quell'eta’ e’ strutturalmente incapace di occultare o di riprodurre falsamente i fatti di quelle sue prime esperienze".
Anche le testimonianze dei genitori sono poi legittime ove questi non si sono riferiti alla conoscenza che essi avevano avuto dei fatti di causa tramite altre persone, ma ad una loro cognizione diretta per essere stati diretti e immediati depositari delle confidenze dei figli.
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